domenica 22 febbraio 2015

Ur-Fascismo o il Fascismo eterno di Umberto Eco


Ur-Fascismo o il Fascismo eterno
(UR = prefisso di origine tedesca significa antichissimo, originario)
 
Parte del discorso pronunciato da Umberto Eco il 24 aprile 1995, alla Columbia University di New York, nell' ambito delle celebrazioni per la Liberazione dell' Europa dal nazifascismo

 …….ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l' Ur-Fascismo, o il Fascismo Eterno. Tali caratteristiche non possono venire irreggimentate in un sistema; molte si contraddicono reciprocamente, e sono tipiche di altre forme di dispotismo o di fanatismo. Ma è sufficiente che una di loro sia presente per far coagulare una nebulosa fascista.

sabato 21 febbraio 2015


Islam e fascismo - 2

Olivier Roy, specialista francese dell’Islam, intervistato giovedì 19 febbraio da Danais Ginori su 'La Repubblica', sostiene che palare dell’Isis in termini di fascismo è sbagliato.

Roy afferma: “Il fascismo voleva costruire uno stato, delle istituzioni, aveva una visione della società, per quanto discutibile, c’era un culto del capo, un forte nazionalismo, un concetto di razza.”

Certo si possono trovare anche dei punti di contatto come il ricorso alla violenza, il disprezzo verso i valori dell’individualismo di matrice liberale, il culto della bella morte ed altri, ma questi aspetti non bastano a sottacere le divergenze che tanto peso hanno avuto non solo nella teoria, ma anche nella pratica politica come:

-il nazionalismo attorno al quale ruota la propaganda dello stato fascista di cui al contrario non si trova traccia nei messaggi dell’Isis. Anzi le nazioni con i loro confini, tracciati a tavolino dalle ex potenze coloniali, sono entità da distruggere e sostituire con la comunità dei credenti. 

-il razzismo che in Italia trova il suo culmine nel Manifesto della Razza e nella formulazioni delle Leggi Razziali. Mentre nel fascismo l’identità passa attraverso la razza, nel terrorismo islamista prende forma attraverso un’identità religiosa deformata

-il culto dello stato è essenziale per comprende la costruzione dello stato totalitario fascista,mentre fino ad oggi nel raggio d’azione del Califfato siamo di fronte ad un sovvertimento continuo delle relazioni tra le comunità e le strutture statali

-la laicità . Mussolini, pur conseguendo come uno dei suoi massimi risultati politici il Concordato con la Chiesa Cattolica, non fece ricorso ai simboli religiosi, mentre il richiamo e la strumentalizzazione della fede sono ampiamente presenti al fine di legittimare l’azione collettiva dei terroristi.

Sulla base di queste rapidissime considerazioni, ricorrere alla categoria del fascismo per interpretare il terrorismo di ispirazione islamista sembra inadeguato alla comprensione di questo nuovo sconvolgente fenomeno, che dovremmo studiare più per quello che è che per quello che consente il rimando al fascismo del novecento.

sabato 14 febbraio 2015

Isis e Sinistra


Isis cresce perché non c’è sinistra

Solo un nuovo pensiero radicale può sconfiggere i fondamentalisti, che sono generati dal perverso funzionamento del liberismo

Colloquio con il Slavoj Zizek, filosofo, psicanalista, Direttore del Birkbeck Institute for the Umanities e docente all’European Graduate School,  (da L’Espresso n° 7/2015)

