La
parola del mese
A turno si propone una parola evocativa di pensieri fra di loro
collegabili in grado di offrirci nuovi spunti di riflessione
GIUGNO 2022
Da sempre è considerato,
forse per supponenza umana, un mistero irrisolvibile, e non sono pochi quelli
che, per il timore di pericolose e distopiche manipolazioni o anche solo per
preservarlo come tratto distintivo, si augurano che tale resti per sempre.
Parliamo di quella strana dote umana chiamata……
COSCIENZA
cosciènza = (sostantivo femminile derivato dal latino conscientia) consapevolezza che il soggetto ha di
sé stesso e del mondo esterno con cui è in rapporto, della propria identità e del complesso delle proprie attività
interiori
Questa è nel Vocabolario on-line
Treccani la definizione relativa all’aspetto che qui interessa e che
approfondiremo, per quanto possibile, con un nostro riepilogo del già del suo sinteticissimo
viaggio nelle attuali conoscenze che della coscienza sono in grado di offrirci le neuroscienze,
proposto nel suo ultimo saggio da Antonio Damasio, unanimemente considerato uno
dei suoi massimi esperti
(Antonio
Damasio = 1944 neurologo,
neuroscienziato, psicologo, portoghese, da tempo lavora negli USA)
INTRO
Per “tentare” di comprendere, nel suo più completo significato, il mistero “coscienza” occorre risalire a quello della “vita” fin dal suo primo apparire sulla Terra, per poi da lì percorrerne l’evoluzione fino alla comparsa in scena dell’organismo vivente che, probabilmente a torto, si è autoproclamato l’unico a possedere questa dote, qualunque cosa questa possa significare.
I - ESSERE
In principio non era il verbo = Molto
prima che parole prendessero forma gli organismi unicellulari, per sopravvivere
in contesti naturali molto più ostili di quelli dell’attuale
olocene/antropocene, già “sentivano” i segnali dell’ambiente esterno e già attuavano
conseguenti azioni, di fatto semplici
reazioni fisico-chimiche, ma così complesse e diversificate da poter
essere sicuramente definite “intelligenti”,
mossi unicamente dalla ricerca della loro “omeostasi” (la
tendenza naturale al raggiungimento di una stabilità vitale). Questa
condizione, definibile per l’appunto come “intelligenza non esplicita”,
rappresenta ancora oggi l’eredità evoluzionistica posseduta da tutti gli
attuali organismi viventi
Lo scopo della vita = L’omeostasi
infatti non svanisce con la comparsa sulla scena evoluzionistica degli organismi
pluricellulari, e multi-sistemici, resta in essi efficacemente attiva per
garantire risposte, sempre basate su automatiche reazioni fisico-chimiche, agli
stimoli ambientali. Viene però affiancata da altri “dispositivi”,
sempre più specializzati per l’efficace conservazione di una buona vita. Il più
importante dei quali si rivelerà essere il “sistema nervoso”. Ossia un sistema fisiologico,
capace di innervare l’intero organismo per dotarlo di una capacità omeostatica
basata su precisi “schemi di comportamento” (patterns). Progressivamente il sistema nervoso
evolve verso forme sempre più complesse ed articolate, al culmine delle quali
una sua specifica parte, che via via ha acquistato maggiori dimensioni e sempre
più ricche dotazioni cellulari specializzate (neuroni), opera pienamente come
una autentica “cabina
di regia”. Dal punto di vista fisiologico è la nascita del “cervello” , da quello della completa funzionalità del
sistema nervoso quella delle “menti”. Al culmine di questo processo evoluzionistico un
particolare organismo pluricellulare, l’homo sapiens, si afferma come quello
che di più e meglio ha affinato il proprio sistema nervoso, il proprio cervello
e la propria mente, affiancando a quella non esplicita una “’intelligenza esplicita della mente”. Vale a dire la forma più evoluta di intelligenza
capace di “ragionamenti”,
ossia di strategie molto complesse per muoversi nell’ambiente e per gestire la
propria vita.
