sabato 1 maggio 2021

La Parola del mese

 

La parola del mese

 A turno si propone una parola 

 evocativa di pensieri fra di loro collegabili 

in grado di offrirci nuovi spunti di riflessione

MAGGIO 2021

Anche per questo Maggio 2021, come in occasioni precedenti, esiste un collegamento tra “Parola” e “Saggio” del mese, sollecitato in questo caso da quest’ultimo, ma al tempo stesso ridando fiato all’idea, già presente, di condividere una migliore conoscenza di un termine (il primo della coppia che compone la “Parola” di questo mese) che compare con buona frequenza in molti testi che troppo spesso danno però per scontata la sua esatta conoscenza. Indice del brutto vizio di molti autori che, per comodità sintetica, ricorrono all’uso di termini “tecnici” senza preoccuparsi più di tanto della loro reale condivisione. Il prossimo “Saggio” ha poi sollecitato l’opportunità di presentarla con un gioco di termini che si fronteggiano, e al tempo stesso si completano, chiamando in causa addirittura una terza parola che, non diversamente dai primi due, avrà un suo importante spazio nel prossimo “Saggio”. E’ ora di uscire da questo piccolo alone di mistero la “parola del mese” di Maggio 2021 è, anzi sono:

Ontologico vs Ontico

con in mezzo la Metafisica

Tutte due i termini derivano dal greco “òntos” participio presente del verbo èinai ossia “essere” e formano una coppia di concetti risalenti alla filosofia greca. Ontologico, che ad ontos aggiunge “logos”, altro termine greco che in questo caso significa discorso, sta quindi ad indicare un “discorso sull’essere”. Ontico si limita al contrario ad indicare l’essere nella sua essenza concreta, empirica, e si riferisce quindi ad un “ente, un organismo vivente, definendolo in ciò che è e per come è”. Ontologico, guardando non solo alla concretezza dell’ente, ma considerando le sue potenzialità, i suoi significati di fondo, ne definisce l“essenza”. Si può pertanto ritenere che il salto dall’aspetto ontico dell’ente al discorso ontologico sulla sua essenza rappresenti l’entrata in scena della Metafisica, ossia quella parte della filosofia (aristotelica) che, venendo dopo (metà, altro termine greco che può indicare anche oltre, sopra) la trattazione della natura nel suo aspetto fisico, rifletteva sull’ “ente in quanto ente”. Non a caso il termineontologia”, nell’ambito della filosofia moderna, viene utilizzato per indicare lo studio dell’essere, in senso lato, in quanto tale. Il connubio tra questi due termini può da un certo punto di vista definire in generale lo stesso rapporto tra scienza e filosofia, con la prima più connessa ad un approccio ontico e la seconda più orientata ad uno ontologico, entrambi però, per mirare ad una complessiva conoscenza, devono mantenere una costante reciprocità di influenza e sollecitazione. A conferire una significativa importanza a questo connubio è stato il filosofo tedesco Martin Heidegger (1889-1976) che, in particolare in quella che viene considerata la sua opera più rilevante “Essere e tempo” del 1927, lo ha assunto come elemento fondamentale per il suo ripensamento dell’intera ricerca filosofica occidentale fino a tentare di delineare una nuova metafisica all’interno della quale l’ontologia riveste un ruolo centrale. E sarà proprio Martin Heidegger il tema del prossimo “saggio” del mese, che recupererà (va da sé sinteticamente) parte delle sue idee, in particolare quelle più in relazione con il ruolo della “tecnica” nella realtà concreta e nel  pensiero occidentale contemporanei


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