Come preannunciato nel precedente post della Parola del Mese (Antropocene) pubblichiamo il primo di due post dedicati agli effetti del cambiamento climatico. Questo primo è la sintesi, curata da Gianni Colombo, membro del Direttivo di CircolarMente, della parte “scientifica” del documento generale dell’IPCC ( Intergovernmental Panel Climate Change = è il forum scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l'Organizzazione meteorologica mondiale e il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente allo scopo di studiare il riscaldamento globale) che sarà la base del decisivo appuntamento della prossima COP26, la Conferenze delle Nazioni Unite che si terrà a Glasgow il prossimo 31 Ottobre. Questa conferenza è stata da molti definita l’ultima possibilità per invertire la tendenza verso il disastro climatico ed ambientale. I “decisori politici” saranno chiamati, essendo consapevoli del quadro reale della situazione e dei suoi ulteriori sviluppi, ad assumere decisioni fondamentali per il futuro del pianeta e dell’intera umanità. E’ quindi importante per tutti noi, che saremo chiamati a valutare tali scelte, conoscere e condividere questa fotografia dello stato di salute della terra. Da tempo la scienza non ha dubbi al riguardo: il drammatico attuale cambiamento climatico è conseguenza delle attività umane. Purtroppo tutti gli appelli che gli scienziati del clima hanno costantemente lanciato, con sempre maggiori evidenze a supporto, non sembra siano stati sin qui adeguatamente recepiti. Non a caso gli obiettivi fissati nella COP21 del 2015 di Parigi sono stati di fatto gravemente disattesi da tutti paesi del mondo. Impossibile quindi non condividere la sferzante accusa, l’ormai famoso “bla bla bla” di una politica incapace di andare oltre vuoti proclami, lanciata da Greta Thunberg nel recente incontro mondiale di Fridays for Future. Quanto emerge da questo documento rappresenta inoltre per tutti noi un monito a operare attivamente in prima persona per accompagnare questo atteso processo di cambiamento, anche intervenendo sui nostri personali stili di vita ed appoggiando tutte le concrete politiche, nazionali e locali, che si muoveranno realmente in tale direzione.
Cambiamento climatico 2021
Evidenze dalle scienze fisiche
Un sommario per i
decisori politici
Dal rapporto The Physical Science Basis (Gruppo di Lavoro 1, più di
2000 pagine) è stato elaborato un sommario per i decisori politici a cui si
riferisce questo documento. Il Gruppo di Lavoro 1 contribuisce al documento
generale dell’IPCC (Sixth Assessment Report 6) che sarà pubblicato nella
sua versione finale nell’aprile del 2022. I contributi più significativi alla
versione finale sono:
Il rapporto
speciale Global Warming of 1.5⁰C (2018)
Il rapporto
speciale Climate Change and Land (2019)
E i tre rapporti dei gruppi di lavoro
The Physical
Science Basis (Aprile 2021)
Mitigation of
Climate Change (Luglio 2021)
Climate Change,
Impact, Adaptation and Vulnerability (Ottobre 2021).
A dispetto del titolo incoraggiante, il Sommario per i decisori politici,
adotta uno stile molto tecnico (fisica ambientale, modelli matematici) e non dà
troppo spazio alle azioni di mitigazione e di adattamento (trattate in altri
documenti). Analizza lo stato del riscaldamento globale, i processi che l’hanno
determinato, il peso esercitato dal fattore umano e produce una serie di
previsioni sui possibili scenari futuri. Tutte le previsioni sono
caratterizzate secondo criteri di plausibilità. Lo schema logico del Sommario
è: “io ti dico qual è lo stato dei processi climatici e ti descrivo quali
modelli ho usato per valutarlo, poi … vedi tu”. Nella sua aridità
scientifica, questa impostazione offre una serie di evidenze che dovrebbero
ispirare l’elaborazione delle grandi questioni legate ai cambiamenti climatici.
