sabato 17 ottobre 2015

Commenti a margine della conferenza tenuta da Laura Onofri


Mercoledì sera, come primo appuntamento del Programma 2015/2016, CircolarMente ha ospitato la dott.ssa Laura Onofri che è intervenuta su " Le radici sociali e culturali della violenza sulle donne." Un tema scabroso e purtroppo di grande attualità che è stato reso più lieve dalla presentazione di tutta una serie di attività sostenute da una legislazione regionale avanzata sul contrasto al fenomeno che però interviene quando la violenza, nelle sue varie forme, è già stata agita. La relatrice ha parlato di tutele legali, di case segrete, di centri antiviolenza, di nuove strutture interne alle forze dell'ordine e agli ospedali più idonee ad affrontare la sofferenza delle donne che hanno subito violenza. Inoltre, guardando al versante della prevenzione, poiché la violenza trova quasi sempre la sua motivazione nel perdurare della mentalità patriarcale, la dott.ssa Onofri ci ha parlato diffusamente delle iniziative di SeNonOraQuando? rivolte prevalentemente alle scuole con cui si intendono sostenere dei percorsi educativi orientati dalla cultura del rispetto e della parità di genere

1 commento:

  1. La relazione tenuta da Laura Onofri ha raccontato come si è sviluppata una reazione “concreta” ad uno stato di cose inaccettabile per la condizione femminile; non è stata però possibile una riflessione sulle ragioni più profonde che creano tale stato di cose, visto l’approccio teso a “gestire” la situazione per migliorarla concretamente il più possibile. Questo meritevole approccio, che definirei “sociologico/giuridico”, è uno dei due modi che si sono manifestati come modalità di fronteggiare il problema. L’altro è quello delle tante importanti riflessioni sulla sostanza profonda dell’essere uomo e donna, e del loro rapporto. Nel prossimo seminario con il Dott. Montorfano avremo sicuramente modo di entrare di più in questo ambito. A me pare che esista un problema di connessione fra i due approcci. Se da una parte, per ammissione sincera della stessa Onofri, chi agisce concretamente riconosce che, così facendo, nella migliore delle ipotesi riesce a cauterizzare le ricadute, ma si ritrova impotente di fronte alle vere cause, dall’altra chi scava, con approccio “filosofico/psicologico” riesce ad offrire spunti importantissimi alla comprensione, ma quasi mai indicazioni immediatamente traducibili in azioni concrete. Perché qui si deve agire sui presupposti fondamentali dell’attuale “modus pensandi” dell’universo maschile. Si pensi a questo aspetto: in molti casi al femminicidio si accompagna il suicidio (se non lo sterminio della prole e di altre relazioni parentali) e, in ogni caso, la certezza di non sfuggire alla scoperta della colpevolezza e della conseguente condanna a pene che cancellano ogni orizzonte di vita. Ebbene per concepire ed attuare azioni così distruttive non solo dell’altra ma, in definitiva, anche di sé stesso appare evidente che questi maschi devono vivere la totale distruzione delle fondamenta del loro essere, così create da quella concezione. Temo che “mordere” su “modus pensandi” come questi sia speranza a lunghissimo termine.
    Il dialogo, il rapporto, la collaborazione fra i due approcci diventa quindi indispensabile; un rapporto più stretto è fondamentale proprio per alzare, da una parte, il tiro delle iniziative concrete già in atto e, dall’altra, imporre a chi indaga una maggiore attenzione alle ricadute concrete delle loro riflessioni. Non sarebbe male, dopo il seminario con Montorfano, valutare se, come Circolarmente nel nostro piccolo, possiamo immaginare di proporre ed offrire occasioni che vadano in questa direzione.

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