La Parola del mese
Una parola in grado di offrirci nuovi spunti di
riflessione
NOVEMBRE
2023
E’ uno stato
dell’animo, un modo di relazionarsi con gli altri, una maniera di muoversi
nella vita, ma soprattutto è una virtù decisamente fuori moda in questi tempi
nevrastenici, urlati, maleducati. Invocarla non è certo sufficiente per
ripristinarla, ma ricordarne l’esistenza ci è sembrato un buon modo almeno per
provarci …….
Mitezza
Mitezza = La mitezza è
il comportamento o la virtù di chi non indugia alla violenza, mantenendo
un atteggiamento pacato e paziente. In ambito filosofico e religioso viene
considerata una virtù etica. In ambito etologico e psicologico viene
contrapposta all'aggressività
Per recuperarne
il significato, e possibilmente anche l’uso, ci affidiamo al breve saggio con
omonimo titolo
il cui autore è Eugenio Borgna (1930,psichiatra e saggista, a lungo primario di servizi
psichiatrici, fin dai primi esordi ha sempre
seguito innovativi metodi di cura incentrati sul dialogo e l’ascolto empatico
dei pazienti)
dalla
prefazione:
La mitezza,
esperienza umana così importante, e così dimenticata, nella vita personale e
sociale, è la più radicalmente lontana dall’aggressività e dall’angoscia, dall’impazienza
e dalla fretta, dall’orgoglio e dalla superbia, dall’indolenza e
dall’indifferenza, dalla distrazione e dalla sicurezza di sé. La mitezza sconfina nella gentilezza e
nella tenerezza, nella timidezza e nella bontà, nella nostalgia e
nell’amicizia.
Borgna
propone questa sua sentita riproposta del valore della mitezza
ripercorrendo riflessioni che ne hanno evidenziato l’importanza ed il suo senso
profondo di stare al mondo con gli altri. La prima risale agli albori del
cristianesimo, nelle parole pronunciate da Gesù nel “Discorso della montagna”
che nella terza beatitudine afferma “beati
i miti perché erediteranno la terra”. In tempi recenti il compianto cardinal Carlo Maria Martini
(1927-2012) recupera e valorizza questo passaggio, nel suo libro “Beati voi! La promessa della
felicità” del 2012, sottolineando in particolare che “la mitezza
è la capacità di cogliere che nelle relazioni personali – che costituiscono il
livello propriamente umano dell’esistenza – non ha luogo la costrizione o la
prepotenza, ma è più efficace la passione persuasiva, il calore dell’amore”.
La sollecitazione alla mitezza del cardinal Martini coniuga, nel suo recupero
del messaggio evangelico, sapienza filosofica e sentimento religioso, ma non è
dissimile, pur nella diversa e consapevole laicità, da Norberto Bobbio (1909-2004)
nel suo libro del 1994, scritto quindi nella sua piena maturità,
deliberatamente intitolato “Elogio
della mitezza e
altri scritti morali”
in
cui la analizza nei suoi vari risvolti filosofici, etici, politici e giuridici.
Bobbio esplicita una sua iniziale incertezza fra mitezza e mansuetudine risolta in favore della prima perché a suo avviso essa “va più in
profondità”, è attiva, è una virtù sociale, mentre la seconda è
passiva, è una virtù più individuale. L’individuo mite sa cioè essere calmo
nella sua accettazione della presenza del male e usa proprio la sua mitezza per fronteggiarne le conseguenze
dolorose. Una scelta del tutto coerente con il suo dividere le virtù umane tra quelle forti quali il coraggio, la fermezza, la
generosità, il sacrificio, e quelle deboli quali l’umiltà, la modestia, la
gentilezza, e non certo per ultima la stessa mitezza.