In coda al documento ho messo in evidenza (in blu) alcune considerazioni di
natura etica che la lettura del documento mi ha sollecitato. Questo documento
corrisponde grosso modo ad una spigolatura delle questioni che mi sono sembrate
più significative. Per chi volesse approfondire, suggerisco di accedere ai
documenti originali citati nei Riferimenti.
A. Lo stato del clima
Le responsabilità umane
Le concentrazioni dei vari gas serra in atmosfera imputabili all’azione umana
sono cresciute con continuità rispetto alle condizioni pre-industriali. Con il
biossido di carbonio CO2 (attuale concentrazione 410 parti per
milione) hanno contribuito a questa crescita, il metano (CH4), il
protossido d’azoto (N2O) e gas alogenati (composti di cloro, fluoro
e carbonio). La temperatura media del pianeta negli ultimi 10 anni (2010-2019)
è aumentata di 1.07 ⁰C rispetto al periodo 1850-1900 (la terra si è scaldata
più degli oceani). In effetti le cause dell’aumento complessivo sono molteplici,
esistono infatti agenti che contribuiscono al riscaldamento ed altri che invece
tendono a raffreddare il pianeta (1). L’effetto dei primi prevale comunque sui secondi. L’attività
umana ha causato (probabilità molto elevata) il ritiro generalizzato dei
ghiacciai e, nell’emisfero nord, la diminuzione della massa ghiacciata del mare
Artico nonché la riduzione della copertura ghiacciata della Groenlandia. Più
dubbia è la causa della diminuzione della massa di ghiaccio che ricopre
l’Antartide. È virtualmente certo che il riscaldamento dello strato
superiore degli oceani (0-700 m) sia dovuto all’attività umana, così come
l’acidificazione (causata dalle emissioni di CO2) e la caduta dei
livelli di ossigeno in vaste aree oceaniche. Il livello globale dei mari è
aumentato di 0.20m nel periodo 1901-2018 a causa dell’attività umana
(probabilità molto elevata). È interessante notare la progressione media
di questo incremento:
1.3 mm l’anno
nel periodo 1901-1971
1.9 mm l’anno
nel periodo 1971-2006
3.7 mm l’anno nel
periodo 2006-2018.
Nell’emisfero nord, la stagione della crescita biologica (l’intervallo di
tempo tra l’ultimo gelo primaverile e il primo gelo autunnale e si è allungata
in media di 2 giorni l’anno ogni 10 anni a partire dal 1950.
L’entità dei recenti fenomeni climatici
La crescita della concentrazione dei principali gas serra in atmosfera dal
1970 ad oggi è stata superiore alle variazioni delle relative concentrazioni
accumulate negli ultimi 800.000 anni, tra glaciazioni e periodi interglaciali
(credibilità molto alta). La temperatura media dell’ultimo decennio non
ha precedenti negli ultimi 6.500 anni (credibilità media). Nel cinquanta
anni 1970-2020, la temperatura della superficie terrestre è cresciuta in misura
maggiore di quanto è cresciuta in tutti i periodi equivalenti (50 anni) degli
ultimi 2000 anni (credibilità alta). La contrazione dei ghiacciai dal
1950 ad oggi non ha precedenti negli ultimi 2000 anni (credibilità media).
Nell’ultimo secolo, la temperatura degli oceani è cresciuta con la progressione
maggiore dall’ultima de-glaciazione, 11.000 anni fa (credibilità media).
Il livello medio del mare è cresciuto più velocemente dal 1900 ad oggi che nei
periodi equivalenti degli ultimi 3.000 anni (credibilità elevata).
Gli effetti climatici estremi
È virtualmente certo che a partire dal 1950 la frequenza e
l’intensità dei picchi di temperatura sono cresciute nella maggior parte delle
aree del pianeta e che la causa di queste variazioni sia da attribuire
all’attività umana (credibilità molto elevata). Analoghe evidenze sono
state registrate per la frequenza e l’intensità delle precipitazioni e per le
variazioni emerse per le precipitazioni monsoniche e per la frequenza dei
cicloni (credibilità media).
