lunedì 1 agosto 2016

La parola del mese - Agosto 2016


LA PAROLA DEL MESE 

A turno si propone una parola, evocativa di pensieri collegabili ed in grado di aprirsi verso nuove riflessioni



Agosto 2016



Temperie

tempèrie s. f. [dal lat. temperies, der. di temperare (v. temperare)]. – 1. Il complesso delle condizioni climatiche e atmosferiche in un determinato luogo; talora (in contrapp. a intemperie), stato mite dell’atmosfera. 2. Il particolare carattere di un determinato ambiente o momento culturale e storico, considerato in relazione ad avvenimenti che ne sono il frutto o l’espressione; clima storico: 3. Giusta, proporzionata mescolanza (di elementi, di umori del corpo, ecc.).



domanda: quale potrebbe essere secondo voi, in questo momento storico la temperie del nostro paese e più in generale dell’Europa

4 commenti:

  1. domanda: quale potrebbe essere secondo voi, in questo momento storico la temperie del nostro paese e più in generale dell’Europa


    Mi spiego: come è possibile rispondere a una domanda che dal punto di vista metodologico chiede di analizzare tante diverse variabili in gioco?
    Innanzi tutto che cos’è l’Europa?
    Una realtà geo-politica, la cui motivazione esistenziale è essenzialmente economica.
    Inoltre è una società multiculturale. Va bene che siamo, per nostra natura, monadi culturali , dato che abbiamo bisogno di piccoli gruppi di riferimento, cui affidarsi per le nostre necessità di sopravvivenza, però le barriere culturali possono essere riviste, non diventare rigidi confini che abbiamo paura di rivedere e di abbattere.
    Purtroppo dipendiamo anche dalle nostre capacità e abilità cognitive, sociali e dal controllo emotivo, fattori di natura educativa. Ma tutto è migliorabile.
    Per finire apparteniamo a un periodo storico che con le sue innovazioni tecnologiche ci ha immesso, impreparati e inadeguati, in un villaggio globale; Bauman ha tentato di definire la situazione "liquida" però più che liquida io la definirei melmosa, ma sono, come dice mia sorella, la solita pessimista.
    C’è chi invece è un tenace ottimista, come Vito Mancuso (Repubblica 2 agosto 2016):
    “Oggi siamo al cospetto di un’epoca molto vitale per le religioni. Il mondo è diventato un laboratorio che chiama le singole religioni con i loro riti e le loro liturgie a mettersi al servizio di questa dimensione esistenziale della preghiera, assai più importante della preghiera come espressione della fede dottrinale. E in questa prospettiva, senza attendere un futuro atto terroristico ma semmai contribuendo a prevenirlo, sarebbe bellissimo che almeno una volta all’anno i fedeli delle diverse religioni si incontrassero davvero con finalità spirituale, meditando umilmente, nel più perfetto silenzio, di fronte all’immensità della vita e al suo mistero. Sperimenterebbero così l’inadeguatezza di tutte le loro dottrine e i loro precetti, e questa esperienza di vera trascendenza è la via privilegiata per la pace e il mite sorriso che dimora nel cuore di ogni autentica persona spirituale. “ Un po’ di utopia non fa male.
    Come si è visto da questa veloce carrellata molte sono le variabili da esaminare, ma soprattutto, secondo me, manca la volontà di mettersi in gioco e di ascoltare l’altro.
    Come nella Torre di Babele.

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  2. Domina l’inquietudine, talvolta manifesta, talvolta sottaciuta o inconsapevole.
    Penso che sia comunque diffusa la sensazione che qualcosa debba accadere nel senso della discontinuità, qualcosa su cui abbiamo perso il controllo.
    La paura e, più in generale, le passioni tristi disegnano nuovi equilibri nei rapporti tra uomini e nazioni.
    Il risentimento trasuda nei discorsi delle persone che , ovunque si collochino nella gerarchia sociale ed economica, si sentono tradite e sottostimate.
    C’è stata una mancanza di sobrietà nei desideri e ora dominano sentimenti smisurati e diffusi di perdita.
    Penso che possa interessare la lettura di un libricino di poche pagine, ma intenso nei contenuti, dal titolo “Senza guerra” ed Mulino che contiene quattro contributi alla riflessine sul tema di Cacciari, Della Loggia, Rasy e Caracciolo.
    In queste poche righe, scritte a caldo mi sento un po’ Cassandra, ma nel contempo penso che da qualche parte ci sia una qualche Arianna che dipana il suo filo per uscire dal labirinto. Massima

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  3. Condivido la fotografia fatta da Massima sugli “umori”, individuali e collettivi, che segnano questi tempi. Spostandomi sul piano delle possibili cause direi che la temperie di questo momento storico è l’ “IMPOLITICA”, intesa sia nel suo senso letterale che in quello di Impotenza della POLITICA. Le nostre vite sono sempre più dirette da due forze: l’economia e la tecnologia. Ambedue si muovono, e muovono tutti noi, seguendo logiche proprie indifferenti al reale “ben-essere”. La percezione diffusa di essere di fronte a cambiamenti radicali del nostro vivere, prodotti e uniformati dall’intreccio di queste due forze, si traduce inevitabilmente nell’inquietudine individuata da Massima perché si accompagna con la sensazione che nessuno e nulla in questo momento è in grado di “governare” le logiche dell’economia e della tecnologia. Dovrebbe farlo la Politica, quella con la P maiuscola, quella che già Nietzsche definiva la “Grande Politica”. Ma essa, esaurita la spinta degli ideali del dopoguerra, si è spogliata della maiuscola scadendo in cieche pratiche del quotidiano o nello strumentale ripiegarsi su inutili richiami a rinchiudersi su sé stessi. Quando più ci sarebbe bisogno della Politica troviamo solo IMPOLITICA.

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  4. Il terrorismo degli estremisti e quello dei trattati sul libero commercio, la sinistra che non c’è e se c’è è molto ben nascosta, l’ombra di Trump sulle elezioni USA, l’involuzione reazionaria, il ritorno indietro alle antiche certezze della discriminazione razziale e dell’esclusione sociale come garanzia per il recupero di benessere e stabilità: questi e tanti altri i problemi, le paure che ci troviamo di fronte. Condivido quanto detto da Giancarlo: in questo grande mare in cui stiamo nuotando e rischiamo di affogare c’è bisogno di POLITICA con la P maiusola! La politica attuale, nella sua gran parte, non può, non vuole o non riesce più a intercettare i veri problemi, a farsene carico e a rappresentarli nelle sedi istituzionali. Oggigiorno, secondo me, si è invece genuflessa al capitalismo finanziario e ai suoi dogmi ritenendo che i problemi di quest’ultimo siano i soli da affrontare, rappresentare e risolvere.

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