domenica 10 ottobre 2021

Cambiamento climatico: evidenze dalle scienze fisiche- a cura di Gianni Colombo

Come preannunciato nel precedente post della Parola del Mese (Antropocene) pubblichiamo il primo di due post dedicati agli effetti del cambiamento climatico. Questo primo è la sintesi, curata da Gianni Colombo, membro del Direttivo di CircolarMente, della parte “scientifica” del documento generale dell’IPCC ( Intergovernmental Panel Climate Change = è il forum scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l'Organizzazione meteorologica mondiale e il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente allo scopo di studiare il riscaldamento globale) che sarà la base del decisivo appuntamento della prossima COP26, la Conferenze delle Nazioni Unite che si terrà a Glasgow il prossimo 31 Ottobre. Questa conferenza è stata da molti definita l’ultima possibilità per invertire la tendenza verso il disastro climatico ed ambientale. I “decisori politici” saranno chiamati, essendo consapevoli del quadro reale della situazione e dei suoi ulteriori sviluppi, ad assumere decisioni fondamentali per il futuro del pianeta e dell’intera umanità. E’ quindi importante per tutti noi, che saremo chiamati a valutare tali scelte, conoscere e condividere questa fotografia dello stato di salute della terra. Da tempo la scienza non ha dubbi al riguardo: il drammatico attuale cambiamento climatico è conseguenza delle attività umane. Purtroppo tutti gli appelli che gli scienziati del clima hanno costantemente lanciato, con sempre maggiori evidenze a supporto, non sembra siano stati sin qui adeguatamente recepiti. Non a caso gli obiettivi fissati nella COP21 del 2015 di Parigi sono stati di fatto gravemente disattesi da tutti paesi del mondo. Impossibile quindi non condividere la sferzante accusa, l’ormai famoso “bla bla bla” di una politica incapace di andare oltre vuoti proclami, lanciata da Greta Thunberg nel recente incontro mondiale di Fridays for Future. Quanto emerge da questo documento rappresenta inoltre per tutti noi un monito a operare attivamente in prima persona per accompagnare questo atteso processo di cambiamento, anche intervenendo sui nostri personali stili di vita ed appoggiando tutte le concrete politiche, nazionali e locali, che si muoveranno realmente in tale direzione.

Cambiamento climatico 2021

Evidenze dalle scienze fisiche

Un sommario per i decisori politici

Dal rapporto The Physical Science Basis (Gruppo di Lavoro 1, più di 2000 pagine) è stato elaborato un sommario per i decisori politici a cui si riferisce questo documento. Il Gruppo di Lavoro 1 contribuisce al documento generale dell’IPCC (Sixth Assessment Report 6) che sarà pubblicato nella sua versione finale nell’aprile del 2022. I contributi più significativi alla versione finale sono:

*   Il rapporto speciale Global Warming of 1.5⁰C (2018)

*   Il rapporto speciale Climate Change and Land (2019)

E i tre rapporti dei gruppi di lavoro

*   The Physical Science Basis (Aprile 2021)

*   Mitigation of Climate Change (Luglio 2021)

*   Climate Change, Impact, Adaptation and Vulnerability (Ottobre 2021).

A dispetto del titolo incoraggiante, il Sommario per i decisori politici, adotta uno stile molto tecnico (fisica ambientale, modelli matematici) e non dà troppo spazio alle azioni di mitigazione e di adattamento (trattate in altri documenti). Analizza lo stato del riscaldamento globale, i processi che l’hanno determinato, il peso esercitato dal fattore umano e produce una serie di previsioni sui possibili scenari futuri. Tutte le previsioni sono caratterizzate secondo criteri di plausibilità. Lo schema logico del Sommario è: “io ti dico qual è lo stato dei processi climatici e ti descrivo quali modelli ho usato per valutarlo, poi … vedi tu”. Nella sua aridità scientifica, questa impostazione offre una serie di evidenze che dovrebbero ispirare l’elaborazione delle grandi questioni legate ai cambiamenti climatici. In coda al documento ho messo in evidenza (in blu) alcune considerazioni di natura etica che la lettura del documento mi ha sollecitato. Questo documento corrisponde grosso modo ad una spigolatura delle questioni che mi sono sembrate più significative. Per chi volesse approfondire, suggerisco di accedere ai documenti originali citati nei Riferimenti.

