Come
preannunciato nel post contenente le diapositive proiettate nel corso della
conferenza di Roberto Saracco pubblichiamo ora una sintesi della sua relazione
che potrà essere compresa al meglio proprio riesaminando le diapositive che le
hanno fatto da supporto le quali, a loro volta, acquisteranno al contempo pieno
significato
Conferenza sui
“DIGITAL TWINS” di Roberto Saracco
Sintesi a cura di Enzo Bertolini
Le esperienze del relatore, che ha avuto
modo di lavorare nel corso della sua brillante carriera per un lungo periodo
nel centro di ricerca di una importante compagnia telefonica, successivamente
presso l’istituzione della Banca Mondiale ed ancora dopo al Future Centre
dedicato a studi economici e sociali a Venezia, sono fondamentali per
comprendere lo scenario che va delineandosi per il prossimo futuro,
condizionato dalla stretta correlazione tra Nuove Tecnologie, Elementi
Economici e Fattori Umani.
La sua presentazione ha coniugato e tenuto
in evidenza tali differenti aspetti nell’affrontare l’emergere del fenomeno dei
Digital Twins, oggetto della discussione.
La rappresentazione del mondo reale,
ovviamente basato sugli atomi, attraverso la progressiva digitalizzazione
effettuata attraverso bit di informazione, è un tema che va affermandosi ormai
da una trentina di anni fa (sul finire degli anni ‘80) e che trova una delle
sue prime elaborazioni teoriche da parte di Nicholas Negroponte, professore
all’MIT di Boston, nel suo famoso libro “Essere Digitali”.
Nel corso degli ultimi due decenni si è
affermato l’utilizzo di sistemi sempre più a basso costo per effettuare la trasformazione
del mondo reale ( Brick & Mortar) in un mondo digitale.
Valga per tutti l’esempio della rapida e
profonda trasformazione del settore cinefotografico che in pochi anni è passato
da una tecnologia basata sugli atomi (pellicole, reagenti, carte sensibili) ad
una totalmente digitale, che ha sovvertito profondamente tutto il vasto
settore. Analogamente è successo nel mondo della riproduzione musicale, e così
via.
Ciò che caratterizza in senso economico tale
trasformazione è il passaggio da una economia della scarsità (se io posseggo
gli atomi di una foto, tu non li possiedi) ad una economia dell’abbondanza (i
bit di una immagine digitale sono facilmente condivisibili); tale cambiamento
strutturale impatta fortemente sul valore intrinseco del bene (per esempio, il
valore complessivo rappresentato dall’economia del comparto musicale nell’era
del vinile, rispetto a quello che oggi associamo allo stesso settore in
contesto digitale).
Le tendenze attuali sono rappresentate dal
passaggio dall’economia dei bit a quella dei dati, intendendosi con questo una
attribuzione di valore al reperimento delle informazioni nel contesto magmatico
oggi a disposizione. Il valore sta non nella presenza di informazioni, oggi
sempre più abbondante (economia dell’abbondanza) ma nella possibilità di
accedere alla informazione di reale interesse per quella persona, in quel
contesto, in quello specifico istante (ritorno alla economia della scarsità).
Il valore dei dati cresce a partire dalla interpretazione di cosa è successo,
del perché è successo, cosa succederà nell’immediato futuro estrapolandolo
dalle precedenti due fasi, per arrivare a raggiungere il massimo valore nel
determinare cosa potrei fare per influire sullo scenario che si va delineando.
In sostanza un passaggio dalle informazioni
che rappresentano un fenomeno ad azioni che possono indirizzarne l’evoluzione
attraverso la creazione di modelli digitali che rappresentano la realtà e le
possibili evoluzioni.
Quella di avere modelli che rappresentano un
dato fenomeno od oggetto non è una novità recente, in effetti già in passato ci
siamo avvalsi di tali metodiche, basti pensare al modello in legno della
cattedrale di San Pietro realizzato da Michelangelo per illustrare al Papa il
suo progetto di basilica, o negli anni settanta, alla copia dell’Apollo 13
utilizzato per simulare a Terra i problemi incontrati nel viaggio verso la Luna
dalla navicella spaziale e per individuare i comandi da fare effettuare agli
astronauti.
Ciò che cambia è che ora per ottenere il
risultato desiderato non è più necessario “fabbricare” un modello reale, magari
in scala ridotta, la tecnologia digitale ci consente di avere a disposizione
una copia virtuale, parimenti significativa, a costi di realizzazione
enormemente inferiori ed in tempi estremamente più rapidi.
Alcuni esempi nella esperienza di ciascuno
di noi, possono essere rappresentati dalle informazioni registrate all’interno
dei microprocessori inseriti nelle chiavi di un’auto moderna, che consentono
alle officine di assistenza di recuperare istantaneamente i dati di esercizio
dell’autovettura, per programmare i cicli di manutenzione ed individuare
potenziali problemi da risolvere. Su scala più complessa ed ampia è ciò che
avviene con i sistemi di raccolta dati e simulazione dei comportamenti e delle
prestazioni delle turbine degli aerei, macchine sempre più complesse che
possono beneficiare di confronti in tempo reale tra i dati teorici di
funzionamento e quelli reali di esercizio, al fine di aumentare la sicurezza
del volo, il risparmio energetico, l’ottimizzazione dei costi di manutenzione.