Il miglioramento della conoscenza e dei modelli climatici
L’adozione sistematica del modello dei forzanti (2) climatici (climate forcing)
ha consentito di migliorare l’accuratezza delle valutazioni e di attribuire in
modo più preciso il peso che ogni agente del cambiamento climatico esercita sul
sistema. Attraverso questo modello, è anche possibile distinguere tra fattori
climatici di origine antropica e naturale. La terra riceve energia
principalmente dal sole e ne emette in termini di energia riflessa o generata
autonomamente dal pianeta e dalla sua atmosfera. Il modello del forzante valuta
il contributo di ogni agente climatico calcolato (o misurato) come bilancio
(differenza) tra il flusso di energia entrante nel e uscente dal sistema
terrestre. Lo scambio di energia avviene attraverso radiazioni scambiate tra la
terra e lo spazio esterno. A questo livello si parla di forzanti radiativi (3). I flussi sono espressi in termini di valori medi di potenza (Watt/m2).
Questa scelta consente di svincolarsi dalla durata del periodo in questione (4). Il bilancio tra i due flussi di energia è positivo (l’energia entrante è
maggiore di quella uscente) a causa dell’attività umana. La terra accumula
quindi energia sotto forma di calore. Il rapporto confronta il bilancio
di energia relativo al periodo 1971-2006 e il bilancio del periodo
2006-2018. Il confronto rivela che tra i due periodi, il bilancio (differenza)
di energia è passato da un valore medio di 0.50 W/m2 ad un valore
medio di 0.79 W/m2: un aumento intorno al 60% (credibilità elevata).
B. Le previsioni sul comportamento del clima
Gli scenari considerati
Le previsioni sono effettuate in relazione a cinque scenari di sviluppo da
oggi al 2100. Ogni scenario è definito attraverso i fattori (sociali,
economici, comportamentali) che contribuiscono a determinare le condizioni
climatiche (Shared Socio Economic Pathways). Gli scenari, in ordine di
impatto climatico decrescente sono:
S1 - raddoppio
entro 2050 delle emissioni di gas serra (incluso CO2) rispetto ai
livelli di oggi
S2 - raddoppio
dei livelli odierni di emissioni entro il 2100
S3 -
mantenimento delle emissioni attuali fino al 2050
S4 - zero
emissioni antropiche di gas serra attorno al 2070
S5 - zero
emissioni antropiche di gas serra attorno al 2050.
Gli scenari S4 e S5 prevedono che il declino delle emissioni prosegua oltre
lo zero con una progressione di emissioni negative (sequestro di carbonio). Le
evidenze e i modelli usati in questo rapporto hanno una maggiore credibilità e,
rispetto alle precedenti valutazioni dell’IPCC (2015) espongono calcoli più
precisi della sensitività del clima ai vari fattori, grazie ad un uso più
accurato del metodo dei forzanti climatici, applicato al CO2,
al metano, al protossido d’azoto, al biossido di zolfo e agli aerosol.
L’andamento complessivo della temperatura
Tutti gli scenari prevedono (probabilità molto elevata) un
superamento entro questo secolo di almeno una delle due soglie (1.5⁰C, 2⁰C) di
aumento della temperatura rispetto alla temperatura media del periodo
1850-1900. Il superamento può essere evitato soltanto se le ipotesi di
riduzione che stanno alla base degli scenari S4 e S5 sono implementate in modo
radicale. Lo scenario S5, il più sfidante, porta nel periodo 2041-2060 ad un
aumento massimo di temperatura tra 1.2⁰C – 2.0⁰C (probabilità molto elevata).