A. Lo stato del clima

Le responsabilità umane

Le concentrazioni dei vari gas serra in atmosfera imputabili all’azione umana sono cresciute con continuità rispetto alle condizioni pre-industriali. Con il biossido di carbonio CO2 (attuale concentrazione 410 parti per milione) hanno contribuito a questa crescita, il metano (CH4), il protossido d’azoto (N2O) e gas alogenati (composti di cloro, fluoro e carbonio). La temperatura media del pianeta negli ultimi 10 anni (2010-2019) è aumentata di 1.07 ⁰C rispetto al periodo 1850-1900 (la terra si è scaldata più degli oceani). In effetti le cause dell’aumento complessivo sono molteplici, esistono infatti agenti che contribuiscono al riscaldamento ed altri che invece tendono a raffreddare il pianeta (1). L’effetto dei primi prevale comunque sui secondi. L’attività umana ha causato (probabilità molto elevata) il ritiro generalizzato dei ghiacciai e, nell’emisfero nord, la diminuzione della massa ghiacciata del mare Artico nonché la riduzione della copertura ghiacciata della Groenlandia. Più dubbia è la causa della diminuzione della massa di ghiaccio che ricopre l’Antartide. È virtualmente certo che il riscaldamento dello strato superiore degli oceani (0-700 m) sia dovuto all’attività umana, così come l’acidificazione (causata dalle emissioni di CO2) e la caduta dei livelli di ossigeno in vaste aree oceaniche. Il livello globale dei mari è aumentato di 0.20m nel periodo 1901-2018 a causa dell’attività umana (probabilità molto elevata). È interessante notare la progressione media di questo incremento:

*   1.3 mm l’anno nel periodo 1901-1971

*   1.9 mm l’anno nel periodo 1971-2006

*   3.7 mm l’anno nel periodo 2006-2018.

Nell’emisfero nord, la stagione della crescita biologica (l’intervallo di tempo tra l’ultimo gelo primaverile e il primo gelo autunnale e si è allungata in media di 2 giorni l’anno ogni 10 anni a partire dal 1950.

L’entità dei recenti fenomeni climatici

La crescita della concentrazione dei principali gas serra in atmosfera dal 1970 ad oggi è stata superiore alle variazioni delle relative concentrazioni accumulate negli ultimi 800.000 anni, tra glaciazioni e periodi interglaciali (credibilità molto alta). La temperatura media dell’ultimo decennio non ha precedenti negli ultimi 6.500 anni (credibilità media). Nel cinquanta anni 1970-2020, la temperatura della superficie terrestre è cresciuta in misura maggiore di quanto è cresciuta in tutti i periodi equivalenti (50 anni) degli ultimi 2000 anni (credibilità alta). La contrazione dei ghiacciai dal 1950 ad oggi non ha precedenti negli ultimi 2000 anni (credibilità media). Nell’ultimo secolo, la temperatura degli oceani è cresciuta con la progressione maggiore dall’ultima de-glaciazione, 11.000 anni fa (credibilità media). Il livello medio del mare è cresciuto più velocemente dal 1900 ad oggi che nei periodi equivalenti degli ultimi 3.000 anni (credibilità elevata).

Gli effetti climatici estremi

È virtualmente certo che a partire dal 1950 la frequenza e l’intensità dei picchi di temperatura sono cresciute nella maggior parte delle aree del pianeta e che la causa di queste variazioni sia da attribuire all’attività umana (credibilità molto elevata). Analoghe evidenze sono state registrate per la frequenza e l’intensità delle precipitazioni e per le variazioni emerse per le precipitazioni monsoniche e per la frequenza dei cicloni (credibilità media).