I due aggettivi “forti e deboli” non devono trarre in inganno, la propensione
di Bobbio per quest’ultime è ben spiegata con il suo ritenerle non meno utili e
nobili, ma soprattutto perché caratterizzano quella parte della società dove stanno gli
umiliati, gli offesi, i poveri, i sudditi, coloro di cui la storia non si
occupa più di tanto perché non fanno storia, o ne fanno una diversa, una
sommersa con la s minuscola. A suo avviso quindi la mitezza si coniuga in modi diversi e
complementari tra di loro legati dalla speranza in un mondo non violento, non
indifferente, rispettoso di tutti. Per Bobbio non si può allora non amarla, ma
al tempo stesso confessa la sua personale difficoltà ad essere un uomo mite
perché riconosce di essere troppo spesso preda delle “furie” che inesorabilmente sono
sollecitate dalle ingiustizie e dalla storture sociali. In questo senso ritiene
che la mitezza sia inconciliabile
con la politica di fatto giudicandola ….. in un mondo insanguinato dagli odi di grandi e piccoli
potenti una vera antitesi della politica (così come comunemente intesa) …. Borgna inserisce in questa
prima esplorazione una considerazione che nasce dal suo lungo lavoro nel campo
della psichiatria: perché la mitezza
possa diventare il giusto modo di relazionarci alle vicende della vita e alle
esperienze di altre persone, prima ancora di tradurla in gesti coerenti,
essa deve orientare il nostro dialogo, deve essere alimentata con parole giuste
e consapevoli. La mitezza è infatti ferita
dalle parole aride e fredde, scostanti e aggressive, non per nulla le
persone miti sono da queste molto più colpite. Le parole che usiamo, ed i gesti
e gli sguardi che le accompagnano, sono il primo elemento per creare relazioni
miti. In questo senso si rende opportuno, parafrasando Bobbio, meglio
distinguere tra mitezza e gentilezza. Un gentile rapportarsi con gli
altri, nelle parole e nei fatti, è sicuramente propedeutico ad un rapporto
anche mite, ma di per sé stesso non è sufficiente. Vale a dire che se da una
parte la mitezza non può sussistere
là dove non esista gentilezza, dall’altra essa richiede un di più di
disponibilità all’ascolto profondo, alla empatia e alla solidarietà ….. gentilezza e mitezza sono sorelle siamesi, ma la
prima non ha gli orizzonti esistenziali della seconda …. Non a caso infatti la mitezza
non solo ha uno stretto legame con la gentilezza, ma è una
preziosa fonte di saggezza perché connessa anche alla nostalgia, alla fragilità,
alla paura.
Se per saggezza si deve intendere la conoscenza di sé, degli altri, delle
vicende della vita, essa non potrà mai essere raggiunta senza un confronto
costante e profondo con le emozioni interiori che il vivere costantemente ci
sollecita. Ed allora saggezza e mitezza
impongono una stretta relazione con la nostalgia, con il recupero emotivo del
passato, con il suo carico di ricordi luminosi piuttosto che laceranti. La nostalgia
è un carosello di emozioni, di immagini, di intuizioni che aiuta a riscoprire
le ragioni nascoste del passato, quelle che hanno portato ad errori e impedimenti
che, se non ricordati e affrontati, sempre rischiano di essere di freno ad una mitezza davvero sentita e praticata. La
quale, per definizione così predisposta a sbriciolarsi, a dissolversi, non può
non fare i conti con questa sua congenita fragilità che, a sua volta, è cosa
sola con le tante fragilità che segnano le varie fasi della vita dall’infanzia
e dall’adolescenza fino alla vecchiaia. Essere davvero miti inevitabilmente
comporta fare i conti con questa duplice fragilità, significa conoscerla,
accettarla, affrontarla. ben sapendo che la paura del negativo che la vita può
riservarci è ad essa strettamente legata, da essa nasce e si nutre. Ma se da
una parte la paura incontrollata è naturale impedimento alla mitezza, questa è, a compensazione, atteggiamento
utile a moderarne le conseguenze, di certo quando immotivata, ma non di meno
quando giustificata da reali complicanze. Si è, in sintesi, di fronte ad una
sorta di campionario emotivo ed esistenziale, tenuto insieme proprio dalla mitezza, che tutti coinvolge, ma forse non
tutti allo stesso modo. Per quanto sia sempre giusto diffidare delle
generalizzazioni Bobbio da filosofo prima, e Borgna da psichiatra poi,
concordano sul ritenere la mitezza
sia una qualità essenzialmente femminile, perché, per quanto nulla impedisca un
suo spazio in quelli maschili, i modi di vivere femminili, determinati da ruoli
naturali, sociali, culturali, di più ad essa si connotano.