Con probabilità molto elevata gli scenari S1, S2 e S3 supereranno la
soglia dei 2⁰C. Lo scenario S1 può produrre verso la fine del secolo aumenti di
temperatura nell’intervallo 3.3⁰C – 5.7⁰C. Si stima che la temperatura media
del pianeta abbia superato di 2.5⁰C quella del periodo 1850-1900 soltanto
intorno a 3 milioni di anni fa (credibilità media).
La temperatura dei mari e delle terre emerse; gli eventi estremi
La temperatura dei continenti continuerà ad aumentare in misura maggiore di
quella degli oceani (virtualmente certo). Il Mar Artico si riscalderà ad
un ritmo più che doppio di quello del riscaldamento globale. La temperatura non
aumenterà in misura uniforme su tutto il pianeta. Ad esempio, le regioni
temperate e semi-desertiche del Sudamerica, registreranno nei giorni più caldi,
aumenti tra 1.5 o 2 volte l’aumento medio totale, mentre le regioni Artiche
vedranno un aumento 3 volte l’aumento medio totale nelle giornate più fredde
dell’anno (credibilità elevata). Gli eventi estremi come le
precipitazioni violente, aumenteranno in intensità e frequenza (probabilità molto
alta). Si è calcolato che a livello globale l’intensità delle
precipitazioni aumenterà di circa il 7% per ogni grado in più di aumento della
temperatura globale. L’aumento della temperatura produrrà effetti analoghi per
le onde di calore estremo, l’intensità dei cicloni e per l’estensione delle
aree soggette a siccità. Il processo di scioglimento del permafrost (5) è destinato ad
accelerare. Si stima che il mare Artico rimanga senza ghiaccio nel mese di
settembre almeno una volta prima del 2050 (probabilità alta). L’aumento
della temperatura media determina effetti meteorologici che, in termini di
intensità e frequenza seguono una progressione tutt’altro che lineare. Un buon
esempio sono gli eventi di temperature estreme rispetto alla temperatura
giornaliera massima registrata nell’arco dei 50 anni dell’ultimo periodo
pre-industriale (1850-1900). La frequenza dell’evento (quante volte in 50 anni)
e l’intensità (di quanti gradi l’evento estremo supera la temperatura massima
di riferimento) dipendono dall’entità del riscaldamento globale secondo la
seguente progressione (probabilità alta):
riscaldamento
globale +1⁰C → frequenza 4.8 volte; intensità +1.2⁰C
riscaldamento
globale +1.5⁰C → frequenza 8.6 volte; intensità +2⁰C
riscaldamento
globale +2.0⁰C → frequenza 13.9 volte; intensità +2.7⁰C
riscaldamento
globale +4.0⁰C → frequenza 39.2 volte; intensità +5.3⁰C.
Il comportamento non lineare è spesso dovuto al fatto che un processo
interno al sistema climatico può amplificare gli effetti (gli eventi avversi)
creati da altri agenti climatici (6).
La capacità di assorbimento degli oceani e dei continenti
Gli oceani e la crosta terrestre assorbono CO2 attraverso i
processi naturali di scambio con l’atmosfera, ma se le dinamiche attuali
dovessero persistere, oceani e crosta terrestre risulterebbero meno efficaci
nel ridurre l’accumulo di CO2. Gli scenari S1 ed S2 producono un
aumento significativo del CO2 antropogenico in atmosfera. In queste
condizioni gli oceani e la crosta terrestre aumentano l’assorbimento del CO2
in termini assoluti, ma si riduce la porzione di CO2
che essi sono in grado di assorbire. Negli scenari che puntano ad annullare le
emissioni antropogeniche (S4 e S5) oceani e crosta terrestre assorbono meno CO2,
ma la quantità assorbita è una porzione molto grande del CO2 emesso.
(7)
La dimensione temporale dei fenomeni
Molti dei cambiamenti causati dall’emissione antropogenica di gas serra
accumulata a partire dalla rivoluzione industriale (1750) hanno un andamento
irreversibile nel lungo termine.
