martedì 24 gennaio 2017

Intervento sulla "memoria" di Zigmunt Bauman


Abbiamo tutti accolto con un poco di tristezza la recente scomparsa di Zigmunt Bauman. intellettuale a tutto tondo capace di fornire importanti chiavi di lettura dei nostri così travagliati tempi.

Nella inevitabile, non meno che giusta, ripubblicazione, a titolo di commiato, di alcuni dei suoi interventi e articoli uno in particolare può interessare noi di Circolarmente. E’ infatti apparso nell’inserto “Robinson” de La Repubblica del 22 Gennaio un breve testo che, in relazione alla commemorazione della Shoah, Bauman dedica al tema della memoria, uno dei due filoni di approfondimento al centro del nostro programma di quest’anno.

Questa è una brevissima sintesi di questo testo, che inseriamo nel nostro blog come ricordo di Zigmunt Bauman, fatta per punti sviluppabili in successivi approfondimenti e discussioni per coerenza con l’invito che Bauman ha lucidamente sempre portato avanti al confronto ed all’approfondimento culturale.

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…….in questo testo (Bauman) analizza che cosa significa per le società e per gli individui ricordare la loro storia. Un processo complesso che Bauman riassume così: la nostra memoria seleziona ed interpreta e ciò che deve essere selezionato, ed il modo in cui interpretarlo, è una questione controversa e costantemente contestata. E proprio per questo così importante……



· Se è opinione accettata che per le collettività (gruppi) perdere la memoria del proprio passato significa perdere la loro stessa identità, è bene però dire che, in questo senso, la memoria può essere….un dono ed al tempo stesso una maledizione…..

· Il passato è infatti un mare vasto di avvenimenti, che l’uomo è portato a ricordare trasformandoli da materia grezza in “storie”, e la memoria così costruita non ……li conserva mai tutti e non li riproduce mai nella (loro) forma pura e originale…..

· La memoria inevitabilmente, guardando al passato rivisto nella forma di “storie”…… seleziona e interpreta……..ricordare diventa, così facendo, …..prendere posizione sul corso degli eventi passati……

· Questa presa di posizione si articola, come già messo in evidenza da Todorov (Tzvetlan Todorov, filosofo e saggista bulgaro contemporaneo)  …..tra le due trappole della sacralizzazione e della banalizzazione…..ossia nel trasformare un evento passato in un fatto unico, irripetibile (operazione che Todorov ritiene quasi inevitabile se quell’evento è visto e vissuto come “fondativo”)  piuttosto che, non comprendendolo nel suo possibile e vero significato, in un avvenimento ordinario

· Queste trappole scattano in modo diverso a seconda se si stia esercitando una memoria individuale piuttosto che una memoria collettiva

· Le collettività (gruppi) non sono…..come gli individui solo più grandi……sono organismi sociali che si costituiscono proprio condividendo memorie al proprio interno ma al tempo stesso…..non tenendole nascoste e impedendone l’accesso agli estranei….

· In questo senso la sacralizzazione di un evento, se riferita alle finalità di una singola collettività (gruppo), ……impedisce di trarre lezioni valide per tutti da casi particolari e di conseguenza impedisce la comunicazione tra passato e presente……

· Non meno rilevante è il peso negativo della banalizzazione che, se all’apparenza segue un percorso opposto, non di meno priva, a priori, quel passato ….di quel valore unico che può giustificare la stessa necessità di un dialogo tra un gruppo (collettività) e l’altro…..

· La conseguenza più grave è la maturazione consolidata della convinzione che …..le ragioni del destino di ogni gruppo (collettività) possono essere esplorate e rivelate se la ricerca si concentra unicamente sulle azioni, o le omissioni, della collettività (gruppo)  stesso….

· In questo senso la banalizzazione, per contrasto paradossale, crea il terreno fertile alla ricerca di eventi del passato che si prestino alla sacralizzazione, creando una sorta di osmosi fra le due trappole

· …….sia la sacralizzazione che la banalizzazione, dunque, separano i gruppi (collettività) e li mettono in contrasto tra loro……perché entrambe si dimostrano impossibilitate a comprendere l’importanza fondativa della condivisione della memoria

· In particolare la banalizzazione, intesa come l’annacquamento in una indistinta generalizzazione della peculiarità ricavabile da un evento del passato operato da un gruppo (collettività) specie quando questo evento ha caratteristiche “negative” (come è sicuramente la stessa Shoah) annulla la possibilità di…….trarre (da quell’evento)  principi universalmente validi…. (Bauman cita l’esempio di Moshe Landau che, già giudice al processo ad Eichmann (gerarca nazista comandante del campo di concenttramento di Dachau) presiedette anni dopo una commissione che legalizzò l’uso di torture contro “terroristi”, o presunti tali, palestinesi)

· La banalizzazione, e la collegata sacralizzazione di eventi scelti all’uopo, diventa la premessa che una collettività (gruppo) mette in atto per giustificare i propri errori annacquandoli nell’indistinto “così fan tutti”

· Contraddicendo, in questo modo, l’unica vera lezione che la memoria del passato, se esercitata evitando le due trappole della banalizzazione e della sacralizzazione, può trasmettere al presente: la necessità inderogabile di una……universalità etica……

· Ossia la lezione, che può essere innanzitutto tratta proprio dalle “storie” di “omicidi categoriali” (Bauman indica con questo termine l’eccidio di una intera collettività /gruppo, come nel caso della Shoah) che è: amare/rispettare il prossimo e indurre il prossimo ad amarci/rispettarci …….il solo servizio ragionevole, efficace e duraturo che singoli individui e gruppi (collettività) possono rendere al proprio amore per sé……esercitando un giusto uso della memoria

· …….in un pianeta globalizzato i problemi umani possono essere affrontati e risolti solo ricorrendo a una umanità solidale…..e la solidarietà nasce anche dalla condivisione della memoria di tutti i passati

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