Borgna
accompagna questa sua convinzione della stretta relazione fra mitezza
e femminilità con l’appassionato racconto di alcune sue esperienze da
psichiatra innovativo e anticonformista (ed altre di analogo tono di Mario Tobino, 1910-1991, psichiatra, scrittore e
poeta) che molto lo hanno influenzato in questo senso. Sono stralci di vite vissute
all’ombra della follia che fanno capire quanto sia importante accostarsi, ogni
volta che sia possibile ed anche a scopo terapeutico, ad esse e quanta mitezza
sia possibile trovare in queste persone, soprattutto donne per l’appunto, che
vivono ai limiti della sensibilità umana. Borgna cita al riguardo una
considerazione di Clemens Brentano (1778-1842,
poeta e drammaturgo tedesco): la follia è
l’infelice sorella della poesia. Non a caso quindi, come si vedrà più
avanti, Borgna recupera, per meglio conoscere ed esaltare la mitezza,
diversi testi poetici. Non c’è purtroppo spazio in questo post per presentare né
esperienze nè poesie
Così come la mitezza sembra essere qualità umana più
femminile che maschile allo stesso modo sembra timidamente affacciarsi
soprattutto nell’adolescenza prima che gli affanni del vivere rendano più duri
mente e spirito. E poi dopo, a chiudere una sorta di cerchio, nell’età anziana.
L’adolescenza e l’anzianità a ben vedere sono le fasi del nostro vivere più
libere da conflitti ed ambizioni, dalle tante, troppe, esigenze imposte alla
quotidianità dell’homo faber. La mitezza quindi,
quando è già del suo presente nel modo di vivere di una persona, è virtù
paziente, sa riaffiorare non appena la vita le concede uno spiraglio. Questa
consapevolezza dovrebbe indurre a ricercarla dentro di noi sempre, in ogni fase
della vita, sapendo che essa, quando trovata, recuperata, non potrà mai essere scalfita dalla
indifferenza, dalla aggressività, dalla noncuranza, dalla noia, che sono le sue
nemiche. Borgna si affida infine ad una citazione di Walter Benjamin
(1892-1940,
filosofo e pensatore eclettico tedesco di origine ebraica) ……. la mitezza, come la speranza, è data a noi
perché la si doni a chi l’abbia perduta …. per riflettere sul suo
ruolo nella dimensione relazionale e sociale, e quindi nella stessa sfera della
politica. E’ difficile non essere d’accordo con Norberto Bobbio quando, come
precisato in precedenza, tristemente constata che mitezza
e
politica faticano a conciliarsi. Le forme e la sostanza della
diversità di idee pubbliche sembrano infatti impedire che il confronto politico
sia giocato su tonalità più riflessive, più aperte all’ascolto delle ragioni
altrui. E’ quindi forse inevitabile che le parole che esprimono la diversità di
idee siano anche forti, accese, taglienti. Ma, soprattutto in questi tempi di
spettacolarizzazione mediatica del dibattito politico, sarebbe un bel segnale
se la mitezza, fermo restando
l’aperto confronto delle idee e delle parole, ispirasse almeno il
metalinguaggio, i moti di espressione corporali, il rispetto degli spazi e dei
tempi altrui. Nulla verrebbe tolto alla sostanza del dibattere, molto verrebbe
aggiunto al livello di convivenza civile che chi ha ruoli pubblici trasmette a
ricaduta all’intera comunità
Chiudiamo
questo post citando, in ordine confuso, alcune delle figure letterarie,
soprattutto di poeti e poetesse, dalle quali Borgna ha recuperato passaggi
(come si è detto qui non presentabili) che di più testimoniano il valore della mitezza:
Friedrich Holderlin (1770-1843, poeta
tedesco), Emily Dickinson (1830-1886,
poetessa statunitense), Giacomo Leopardi (1798-1837),
Vivian Lamarque (1946, poetessa italiana), Giovanni Pascoli (1855-1912), Sergio Corazzini (1886-1907, poeta italiano morto
giovanissimo), Antonia Pozzi (1912-1938,
poetessa italiana), Fedor Dostoevskij (1821-1881,
Borgna cita la mitezza di Alesa uno dei “Fratelli Karamazov”, i modi di fare del principe
Myskin il protagonista del romanzo “L’idiota”, ed il racconto che ha come
titolo “La mite”), Rainer Maria Rilke
(1875-1926, poeta e scrittore austriaco). E’ citato anche il film “Une femme
douce (in italiano “Così bella, così dolce”) del regista francese Robert Bresson (1901-1999)
Grande virtù la mitezza se sincera condizione dell’anima e non come accorgimento tattico per ottenere specifici obiettivi personali. Pertanto basta osservarne i risultati.
RispondiEliminaE' una qualità anche maschile, per fortuna, anche se questo non è tanto accettato o accettabile in molte società.
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