mercoledì 17 novembre 2021

Commenti a margine della COP 26 - contributo di GianLuigi Faure

 

Abbiamo ricevuto, e con molto piacere qui pubblichiamo, da Gianluigi Faure - apprezzato relatore della recente conferenza avvenuta il giorno 03 Novembre con titolo Cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile – Sfide globali, attori e istituzioni multilaterali(il cui video è stato qui pubblicato con post in data 05 Novembre) – un commento sulla recente Conferenza ONU – COP 26 tenutasi a Glasgow. Il suo pessimismo, determinato dalla insoddisfacente conclusione di un appuntamento pomposamente presentato come “epocale” e da noi di CircolaMente ampiamente condiviso, si traduce in alcune lucidissime osservazioni utili alle nostre future riflessioni sul tema a partire da quella già in programma per il prossimo Mercoledì 24 Novembre – ore 20,45 Auditorium Bertotto – Scuola Media Ferrari in Avigliana – nella quale, accompagnati dal relatore Roberto Mezzalama (Ingegnere Ambientale, membro del CdA del Politecnico di Torino), entreremo nel dettaglio della situazione ambientale italiana come da titolo della conferenza:

“Il clima che cambia l’Italia”

Riflessione sulle conclusioni della COP 26,

ovvero la (ri)scoperta dell’acqua calda,

 ma c’è di peggio

1)   In ottemperanza al principio che una Conferenza ONU non “fallisce” mai (1), cioè che alla fine qualcosa si firma sempre, anche a Glasgow com’era prevedibile, l’asticella delle ambizioni è stata progressivamente e inesorabilmente abbassata in modo da tirare dentro tutti.

2)   Riaffermare quanto sottoscritto (e nel frattempo mai realizzato) sei anni fa a Parigi nel 2015 alla COP 21 è stato venduto come un grande successo. Invece ci si è ben guardati, per lo meno di riaffermare, la necessità assoluta di cambiare i modelli di produzione e di consumo. Tuttavia, a questo proposito bisogna dirla tutta: se qualcuno avesse insistito sulla necessità di cambiare il modo e soprattutto il tenore di vita, al suo ritorno in patria avrebbe trovato due plotoni di esecuzione, uno formato dal mondo finanziario-industriale, l’altro ... dai cittadini.

3)   Scandalosa la posizione sulla lotta alla povertà per contrastare “l’ingiustizia climatica”. Si è assistito all’ennesima contrapposizione Nord/Sud del Mondo come avvenuto ad ogni COP, dalla COP 3 (Kyoto 1997) ai giorni nostri. Questo riguarda il punto delle misure di adattamento e di mitigazione, le quali in teoria vanno di pari passo, ma in pratica non è assolutamente cosí. Le misure di adattamento sono quelle che ci permettono si sopravvivere nell’attesa che le misure di mitigazione facciano il loro effetto. Ora, chi ha un disperato e urgente bisogno delle misure di adattamento sono i Paesi poveri. E li abbiamo mandati via da Glasgow con un pugno di mosche. Ció riguarda il grosso capitolo della Cooperazione allo sviluppo del quale le iniziative sull’ambiente per i paesi poveri fanno parte. Sarebbe certamente interessante per Circolar-mente dedicare, in futuro, un incontro specialmente dedicato a questo tema.

4)   In ogni caso, come ben si sa, si tratta soltanto di promesse. Il Carbon Brief (2) dice: “Oggi, pochi di questi impegni sulle emissioni zero sono codificati in legge, sono promesse di azione a lungo termine piuttosto che impegni vincolanti”; e l’UNEP (3) a sua volta: “ Non vi è alcuna garanzia che i paesi rispettino i loro impegni e c’è il serio rischio che i paesi del G20 non raggiungeranno i loro step intermedi nel 2030”. Già, ecco riscoperta l’acqua calda.

5)   Alok Sharma, presidente britannico della COP26, ha dichiarato: "Ora possiamo dire con credibilità che abbiamo mantenuto in vita 1,5 gradi. Ma il suo polso è debole e sopravviverà solo se manterremo le nostre promesse e tradurremo gli impegni in azioni rapide. Sono grato all'UNFCCC per aver lavorato con noi per consegnare una COP26 di successo...... se lo dice lui, se è un successo aver perfezionato gli accordi di Parigidi sei anni fa, dopo 5 COP, discusse a fare cosa?!

6)   Dunque, firmato con “grande successo” il voluminoso documento finale zeppo di promesse, tutti a casa e ci si vede tutti quanti l’anno prossimo a Sharm in Egitto, per la COP 27!

7)   E nel frattempo...? Il can can mediatico è finito, e possiamo esser certi che 24 ore dopo la fine della COP di questi temi non si troverà più traccia, né sui giornali né in televisione.

 

(1) Ci fu un caso in passato in cui una COP di fatto fallí, si tratta della COP 6 dell’Aia nel 2000, dove in seguito a disaccordi insanabili tra USA ed UE, essa venne sospesa e aggiornata a Bonn l’anno successivo col nome di COP 6-bis! . Mentre alla fine dello stesso anno, il 2001, venne convocata a Marrakech la COP 7 (che di fatto era la COP 8), pensando cosí di avere salvato la faccia.

(2) Sito di scienziati e giornalisti indipendenti, basato a Londra, dedito all ‘analisi e alla divulgazione delle tematiche riguardanti il Clima: https://www.carbonbrief.org, la cui consultazione consiglio vivamente.

(3) L’UNEP è l’istituzione dell’ONU denominata Programma per l’Ambiente, che ha al suo interno l’UNFCCC, la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici la quale organizza le COP.

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