Le
stragi e noi
Quando
ci siamo costituiti, nel 2011, abbiamo formalizzato la nostra volontà
di dar vita ad una associazione culturale che avesse come obiettivo
quello di intercettare alcuni elementi, di volta in volta ritenuti
rilevanti, per sottoporli ad una analisi più approfondita e a
riflessioni condivise al fine di dotarci di più adeguate
chiavi di lettura del nostro tempo.
Volevamo
allora, e vogliamo ora, assolvere ad un compito non solo
intellettuale ma anche di cittadinanza, in modo da concorrere, pur
nel nostro piccolo, a scelte più informate e consapevoli.
Lo
stesso nome che l’associazione ha avuto in dote, CircolarMente
(di chiara matrice illuministica), esprime la volontà
esplicita di mettere in circolo sia le conoscenze acquisite sia le
riflessioni per farne, nel rispetto delle differenze, patrimonio
comune.
I
tragici avvenimenti accaduti in Francia ci hanno interrogato rispetto
alla necessità di metter mano alle questioni che rimandano da
una parte alle motivazioni delle stragi e dall’altra alle ragioni
della potente reazione dei manifestanti di domenica 11 gennaio, che
non solo hanno preso la parola contro la barbarie dell’intolleranza
e dell’antisemitismo, ma sono intervenuti a favore di una certa
idea di Europa repubblicana e democratica che deve ripartire da
quello slancio, ma non può esaurirsi in esso.
Queste
riflessioni ci hanno indotto ad attivare in prima battuta questo
spazio sul blog per passare successivamente ad interventi di
approfondimento più mirati.
Di
fronte alle immagini che si sono rincorse sugli schermi di una vera e
propria azione militare, mirata palesemente ad uccidere, tutti siamo
rimasti sgomenti. Eravamo stati purtroppo testimoni in Europa degli
attentati di Madrid e di Londra, ma mai avevamo assisto ad una scena
di vera e propria guerriglia urbana peraltro compiuta da persone che
proprio in Francia avevano compiuto un percorso educativo e di
cittadinanza.
Le
domande che si sono affollate nella mente sono state tante:
Come
è stato possibile il fallimento dell’educazione che in
Francia tanta parte ha sempre avuto nell’integrazione?
Tale
fallimento è un fatto limitato o un fenomeno generazionale?
Quali
avvertimenti sono stati sottovalutati?
Le
motivazioni sottostanti sono di ordine culturale/religioso o di tipo
socio/economico?
Quanto
ha contato la crisi dell’Europa in questo processo? Se la crisi
impatta con queste modalità su una parte degli immigrati di
fede islamica, alla ricerca di facili soluzioni, dovremmo assistere
ad un processo speculare tra le fasce più deboli della
popolazione europea?
Quali
volti avranno tali reazioni? Islamismo radicale e islamofobia sono
due facce della medesima medaglia?
Di fronte ai cittadini che domenica
hanno sfilato compostamente, ma con determinazione, a Parigi e in
altre città del globo, abbiamo pensato che al di fuori degli
schemi riduttivi un altro mondo fosse possibile. Quei cittadini ci
dicevano che erano pronti a difendere una società in cui la
libertà di religione e di opinione (indipendentemente
dall’adesione o meno dei contenuti espressi) fossero un diritto
universalmente garantito.
La
piazza che abbiamo visto è l’erede di Voltaire,
dell’illuminismo, delle libertà repubblicane e delle
successive conquiste democratiche e quello slancio pensiamo che debba
essere intercettato ad ogni livello e usato per interrogarci, in
questo snodo cruciale per l’Europa, sul mondo che vogliamo e che
possiamo legittimamente sperare.
Il
primo ministro francese ha detto: ”Non lasciamo svanire lo spirito
dell’11 gennaio”. Cogliamo, nel nostro piccolo, l’invito e ci
domandiamo se non sia giunto il momento di interrogarci sulla
necessità di un nuovo progetto di società democratica e
multietnica adeguata al tempo della globalizzazione che non sia solo
un condominio di convivenze parallele.
In
questo spirito quindi vi invito a partecipare al dibattito interno al
blog che ci aiuterà a calibrare le domande e a scegliere gli
argomenti che saranno in più di un'occasione oggetto di
approfondimento.
La presidente dell'associazione
Massima Bercetti