Corpi e cervelli = Damasio
ha percorso, ovviamente a volo d’aquila, l’essenza della evoluzione
dell’intelligenza per evidenziare un primo fondamentale aspetto: non si può
comprendere ciò che succede nella mente ignorando l’evoluzione del sistema
nervoso, ma al tempo stesso, anticipando considerazioni successive, che quest’ultimo
da solo non è a sua volta in grado di spiegarlo compiutamente. E’ comunque indispensabile
tenere nella giusta considerazione un fondamentale dato evolutivo: come si è
molto sinteticamente visto il sistema nervoso compare con il preciso scopo di ottimizzare
la coordinazione funzionale dei vari sistemi fisiologici (ad es. quello endocrino, respiratorio,
digerente, immunitario, riproduttivo che, per funzionare al meglio, devono
lavorare in accordo) che progressivamente hanno arricchito la
dotazione naturale degli organismi pluricellulari, homo sapiens compreso. Vale
a dire che il sistema nervoso nel suo insieme, cervello e mente compresi,
nasce, si sviluppa ed opera in inestricabile relazione con il “corpo” (il vero “proprietario” di tutti i
sistemi fisiologici), con il quale quindi mantiene fitte,
costanti e complesse interrelazioni. Il
corpo - che, è bene non scordarlo, ancora possiede ed usa l’intelligenza non
esplicita della omeostasi per gestire “in automatico” molte azioni - è quindi la
fonte primaria di tutti i dati vitali elaborati e gestiti, grazie
all’intelligenza esplicita, dal sistema nervoso. Sono i segnali del corpo che,
come meglio si vedrà in seguito, danno senso e riscontro all’intero operare di
tutte le sue componenti.
Essere, sentire, conoscere = Il
percorso evolutivo che ha realizzato questa indissolubile cooperazione tra
corpo, sistema nervoso, cervello e mente, così come tra l’intelligenza non
esplicita e quella esplicita, secondo Damasio è articolato in tre stadi che
corrispondono a sistemi anatomici e funzionali distinti che intervengono, a
seconda dei casi, in relazione sia al contingente fattore esterno sia alla loro
specializzazione:
lo stadio dell’essere =
corrisponde nel processo evolutivo alla fase dell’intelligenza non esplicita,
quella guidata dall’omeostasi, che attiva nel corpo, così come nella singola
cellula, preziose reazioni fisico/chimiche senza il concorso di una decisione
consapevole dell’organismo
lo stadio del sentire =
segue il precedente stadio con la comparsa negli organismi pluricellulari
dotati di sistemi differenziati, compreso il sistema nervoso, di una migliore
capacità di percepire ed elaborare i segnali provenienti sia dall’ambiente
esterno che da quello interno ottimizzando così la conseguenti risposte. La
capacità del “sentire”,
intesa in questo senso, sarà più volte ripresa da Damasio che la giudica
una componente fondamentale per comprendere il formarsi dei “fenomeni mentali”
ossia delle “esperienze
mentali” direttamente connesse con ambiente e vita
lo stadio del conoscere = costituito, al culmine
del percorso evolutivo, dall’unione di essere e sentire, è lo stadio in cui si
manifesta nella sua pienezza l’intera attività della mente. Questa forma di
conoscenza richiede per poter essere efficace che tutti i dati forniti da
questa unione siano, immediatamente ed automaticamente, riferiti in modo
esclusivo al soggetto “che sta conoscendo”. Vale a dire che per poter
divenire completa “esperienza mentale” devono essere “messi in
relazione” con l’organismo che li sta vivendo. Questo rapporto tra
oggetto della conoscenza e soggetto del conoscere - secondo Damasio il primo decisivo
passo versa una possibile comprensione della coscienza
- si concretizza con uno specifico fenomeno mentale: la creazione di “immagini mentali”.
