La parola del mese
A
turno si propone una parola, evocativa di pensieri collegabili ed in grado di
aprirsi verso nuove riflessioni
AGOSTO
2018
RESPONSIVITA’
Con questa “parola del mese” chiudiamo, almeno
per ora visto che alcune delle iniziative previste nel prossimo programma di
CircolarMente sicuramente offriranno spunti per riprendere questi temi, un
percorso di riflessione sulla “intelligenza”, sui meccanismi della comprensione
e della conoscenza, su “mente e cervello”, sull’evoluzione della scienza, della
tecnologia, e del concetto stesso di “cultura”. Questo percorso è iniziato
alcuni mesi addietro sulla base delle sollecitazioni fornite dalla conferenza
di Roberto Saracco per poi aprirsi a questa ampia gamma di argomenti attraverso
“La parola del mese”, “Il saggio del mese”, ed alcuni post e commenti. Lo
spunto per questa “parola del mese” è venuto dalla lettura di un interessante libro
che non verrà però proposto come “Il saggio del mese” proprio per non
appesantire questo percorso già così ricco e articolato. Ma “Dai batteri a Bach
– Come evolve la mente” del filosofo statunitense Daniel Dennet (Raffaello Cortina Editore 2018 – pag.520) è una lettura che merita sicuramente di essere
raccomandata. Daniel Dennet, docente di filosofia ad Austin e autore di
numerosi saggi sulle scienze cognitive, da anni è protagonista di un
contenzioso, di altissimo livello intellettuale, con John Searle, anch’egli
filosofo statunitense, sui meccanismi di funzionamento della mente. Questo
disaccordo di fondo non poteva che generare due visioni opposte sulle
possibilità di successo dell'intelligenza artificiale, delle quali abbiamo
fornito una breve sintesi nella “parola del mese” del mese scorso
“Intenzionalità”. Questo ultimo saggio
di Dennet, che rappresenta la summa della sua ricerca, a tutto campo, sui
misteri della “mente” e che offre, al di là della soggettiva condivisione delle
sue opinioni, comunque basate su argomentazioni molto accurate, spunti di
riflessione decisamente interessanti, è chiuso da una postfazione di Maurizio
Ferraris. Che, ponendosi in un certo qual modo, a metà strada fra le posizioni
di Dennet e di Searle, sintetizza la sua personale opinione sulla differenza
tra “intelligenza umana” e “intelligenza artificiale” introducendo un
particolare utilizzo della parola, del concetto, di “responsività”. Della
quale peraltro non esiste una definizione univoca, queste che seguono sono
quelle reperibili in alcuni vocabolari on-line:
responsività s. f.
[dall’inglese responsivity) = Nella rivelazione delle onde
elettromagnetiche, la risposta (generalmente una differenza di potenziale o una
intensità di corrente elettrica) di un rivelatore per potenza radiante
incidente unitaria. Non necessariamente un rivelatore con alta responsività è
adatto alla rivelazione di basse intensità, essendo a tal fine determinante
anche il livello di rumore (dal
Vocabolario Treccani)
responsività (sensitive
responsivness) = definizione di Ainsworth , si ha quando il genitore è
responsivo, capace cioè di rispondere in modo adeguato e contingente ai bisogni
del bambino e di leggere questi bisogni (Vocabolario
di psicologia)
responsività s.f.i
1ª metà XX sec. = capacità dell’organismo di adattare all’ambiente le proprie
funzioni vitali (dizionario De Mauro)
E si parla di “responsività” anche in campo
medico e farmacologico riferendosi alla capacità reattiva di un organismo verso
una malattia piuttosto che verso le proprietà di un farmaco.
In sostanza quello
che sembra accumunare queste diversi utilizzi del termine è proprio la
“proprietà reattiva” ad un fattore esterno, la capacità di “rispondere” a
sollecitazioni esterne, così come pare esprimere la stessa definizione
dell’aggettivo collegato
responsivo aggettivo.
[dal latino tardo responsivus,
derivato di respondēre «rispondere»]
= Che è, che vale di risposta.
Tornando
al suo particolare utilizzo da parte di Maurizio Ferraris, ovvero al
significato di responsività nell’ambito delle tematiche che ci hanno condotto alla sua
scoperta, riportiamo alcuni stralci della sua postfazione al saggio di Dennet
che meglio possono far capire la sua valenza in un ambito filosofico cognitivo:
……….qual’è il tema
fondamentale di questo libro profondo e labirintico? …..a mio avviso è il
processo che dalla competenza, il saper fare qualcosa, ciò che abbiamo in
comune con i batteri, conduce alla comprensione, il capire cosa facciamo e il
trovarci un senso, ciò che probabilmente è una proprietà soltanto degli
umani……(condivido e sviluppo) la nozione centrale
di Dennet, quella della “competenza senza comprensione” che accomuna gli
oggetti tecnici e, nella maggior parte delle loro prestazioni, gli animali,
umani e non umani……(insisto, ancora in sintonia con Dennet) sul carattere
meccanico dell’intelligenza umana, contrariamente a quanto ritengono molti
filosofi non c’è differenza tra l’intelligenza artificiale, che si limiterebbe
e “manipolare segni” e l’intelligenza umana, che avrebbe delle speciali
caratteristiche, in particolare “la comprensione”…….(mi discosto da Dennet) e cerco di spiegare a cosa vada ricondotta
la differenza, che malgrado tutto ci appare evidente, tra l’umano e
l’artificiale, e la riconduco non a una diversa intelligenza, bensì al fatto di
essere un organismo complesso, soggetto in forma essenziale a processi
entropici e perciò dotato di un senso, di una direzione (dalla nascita alla
morte) che presiede alla genesi del significato, dell’autocoscienza, della
capacità di avere dei fini e di prendere
delle decisioni (intenzionalità) e di essere soggetto a responsabilità
morale. Chiamo questo insieme di prestazioni “responsività” ……..E’ in questa responsività (la cui forma basica è la sensibilità,
mentre quella più filosoficamente manifesta è la ragione in quanto facoltà dei
fini) che va ricercata la differenza decisiva tra anima e automa, che non
consiste in un qualche supplemento di anima spirituale, bensì nella natura
animale che ci caratterizza in quanto organismi……siamo anime in quanto siamo
animali e siamo anime più complesse degli animali non umani perché disponiamo,
in noi e soprattutto fuori di noi, di automi molto potenti che si chiamano
linguaggio, cultura, tecnologia………….
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