Facciamo un passo indietro ai fatti di Parigi, le ha espresso solidarietà a Charlie Hebdo, pensa che la reazione internazionale sia stata adeguata?
Se pensiamo a tutto il pathos della solidarietà internazionale, che ha avuto il suo culmine nello spettacolo di Domenica 11 Gennaio, quando tutti i grandi della politica internazionale, ecco questa sarebbe l’immagine giusta se dovessimo raffigurare la falsità e l’ipocrisia. Nel vero stile Charlie Hebdo sarebbe stato appropriato pubblicare un’enorme vignetta che deridessi ferocemente  e senza tatto alcuno questo avvenimento con disegni di Netanyahu e Abbas, Lavrov e Cameron che si abbracciano e si baciano mentre gli uni alla spalle degli altri affilano i coltelli
Lei ha detto che i terroristi sono una strana specie di fondamentalisti perché avvertono il bisogno di rispecchiarsi nella società occidentale, mentre i veri fondamentalisti come gli Amish si limiterebbero ad ignorare gli edonisti occidentali e le loro stupide vignette. E se davvero ci fosse dell’altro, e non i fondamentalismi, dietro a questi terroristi? Crede che questo rappresenti da parte loro un disperato bisogno di trovare una causa trascendente così rara in questo mondo post-ideologico?
Le cose sono più ambigue ancora. Se si chiede ad un anticomunista russo a quale tradizione siano da imputare le atrocità del stalinismo si otterrebbero due risposte contrastanti: alcuni considerano lo stalinismo ed il bolscevismo un capitolo della lunga storia russa della modernizzazione occidentale, tradizione che ebbe inizio con Pietro il Grande, o forse addirittura con Ivan il Terribile, altri invece punterebbero il dito contro l’arretratezza russa, la lunga tradizione del dispotismo orientale che vi predomina a lungo. Di conseguenza mentre per i primi i modernizzatori occidentali arrestarono ed influirono violentemente sull’evolversi naturale della Russia, sostituendo alla tradizione il terrore di Stato, per i secondi invece  per la Russia la vera tragedia fu che la Rivoluzione socialista scoppiò nel periodo e nel posto sbagliato. Tutto ciò ricorda da vicino proprio il fondamentalismo islamico che finora ha trovato la sua espressione più estrema nell’Isis
E quindi di che tipo di fenomeno si tratta?
Ormai è diventato un luogo comune far notare che l’ascesa dell’Isis è l’ultimo capitolo della lunga storia del risveglio anticoloniale (di fatto si stanno ridisegnando i confini arbitrari tracciati all’indomani della Prima Guerra Mondiale da parte della grandi potenze) e al tempo stesso è un capitolo della lotta contro il modo con il quale il capitalismo globale intacca il potere degli Stati Nazione. A incutere paura e costernazione, tuttavia, è un’altra caratteristica del regime dell’Isis: le autorità dell’Isis dichiarano ufficialmente che compito dello Stato non è occuparsi del welfare della popolazione, ciò che conta è la vita religiosa, che l’intera vita pubblica obbedisca alle leggi religiose. E’ per questo che l’Isis resta più o meno indifferente nei confronti di qualsiasi catastrofe umanitaria, il suo motto è “occupiamoci della religione e il welfare verrà da sé”. E’ qui che è quanto mai evidente il grande divario tra il concetto di potere esercitato dall’Isis e quello esercitato dall’Occidente, quello occidentale è il concetto di “bio-potere”, che regola la vita, concetto respinto integralmente dall’Isis
Tutto ciò rende allora l’Isis un semplice fenomeno pre-moderno, un disperato tentativo di riportare indietro le lancette del progresso storico?
La resistenza al capitalismo globale non dovrebbe fare affidamento sulle tradizioni pre-moderne, sulla difesa delle loro particolari forme di vita, per il semplice motivo che un ritorno ad esse è irrealizzabile, perché la globalizzazione in un certo senso è già una forma di resistenza ad esse. Coloro che si oppongono alla globalizzazione in difesa delle tradizioni lo fanno in un forma che è già moderna. Il contenuto di ciò che dicono potrà anche essere antico, ma la sua forma è ultra-moderna. Quindi invece di considerare l’Isis come una forma di resistenza alla modernità, lo si dovrebbe considerare un caso di modernizzazione scellerata e collocarlo nella serie delle modernizzazioni conservatrici iniziata con la Restaurazione Meiji in Giappone (un piano di modernizzazione industriale spinta che assunse la forma ideologica di restaurazione della piena autorità dell’Imperatore). La famosa foto di al-Baghdadi (il Califfo a capo dell’Isis) con al polso un prezioso orologio svizzero è emblematica; l’Isis è ben organizzato nella propaganda in rete, negli affari economici, anche se queste pratiche ultra-moderne sono utilizzate per diffondere e affermare una visione ideologico-politica che non è tanto conservatrice quanto un disperato tentativo di fissare chiari limiti gerarchici, soprattutto tra coloro che regolamentano religione, istruzione, sessualità
Se a spiegare l’ascesa del radicalismo islamico è l’assenza di una sinistra laica che cosa dovrebbe fare l’Occidente per risolvere il problema del terrorismo globale?
E’ proprio questo il mio punto: non riusciremo a sconfiggerlo se restiamo nell’ambito delle coordinate liberal-democratiche. Soltanto una nuova Sinistra radicale potrà riuscirci. Teniamo bene a mente la vecchia intuizione di Walter Benjamin quando disse che “ogni ascesa del fascismo è un fallimento della Sinistra, ma al tempo stesso reca testimonianza di una rivoluzione fallita”, la dimostrazione che c’era un potenziale rivoluzionario da sfruttare, c’era un’insoddisfazione che la Sinistra non è stata capace di mobilitare. Perché questo stesso principio non dovrebbe valere per il cosiddetto islamo-fascismo odierno? L’ascesa dellì’slamismo radicale non è forse correlato alla scomparsa della sinistra laica nei paesi musulmani? ……..
E cosa ne è dei valori centrali del liberalismo, della libertà, dell’uguaglianza?
Il paradosso è che da solo il liberalismo non è abbastanza forte per salvarli dalla mannaia dei fondamentalisti. Il fondamentalismo è una reazione, fasulla e mistificatoria, alla pecca reale del liberalismo, ed è per questo che continua a nascere da quello. Lasciato a sé il liberalismo si farebbe del male, l’unica cosa in grado di salvare i valori più importanti è una sinistra rinnovata…….l’unico modo per sconfiggere il fondamentalismo è togliergli il terreno da sotto i piedi. Reagire alla carneficina di Parigi significa abbandonare l’accondiscendente autocompiacimento dei liberali permissivi e ammettere che il conflitto tra la permissività liberale ed il fondamentalismo è in definitiva un falso conflitto, un circolo vizioso tra due poli che si generano reciprocamente. Ciò che Max Horkheimer disse del fascismo e del capitalismo già negli anni Trenta “Coloro che non intendono parlare del capitalismo criticamente dovrebbero astenersi dal parlare anche di fascismo” dovrebbe valere anche per il fondamentalismo, ossia “coloro che non intendono parlare di democrazia liberale criticamente dovrebbero astenersi dal parlare anche di fondamentalismo religioso”
Pensa di avere qualcosa in comune con Michel Houellebecq? Con la sua critica delle società liberali occidentali collegata ad un’assenza di giustificazione per le alternative reazionarie come quelle islamista e quella russa?
Si, sicuramente. Ho un grande risspetto per i conservatori liberali sinceri come Houellebecq, Sloterdijk. Da loro si può imparare molto di più che da un liberal progressista come Habermas. I conservatori sinceri non hanno timore ad ammettere che siamo arrivati ad un punto morto. Il ritratto più devastante della rivoluzione sessuale degli anni sessanta è quello che Houellebecq ha fatto ne “Le particelle elementari”, dove mostra che l’edonismo permissivo abbia trasformato in osceno l’universo del super-io obbligato a godere. Anche il suo anti-islamismo è più raffinato di quanto possa sembrare; Houellebecq è consapevole che il vero problema non è la minaccia islamica proveniente dall’esterno ma la nostra stessa decadenza. Nietzsche intuì che la civiltà occidentale si stava indirizzando verso l’Ultimo Uomo, una creatura apatica, priva di grandi passioni e senso di responsabilità, incapace di sognare, stanco della vita. Questo Ultimo Uomo non corre rischi, ricerca soltanto comodità, sicurezza, vive di tolleranza verso gli altri, immagina “un po’ di veleno ogni tanto per sogni piacevoli e molto veleno alla fine per una morte piacevole”, ha piccoli piaceri diurni, e piccoli piaceri notturni, ma tiene in considerazione la salute. “Abbiamo scoperto la felicità” dicono gli Ultimi Uomini. E ammiccano.