II – Le menti
e la nuova arte della rappresentazione
Intelligenza, menti e coscienza = L’intelligenza umana è un aspetto della nostra
caratteristica di organismo vivente decisamente complesso che da una parte
poggia su un “sistema fisico”, quello nervoso nella sua completezza, ma dall’altra
presuppone che la mente sia capace di percepire, memorizzare e ragionare. Questa
abilità si è evoluzionisticamente realizzata grazie alla creazione nella mente
di “schemi
mappati spazialmente”, vere e proprie mappe che rappresentano nella
mente “oggetti
ed azioni” raccolti in interazione con l’ambiente esterno, e resi in
questo modo manipolabili per il ragionamento. Va subito detto, per evitare
incomprensioni, che il termine “immagini mentali” (mental images) non
chiama in causa soltanto quelle visive, ma si riferisce a qualsiasi
dato/notizia provenga dai canali sensoriali. In effetti in questa specifica
attività mentale si sintetizza l’intero lungo percorso evolutivo che ha
consentito ad alcuni organismi multicellulari di integrare l’intelligenza non
esplicita con una che da essa si differenzia in modo netto. La seguente tabella
la riassume:
Ed
è bene sottolineare, ancora una volta, che l’intelligenza esplicita non ha “sostituito” quella non esplicita, ma l’ha integrata
consentendo all’organismo di avvalersi, in contemporanea, di entrambe.
Rilevare gli stimoli non equivale a essere coscienti e non richiede una
mente = Damasio introduce per meglio far
comprendere questo salto evolutivo una precisazione riferita ad altre forme
viventi: batteri e piante sono organismi, unicellulari i primi e pluricellulari
le seconde, che rispondono perfettamente a stimoli esterni, rilevano in tempo
reale luce, caldo, freddo, vibrazioni, e quant’altro. Ed operano di conseguenza
azioni, spesso formidabili e stupefacenti, ma non si può, sulla base delle
caratteristiche qui di sopra evidenziate, sostenere che possiedano “quel” tipo
di intelligenza esplicita. Si comportano come “dovrebbero” secondo gli imperativi
dell’omeostasi, lo fanno in modo “intelligente”, spesso incredibilmente
intelligente, ma lo fanno “ciecamente” perché non sanno né perché né come lo
fanno. O meglio ancora quel che
fanno, quasi sempre benissimo, non è mai “raffigurato in un altrove al loro interno”.
I contenuti della mente =
Al contrario quello che troviamo nella mente, e solo nella mente, sono
esattamente queste raffigurazioni, queste “immagini”, che
scorrono in un flusso continuo. Buona parte di esse arriva “dall’esterno”, viene catturata
e filtrata dai sensi, si accumula nei circuiti neuronali del cervello, là dove
si accende e si spegne grazie al lavoro delle sinapsi (i filamenti che collegano fra di loro
i neuroni) e, “assieme a quelle fornite dal corpo” sulla sua omeostasi, costituisce l’immenso “archivio dati
della vita” del soggetto che le possiede. Una parte molto importante
arriva però anche “dall’interno mentale”. Sono immagini “atipiche” perché
sono in grado di interagire, a doppio senso, con l’insieme delle immagini, di
ogni tipo, che si sono già accumulate nelle mente. Interagiscono cioè con la “memoria”, con
i “ricordi”,
che altro non sono che precedenti immagini già archiviate. Questa
interazione ha in più il potere di creare a sua volta nuove immagini, quelle
che, in un crescendo inarrestabile, emergono proprio dal recupero e dalla (ri)elaborazione
di quelle già esistenti. Queste nuove
immagini rappresentano una sorta di “ibridi”, che hanno la straordinaria
capacità, data proprio dall’incrocio fra ricordi e nuove immagini, di attivare
particolari reazioni mentali, di seguito approfondita, che Damasio considera
fondamentali: i sentimenti.
