giovedì 26 aprile 2018

Disuguaglianze e povertà - a cura di Elvio Balboni


Pubblichiamo con piacere il seguente contributo, interessante e preoccupante,  inviatoci da Elvio Balboni, amico e collaboratore di CircolMente



DISUGUAGLIANZE e POVERTÀ



Le disuguaglianza nel mondo non sono mai state così forti, negli ultimi 40 anni la forbice tra ricchi e poveri si è allargata a dismisura, lo 0,7 per cento della popolazione mondiale attiva (dai diciotto anni in su), cioè neppure 32 milioni di persone si accaparra il 41% della ricchezza globale prodotta ogni anno. Questi ricchi possono disporre di un reddito annuo superiore a 3 milioni di dollari, io che scrivo e tu che leggi, possiamo dire con certezza: io non sono qui!

Ed è pure molto improbabile che si faccia parte di quei benestanti che raggiungono un reddito annuo di 250.000 dollari e che rappresentano il 7,7% della popolazione attiva cioè 360 milioni di individui a cui spetta il 42% della ricchezza totale.

Ora facciamo una semplice somma e sappiamo che ben l'83% della ricchezza complessiva va a finire nelle tasche di neppure l'8,4% degli abitanti del pianeta.

Dovremmo comunque appartenere a quel miliardo di persone, ossia il 22% della popolazione mondiale attiva, che dispone del 13,7% delle ricchezza complessiva, e che può così accedere, seppur con notevolissime differenze, alla società del consumismo di massa.

Ed ora arriviamo agli ultimi dati sconvolgenti: a più di due terzi dell'umanità, cioè 3,2 miliardi di persone, ossia i il 68,7% rimane solo il 3% della ricchezza prodotta, cioè 7,2 trilioni di dollari su un totale di 241 trilioni. Vale a dire che tre miliardi e duecento milioni di persone, agli albori del terzo millennio delle "magnifiche e progressive sorti", dispongono in media di ben 2.250 dollari annui, vale a dire di 6/7 dollari al giorno.

Questi dati sono raffigurati visivamente nel successivo grafico a torta, si può ben dire,

All’interno di questa ripartizione della ricchezza tanto per esemplificare ancora meglio si può rilevare che le prime 85 persone più ricche al mondo, il vertice della piramide, hanno a disposizione  670.000 dollari al giorno, mentre il 40% più povero, un miliardo e ottocento milioni, stenta ad arrivare a 2 dollari al giorno.



Ho voluto evidenziare questi dati risalenti al 2012 perché particolarmente attendibili, sono stati elaborati dal centro studi della Credit Suisse, una delle principali banche al mondo e sono stati pubblicati nei rapporti annuali della onlus OXFAM; fanno riferimento alla popolazione attiva, cioè i maggiorenni, da 18 anni in su, vale a dire 4 miliardi e 666 milioni e non gli oltre 7 miliardi degli abitanti del pianeta, facendo riferimento a questi si evidenzierebbe una situazione ancora più impressionante.

Inoltre negli ultimi anni la forbice delle disuguaglianze si è ulteriormente allargata.

Tali disuguaglianze si registrano in ogni luogo del pianeta e all'interno delle singole nazioni, ad esempio:

·         in Cina il 10% più ricco detiene il 60% della ricchezza del paese

·         negli USA 300.000 persone, cioè l'uno per mille, guadagna oltre la metà di tutto il reddito prodotto dal 60% più povero, 180 milioni di persone

·         oltre la metà di questi super-ricchi statunitensi sono top manager finanziari

·         sempre negli USA dopo la crisi del 2007 ben il 95% della ricchezza prodotta fino al 2012, è finito nelle mani dell’ 1% della popolazione, ossia 3 milioni su 300 ml.

La rivista Forbes ha nuovamente fornito le classifiche sui patrimoni degli uomini più ricchi al mondo nel 2017:  in testa vien
e confermato Bill Gates, fondatore di Microsoft, con 75 miliardi di dollari di patrimonio, al secondo posto, in ascesa troviamo lo spagnolo Amancio Ortega, fondatore della catena di abbigliamento Zara, con  67 miliardi. E po a scendere Warren Buffet, magnate della finanza, con 60,8; il messicano Carlo Slim, telecomunicazioni, con 50 miliardi; Jeff Bezos  Amazon, con 45,2 miliardi, Mark Zuckemberg, Facebook, con 44,6 miliardi; Larry Elison, Oracle, 43,6 miliardi; ultimo, si fa per dire, Michael Bloomberg. magnate dei media, con 40 miliardi, che chiude la lista dei primo otto Paperoni al mondo, tutti maschi in gran parte detentori di attività legate al mondo dell’informatica e della Rete.

Negli ultimi anni i miliardari sono aumentati al ritmo di uno ogni due giorni. Qualche speranza ci è quindi rimasta!


ITALY DISTRIBUZIONE RICCHEZZA


In Italia, i miliardari, sono infatti diventati 151, i primi 7 posseggono un patrimonio di 80 miliardi pari alla ricchezza netta del 30% più povero del nostro paese, cioè 20 milioni di persone.