domenica 8 febbraio 2015

Riaccendiamo i Lumi


Riaccendiamo i Lumi

Voltaire e la Rivoluzione Francese hanno separato religione e ragione, politico e teocratico, laicità e fede, una secolarizzazione che oggi appare sempre più come disumanizzazione. Ecco perché si chiede all’Occidente di pensare un nuovo Illuminismo spirituale.

Musulmani, Indù e Buddisti hanno intrapreso una transizione dall’universo sacralizzato dei simboli a quello disincantato di fatti neutrali. Tutti i popoli di quello che una volta era conosciuto come Terzo Mondo sono “condannati alla modernità”. Ma cercano una forma meno disumana di conversione.

Sintesi per brani estratti di un articolo, apparso nell’inserto RCult di La Repubblica di Domenica 8 Febbraio, di Pankaj Mishra, saggista e romanziere indiano

L’Illuminismo divenne possibile in Europa quando secondo la definizione di Kant gli individui cominciarono ad “osare di sapere”, a impiegare la loro ragione senza l’intercessione di qualsiasi autorità…..

 

martedì 3 febbraio 2015

Il Jihad ed i media, il rischio attentati e idee per fermarli





Da un’intervista (L’Espresso n° 5/2015) a Patrick Cockburn, corrispondente dal Medio Oriente per il Financial Times e per l’Indipendent, autore del libro “L’ascesa dello Stato Islamico” (Ed. Stampa Alternativa - 2015).