La creazione delle immagini mentali = Le
immagini mentali “dall’esterno” sono il risultato di un processo che parte
dalla “percezione” (l’insieme
di quanto ci arriva da tre sensi: vista, udito, tatto. Quello che ci arriva da
gusto ed olfatto sembra fermarsi prima restando più legato all’intelligenza non
esplicita) ed attraverso alcuni passaggi intermedi nella struttura
del sistema nervoso, si conclude nella corteccia cerebrale dove sono gestite,
grazie all’attività delle cellule cerebrali, i neuroni, dalle “mappe spaziali”
di cui si è detto, diventando veri e propri “eventi mentali”.
Costruire menti =
Questa attività di costruzione, assemblaggio, e gestione di mappe spaziali ed
immagini, dal punto di vista strettamente fisico dipende da eventi
bio-elettrici che hanno luogo nei circuiti neuronali e costituisce “il materiale da
lavoro” della mente, dell’intelligenza esplicita. Ma da sola si
dimostra ancora incapace di spiegare l’intera attività mentale, per comprendere
la quale occorre indagare anche “ciò che avviene al di sotto” di questi eventi
bio-elettrici. E’ il preludio per la comparsa in scena del decisivo protagonista
anticipato in un precedente paragrafo
III – Sentimenti
Gli esordi dei sentimenti = Impossibile risalire al momento esatto
della comparsa sulla scena evoluzionistica dei “sentimenti” (N.B. = in questo contesto il termine “sentimento” non deve
essere inteso nella sua accezione più frequente usata per indicare quelli
“culturali/morali”, quali ad es. amore, odio, stima, disprezzo, ammirazione,
delusione, etc.. Damasio indica con sentimento l’effetto concreto del “sentire”
visto nella Parte I)
Nella loro preistoria si può ipotizzare la comparsa di una prima timida “conversazione” tra la chimica della vita ed il sistema nervoso
di un organismo, un dialogo comunque già capace di regalare la sensazione di
uno stato di benessere piuttosto che di disagio. Forse nulla di più di questo, ma
nella storia della vita esordiva qualcosa di incredibilmente nuovo: “una controparte
mentale ad una sollecitazione fisica”
Affetto
= Come si è visto nella Parte II sono iniziate ad entrare, in questo modo, nel
bagaglio di immagini della mente alcune che, legando strettamente nuove “notizie”, dall’ambiente
esterno e dal nostro corpo, a quelle già possedute (la
memoria, i ricordi),
producono un particolare “sentire”, più o meno intenso, ma di certo “diverso dal
semplice percepire”. Sono infatti evoluzionisticamente divenute
capaci di accentuare e diversificare quell’iniziale semplice stato di benessere
o di disagio, attivando una ampia gamma di reazioni sotto forma di un
particolare “stimolo
mentale”. Se è infatti certo che, indipendentemente dall’evento che
lo provoca, un sentimento è sempre e comunque un “dato interno”, per spiegare
questa diversità è necessario guardare, come appena anticipato, a “ciò che avviene al
di sotto”. Sono sostanzialmente due le tipologie di sentimenti: quelli
definibili “omeostatici”
(il “sentire” di avere fame, sonno,
dolore, piacere, etc.) che ci fanno “sentire lo stare bene o male” del
nostro organismo, e quelli definibili come “emozionali”, determinati
dall’impatto con eventi esterni che ha innescato “una risposta emotiva”. In
ambedue i casi l’attivarsi di un “sentimento” diventa un rafforzamento della
reazione alla “notizia”
ricevuta innescato dall’immediato riaffiorare delle precedenti immagini mentali
che per prime hanno gestito analoghe situazioni. Poco o nulla cambia se in
quelli omeostatici la notizia arriva dall’interno dell’organismo ed in quelli
emozionali da un determinato impatto con quello esterno, i meccanismi neurali,
sottostanti al flusso ordinario di immagini mentali, che “fabbricano questi sentimenti”
sono in ambedue i casi un “sentire interattivo”
che crea un nuova immagine che è sia neurale che corporea Neurale perché
è evidente il coinvolgimento del sistema nervoso, corporea perché, soprattutto
in quelli emozionali, possono intervenire reazioni nella muscolatura (contrazioni), nel sistema cardiaco (palpitazioni), in quello respiratorio (respiro accelerato). Sono due, secondo Damasio, gli
aspetti fondamentali delle esperienze mentali che definiamo sentimenti:
innanzitutto “possono
generare, mentre si dispiegano, risposte affettive”, intendendo per “affetto” la tensione mentale che
essi innescano che ha il potere di accelerare, di rallentare, di accentuare, di
lenire, l’intensità e la permanenza delle nostre immagini mentali. Il secondo
consiste nel fatto che i sentimenti, qualunque essi siano e comunque vengano
declinati, sono una totale compenetrazione di corpo ed immagini mentali.