Dall’analisi delle informazioni provenienti
da molteplici fonti “intelligenti”, non si estraggono solo indicazioni utili al
miglioramento del funzionamento della singola fonte, ma possono essere altresì
estrapolate informazioni molto più generali concernenti il contesto in cui tale
singola fonte interagisce.
Valga l’esempio delle auto elettriche Tesla,
che durante il tempo di ricarica delle batterie, trasmettono alla sede centrale
in California le informazioni relative al proprio funzionamento giornaliero. Da
tali basi di informazione è possibile estrarre indicazioni utili al
miglioramento delle prestazioni della vettura (in pratica si hanno a
disposizione i dati di test corrispondenti al percorso di oltre 2 milioni di
chilometri al giorno) , ma è anche possibile estrapolare la condizione di
manutenzione delle strade su cui queste vetture si muovono.
Più in generale possiamo affermare che
dall’impiego di modelli digitali e dalla raccolta di informazioni sul funzionamento
di oggetti sempre più “Intelligenti”, si evincono informazioni utili al
miglioramento del prodotto stesso ed anche al miglioramento del processo
produttivo ad esso sotteso.
Questa è la sfida che cerca di indirizzare
la recente ondata di innovazione tecnologica che va sotto l’identificativo di
“Industria 4.0”, che ha il suo elemento tecnologico nella diffusione di
microprocessori intercomunicanti collegati in rete, definita come internet
delle cose ( IoT , Internet of Things in letteratura), che vedrà importanti
applicazioni nel comparto industriale, in quello della logistica e dei
trasporti così come nel contesto delle infrastrutture urbanistiche rivolte a
definire modelli di “Città Intelligenti”.
Tali scenari, che possono sembrarci
riservati solo ad ambienti ad alta specializzazione, si applicano invece anche
a contesti molto meno sofisticati e di uso abituale nel nostro vivere
quotidiano. Pensiamo infatti a tutta la sensoristica intelligente che sempre
più connoterà le nostre abitazioni, piuttosto che ad esempi di applicazioni per
il monitoraggio del bestiame e l’aumento della produzione lattiero-casearia, ad
alcune applicazioni nel comparto biomedicale con cui cominciamo a fare i conti
giornalmente, alle reti di dispositivi che abilitano il controllo dei flussi di
traffico nelle nostre città e ci consentono il pagamento da remoto ed in
automatico di servizi di accesso o stazionamento.
La domanda successiva è: quale sarà
l’impatto di queste tecnologie e di questi modelli quando consideriamo la loro
applicazione direttamente all’uomo?
Già nei fatti possiamo usufruire di una
estensione della memoria e delle basi di conoscenza a nostra disposizione,
quando facciamo abitualmente uso dei motori di ricerca e delle informazioni
accessibili attraverso Internet. Lo scenario si amplia ulteriormente quando
proviamo ad esplorare gli scenari connessi ai modelli virtuali ed
all’applicazione su di essi di tecniche di realtà aumentata.
I campi più promettenti sono quelli riferiti
alla Diagnostica, alla progettazione di nuove strumentazioni biomediche che
possono essere testate direttamente su modelli digitali del nostro corpo o di
alcuni suoi specifici organi, all’ampia area del monitoraggio del paziente, da
intendersi non solamente più in ambito ospedaliero e puntuale, ma in un ambito
continuativo e personalizzato in ambiente familiare.
Bill Ruh, Ceo di General Electric Digital,
leader nel settore biomedicale, ha recentemente dichiarato che il futuro delle
cure mediche sarà definitivamente condizionato dall’uso di Digital Twins che
rappresentano l’essere umano.
D’altro canto anche il sequenziamento del
Genoma Umano, ormai ottenibile in tempi e costi abbordabili, non è altro che
una rappresentazione digitale del nostro DNA ed infine di noi stessi. Possiamo
utilizzare quindi lo slogan di poter passare “Dalla attenzione alla salute,
all’io in bit” al fine di migliorare la qualità della nostra vita.
Ulteriori frontiere si apriranno nel momento
in cui saremo in grado di ottenere rappresentazioni fedeli, non solo di alcune
componenti dell’essere umano quali le immagini o la voce (tecnologie già
ampiamente disponibili), ma sapremo spingerci oltre trasferendo ad Avatar
digitali il complesso della nostra mente e dei nostri comportamenti. A quel
punto, quando si esaurirà la vita fisica degli atomi che ci compongono, il
nostro modello digitale non sarà tenuto a scomparire con noi.
Per suggestioni e riflessioni sul tema si
rimanda all’opera di Daniel C. Dennet e Douglas R. Hofstadter - “L’io della mente” - Feltrinelli editore.
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