Questi miliardari appartengono all’ 1% più ricco che si accaparra il 25% della ricchezza totale e supera di 240 volte la ricchezza detenuta dal 20% più povero; al 20% più ricco corrisponde il 66% della ricchezza e al 60% più povero va soltanto il 14,8%.
L'Italia occupa il ventesimo posto in Europa, su 28 stati, per disparità di ricchezza in una classifica che parte dal paese con minor disuguaglianza per chiudere, in basso, con quello con maggior disuguaglianza.
Secondo l'ISTAT la povertà assoluta in Italia coinvolge 4.742.000 persone, pari al 7,2, e 8.465.000 individui, il 14% della popolazione, è a rischio povertà relativa.
Il rapporto del Centro Studi della Coop afferma che un italiano su 4 è a rischio povertà, e mentre i consumi crescono solo del 2% la spesa per i prodotti di lusso cresce dell’ 8%.
Resta molto alta la piaga sociale del gioco d'azzardo, crescono le forme religiose non tradizionali -  Yoga, buddismo, ecc. – si constata una vera ossessione per la salute e la bellezza, con acquisti di farmaci, in particolare omeopatici, cosmesi e chirurgia estetica.
Chi è a rischio povertà e soprattutto chi è povero (cioè il suo reddito familiare va dal 60% al 40% di quello medio, calcolato sui 2.000 euro mensili) va poche volte al supermercato, non ha un auto per spostarsi, e fa i conti con mezzi pubblici carenti e cari, non va in vacanza e se riesce ad ottenere un prestito si indebita vita natural durante.

PER MEGLIO CAPIRE LA POVERTA’ NEL MONDO

All’interno del dato evidenziato in precedenza dei tre miliardi e duecento milioni di persone attive che dispongono in media di 6/7 dollari al giorno la commissione della Banca Mondiale ha fissato,  per il 2017, il parametro di povertà assoluta a livello mondiale, alla soglia minima di 1,9 dollari al giorno necessario per garantire le necessità vitali indispensabili, individuando su questa base 789 milioni di persone, a questi vanno aggiunte le persone “a basso reddito”, ossia quelle con una media di 3,2 dollari giornalieri che vivono in paesi a reddito complessivo medio-basso, e sono altri 900 milioni, considerando infine le persone che vivono con un reddito  che arriva alla soglia di 5,5 dollari, e quindi ancora inferiore alla media suindicata di 6/7 dollari al giorno, ma che vivono in paesi a reddito medio-alto, si sommano altri 678 milioni; il totale così definito di persone povere al mondo è di 2 milioni e quattrocento mila.
Si tenga conto che per raggiungere una speranza di vita a 70 anni la soglia di reddito giornaliero dovrebbe arrivare a 7,4 dollari al giorno.
Pertanto. Sempre sulla base dei dati qui riassunti, le persone povere al mondo con la speranza di campare fino a 70 anni raggiungerebbero i 4,2 miliardi di persone, se potessero disporre almeno di questi 7,4 dollari tutti i giorni, ma così non è, e se non cambia il meccanismo economico tale traguardo non si raggiungerà mai.

A CHI DIRE GRAZIE?

Insomma in tutto il mondo il capitalismo finanziario, rompendo con il capitalismo industriale novecentesco, con l'avvio delle politiche nel-liberiste degli anni 80 e con l'ulteriore accelerazione dopo l'ultima crisi finanziaria del 2007 ha funzionato come una mega macchina che ha centralizzato e verticalizzato la ricchezza premiando chi più aveva, i ricchi sono quindi diventati sempre più ricchi, e alla massa sterminata sono andate le briciole, delineando così uno scenario da secoli bui.
All'opposto invece il primo decile più che benestante, si è arricchito ad un ritmo doppio rispetto al 50% più povero, la forbice di questa velocità di arricchimento aumenta soprattutto in Medio Oriente e in Africa – specie nella zona Sub-sahariana, là dove la speranza di vita non raggiunge i 50 anni e gli abitanti locali, ovviamente, tentano la fuga, la migrazione - e con minore velocità in Europa dove resiste, seppur sempre più ridotto, lo stato sociale.
Queste accelerazioni producono arricchimenti inauditi, ma riservati a decili irrisori della popolazione mondiale, a quell’uno per cento e per mille, come riportato nelle precedenti tabelle.
Quindi il tanto declamato trickle-down (effetto gocciolamento) cioè la crescita che, favorendo l’arricchimento dei ricchi, sarebbe poi ricaduta a pioggia a vantaggio di tutti, non si è per nulla avverato.
Anzi questa ideologia neo-liberale si è palesata semplicemente falsa, al punto da mettere in discussione l’intero impianto dell’ideologia economica liberale, che teorizza e giustifica lo sviluppo del capitalismo come fattore propulsivo egualitario a vantaggio di tutta la popolazione mondiale.
Lo sviluppo egualitario viene smentito dai dati plurisecolari contenuti nel rapporto sullo sviluppo umano delle Nazioni Unite già pubblicato nel 1999 che mettendo a confronto il quinto della popolazione mondiale che vive nei paesi più ricchi con il quinto che vive in quelli più poveri evidenziava un gap differenziale della ricchezza con una progressione inarrestabile:
·         3 a 1 nel 1820 (inizio rivoluzione industriale)
·         7 a 1 nel 1870
·         11 a 1 nel 1913
·         30 a 1 nel 1960
·         60 a 1 nel 1990
·         per arrivare alla fine del secondo millennio a 74 a 1
con buona pace degli apologeti del mito del progresso insito nelle leggi della storia a favore di tutta l’umanità.


Rivoli Aprile  2018

Elvio Balboni.

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