Damasio, collegandolo a quanto evidenziato nella Parte I sulla relazione
indissolubile tra esperienze mentali e soggetto che le vive, lo considera un
aspetto fondamentale per la sua indagine sulla coscienza,
La base dei sentimenti = Questo complesso ibrido tra mente e corpo
che risponde al nome “sentimento” riassume in sostanza l’elaborata interazione
tra la chimica del corpo e l’attività bio-elettrica dei neuroni del sistema
nervoso finalizzata alla gestione omeostatica della vita in grado di
coinvolgere, in un continuo gioco di reciproci segnali, tutti i sistemi che
compongono l’organismo. I sentimenti sono, da questo punto di vista, delle “sentinelle”
che informano la mente dello stato di vita dell’organismo che la contiene. I
meccanismi biologici dei sentimenti con i quali essi si attivano e svolgono
questo loro ruolo, e qui sinteticamente riassunti, sono ormai sufficientemente
studiati. Si è ad esempio capito il ruolo fondamentale di specifiche molecole (ad es. serotonina, dopamina, adrenalina, etc.), di collegati
recettori e di conseguenti azioni alla base della risposta che l’organismo
mette in atto per conservare la propria omeostasi. L’aspetto fondamentale è però
costituito proprio dal fatto, appena evidenziato, che “l’oggetto stesso del sentimento fa
integralmente parte del soggetto che lo vive”. Ed è proprio perché
sono un tutt’uno all’interno dell’organismo che oggetto e soggetto possono “costantemente
interagire”. Ed ovviamente il risultato di questa interazione
coinvolge immediatamente l’organismo nel suo insieme: tutti i sistemi che lo
compongono mettono in atto specifiche “azioni” fisiologiche (ad es. allentamento e rilassamento quando l’immagine
mentale attivata da un sentimento è quella che designiamo come “benessere,
piacere”, o viceversa contrazione e strozzamento se è invece di “disagio,
malessere”).
Il fatto che i sentimenti non siano fenomeni puramente mentali, essendo in
grado di tenere insieme mente e corpo, rappresenta davvero, unitamente all’intelligenza
esplicita ed alle immagini mentali: l’alba di una avventura chiamata coscienza.
IV – Coscienza
e conoscenza
Coscienza
naturale =
Il termine “coscienza” [come indicato in
precedenza deriva dal latino “conscientia” parola composta da cum (con) e scire
(sapere, conoscere) ad indicare quindi solamente una conoscenza condivisa] solo recentemente è
entrato nel linguaggio comune per indicare una specifica dote. Ed è stata, ed
in parte ancora lo è, interpretato in modo diverso in ambito scientifico ed
umanistico. Damasio lo declina come sinonimo di “esperienza mentale”, vale a dire
uno stato della mente i cui contenuti sono “sentiti” (nell’accezione
precisata nella Parte I) a formare un’unica “prospettiva”, quella del singolo soggetto che
si “fonde”
totalmente, a formare un tutt’uno, con le sue immagini mentali (così come intese nella Parte II). Concorrono a
sostenere questa definizione da una parte il possesso di una intelligenza
esplicita (sempre Parte II) coniugata con il
ruolo dei sentimenti (quelli precisati
nella Parte III)
che fungono da ponte tra corpo fisico e fenomeni mentali. Fino a determinare
questa particolare “esperienza mentale” con la quale un organismo “conosce”
in contemporanea il mondo esterno ed il suo, esclusivamente suo, mondo interno.
