mercoledì 1 novembre 2023

La Parola del mese - Novembre 2023

 

La Parola del mese

Una parola in grado di offrirci nuovi spunti di riflessione

NOVEMBRE 2023

E’ uno stato dell’animo, un modo di relazionarsi con gli altri, una maniera di muoversi nella vita, ma soprattutto è una virtù decisamente fuori moda in questi tempi nevrastenici, urlati, maleducati. Invocarla non è certo sufficiente per ripristinarla, ma ricordarne l’esistenza ci è sembrato un buon modo almeno per provarci …….

Mitezza

 Mitezza = La mitezza è il comportamento o la virtù di chi non indugia alla violenza, mantenendo un atteggiamento pacato e paziente. In ambito filosofico e religioso viene considerata una virtù etica. In ambito etologico e psicologico viene contrapposta all'aggressività

Per recuperarne il significato, e possibilmente anche l’uso, ci affidiamo al breve saggio con omonimo titolo

il cui autore è Eugenio Borgna (1930,psichiatra e saggista, a lungo primario di servizi psichiatrici, fin dai primi esordi ha sempre seguito innovativi metodi di cura incentrati sul dialogo e l’ascolto empatico dei pazienti) 


dalla prefazione:

La mitezza, esperienza umana così importante, e così dimenticata, nella vita personale e sociale, è la più radicalmente lontana dall’aggressività e dall’angoscia, dall’impazienza e dalla fretta, dall’orgoglio e dalla superbia, dall’indolenza e dall’indifferenza, dalla distrazione e dalla sicurezza di sé. La mitezza sconfina nella gentilezza e nella tenerezza, nella timidezza e nella bontà, nella nostalgia e nell’amicizia.

Borgna propone questa sua sentita riproposta del valore della mitezza ripercorrendo riflessioni che ne hanno evidenziato l’importanza ed il suo senso profondo di stare al mondo con gli altri. La prima risale agli albori del cristianesimo, nelle parole pronunciate da Gesù nel  “Discorso della montagna” che nella terza beatitudine afferma “beati i miti perché erediteranno la terra”. In tempi recenti il compianto cardinal Carlo Maria Martini (1927-2012) recupera e valorizza questo passaggio, nel suo libro “Beati voi! La promessa della felicità” del 2012, sottolineando in particolare che “la mitezza è la capacità di cogliere che nelle relazioni personali – che costituiscono il livello propriamente umano dell’esistenza – non ha luogo la costrizione o la prepotenza, ma è più efficace la passione persuasiva, il calore dell’amore”. La sollecitazione alla mitezza del cardinal Martini coniuga, nel suo recupero del messaggio evangelico, sapienza filosofica e sentimento religioso, ma non è dissimile, pur nella diversa e consapevole laicità, da Norberto Bobbio (1909-2004) nel suo libro del 1994, scritto quindi nella sua piena maturità, deliberatamente intitolato “Elogio della mitezza e altri scritti morali

