LA PAROLA DEL MESE
A turno si propone una parola, evocativa di pensieri collegabili ed in grado di aprirsi verso nuove riflessioni
NOVEMBRE
2016
ontologia/epistemologia/etica
ontologia = Nel linguaggio
filosofico., la scienza dell’essere in quanto essere: il termine è stato
introdotto nel sec. 17° e deve in particolare la sua fortuna al filosofo tedesco.
Christian Wolf (1679-1754) che nella sua Philosophia
prima sive Ontologia (1729) lo definiva come equivalente di
«filosofia prima» (espressione usata da Aristotele per la scienza dell’essere,
poi chiamata metafisica)
«in cui sono contenuti tutti i principî della conoscenza umana»; è stato poi
ampiamente riutilizzato nel nostro secolo, con valenze diverse, da E. Husserl,
N. Hartmann e M. Heidegger.
epistemologia = Nella
filosofia del sec. 19°, la parte della gnoseologia che più in particolare si
occupava dei metodi e dei fondamenti della conoscenza scientifica. In
un’accezione più moderna e corrente, che prescinde dalla priorità dell’indagine
gnoseologica e preferisce insistere sull’esemplarità della scienza positiva,
s’intende per epistemologia
l’indagine critica intorno alla struttura e ai metodi (osservazione,
sperimentazione e inferenza) delle scienze, riguardo anche ai problemi del loro
sviluppo e della loro interazione, sinonimo. quindi di filosofia della scienza;
può riferirsi anche all’analisi critica dei fondamenti di singole discipline: epistemologia della matematica, e. della fisica, ecc., o
della conoscenza in quanto tale (e.
genetica, e. evoluzionistica).
etica = Nel linguaggio filosofico., ogni
dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo,
soprattutto in quanto intenda indicare quale sia il vero bene e quali i mezzi
atti a conseguirlo, quali siano i doveri morali verso sé stessi e verso gli
altri, e quali i criterî per giudicare sulla moralità delle azioni umane:
etica socratica,
etica edonistica,
etica kantiana,
etica utilitaristica, etica nietzschiana; Etica Nicomachea e Etica Eudemea, titoli di
due opere morali di Aristotele. In senso più ampio, complesso di norme
morali e di costume che identificano un preciso comportamento nella vita di
relazione con riferimento a particolari situazioni storiche: etica greca,
etica cristiana; etica protestante, quella
che, secondo le tesi del sociologo tedesco Max Weber (1864-1920), avrebbe
informato in Europa lo spirito del capitalismo dopo il 16° sec. nei paesi
protestanti, o fra le sètte protestanti all’interno dei paesi cattolici (si
tratterebbe di un’etica razionalistica che assegna fini essenzialmente mondani,
quali l’impegno, il lavoro, la riuscita, e soprattutto l’accumulazione metodica
della ricchezza).
Perché questa composizione di
tre parole unite come parola del mese?
Perchè tutte tre, fra di loro legate, sono
al centro di un vivo dibattito in campo filosofico che ha importanti ricadute
per ogni attività culturale e per chi, come noi di Circolarmente, cerca di
comprendere la realtà, sociale, economica, scientifica e culturale in senso
lato, nella quale siamo inseriti. A maggior ragione se, come quest’anno,
intendiamo riflettere su temi quali “memoria e trasformazioni”. Restando a
quanto si sta muovendo in campo filosofico sembra definitivamente superata la
sbornia “post-moderna” che, all’insegna di un “pensiero debole” e soprattutto
nella sua variante francese, aveva negato l’oggettività dei fenomeni
osservabili (……non esistono fatti ma solo interpretazioni…..). Oggi da più
parti viene riproposta una forte attenzione alla “realtà”; diverse scuole di
pensiero sono riconducibili ad un filone filosofico riassumibile in quello che
viene definito “nuovo realismo”. Uno dei maggiori pensatori di questo movimento
è sicuramente il filosofo torinese Maurizio Ferraris, autore di numerosi saggi
sul tema a partire da quello intitolato proprio “Manifesto del nuovo realismo” (Laterza 2012).
Le questioni legate a questa svolta
significativa sono ovviamente molte e molto complesse, volendo in qualche modo
sintetizzare al massimo il suo pensiero per quanto qui ci interessa è possibile
sostenere che per Ferraris alla base di ogni riflessione umana sta l’aspetto
ontologico (quello che c’è) dal quale derivano sia l’epistemologia (quello che
sappiamo e come arriviamo a saperlo) sia l’etica (quello che dobbiamo fare in
relazione a quello che c’è). Tutto semplice come all’apparenza può sembrare? Tutti
convinti di questa catena? Ebbene no, molti dei pensatori comunque
riconducibili al nuovo realismo lo sviluppano con varianti significative. Fra
questi va iscritto Paolo Flores d’Arcais il quale, pur dichiarando di aderire
pienamente al nuovo realismo, ha da tempo avviato con Maurizio Ferraris un confronto, tanto garbato
quanto acceso (il cui ultimo atto può essere letto in dettaglio nell’ultimo
numero di MicroMega 7/2016), proprio sulla relazione fra ontologia, i fatti, e
l’epistemologia e l’etica. Procedendo con altrettanta massima sintesi il
pensiero di Flores d’Arcais si differenzia da quello di Ferraris in quanto egli
sostiene che, pur derivando in ambedue i casi da “fatti”, è diversa l’epistemologia
riferibile a quelli scientifici, conoscenza “dura” in quanto falsificabili,
piuttosto che a fatti “sociali”, conoscenza “debole e sempre opinabile”. Egli
nega inoltre che l’etica derivi dai fatti ritenendola al contrario una “creazione”
culturale umana a sé stante tale da far percepire l’ontologia in modo diverso a
seconda della diversità dei valori che la compongono. La differenza fra queste
posizioni, seppur riconducibili nel comune alveo del nuovo realismo, non è cosa
di poco conto. Difficile in questo nostro blog sviluppare un dibattito
specifico sui temi più strettamente filosofici ma è bene, proprio nel momento
in cui la nostra attenzione si rivolge ai “fatti” riferibili alla memoria e a
quelli prodotti dalle trasformazioni, tenere in una certa considerazione i modi
diversi di guardarli e giudicarli. Un primo passo può essere anche soltanto
capire fra di noi se ci pare più convincente l’approccio di Ferraris rispetto a
quello di Flores d’Arcais.
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