Il problema della coscienza = Prima di entrare
nel vivo della sua possibile definizione Damasio pone una domanda: la coscienza è una dote utile?
La risposta dal punto di vista evoluzionistico è sicuramente positiva. Non a
caso infatti essa è una prerogativa che non è stata evoluzionisticamente
dismessa, ma che anzi si è progressivamente rafforzata e perfezionata, essendo
capace di dotare gli organismi che la possiedono di un surplus aggiuntivo di
capacità di valutazione e di conseguenti strategie vincenti, ed in più, per il
solo uomo, di essere, assieme all’intelligenza esplicita, alla base della “cultura”, intesa
in senso lato, uno strumento evoluzionistico assolutamente vincente (sulla coscienza di sé poggia in effetti la stessa
presunzione umana di poter porsi nei confronti della natura, dell’intera
realtà, in una posizione “esterna”, di osservatore e di pieno utilizzatore). Iniziando ad
entrare nel merito va riconosciuto a tutte le discipline (psicologia, biologia, neurobiologia, neuro-psicologia,
scienze cognitive, linguistica, neuroscienze) che indagano la coscienza
il merito di aver prodotto negli ultimi decenni straordinari passi in avanti
per la sua conoscenza e definizione. Anche se, a giudizio di Damasio, non di
rado persiste un pericoloso equivoco: quello che essa sia per definizione un “problema a sé”,
separato da tutto il resto, e tale da meritare uno status speciale. Dal
quale deriva poi l’inevitabile conseguenza che ciò che, in tutte le discipline
citate, funziona per capire altri aspetti sia ritenuto insufficiente per
risolvere il problema a sè “coscienza”. Damasio
è al contrario convinto che questa impostazione sia errata: la coscienza non è, a suo avviso, una “dote estranea” all’insieme delle funzioni fisiologiche e
mentali, la cui conoscenza è già in grado di fornirci indizi importanti sulla
sua origine e sul suo ruolo. Occorre, preliminarmente sgombrare il campo da
alcune errate impostazioni, la prima delle quali consiste in una domanda troppo
a lungo ritenuta quella fondamentale: perché, e in che modo, i processi fisici che hanno luogo
nel cervello danno origine all’esperienza mentale cosciente? Damasio la ritiene insufficiente e fuorviante: a
suo avviso nulla indica che ciò che avviene nel cervello, nella parte fisica
alla sommità del sistema nervoso, basti da solo a capire e ricostruire. Ritiene
infatti che, coerentemente
con quanto esposto nelle Parti precedenti, sia determinante l’insieme dei
fenomeni che avvengono in tutti i vari sistemi del corpo essendo evidente,
a suo avviso, che non di meno partecipino alla creazione del “sentire cosciente”.