La composizione degli strati alti degli oceani (densità, temperatura, salinità)
e il loro livello di acidificazione continueranno ad aumentare per tutto il
ventunesimo secolo (virtualmente certo). Così la deossigenazione
(credibilità alta). La temperatura media degli oceani, l’acidificazione
degli strati profondi continueranno a crescere sulla scala dei secoli o dei
millenni (credibilità molto alta). L’azione umana può (deve) modificare
la progressione dei fenomeni ma questi rimarranno irreversibili per tempi
paragonabili a quelli della storia della civiltà. Il processo di ritiro dei
ghiacciai alpini e polari continuerà per decenni o secoli (credibilità molto
alta). Per periodi dell’ordine dei secoli, le aree di permafrost
continueranno a rilasciare carbonio a causa del loro scioglimento. Ed è
virtualmente certo o molto probabile che lo spessore e
l’estensione del ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartide continueranno a
diminuire per tutto il ventunesimo secolo. Il livello del mare continuerà a
crescere per periodi dell’ordine di svariati secoli a causa del riscaldamento
degli stati profondi e dello scioglimento dei ghiacci (credibilità alta).
Con gli scenari S4 e S5 il livello medio del mare al 2100 supererà di 0.3-0.6
metri il livello medio del periodo 1995-2014. Nei casi S1, S2, S3
l’innalzamento sarà di 0.44-1.01 metri. Nei prossimi 2000 anni il livello medio del
mare potrà crescere da 2 a 3 metri qualora l’aumento della temperatura sia
contento in 1.5⁰C. Se la soglia si sposta ai 2⁰C, il livello crescerà dai 2 ai
6 metri e potrà raggiungere i 20 metri con aumenti di temperatura attorno ai
5⁰C.
C. Le informazioni climatiche per la valutazione del rischio e
l’adattamento
L’effetto dei processi non-entropici e le variabilità interne del sistema
climatico
Le variazioni dell’attività solare e gli eventi naturali come ad esempio
l’attività dei vulcani, possono mascherare gli effetti dell’attività umana sul
sistema climatico, ma la crescita continua della temperatura degli oceani e
della frequenza e intensità dei fenomeni meteorologici estremi consentono di
identificare (e di misurare) l’effetto crescente dell’attività umana e la sua
durata nel tempo (credibilità molto alta). Si registrano casi in controtendenza (es.
diminuzioni di temperatura, comportamenti anomali nelle precipitazioni) che
tuttavia hanno carattere regionale e risultano di entità trascurabile rispetto
alle tendenze globali. In termini generali si può affermare che ogni area del
pianeta sperimenterà gli effetti del cambiamento climatico, anche se la natura
e l’intensità dei fenomeni possono variare considerevolmente tra aree diverse.
La variabilità regionale degli effetti
L’entità dei fenomeni varia considerevolmente di area in area e in funzione
del riscaldamento globale (1.5⁰C o 2.0⁰C). Ad esempio, con riscaldamento
globale moderato, si prevede che forti precipitazioni associate a inondazioni
riguardino grosso modi tutti i Continenti. Fenomeni crescenti di siccità sono
previsti principalmente in Africa e nel sud Europa e dovrebbero interessare di
meno le Regioni Asiatiche (credibilità medio-alta). Con livelli di
riscaldamento più elevati (2.0⁰C) i fenomeni di precipitazioni estreme e di
siccità con impatto sull’agricoltura riguarderebbero principalmente le due
Americhe e l’Europa (credibilità medio-alta). Il processo di inurbamento
tuttora in corso causerà localmente fenomeni estremi di riscaldamento (onde di
calore) associate nelle città costiere a fenomeni di precipitazioni estreme e
di inondazione (credibilità alta-molto alta). La probabilità di eventi
congiunti (es. onde di calore, siccità) tenderà ad aumentare.