Il miglioramento della conoscenza e dei modelli climatici

L’adozione sistematica del modello dei forzanti (2) climatici (climate forcing) ha consentito di migliorare l’accuratezza delle valutazioni e di attribuire in modo più preciso il peso che ogni agente del cambiamento climatico esercita sul sistema. Attraverso questo modello, è anche possibile distinguere tra fattori climatici di origine antropica e naturale. La terra riceve energia principalmente dal sole e ne emette in termini di energia riflessa o generata autonomamente dal pianeta e dalla sua atmosfera. Il modello del forzante valuta il contributo di ogni agente climatico calcolato (o misurato) come bilancio (differenza) tra il flusso di energia entrante nel e uscente dal sistema terrestre. Lo scambio di energia avviene attraverso radiazioni scambiate tra la terra e lo spazio esterno. A questo livello si parla di forzanti radiativi (3). I flussi sono espressi in termini di valori medi di potenza (Watt/m2). Questa scelta consente di svincolarsi dalla durata del periodo in questione (4). Il bilancio tra i due flussi di energia è positivo (l’energia entrante è maggiore di quella uscente) a causa dell’attività umana. La terra accumula quindi energia sotto forma di calore. Il rapporto confronta il bilancio di energia relativo al periodo 1971-2006 e il bilancio del periodo 2006-2018. Il confronto rivela che tra i due periodi, il bilancio (differenza) di energia è passato da un valore medio di 0.50 W/m2 ad un valore medio di 0.79 W/m2: un aumento intorno al 60% (credibilità elevata).

B. Le previsioni sul comportamento del clima

Gli scenari considerati

Le previsioni sono effettuate in relazione a cinque scenari di sviluppo da oggi al 2100. Ogni scenario è definito attraverso i fattori (sociali, economici, comportamentali) che contribuiscono a determinare le condizioni climatiche (Shared Socio Economic Pathways). Gli scenari, in ordine di impatto climatico decrescente sono:

*   S1 - raddoppio entro 2050 delle emissioni di gas serra (incluso CO2) rispetto ai livelli di oggi

*   S2 - raddoppio dei livelli odierni di emissioni entro il 2100

*   S3 - mantenimento delle emissioni attuali fino al 2050

*   S4 - zero emissioni antropiche di gas serra attorno al 2070

*   S5 - zero emissioni antropiche di gas serra attorno al 2050.

Gli scenari S4 e S5 prevedono che il declino delle emissioni prosegua oltre lo zero con una progressione di emissioni negative (sequestro di carbonio). Le evidenze e i modelli usati in questo rapporto hanno una maggiore credibilità e, rispetto alle precedenti valutazioni dell’IPCC (2015) espongono calcoli più precisi della sensitività del clima ai vari fattori, grazie ad un uso più accurato del metodo dei forzanti climatici, applicato al CO2, al metano, al protossido d’azoto, al biossido di zolfo e agli aerosol.

L’andamento complessivo della temperatura

Tutti gli scenari prevedono (probabilità molto elevata) un superamento entro questo secolo di almeno una delle due soglie (1.5⁰C, 2⁰C) di aumento della temperatura rispetto alla temperatura media del periodo 1850-1900. Il superamento può essere evitato soltanto se le ipotesi di riduzione che stanno alla base degli scenari S4 e S5 sono implementate in modo radicale. Lo scenario S5, il più sfidante, porta nel periodo 2041-2060 ad un aumento massimo di temperatura tra 1.2⁰C – 2.0⁰C (probabilità molto elevata). Con probabilità molto elevata gli scenari S1, S2 e S3 supereranno la soglia dei 2⁰C. Lo scenario S1 può produrre verso la fine del secolo aumenti di temperatura nell’intervallo 3.3⁰C – 5.7⁰C. Si stima che la temperatura media del pianeta abbia superato di 2.5⁰C quella del periodo 1850-1900 soltanto intorno a 3 milioni di anni fa (credibilità media).

