Il
“Saggio” del mese
Aprile 2019
Come anticipato
nella “Parola del mese” il “tempo” è al centro anche del saggio scelto per
questo mese di Aprile 2019. Un tempo, o meglio ancora “i tempi del tempo”,
visti con lo sguardo attento e critico della sociologia, così come si può
immediatamente cogliere dal risvolto di copertina………………La vita moderna è in costante
accelerazione. Gli strumenti che ci permettono di risparmiare tempo hanno ormai
raggiunto un enorme livello di sviluppo grazie alle tecnologie di produzione e
comunicazione, eppure l'impressione di non avere abbastanza tempo non è mai
stata cosí diffusa. In tutte le società occidentali, le persone soffrono della
mancanza di tempo e si sentono in dovere di correre ancora piú in fretta, non
tanto per raggiungere un obiettivo, ma per non perdere posizioni……………
Il
“Saggio” di questo mese è:
“Accelerazione e alienazione”
Per una teoria critica del tempo
nella
tarda modernità
di Hartmut
Rosa (1965 - sociologo e politologo tedesco, insegna alla Friedrich Schiller University di Jena . È direttore del Max Weber
Kolleg dell'Università
di Erfurt e co-editore della rivista Time & Society ).
Rosa Hartmut, (nonostante la ancora giovane età, si
sta guadagnando attenzione e considerazione non solo in ambito accademico ma
anche presso il grande pubblico europeo per la brillantezza, l’originalità e
l’acume dei suoi saggi, - “Accelerazione e alienazione” è però finora l’unico
tradotto in italiano),
precisa fin dall’introduzione la ragione per la quale ritiene che il tempo sia
una fondamentale chiave di lettura dello stato di salute della società
occidentale…….l’argomento
che voglio sviluppare è il seguente: un modo di esaminare la forma e la qualità
della nostra vita consiste nell’osservarne le strutture temporali…….(le parti in corsivo blu sono
estratte dal testo del saggio). E’ per questa ragione che è quindi più
corretto, come meglio si vedrà, parlare di “tempi”, quelli che scandiscono le
nostre vite individuali e collettive al fine di capire chi e cosa li determina
e la qualità esistenziale che ne scaturisce.
N.B. = la sintesi di questo saggio, stante la ricchezza
di osservazioni e riflessioni, è purtroppo tutt’altro che breve. Ce ne scusiamo
e ci appelliamo alla vostra pazienza
PARTE
PRIMA
UNA TEORIA DELL’ACCELERAZIONE SOCIALE
Capitolo primo:
che cos’è
l’accelerazione sociale?
Il dibattito
nell’ambito delle scienze sociali ha sin qui evidenziato diversi elementi
caratterizzanti la “modernità”: per Max Weber (1864-1920, sociologo
tedesco. È considerato uno dei padri fondatori della moderna sociologia e Jurgen Habermas (1929, sociologo,
filosofo, politologo, epistemologo ed accademico tedesco, tra i principali
esponenti della Scuola di Francoforte) essa consiste essenzialmente nella “razionalizzazione”, per Emile Durkheim (1858-1917, sociologo,
antropologo e storico delle religioni francese) nella “differenziazione
funzionale”, per Georg Simmel (1858-1918
sociologo e filosofo tedesco) e Ulrich Beck (1944-2015, sociologo e politologo
tedesco)
nella “individualizzazione”, e infine
nella “mercificazione” per una lunga
serie di studiosi a partire da Karl Marx per poi passare a Theodor Adorno (1903-1969, filosofo,
sociologo, musicologo ed accademico tedesco) e Max
Horkheimer
(1895-1973, filosofo, sociologo, storico della filosofia ed accademico tedesco) della
scuola di Francoforte (scuola
sociologico-filosofica di orientamento neo-marxista). Tutte queste letture della modernità,
fra di loro non alternative ma complementari, concordano però indistintamente
su un aspetto per tutte decisivo……la velocizzazione della vita sociale e, in concreto, la
rapida trasformazione del mondo materiale, sociale e spirituale… .C’è
un sostanziale trasversale accordo sullo stretto rapporto tra modernità e accelerazione
del tempo, dei tempi. Secondo Rosa Hartmunt (RH) è quindi indispensabile,
coprendo un vuoto analitico, definire una teoria sistematica della “accelerazione”. Partendo dal chiarire il
meglio possibile……che cosa sta concretamente accelerando nella società moderna…. E se si
deve parlare di una accelerazione della società stessa o piuttosto di specifici
processi all’interno di un ordine sociale più o meno stabile......Per
avviare prime risposte è utile una suddivisione dell’insieme dei fenomeni
sociali che di più paiono essere investiti dall’accelerazione articolata in tre
categorie:….. accelerazione
tecnologica, accelerazione dei mutamenti sociali e accelerazione dei ritmi di
vita…..