Allo stesso modo devono essere preliminarmente accantonate altre due errate
convinzioni
Coscienza - mente - stato di veglia non sono la stessa cosa = Coscienza
e mente non coincidono, non sono due sinonimi, la prima è chiaramente una
modificazione aggiuntiva della seconda. Damasio è infatti convinto che la coscienza consista “nell’inserzione di elementi addizionali
all’interno dei processi mentali". Se, come si è anticipato,
essa non è un elemento a sé stante di diversa natura, questi elementi
aggiuntivi devono necessariamente essere costituiti dello stesso materiale che sostiene
la mente: ovvero sempre e comunque “immagini” (sempre
nell’accezione della Parte II) che, vissute ed elaborate grazie ai
“sentimenti” (sempre come
definiti nella Parte III), acquistano però la straordinaria valenza di rivelarsi
di “esclusiva
proprietà del soggetto che possiede le une e gli altri” La proprietà
dei contenuti mentali riconducibili al soggetto in cui emergono è davvero il
tratto distintivo di una mente cosciente. Coscienza e mente non sono quindi la
stessa cosa. E non lo è neppure lo “stato di veglia”, per quanto sia ad essa
strettamente correlato. Gli studi effettuati hanno individuato nello stato di
veglia un insieme di operazioni “di accesso più o meno consapevole alle immagini mentali”,
ma al tempo stesso hanno evidenziato che esso non è coinvolto in modo
determinante nel comporre la sequenza di queste immagini e tanto meno che sia
implicato nell’informazione della loro esclusiva riconducibilità al soggetto
che le sta ispezionando.
La coscienza (de)costruita = Aver sgombrato il
campo da questi equivoci, a partire da quello che considera la coscienza un mistero “a prescindere”,
significa che la soluzione sia divenuta semplice? Che tutti i problemi che la
compongono siano risolti? La risposta è no ad ambedue queste domande, ma
l’insieme degli elementi fin qui raccolti consente, secondo Damasio, di capire,
con buona ragione di causa, come essa viene “costruita”. Il nocciolo consiste,
come si è detto, nel fondamentale legame fra immagini mentali e sentimenti
analizzato nella Parte III: è proprio questa connessione a rendere possibile il
“sentire
cosciente” e, grazie a quella aggiunta indotta di altre immagini
mentali esaminata in precedenza (sempre Parte III), a porre il il
soggetto, che costantemente le vive, in quella condizione mentale di sentirsi
l’esclusivo proprietario che è alla base di ciò che definiamo coscienza. In larga misura questo decisivo
costante flusso di contenuti mentali (immagini) proviene
da tre fonti. La prima è quella “del mondo intorno a noi”, la
porzione di mondo nel quale viviamo. La seconda è quella “dell’antico mondo
dentro di noi”. Antico perché è l’eredità dell’intero percorso
evolutivo che ci ha formati, sono gli organi vitali del corpo (viscere, cuori, polmoni, ghiandole, vasi sanguigni, etc.) e le loro azioni
fisico-chimiche di funzionamento, da noi non esplicitamente governate,
finalizzate all’omeostasi. E’ in questo mondo che hanno avuto ed hanno origine
quei sentimenti (così come descritti
nella Parte III)
che sanciscono la costituzione ibrida di corpo e mente alimentando il nostro “mondo
dell’affetto” (sempre Parte III). Ed infine la
terza fonte: per quanto da sempre sottovalutata costituisce un aspetto
evolutivo, meno antico di quello della seconda fonte, ma non meno indispensabile
per sostenere le prime due fonti: è l’impalcatura scheletrica e quella
muscolare. Forse con qualche stupore di qualcuno, ma, in aggiunta al suo ruolo di
contenitore, è da essa e dalla sua omeostasi che si originano immagini
mentali capaci di completare l’intero loro flusso
La coscienza estesa = Damasio è
consapevole che questa sua idea della “costruzione del sentire cosciente” può
apparire a molti, al primo impatto, limitata, insufficiente, inadeguata. Ribadisce
però, convinto com’è del valore degli studi (non
solo suoi)
al riguardo, sempre più approfonditi e chiari, che tale perplessità sia in gran
misura riconducibile a quella diffusa tradizionale convinzione che la coscienza rappresenti una caratteristica, peraltro
solo umana, che sfugge ad ogni spiegazione scientifica. E’ ad esempio opinione
di molti che la stessa straordinaria avventura culturale ed artistica umana,
che ha nella coscienza dei molti che l’hanno costruita la sua essenza, non
possa essere ricondotta a “ordinari” fenomeni mentali. Damasio non è meno
convinto del valore di queste conquiste, ma le ritiene del tutto compatibili
con i meccanismi che la sua idea di coscienza
colloca alla base della costruzione del sentire cosciente. Ed inoltre ritiene
che tali eccellenze, per l’appunto tradizionalmente attribuite ad una proprietà
estensiva
della coscienza umana, siano in
effetti una dote della mente. Di mente estesa e non di coscienza estesa si deve, a suo avviso, parlare, proprio
perché il meccanismo dei processi mentali resta identico se applicato a milioni
di immagini o a una sola. Quello che cambia è unicamente la loro scala ed
ampiezza. Dal punto di vista del sentire cosciente un singolo frammento o
interi quadri di arte, scienza, letteratura, cultura, sono gestiti sempre e
comunque allo stesso modo, sono da tutti noi mentalmente abbracciati e in tal modo resi nostri, resi per l’appunto coscienti.
