venerdì 1 settembre 2017

La parola del mese - Settembre 2017


La parola del mese

 A turno si propone una parola, evocativa di pensieri collegabili ed in grado di aprirsi verso nuove riflessioni

SETTEMBRE  2017





SERENDIPITA’



serendipità s. f. (dall’inglese serendipity,)
coniato nel 1754 dallo scrittore Horace Walpole che lo trasse dal titolo della fiaba The three princes of Serendip (’antico nome dell’isola di Ceylon, l’odierno Srī Lanka), in cui  si narrano le avventure di tre principi dotati di uno strano dono che permetteva loro di realizzare scoperte per caso. Da qui è passato ad indicare la capacità, o la fortuna, di fare per caso inattese e felici scoperte, specialmente in campo scientifico, mentre si sta cercando altro



Un gruppo di ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con la Fondazione Santa Lucia, ipotizza di avere individuato le basi neurali di questo meccanismo misterioso di cui aveva parlato tra i primi il fisiologo Walter Bradford Cannon definendolo come “la facoltà di trovare le prove a sostegno di un’ipotesi in modo del tutto inaspettato, o la capacità di scoprire nuovi fenomeni o relazioni tra fenomeni diversi senza avere avuto l’esplicita intenzione di scoprirli”.  L’esperimento dei ricercatori è consistito nel sottoporre un gruppo di volontari ad alcuni tipici test sull’attenzione presentando su uno schermo, in un punto fisso, una serie di lettere a brevissimi intervalli di tempo. Come è ben noto in questo settore di studi, le persone hanno difficoltà a percepire uno stimolo, per esempio le lettere A ed X, quando sono presentate a un intervallo di tempo inferiore alla soglia di 300 millisecondi da un precedente stimolo. I ricercatori hanno osservato, per la prima volta, che la capacità di percepire coscientemente stimoli che normalmente sfuggirebbero migliora a certe condizioni. In particolare, se gli stimoli “facili” da vedere, quelli dopo l’intervallo di tempo di 300 millisecondi, venivano presentati in modo imprevedibile, senza una particolare regolarità, i volontari miglioravano notevolmente nel percepire anche quelli “difficili”. In pratica, quando non ci sono regole in quello che osserviamo, quando non abbiamo particolari aspettative, diventiamo più bravi a vedere anche quello che di solito non riusciamo a vedere, così come illustrato in estrema sintesi da Fabrizio Doricchi, docente di neuropsicologia e coordinatore della ricerca.  Dalle misurazioni elettrofisiologiche, i ricercatori hanno osservato che il cervello, quando manca la regolarità (per esempio gli stimoli non appaiono a intervalli fissi) mantiene più a lungo la traccia sensoriale del secondo stimolo. L’immagazzinamento e l’elaborazione degli stimoli nella corteccia visiva dura di più. Un po’ come se il cervello mettesse in atto questo trucco di aumento dell’attenzione per ovviare al fatto che non sa bene cosa aspettarsi. E questo sarebbe proprio il legame con le descrizioni della serendipità che sono state fatte anche da un punto fisiologico: uno stato di attenzione vigile e ricerca attiva, ma senza aspettative precise. Quando cerchiamo ma senza sapere bene che cosa, è più facile che ci accorgiamo di qualcosa che altrimenti ci sarebbe sfuggito.

1 commento:

  1. Non si tratta solo di fortuna. E' necessario far tesoro del proprio errore cogliendone il significato potenziale e quindi analizzare sistematicamente il fenomeno scoperto.
    Ma, affinché un errore diventi una scoperta, occorre quell'elasticità mentale che permette di vedere una cosa quando se ne cerca un'altra e la capacità di abbandonare una linea quando se ne scopre una più interessante (W.N.Dember e J.J.Jenkins)
    Questi autori nel loro Manuale di Psicologia riportano la casuale scoperta dei centri del piacere nel cervello, presentata nel 1955 da Olds e Peter Milner in una relazione all'università del Nebraska; scoperta avvenuta in quanto per un errore tecnico l'elettrodo non venne collocato nel punto previsto, il sistema reticolare attivante, ma per sbaglio stimolò il sistema limbico, in cui vennero così scoperti casualmente i centri del "piacere. Così ho sempre inteso la serendipità. Che il prof. Fabrizio Doricchi non ci presenti un altro caso di serendipità?

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