La temperatura dei mari e delle terre emerse; gli eventi estremi

La temperatura dei continenti continuerà ad aumentare in misura maggiore di quella degli oceani (virtualmente certo). Il Mar Artico si riscalderà ad un ritmo più che doppio di quello del riscaldamento globale. La temperatura non aumenterà in misura uniforme su tutto il pianeta. Ad esempio, le regioni temperate e semi-desertiche del Sudamerica, registreranno nei giorni più caldi, aumenti tra 1.5 o 2 volte l’aumento medio totale, mentre le regioni Artiche vedranno un aumento 3 volte l’aumento medio totale nelle giornate più fredde dell’anno (credibilità elevata). Gli eventi estremi come le precipitazioni violente, aumenteranno in intensità e frequenza (probabilità molto alta). Si è calcolato che a livello globale l’intensità delle precipitazioni aumenterà di circa il 7% per ogni grado in più di aumento della temperatura globale. L’aumento della temperatura produrrà effetti analoghi per le onde di calore estremo, l’intensità dei cicloni e per l’estensione delle aree soggette a siccità. Il processo di scioglimento del permafrost (5)  è destinato ad accelerare. Si stima che il mare Artico rimanga senza ghiaccio nel mese di settembre almeno una volta prima del 2050 (probabilità alta). L’aumento della temperatura media determina effetti meteorologici che, in termini di intensità e frequenza seguono una progressione tutt’altro che lineare. Un buon esempio sono gli eventi di temperature estreme rispetto alla temperatura giornaliera massima registrata nell’arco dei 50 anni dell’ultimo periodo pre-industriale (1850-1900). La frequenza dell’evento (quante volte in 50 anni) e l’intensità (di quanti gradi l’evento estremo supera la temperatura massima di riferimento) dipendono dall’entità del riscaldamento globale secondo la seguente progressione (probabilità alta):

*   riscaldamento globale +1⁰C → frequenza 4.8 volte; intensità +1.2⁰C

*   riscaldamento globale +1.5⁰C → frequenza 8.6 volte; intensità +2⁰C

*   riscaldamento globale +2.0⁰C → frequenza 13.9 volte; intensità +2.7⁰C

*   riscaldamento globale +4.0⁰C → frequenza 39.2 volte; intensità +5.3⁰C.

Il comportamento non lineare è spesso dovuto al fatto che un processo interno al sistema climatico può amplificare gli effetti (gli eventi avversi) creati da altri agenti climatici (6).

La capacità di assorbimento degli oceani e dei continenti

Gli oceani e la crosta terrestre assorbono CO2 attraverso i processi naturali di scambio con l’atmosfera, ma se le dinamiche attuali dovessero persistere, oceani e crosta terrestre risulterebbero meno efficaci nel ridurre l’accumulo di CO2. Gli scenari S1 ed S2 producono un aumento significativo del CO2 antropogenico in atmosfera. In queste condizioni gli oceani e la crosta terrestre aumentano l’assorbimento del CO2 in termini assoluti, ma si riduce la porzione di CO2 che essi sono in grado di assorbire. Negli scenari che puntano ad annullare le emissioni antropogeniche (S4 e S5) oceani e crosta terrestre assorbono meno CO2, ma la quantità assorbita è una porzione molto grande del CO2 emesso. (7)

La dimensione temporale dei fenomeni

Molti dei cambiamenti causati dall’emissione antropogenica di gas serra accumulata a partire dalla rivoluzione industriale (1750) hanno un andamento irreversibile nel lungo termine.