in cui la analizza nei suoi vari risvolti filosofici, etici, politici e giuridici. Bobbio esplicita una sua iniziale incertezza fra mitezza e mansuetudine risolta in favore della prima perché a suo avviso essa “va più in profondità”, è attiva, è una virtù sociale, mentre la seconda è passiva, è una virtù più individuale. L’individuo mite sa cioè essere calmo nella sua accettazione della presenza del male e usa proprio la sua mitezza per fronteggiarne le conseguenze dolorose. Una scelta del tutto coerente con il suo dividere le virtù umane tra quelle forti quali il coraggio, la fermezza, la generosità, il sacrificio, e quelle deboli quali l’umiltà, la modestia, la gentilezza, e non certo per ultima la stessa mitezza. I due aggettivi “forti e deboli” non devono trarre in inganno, la propensione di Bobbio per quest’ultime è ben spiegata con il suo ritenerle non meno utili e nobili, ma soprattutto perché caratterizzano quella parte della società dove stanno gli umiliati, gli offesi, i poveri, i sudditi, coloro di cui la storia non si occupa più di tanto perché non fanno storia, o ne fanno una diversa, una sommersa con la s minuscola. A suo avviso quindi la mitezza si coniuga in modi diversi e complementari tra di loro legati dalla speranza in un mondo non violento, non indifferente, rispettoso di tutti. Per Bobbio non si può allora non amarla, ma al tempo stesso confessa la sua personale difficoltà ad essere un uomo mite perché riconosce di essere troppo spesso preda delle “furie” che inesorabilmente sono sollecitate dalle ingiustizie e dalla storture sociali. In questo senso ritiene che la mitezza sia inconciliabile con la politica di fatto giudicandola ….. in un mondo insanguinato dagli odi di grandi e piccoli potenti una vera antitesi della politica (così come comunemente intesa) …. Borgna inserisce in questa prima esplorazione una considerazione che nasce dal suo lungo lavoro nel campo della psichiatria: perché la mitezza possa diventare il giusto modo di relazionarci alle vicende della vita e alle esperienze di altre persone, prima ancora di tradurla in gesti coerenti, essa deve orientare il nostro dialogo, deve essere alimentata con parole giuste e consapevoli. La mitezza è infatti ferita dalle parole aride e fredde, scostanti e aggressive, non per nulla le persone miti sono da queste molto più colpite. Le parole che usiamo, ed i gesti e gli sguardi che le accompagnano, sono il primo elemento per creare relazioni miti. In questo senso si rende opportuno, parafrasando Bobbio, meglio distinguere tra mitezza e gentilezza. Un gentile rapportarsi con gli altri, nelle parole e nei fatti, è sicuramente propedeutico ad un rapporto anche mite, ma di per sé stesso non è sufficiente. Vale a dire che se da una parte la mitezza non può sussistere là dove non esista gentilezza, dall’altra essa richiede un di più di disponibilità all’ascolto profondo, alla empatia e alla solidarietà ….. gentilezza e mitezza sono sorelle siamesi, ma la prima non ha gli orizzonti esistenziali della seconda …. Non a caso infatti la mitezza non solo ha uno stretto legame  con la gentilezza, ma è una preziosa fonte di saggezza perché connessa anche alla nostalgia, alla fragilità, alla paura. Se per saggezza si deve intendere la conoscenza di sé, degli altri, delle vicende della vita, essa non potrà mai essere raggiunta senza un confronto costante e profondo con le emozioni interiori che il vivere costantemente ci sollecita. Ed allora saggezza e mitezza impongono una stretta relazione con la nostalgia, con il recupero emotivo del passato, con il suo carico di ricordi luminosi piuttosto che laceranti. La nostalgia è un carosello di emozioni, di immagini, di intuizioni che aiuta a riscoprire le ragioni nascoste del passato, quelle che hanno portato ad errori e impedimenti che, se non ricordati e affrontati, sempre rischiano di essere di freno ad una mitezza davvero sentita e praticata. La quale, per definizione così predisposta a sbriciolarsi, a dissolversi, non può non fare i conti con questa sua congenita fragilità che, a sua volta, è cosa sola con le tante fragilità che segnano le varie fasi della vita dall’infanzia e dall’adolescenza fino alla vecchiaia. Essere davvero miti inevitabilmente comporta fare i conti con questa duplice fragilità, significa conoscerla, accettarla, affrontarla. ben sapendo che la paura del negativo che la vita può riservarci è ad essa strettamente legata, da essa nasce e si nutre. Ma se da una parte la paura incontrollata è naturale impedimento alla mitezza, questa è, a compensazione, atteggiamento utile a moderarne le conseguenze, di certo quando immotivata, ma non di meno quando giustificata da reali complicanze. Si è, in sintesi, di fronte ad una sorta di campionario emotivo ed esistenziale, tenuto insieme proprio dalla mitezza, che tutti coinvolge, ma forse non tutti allo stesso modo. Per quanto sia sempre giusto diffidare delle generalizzazioni Bobbio da filosofo prima, e Borgna da psichiatra poi, concordano sul ritenere la mitezza sia una qualità essenzialmente femminile, perché, per quanto nulla impedisca un suo spazio in quelli maschili, i modi di vivere femminili, determinati da ruoli naturali, sociali, culturali, di più ad essa si connotano.