D. Come limitare il cambiamento
Il Sommario si concentra sull’accuratezza dei modelli
matematico-fisici usati e su come questo miglioramento (rispetto ai modelli
precedenti) può influenzare le decisioni politiche di mitigazione e di
adattamento. Le recenti valutazioni confermano con maggiore credibilità
statistica che il legame tra il CO2 accumulato in atmosfera e
l’aumento della temperatura media del pianeta è pressoché lineare. (8) Questo fatto
conforta le valutazioni basate sul modello detto della risposta transitoria
alle emissioni cumulative di CO2. Le politiche climatiche sono
quindi vincolate a raggiungere la neutralità di emissioni (bilancio zero tra carbone
emesso e carbone rimosso) e a rispettare un budget massimo di CO2
determinato in funzione dell’obiettivo di massimo aumento della temperatura (9). Nell’ipotesi di un aumento massimo della temperatura di 1.5⁰C, i nuovi
calcoli stimano che sia necessario fissare un budget ancora spendibile di 300
Gt. di CO2 per rispettare il vicolo di temperatura con probabilità
dell’83%. Stime effettuate da IPCC, nel 2015, valutavano un accrescimento del
CO2 in atmosfera di 35 Gt. nel periodo 2011-2015 (7 Gt. l’anno). I
vincoli di emissione antropogenica sono tali per cui sempre più spesso si cita
la possibilità di adottare tecniche di sequestro del CO2. Lo stesso
documento non nasconde i rischi di questa scelta in termini di disponibilità e
qualità dell’acqua, di produzione di cibo e di biodiversità. D’altronde, la situazione risulta
alquanto severa. Le restrizioni economiche intercorse con la pandemia, hanno
generato una diminuzione misurabile dell’inquinamento atmosferico, ma le
variazioni in termini di emissioni antropogeniche di CO2 non sono riconoscibili all’interno
delle variazioni naturali del sistema climatico (credibilità alta). Nel
2020 la concentrazione di CO2 in atmosfera è cresciuta e non
si sono registrate variazioni sensibili del tasso di crescita. Soltanto gli
scenari S4 e S5 sono in grado di garantire dopo il 2040, alcuni risultati
visibili in relazione agli eventi meteorologici estremi.
Note piè
pagina
(1) I gas serra che contribuiscono maggiormente al
riscaldamento globale sono quelli già citati (CO2, N2O,
gas alogenati, CH4). Sono detti Well Mixed Greehouse Gases perché
si ritrovano ben mescolati a livello troposferico. Questi gas (a parte il
metano) persistono in atmosfera per periodi di tempo dell’odine di svariati
decenni o secoli e sono “ben mescolati” proprio per la loro permanenza. Altri
gas come alcuni alogenati, l’ozono (O3) e gli aerosol (particelle di
composti sospese) permangono in atmosfera per periodi di tempo più limitati e
decadono entro i dieci anni (Short-Lived Greenhouse Gases). Tra questi,
alcuni ossidi di azoto e aerosol come il biossido di zolfo (SO2) e
il carbonio organico, contribuiscono a raffreddare il pianeta perché riflettono
in parte le radiazioni solari.
(2) Il termine forzante sta per agente, fattore,
causa di perturbazioni climatiche.
(3) La radiazione è l’energia emessa dai corpi e
trasferita sotto forma ondulatoria o corpuscolare (elettromagnetica, termica,
sonora, ionizzante).
(5) Permafrost: porzioni di territorio (es. Siberia) la cui temperatura rimane
sotto lo zero per almeno due anni consecutivi. Lo scioglimento di queste aree
rilascia composti di carbonio (ad esempio metano) e può contribuire in misura
significativa all’accumulo di gas serra in atmosfera
(6) Per comprendere
questo processo di “esaltazione degli effetti”, si consideri il seguente concatenamento
di eventi e il suo carattere di circolarità (a crescere).
Aumento
concentrazione CO2 → Riscaldamento → Aumento precipitazioni →
Aumento vapore acqueo → Riscaldamento (effetto serra del vapore).
