lunedì 1 maggio 2017

La parola del mese - Maggio 2017


La parola del mese

 A turno si propone una parola, evocativa di pensieri collegabili ed in grado di aprirsi verso nuove riflessioni



MAGGIO 2017



Numerose competizioni elettorali in paesi con percorsi storici e caratteristiche tradizionalmente diverse (Brexit, Trump, primo turno presidenziali francesi, Olanda, referendum turco, alcuni Land tedeschi, Polonia, Ungheria, per citarne alcuni) hanno evidenziato alcuni tratti similari sintomatici di comuni diffuse propensioni “umorali” dei corpi elettorali. In particolare sembra che in realtà politiche e sociali così diverse emerga un identico atteggiamento elettorale, più o meno impattante, da parte di una parte consistente di quelli che tradizionalmente erano definiti “strati popolari”, “classi lavoratrici”, oltre ad una evidente frattura del voto generazionale e ad una divisione marcata fra i grandi agglomerati urbani, le loro periferie estreme e la “parte rurale”. Ovviamente questo è un quadro molto complesso che richiede specifiche analisi di dettaglio, ma ha riportato al centro dell’attenzione nel “vocabolario politico” un termine che l’affermarsi universale della democrazia rappresentativa sembrava aver cancellato:


OCLOCRAZIA


Estratto dalla voce in Wikipedia


L'oclocrazia (dal greco antico “oclos” = moltitudine o massa, e “kratía”= potere) si configura come uno stadio di governo deteriore nel quale la guida della polis (in una moderna estensione = dello Stato) è alla mercé di volizioni (volontà umorali) delle masse.

Il termine è formulato per la prima volta nelle “Storie” dello storico greco Polibio, che lo intende come uno stadio di degenerazione della democrazia, nel quale il potere del Popolo, da intendersi originariamente come corpo politico unitario, dotato di un'autocoscienza storica, si tramuta in potere dell'ochlos, ossia di una moltitudine disordinata e senza identità, preda degli intenti dominanti di capi che ne orientano a privati fini le opinioni instillando ed inducendo falsi desideri. La massa pertanto si illude di esercitare liberamente la propria funzione, quando invece è diventata "strumento animato" di una o più personalità.  Il "popolo" (ormai disintegrato) diventa così corrotto, avido, spasmodico nella soddisfazione delle proprie pulsioni più egoistiche, cessando così di essere un popolo libero.

Viene citato poi da J.J.Rousseau ne "Le Contrat Social" che lo usa riferendosi alla degenerazione della democrazia, nel caso di dissoluzione dello Stato (Cap. X, Libro III).

Nell’attuale dibattito culturale sulla crisi della democrazia è ritornato in voga per indicare il rischio del fallimento dell'idea di libertà democratica, costantemente minacciata ed affondata dall'ignoranza della “plebe” e dai suoi ondeggiamenti umorali. Ossia il rischio che la libertà democratica sia destinata a rimanere mera illusione se la deriva “populista” (e “populismo”, parola peraltro odiernamente abusata, andrebbe invece più precisamente inteso proprio come oclocrazia) la trasforma in una mera bandiera propagandistica, agitata all'occorrenza e tesa ad alimentare fini di fatto anti-democratici. In questa accezione si coniuga con il pensiero di Tocquevile in tema di “dittatura della maggioranza” nell’ambito della quale essa opera "quando lo stato è in balìa della voluttà delle masse"



……….estratto dal recente saggio di Marco Revelli “Populismo 2.0”……….

…….“Plebe” si sarebbe tentati di qualificare questo nuovo spesso strato di polvere sociale che si deposita sul fondo della piramide (sociale) come effetto dello sgretolamento dei vecchi “blocchi” che avevano caratterizzato l’epopea industriale. E “oclocrazia”  - governo della plebe, come Polibio chiamò la degenerazione delle democrazia quando smarrito il valore dell’uguaglianza il popolo ambisce a “vendetta” – quello anticipato da questa sorta di disaggregato sociale portatore di tutta la carica di rancore, frustrazione, intolleranza, radicalità che il declassamento (sociale) e la disgregazione comportano……..

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