La fonte della coscienza non è l’integrazione = Una ulteriore
precisazione si impone: non è corretto, forzando alcuni dei presupposti su cui
Damasio ha costruito la sua idea, ritenere che la semplice aggregazione dei
flussi mentali possa spiegare il sentire cosciente. Vale a dire che la coscienza non emerge soltanto perché i
contenuti mentali vengono assemblati in modo appropriato. Il salto vero per il
suo emergere è un preciso arricchimento del flusso mentale, che consiste
nell’identificarlo come ME, come patrimonio esclusivo di me che lo sto vivendo.
Questa
consapevolezza è strettamente collegata ai sentimenti omeostatici, i quali, in
modo naturale, istantaneo, costante, producono l’inequivocabile identificazione
di ciò che succede nella mia mente con ciò che succede nel mio corpo, fino a
creare questo indissolubile ME.
Altre precisazioni collegate:
Il
filosofo John Searle (filosofo statunitense noto per i contributi sulla
filosofia della mente e del linguaggio) sbrigativamente, ed in modo
provocatorio, sostiene che la coscienza è
quella cosa che scompare quando si è sotto anestesia o quando si dorme un sonno
senza sogni. Al di là della provocazione è però chiaro che quello che si perde
in queste situazioni non è la dote della coscienza,
i cui meccanismi costitutivi restano tali, ciò che viene “sospeso” è la sensibilità, la capacità di
rilevamento che risiede nel substrato fisiologico dei sentimenti
omeostatici. Quando anestesia, sonno profondo, ma anche alcool e droghe,
intervengono sui meccanismi omeostatici a cascata, e quindi non direttamente,
intervengono anche sulla coscienza,
che dipendendo dal flusso mentale continuo da loro prodotto “va in pausa”.
Alcuni
studiosi del cervello sostengono poi che le cortecce sensoriali posteriori
siano la sede della coscienza. Affermazione solo
in minima parte vera. E’ vero che in tale aerea confluisce una parte importante
delle “notizie” che, fornite dai sensi, alimentano la creazione delle immagini
mentali, ma il meccanismo che Damasio individua alla base del sentire cosciente
è molto più complesso e coinvolge l’intero organismo, e a cascata buona parte
dell’intero cervello. Non ha senso quindi ipotizzare che la coscienza risieda in una sua area
specifica.
Infine
Damasio prende in considerazione l’ipotesi della “creazione” di macchine
coscienti. Se la crescente diffusione di congegni robotici dotati di AI (Artificial Intelligence) può sicuramente
raggiungere stupefacenti livelli di procedure “intelligenti”, rendendoli anche
“sensibili” (introducendo nelle
strutture robotiche miriadi di sensori) ad alcuni segnali dall’esterno, è del tutto
impossibile che questa congiunzione di intelligenza (artificiale) e sensibilità
dia origine a una qualsivoglia forma di sentire cosciente. Mancheranno, come si
è visto, sempre e comunque due componenti sine qua non della coscienza: un corpo, con i suoi sistemi
improntati alla omeostasi, e soprattutto “i sentimenti”.
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