L’agente
climatico CO2 produce riscaldamento e il riscaldamento è esaltato
dal ciclo interno Precipitazioni → Vapore acqueo
(7) In S4 e S5 si stima che i processi naturali assorbano il 65%-70% del CO2
emesso. In S1 e S2 questa porzione varia tra il 38% e il 44%.
(8) Lineare: se ad una tonnellata di CO2 accumulato in atmosfera
corrisponde un aumento di temperatura di T ⁰C, allora l’accumulo di due
tonnellate genera un aumento di 2T ⁰C.
(9) In sostanza, la
comunità si prefigge di non superare un dato aumento massimo della temperatura
(es. 1.5⁰C) in un dato periodo di tempo. Questa scelta fissa il budget
di CO2 ancora spendibile, impone obiettivi di emissione via
via più ambiziosi negli anni e, a cascata, determinare politiche ambientali
tanto più restrittive quanto minore è l’aumento massimo della temperatura
scelto
Riferimenti
o
Il resoconto sintetizzato nel presente documento: IPCC
WG1 “Climate Change 2021 . The physical science basis – Summary for
Policymakers” April 2021
o Il rapporto speciale IPCC del 2018 per approfondimenti sul significato statistico dei dati (Cap. 1):
IPCC 2018 - significato dati statistici
o Il precedente rapporto del Gruppo di Lavoro 1 per approfondimenti sul significato dei forzanti climatici (Cap.8)
Significato forzanti climatici
Alcune considerazioni
Inerzia e accumulo
Gli effetti fisici dell’attività umana sul pianeta hanno
l’inerzia dei secoli o dei millenni: gli effetti negativi di azioni
irresponsabili, come quelli positivi nati da scelte virtuose, si manifestano
con grande ritardo rispetto alle azioni stesse (temperature dell’oceano
profondo). Dipendono inoltre da meccanismi di accumulo (CO2). Il
primo carattere sollecita il criterio di precauzione (vista l’impossibilità di
formulare previsioni precise delle conseguenze). Il secondo sollecita la
consapevolezza (storica) dei danni che già sono stati fatti e del loro effetto
duraturo. Inoltre, porre rimedio agli errori è molto più difficile e
dispendioso che commetterli. L’etica delle conseguenze e il criterio di
anticipazione dovrebbero quindi ispirare ogni politica ambientale.
Radicalità delle scelte e ritardi della
politica
La speranza di rispettare le soglie di aumento massimo
della temperatura sta svanendo. I vincoli di emissione da una COP all’altra
sono sempre più stretti. Eppure la maggior parte delle elaborazioni non parla
di cambiamenti del modello di sviluppo (meglio: si attribuisce alla sola
tecnologia il compito di generare discontinuità). Un esempio eloquente è il
ventilato ricorso al sequestro del carbonio: nuove pattumiere per il nostro
edonismo. L’azione umana dovrebbe invece ricreare le condizioni per rigenerare
l’efficacia dell’assorbimento naturale di CO2 (la capacità naturale
di garantire l’equilibrio climatico). E perseguire modelli nuovi di sviluppo
anche come opportunità di giustizia sociale. I rischi ambientali sono stati
identificati almeno 70 anni fa, anche se in termini preliminari. La
responsabilità della situazione non è distribuita in modo uniforme tra le aree
del pianeta e all’interno delle stesse aree. L’Occidente è stato ed è il
maggiore (ir)responsabile e dovrebbe almeno riconoscere il debito accumulato e
cercare per primo di onorarlo.
La responsabilità
Quanto l’umanità ha fatto è già sufficiente a modificare
i presupposti della vita per svariate generazioni. Ha accumulato un debito di
condizioni vitali verso il futuro del pianeta, debito che non può essere estinto
in tempi brevi, anche perché sta crescendo a ritmi sempre più elevati
(un’appropriazione preventiva). Il grado di efficacia (etica) delle azioni
future dovrebbe essere misurato in relazione al tasso di riduzione del debito
ereditato e di quello che stiamo accumulando nel presente.
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