Borgna accompagna questa sua convinzione della stretta relazione fra mitezza e femminilità con l’appassionato racconto di alcune sue esperienze da psichiatra innovativo e anticonformista (ed altre di analogo tono di Mario Tobino, 1910-1991, psichiatra, scrittore e poeta) che molto lo hanno influenzato in questo senso. Sono stralci di vite vissute all’ombra della follia che fanno capire quanto sia importante accostarsi, ogni volta che sia possibile ed anche a scopo terapeutico, ad esse e quanta mitezza sia possibile trovare in queste persone, soprattutto donne per l’appunto, che vivono ai limiti della sensibilità umana. Borgna cita al riguardo una considerazione di Clemens Brentano (1778-1842, poeta e drammaturgo tedesco): la follia è l’infelice sorella della poesia. Non a caso quindi, come si vedrà più avanti, Borgna recupera, per meglio conoscere ed esaltare la mitezza, diversi testi poetici. Non c’è purtroppo spazio in questo post per presentare né esperienze nè poesie

Così come la mitezza sembra essere qualità umana più femminile che maschile allo stesso modo sembra timidamente affacciarsi soprattutto nell’adolescenza prima che gli affanni del vivere rendano più duri mente e spirito. E poi dopo, a chiudere una sorta di cerchio, nell’età anziana. L’adolescenza e l’anzianità a ben vedere sono le fasi del nostro vivere più libere da conflitti ed ambizioni, dalle tante, troppe, esigenze imposte alla quotidianità dell’homo faber. La mitezza quindi, quando è già del suo presente nel modo di vivere di una persona, è virtù paziente, sa riaffiorare non appena la vita le concede uno spiraglio. Questa consapevolezza dovrebbe indurre a ricercarla dentro di noi sempre, in ogni fase della vita, sapendo che essa, quando trovata, recuperata, non potrà mai essere scalfita dalla indifferenza, dalla aggressività, dalla noncuranza, dalla noia, che sono le sue nemiche. Borgna si affida infine ad una citazione di Walter Benjamin (1892-1940, filosofo e pensatore eclettico tedesco di origine ebraica) ……. la mitezza, come la speranza, è data a noi perché la si doni a chi l’abbia perduta …. per riflettere sul suo ruolo nella dimensione relazionale e sociale, e quindi nella stessa sfera della politica. E’ difficile non essere d’accordo con Norberto Bobbio quando, come precisato in precedenza, tristemente constata che mitezza e politica faticano a conciliarsi. Le forme e la sostanza della diversità di idee pubbliche sembrano infatti impedire che il confronto politico sia giocato su tonalità più riflessive, più aperte all’ascolto delle ragioni altrui. E’ quindi forse inevitabile che le parole che esprimono la diversità di idee siano anche forti, accese, taglienti. Ma, soprattutto in questi tempi di spettacolarizzazione mediatica del dibattito politico, sarebbe un bel segnale se la mitezza, fermo restando l’aperto confronto delle idee e delle parole, ispirasse almeno il metalinguaggio, i moti di espressione corporali, il rispetto degli spazi e dei tempi altrui. Nulla verrebbe tolto alla sostanza del dibattere, molto verrebbe aggiunto al livello di convivenza civile che chi ha ruoli pubblici trasmette a ricaduta all’intera comunità

Chiudiamo questo post citando, in ordine confuso, alcune delle figure letterarie, soprattutto di poeti e poetesse, dalle quali Borgna ha recuperato passaggi (come si è detto qui non presentabili) che di più testimoniano il valore della mitezza: Friedrich Holderlin (1770-1843, poeta tedesco), Emily Dickinson (1830-1886, poetessa statunitense), Giacomo Leopardi (1798-1837), Vivian Lamarque (1946, poetessa italiana), Giovanni Pascoli (1855-1912), Sergio Corazzini (1886-1907, poeta italiano morto giovanissimo), Antonia Pozzi (1912-1938, poetessa italiana), Fedor Dostoevskij (1821-1881, Borgna cita la mitezza di Alesa uno dei “Fratelli Karamazov”, i modi di fare del principe Myskin il protagonista del romanzo “L’idiota”, ed il racconto che ha come titolo “La mite”), Rainer Maria Rilke (1875-1926, poeta e scrittore austriaco). E’ citato anche il film “Une femme douce (in italiano “Così bella, così dolce”) del regista francese Robert Bresson (1901-1999)

 



2 commenti:

  1. Grande virtù la mitezza se sincera condizione dell’anima e non come accorgimento tattico per ottenere specifici obiettivi personali. Pertanto basta osservarne i risultati.

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  2. E' una qualità anche maschile, per fortuna, anche se questo non è tanto accettato o accettabile in molte società.

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