E’ probabile, secondo Lei, un attentato Jidahista in Italia?

Yes, sure. Si, sicuro. Non sono tanti i mussulmani europei attratti dal richiamo Jidahista, anzi sono decisamente pochi, ma è davvero difficile riuscire a controllarli. Ogni pase, Italia compresa, rischia in proporzione al profilo di coinvolgimento nelle guerre contro il terrorismo islamico. Certo c’è da sperare che nessun uomo di governo Italiano ripeta quello che fece l’allora Ministro Calderoli quando si presentò in televisione con una t-shirt con vignette su Maometto

Ma allora che possono fare i Governi?

Certo bisogna rafforzare la sicurezza ed i servizi di intelligence, ma sono controproducenti quelle misure che criminalizzano l’intera comunità mussulmana

E allora che cosa si può fare?

Si deve cercare di fermare i sette conflitti che si stanno combattendo: Pakistan, Somalia, Nigeria, e soprattutto quelli in Iraq, Siria, Yemen e Libia. Le scintille che da lì nascono si possono trasformare in fiamme in Europa. E sarebbe utile che l’Occidente smettesse di provocare ed alimentare guerre nel M.O. In Libia l’attuale guerra tra bande è l’eredità dell’intervento Nato contro Gheddafi, in Siria, il principale santuario dei Jidahisti, tutto nasce dall’ondeggiante guerra al dittatore Assad, nel vicino Iraq fino al 2011 la violenza, seppure forte, era sotto controllo ed è degenerata dopo il pasticcio Siriano.

Come giudica la reazione dei leader e dei media europei agli attentati parigini?

Quanto mai istruttiva. In Nigeria Boko Haram compie quotidiani massacri che passano quasi inosservati proprio mentre leader e media usano, per i fatti di Parigi, espressioni senza senso delle proporzioni, mostrando così proprio quella paura che i terroristi volevano provocare. E non credo all’unità di facciata conseguente, ogni Stato all’atto pratico va per conto suo, basta pensare alla Turchia e all’Arabia Saudita.

Tornando al M.O. quanto incide la contrapposizione tra sunniti e sciiti?

Qualcuno dice che tra i due gruppi la convivenza è stata a lungo più pacifica, ma già mille anni fa i sunniti bruciavano le moschee sciite. Certo tutto è precipitato dopo la rivoluzione Iraniana sciita di Khomeinì nel 1979 e con la contrapposta diffusione del fondamentalismo wahhabita, nemico degli sciiti, sponsorizzato e sovvenzionato, in funzione anti Iran khomeista, dall’Occidente e dall’Arabia Saudita, fino a farlo diventare sempre più influente nell’area sunnita. E’ in questo crogiolo che sono nate Al Quaeda e l’Isis.

Che differenze ci sono tra loro?

Hanno un’ideologia molto simile, un’idea militare della religione, tattiche legate agli attentati suicidi, ma l’Isis è forse più antisciita ed è una vera macchina da guerra
 
 

domenica 1 febbraio 2015

La parola del mese - FEBBRAIO 2015


LA PAROLA DEL MESE 

A turno si propone una parola, evocativa di pensieri collegabili ed in grado di aprirsi verso nuove riflessioni.
                        FEBBRAIO 2015
 
IRRIVERENZA/RISPETTO
 
Irriverenza
Dal latino irreverentia, parola composta da in – reverentia, ossia “senza riverenza”, quindi espressione di insolenza, sfacciataggine, sarcasmo, scherno, derisione, dileggio, irrisione,  
Rispetto
Dal latino respicere “guardare verso”, sentimento di deferenza, atteggiamento di riguardo e considerazione verso persone, idee, principi, istituzioni, che trattiene dall’offendere
 
Attorno a queste due parole, al loro intreccio, si è sviluppata una parte significativa, certo non l’unica e non la più rilevante, della discussione seguita ai fatti di terrorismo a Parigi. Al di là della tragica contingenza la dialettica fra questi due sentimenti è centrale nel gioco delle relazioni personali e collettive, nella concezione degli stili e delle forme del dibattito culturale e politico, nella solidità delle basi di convivenza sociale. Ragionare sul loro intreccio, sul loro equilibrio, magari sbilanciandosi in un sorridente gioco di scelta fra l’una e l’altro, diventa una importante riflessione culturale ad ampio raggio ed un buon esercizio di cittadinanza attiva