tag:blogger.com,1999:blog-4178197317532749627.post2172288483731390403..comments2024-03-19T03:11:38.599-07:00Comments on AGORA' di CircolarMente: Commenti a margine del seminario "Utopia e distopia, - Lettura ed interpretazione del libro di Paul Auster - Nel paese delle ultime cose" tenuto dal Prof. Gianluca CuozzoCircolarMentehttp://www.blogger.com/profile/02095054535385028428noreply@blogger.comBlogger3125tag:blogger.com,1999:blog-4178197317532749627.post-78995162053658548452015-12-15T08:18:49.034-08:002015-12-15T08:18:49.034-08:00Nel nostro tempo l’utopia esiste: c’è l’utopia del...Nel nostro tempo l’utopia esiste: c’è l’utopia dell’Isis con il suo progetto di mondo ossessivo e distorto, c' è l’utopia positiva di Papa Francesco che ci richiama all’equità sociale e al rispetto del pianeta in cui viviamo. In questo momento storico è la costruzione utopica a cui fa riferimento Carla che non esiste più, ma non possiamo negare che tanti giovani e meno giovani impegnati nel sociale ( Libera, varie forme di volontariato, associazioni no profit…) cercano, per citare il Calvino de “Le città invisibili", ‘…di riconoscere, in mezzo all’inferno ciò che non è inferno, per farlo durare e dargli spazio".Nivesnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4178197317532749627.post-74516404683763582772015-12-13T03:16:17.284-08:002015-12-13T03:16:17.284-08:00Premessa (doverosa): da un punto di vista letterar...Premessa (doverosa): da un punto di vista letterario non mi ha entusiasmato la lettura del libro di Auster. Un giudizio, ovviamente personale, che però mi è parso condiviso dallo stesso Prof. Cuozzo. Il pregio di “Nel paese delle ultime cose”, mirabilmente evidenziato dalla sua lettura/interpretazione, consiste principalmente nell’essere una intrigante raccolta di riflessioni sulle matrici distopiche che sono insite nell’attuale stile di vita dell’umanità (quasi) tutta. Un grande pregio che però incide negativamente sul testo: lo appesantisce, lo interrompe, lo spezzetta, lo condiziona. Troppo. Ho invece molto amato un altro romanzo distopico, giustamente richiamato, “La strada” di Corman Mccarthy, connubio riuscitissimo di trama e messaggio. Ciò detto ho, come tutti, ritrovato il miglior Cuozzo: una relazione appassionata e lucidissima al tempo stesso, chiara seppur ricca di molti intrecci, di alto livello teorico ma con ricadute quanto mai pragmatiche. Sono moltissimi gli aspetti collegabili alla denuncia dei rischi distopici che si stanno sempre più manifestando, tutti meritano, anzi impongono, riflessioni accurate, ma il grande merito della relazione a mio avviso consiste, attraverso il non casuale aggancio con le “cose”, con quello che di esse resta nel divenire “rifiuti”, nel ricordarci che i rischi distopici non si risolvono solo con una battaglia di idee. Questa resta essenziale, ineliminabile passaggio preliminare, ma deve immediatamente condurre a “fatti”. In fondo è l’impegno che lo stesso accordo di Parigi ci imporrà da qui a breve: tradurre analisi e obiettivi in risultati concreti. Se non si dovesse fare avremo semplicemente aggiunto un elemento alla costruzione inevitabile di un futuro distopico. La parola “impegno” è l’eredità più significativa, dal mio punto di vista, della relazione di Giovedì. Concedetemi una battuta: molti anni addietro, ai tempi della mia gioventù, si usava questa espressione per ironizzare su certi vezzi piccolo-borghesi “fa fine ma non impegna”, ecco la lezione del Prof. Cuozzo è l’esatto opposto: “fa fine ma impegna”. Venendo via dal seminario ho già avuto modo di scambiare impressioni con Carla, le sue già riportate nel commento. Aggiungo velocemente le mie, a lei dette camminando. E’ vero: abbiamo bisogno di sogni, di utopie, dobbiamo avere traguardi alti a cui mirare, individualmente e collettivamente, imparando, attutendoli, dai connessi disincanti. Ma è così sempre inevitabile che le utopie, i sogni, tornino a farsi sentire solo quando le distopie iniziano ad affacciarsi prepotenti? Ma dobbiamo per forza arrivare a farci sommergere dai rifiuti (di ogni genere) per alzare lo sguardo?Giancarlonoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4178197317532749627.post-91428102349608286562015-12-12T11:37:47.285-08:002015-12-12T11:37:47.285-08:00Alcune riflessioni sulla conferenza del prof. Cuoz...Alcune riflessioni sulla conferenza del prof. Cuozzo che, oltre che essere molto interessante, ha trovato e sottolineato molti aspetti che ci riguardano da vicino e che sono i problemi del mondo attuale. Mi soffermerei sull'utopia. Anni fa ho letto un libro di Claudio Magris dal titolo "Utopia e disincanto" nel quale analizzava quanto l'utopia nel secolo scorso si era dimostrata perdente. Nonostante ciò sottolineava il fatto che solo nel '900 sempre più vaste masse di uomini hanno raggiunto condizioni di vita più accettabili, una presa di coscienza sempre più vasta della dignità di tutti un estendersi dei diritti di categorie emarginate e soprattutto la consapevolezza delle atrocità dei campi di sterminio nazisti e dei gulag sovietici, mentre nei secoli passati erano state commesse atrocità altrettanto gravi senza che la collettività se ne accorgesse e ne provasse rimorso. Noi abbiamo bisogno dell'utopia, non solo che ci dia un po' di speranza ma che ci consenta di non arrenderci alle cose così come si presentano ma lottare per le cose come dovrebbero essere. Con l'utopia deve assolutamente esserci il disincanto e devono sorreggersi e correggersi a vicenda. In ogni epoca deve essere chiaro che il mondo non può essere cambiato una volta per tutte ma ogni generazione deve fare la sua parte.Carlanoreply@blogger.com