La composizione degli strati alti degli oceani (densità, temperatura, salinità) e il loro livello di acidificazione continueranno ad aumentare per tutto il ventunesimo secolo (virtualmente certo). Così la deossigenazione (credibilità alta). La temperatura media degli oceani, l’acidificazione degli strati profondi continueranno a crescere sulla scala dei secoli o dei millenni (credibilità molto alta). L’azione umana può (deve) modificare la progressione dei fenomeni ma questi rimarranno irreversibili per tempi paragonabili a quelli della storia della civiltà. Il processo di ritiro dei ghiacciai alpini e polari continuerà per decenni o secoli (credibilità molto alta). Per periodi dell’ordine dei secoli, le aree di permafrost continueranno a rilasciare carbonio a causa del loro scioglimento. Ed è virtualmente certo o molto probabile che lo spessore e l’estensione del ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartide continueranno a diminuire per tutto il ventunesimo secolo. Il livello del mare continuerà a crescere per periodi dell’ordine di svariati secoli a causa del riscaldamento degli stati profondi e dello scioglimento dei ghiacci (credibilità alta). Con gli scenari S4 e S5 il livello medio del mare al 2100 supererà di 0.3-0.6 metri il livello medio del periodo 1995-2014. Nei casi S1, S2, S3 l’innalzamento sarà di 0.44-1.01 metri.  Nei prossimi 2000 anni il livello medio del mare potrà crescere da 2 a 3 metri qualora l’aumento della temperatura sia contento in 1.5⁰C. Se la soglia si sposta ai 2⁰C, il livello crescerà dai 2 ai 6 metri e potrà raggiungere i 20 metri con aumenti di temperatura attorno ai 5⁰C.

C. Le informazioni climatiche per la valutazione del rischio e l’adattamento

L’effetto dei processi non-entropici e le variabilità interne del sistema climatico

Le variazioni dell’attività solare e gli eventi naturali come ad esempio l’attività dei vulcani, possono mascherare gli effetti dell’attività umana sul sistema climatico, ma la crescita continua della temperatura degli oceani e della frequenza e intensità dei fenomeni meteorologici estremi consentono di identificare (e di misurare) l’effetto crescente dell’attività umana e la sua durata nel tempo (credibilità molto alta).  Si registrano casi in controtendenza (es. diminuzioni di temperatura, comportamenti anomali nelle precipitazioni) che tuttavia hanno carattere regionale e risultano di entità trascurabile rispetto alle tendenze globali. In termini generali si può affermare che ogni area del pianeta sperimenterà gli effetti del cambiamento climatico, anche se la natura e l’intensità dei fenomeni possono variare considerevolmente tra aree diverse.

La variabilità regionale degli effetti

L’entità dei fenomeni varia considerevolmente di area in area e in funzione del riscaldamento globale (1.5⁰C o 2.0⁰C). Ad esempio, con riscaldamento globale moderato, si prevede che forti precipitazioni associate a inondazioni riguardino grosso modi tutti i Continenti. Fenomeni crescenti di siccità sono previsti principalmente in Africa e nel sud Europa e dovrebbero interessare di meno le Regioni Asiatiche (credibilità medio-alta). Con livelli di riscaldamento più elevati (2.0⁰C) i fenomeni di precipitazioni estreme e di siccità con impatto sull’agricoltura riguarderebbero principalmente le due Americhe e l’Europa (credibilità medio-alta). Il processo di inurbamento tuttora in corso causerà localmente fenomeni estremi di riscaldamento (onde di calore) associate nelle città costiere a fenomeni di precipitazioni estreme e di inondazione (credibilità alta-molto alta). La probabilità di eventi congiunti (es. onde di calore, siccità) tenderà ad aumentare.