l’accelerazione
tecnologica
con questo termine RH intende
la……crescita
intenzionale della velocità dei processi orientati verso un fine nei trasporti,
nella comunicazione e nella produzione…….una crescita che,
soprattutto a cavallo del millennio ha assunto ritmi vertiginosi e che non pare
rallentare. Gli effetti di questa innegabile crescita, sotto gli occhi di tutti
noi, hanno prodotto un impatto sconvolgente sulla realtà sociale, in
particolare essa ha completamente trasformato……la percezione dello spazio e del tempo
nella vita collettiva…..soprattutto del tempo, determinando una
trasformazione persino antropologica se pensiamo che i nostri sensi sono
naturalmente meglio predisposti verso la dimensione spaziale (sopra-sotto,
davanti-dietro) che verso quella temporale (prima-dopo). Al contrario è ormai indubitabile
che la velocità degli spostamenti e delle comunicazioni, il tempo quindi, ……comprime o
addirittura annichilisce lo spazio, le distanze……. fino a farci
entrare nella dimensione dei “non luoghi” teorizzati da Marc Augè (1935, antropologo,
etnologo, scrittore e filosofo francese) dimensioni spaziali
ristrette, tenute insieme in un tempo sospeso e a termine, (aeroporti,
stazioni, centri commerciali, etc.) nelle quali sono annullate non solo le
distanze fisiche ma anche quelle culturali e di costume
l’accelerazione dei
mutamenti sociali
se i fenomeni che
rientrano nella accelerazione tecnologica possono essere definiti come
mutamenti all’interno
della società si tratta ora di
esaminare quelli della
società stessa, quei fenomeni cioè che fin dalla prima Rivoluzione
industriale di più hanno, con maggiore o minore ragione di causa, impressionato
la sensibilità degli studiosi e della stessa opinione pubblica. Sono quelle
trasformazioni che hanno in modo costante e crescente reso……instabili ed
effimere le costellazioni e le strutture sociali, i modelli di orientamento e
di azione……creando nel sentire comune la diffusa sensazione di
vivere progressivi e continui mutamenti delle mode, degli stili, degli obblighi
sociali, dei gruppi, ambienti e linguaggi sociali. A questa percezione
collettiva non si abbina però, in ambito analitico, una capacità di misurarli
in termini oggettivi, scientifici. RH propone per superare questa difficoltà di
ricorrere al concetto di….. contrazione del presente….. un concetto
recentemente introdotto da Hermann Libbe (1926,
filosofo tedesco). Vale a dire un metro di misura che, giudicando il
presente come l’arco temporale nel quale le esperienze precedenti, il passato,
si incrociano con le aspettative a venire, il futuro, ne valuta il restringersi
in relazione……ai
ritmi di decadenza dell’affidabilità del passato e delle aspettative future…..in
altre parole più il passato perde valore di riferimento, viene “superato”, e
più il futuro appare indecifrabile, più si accorcia il tempo dello stesso
presente. Una considerazione teorica che può però essere verificata a livello
empirico esaminando due strutture base della società occidentale: la famiglia
ed il sistema di occupazione. In ambedue queste strutture fenomeni come la crescente
diffusione di separazioni e divorzi, di scelte di vita individuale da una
parte, e di frequenza di cambi di posto di lavoro e di occupazione/qualifica
dall’altra, testimoniano come nell’arco completo della modernità si sia
progressivamente passati da ritmi di cambiamento…. intergenerazionali (tra più generazioni) nella prima età
moderna a generazionali (da una generazione a quella
successiva)
nella
modernità classica a intragenerazionali (nella stessa generazione) della tarda
modernità…….. Più in generale è certamente possibile affermare che la
stabilità delle istituzioni e delle pratiche sociali, nell’era della liquidità
di Zygmunt Bauman (1925-2017,
sociologo, filosofo polacco) è decisamente in declino tanto da caratterizzare
l’intera “postmodernità”
L’accelerazione del
ritmo di vita
E’ forse l’aspetto
di maggiore impatto. Tutti gli attori sociali nelle attuali società
occidentali…. hanno
sempre più l’impressione che il tempo stia loro sfuggendo, che sia troppo breve……