D. Come limitare il cambiamento

Il Sommario si concentra sull’accuratezza dei modelli matematico-fisici usati e su come questo miglioramento (rispetto ai modelli precedenti) può influenzare le decisioni politiche di mitigazione e di adattamento. Le recenti valutazioni confermano con maggiore credibilità statistica che il legame tra il CO2 accumulato in atmosfera e l’aumento della temperatura media del pianeta è pressoché lineare. (8)  Questo fatto conforta le valutazioni basate sul modello detto della risposta transitoria alle emissioni cumulative di CO2. Le politiche climatiche sono quindi vincolate a raggiungere la neutralità di emissioni (bilancio zero tra carbone emesso e carbone rimosso) e a rispettare un budget massimo di CO2 determinato in funzione dell’obiettivo di massimo aumento della temperatura (9). Nell’ipotesi di un aumento massimo della temperatura di 1.5⁰C, i nuovi calcoli stimano che sia necessario fissare un budget ancora spendibile di 300 Gt. di CO2 per rispettare il vicolo di temperatura con probabilità dell’83%. Stime effettuate da IPCC, nel 2015, valutavano un accrescimento del CO2 in atmosfera di 35 Gt. nel periodo 2011-2015 (7 Gt. l’anno). I vincoli di emissione antropogenica sono tali per cui sempre più spesso si cita la possibilità di adottare tecniche di sequestro del CO2. Lo stesso documento non nasconde i rischi di questa scelta in termini di disponibilità e qualità dell’acqua, di produzione di cibo e di biodiversità. D’altronde, la situazione risulta alquanto severa. Le restrizioni economiche intercorse con la pandemia, hanno generato una diminuzione misurabile dell’inquinamento atmosferico, ma le variazioni in termini di emissioni antropogeniche di CO2 non sono riconoscibili all’interno delle variazioni naturali del sistema climatico (credibilità alta). Nel 2020 la concentrazione di CO2 in atmosfera è cresciuta e non si sono registrate variazioni sensibili del tasso di crescita. Soltanto gli scenari S4 e S5 sono in grado di garantire dopo il 2040, alcuni risultati visibili in relazione agli eventi meteorologici estremi.

Note piè pagina

(1) I gas serra che contribuiscono maggiormente al riscaldamento globale sono quelli già citati (CO2, N2O, gas alogenati, CH4). Sono detti Well Mixed Greehouse Gases perché si ritrovano ben mescolati a livello troposferico. Questi gas (a parte il metano) persistono in atmosfera per periodi di tempo dell’odine di svariati decenni o secoli e sono “ben mescolati” proprio per la loro permanenza. Altri gas come alcuni alogenati, l’ozono (O3) e gli aerosol (particelle di composti sospese) permangono in atmosfera per periodi di tempo più limitati e decadono entro i dieci anni (Short-Lived Greenhouse Gases). Tra questi, alcuni ossidi di azoto e aerosol come il biossido di zolfo (SO2) e il carbonio organico, contribuiscono a raffreddare il pianeta perché riflettono in parte le radiazioni solari.

(2) Il termine forzante sta per agente, fattore, causa di perturbazioni climatiche.

(3) La radiazione è l’energia emessa dai corpi e trasferita sotto forma ondulatoria o corpuscolare (elettromagnetica, termica, sonora, ionizzante).

(4) Per poter confrontare bilanci energetici tra epoche differenti, il forzante radiativo (FR) si esprime come potenza media del flusso di energia per ogni metro quadro della superficie del pianeta ( Il valore del FR reagisce molto più velocemente al variare dell’agente di quanto non reagisca il sistema climatico alla stessa variazione, ad esempio in termini di temperatura

(5) Permafrost: porzioni di territorio (es. Siberia) la cui temperatura rimane sotto lo zero per almeno due anni consecutivi. Lo scioglimento di queste aree rilascia composti di carbonio (ad esempio metano) e può contribuire in misura significativa all’accumulo di gas serra in atmosfera

(6) Per comprendere questo processo di “esaltazione degli effetti”, si consideri il seguente concatenamento di eventi e il suo carattere di circolarità (a crescere).

Aumento concentrazione CO2 → Riscaldamento → Aumento precipitazioni → Aumento vapore acqueo → Riscaldamento (effetto serra del vapore).

L’agente climatico CO2 produce riscaldamento e il riscaldamento è esaltato dal ciclo interno Precipitazioni → Vapore acqueo

(7) In S4 e S5 si stima che i processi naturali assorbano il 65%-70% del CO2 emesso. In S1 e S2 questa porzione varia tra il 38% e il 44%.

(8) Lineare: se ad una tonnellata di CO2 accumulato in atmosfera corrisponde un aumento di temperatura di T ⁰C, allora l’accumulo di due tonnellate genera un aumento di 2T ⁰C.

(9) In sostanza, la comunità si prefigge di non superare un dato aumento massimo della temperatura (es. 1.5⁰C) in un dato periodo di tempo. Questa scelta fissa il budget di CO2 ancora spendibile, impone obiettivi di emissione via via più ambiziosi negli anni e, a cascata, determinare politiche ambientali tanto più restrittive quanto minore è l’aumento massimo della temperatura scelto

Riferimenti

o   Il resoconto sintetizzato nel presente documento: IPCC WG1 “Climate Change 2021 . The physical science basis – Summary for Policymakers” April 2021

IPCC 2021 - Parte scientifica


o   Il rapporto speciale IPCC del 2018 per approfondimenti sul significato statistico dei dati (Cap. 1): 

IPCC 2018 - significato dati statistici


o   Il precedente rapporto del Gruppo di Lavoro 1 per approfondimenti sul significato dei forzanti climatici (Cap.8)

Significato forzanti climatici


                                        &&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&

Alcune considerazioni

Inerzia e accumulo

Gli effetti fisici dell’attività umana sul pianeta hanno l’inerzia dei secoli o dei millenni: gli effetti negativi di azioni irresponsabili, come quelli positivi nati da scelte virtuose, si manifestano con grande ritardo rispetto alle azioni stesse (temperature dell’oceano profondo). Dipendono inoltre da meccanismi di accumulo (CO2). Il primo carattere sollecita il criterio di precauzione (vista l’impossibilità di formulare previsioni precise delle conseguenze). Il secondo sollecita la consapevolezza (storica) dei danni che già sono stati fatti e del loro effetto duraturo. Inoltre, porre rimedio agli errori è molto più difficile e dispendioso che commetterli. L’etica delle conseguenze e il criterio di anticipazione dovrebbero quindi ispirare ogni politica ambientale.

Radicalità delle scelte e ritardi della politica

La speranza di rispettare le soglie di aumento massimo della temperatura sta svanendo. I vincoli di emissione da una COP all’altra sono sempre più stretti. Eppure la maggior parte delle elaborazioni non parla di cambiamenti del modello di sviluppo (meglio: si attribuisce alla sola tecnologia il compito di generare discontinuità). Un esempio eloquente è il ventilato ricorso al sequestro del carbonio: nuove pattumiere per il nostro edonismo. L’azione umana dovrebbe invece ricreare le condizioni per rigenerare l’efficacia dell’assorbimento naturale di CO2 (la capacità naturale di garantire l’equilibrio climatico). E perseguire modelli nuovi di sviluppo anche come opportunità di giustizia sociale. I rischi ambientali sono stati identificati almeno 70 anni fa, anche se in termini preliminari. La responsabilità della situazione non è distribuita in modo uniforme tra le aree del pianeta e all’interno delle stesse aree. L’Occidente è stato ed è il maggiore (ir)responsabile e dovrebbe almeno riconoscere il debito accumulato e cercare per primo di onorarlo.

La responsabilità

Quanto l’umanità ha fatto è già sufficiente a modificare i presupposti della vita per svariate generazioni. Ha accumulato un debito di condizioni vitali verso il futuro del pianeta, debito che non può essere estinto in tempi brevi, anche perché sta crescendo a ritmi sempre più elevati (un’appropriazione preventiva). Il grado di efficacia (etica) delle azioni future dovrebbe essere misurato in relazione al tasso di riduzione del debito ereditato e di quello che stiamo accumulando nel presente.

 

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