In termini più tecnici lo si potrebbe definire come…. aumento del numero di singole azioni ed
esperienze in una unità di tempo……
.Anche in questo caso alla diffusa sensazione del peso di questo fenomeno deve
corrispondere una sua misurazione più tecnica. La si può tentare sia con un
approccio “soggettivo” che con uno “oggettivo”. Sul piano soggettivo la sola
affermazione che, fin dall’inizio della modernità, gli individui costantemente fanno
sul “tempo
che non basta mai” da sola non
basta come prova; lo diventa però nel momento in cui, venendo ai nostri giorni,
studi empirici dimostrano quanto questa idea si sia radicata in modo trasversale
nei vari gruppi sociali tanto da divenire un sentimento realmente misurabile,
talvolta con esasperazione patologica, in diversi ambiti: clinico, psicologico,
sociologico. Sul versante “oggettivo” due sono i possibili modi di misurazione,
il primo guarda ai “tempi medi” con i quali si svolgono le azioni abituali del
vivere al di fuori del tempo del lavoro (che risponde ad altre logiche):
mangiare, dormire, curare hobby ed interessi,
relazioni familiari e sociali, e dimostra come effettivamente ci sia una
contrazione del singolo tempo dedicato ad ognuna di queste azioni, in parole
povere in generale…..si fanno più cose in minor tempo….. Una
seconda misurazione guarda invece al cosiddetto “multitasking”, ossia alla
tendenza, anch’essa generalizzata …..di fare più cose nello stesso tempo…. Un
fenomeno quello del multitasking che conferma la stretta relazione tra
accelerazione tecnologica e accelerazione dei ritmi di vita. Le opportunità
offerte dalle tecnologie di…… fare prima e meglio le stesse cose…… dovrebbe
in teoria garantire un aumento del tempo libero, del tempo a disposizione in
generale, con un conseguente rallentamento dei ritmi di vita. Ciò varrebbe però
solo se nelle nostre vite…… la quantità di cose che si fanno rimane la stessa………
Ma così non è: proprio l’aumento delle opzioni operative offerte dalle
tecnologie incentiva ad aggiungere, ad aumentare, a sovrapporre, spesso in modo
incontrollato, fino a saturare non solo la quota di tempo guadagnata dal fare
prima e meglio le attività insopprimibili del vivere, ma tutto il tempo
disponibile. In sintesi diventa possibile definire la società moderna……. come “società
dell’accelerazione” nel senso che è caratterizzata da una velocizzazione
dell’andamento della vita, o penuria di tempo, nonostante i ritmi notevoli
dell’accelerazione tecnologica…… Per meglio capire occorre esaminare
quali fattori hanno innescato questo stato di cose, ossia .. le ruote motrici
della moderna accelerazione sociale…..
Capitolo secondo:
le ruote motrici
della accelerazione sociale
Se, come si è visto,
appaiono indubitabili le relazioni fra l’accelerazione tecnologica e quella del
ritmo di vita occorre però tenere ben presente che da sola l’accelerazione
tecnologica non può determinare l’intera accelerazione sociale. Le rivoluzioni
tecnologiche infatti sono sempre state….. una risposta alla domanda di tempo, una soluzione alla
sua penuria….. Si deve guardare in altre direzioni per individuare
le molle, le ruote motrici dell’accelerazione sociale. RH ne individua tre in particolare: la competizione,
la promessa dell’eternità, l’accelerazione sociale stessa.
Il motore sociale:
la competizione
Appare indubitabile
che alla base sia della accelerazione sociale che della crescita economica e
produttiva stanno le logiche di profitto che guidano il mercato capitalistico
…… la
semplice equazione tra tempo e denaro (il tempo è denaro) di Benjamin Franklin risulta adeguata sotto diversi punti
di vista…………
Già Talcott Parsons (1902-1979
sociologo statunitense)
negli anni cinquanta sosteneva che lo spirito della competitività è andato
oltre la pura sfera economica per permeare l’intera società. Ed alla base della
competitività sta il corrispondente principio della prestazione. Se in campo
produttivo la prestazione può essere valutata nei termini di ……lavoro compiuto
nell’unità di tempo….. in modo pressochè analogo in tutti gli ambiti
sociali essa diventa la capacità di offrire, a noi stesi ed agli altri,
conferme, continue nel tempo, delle doti personali; la prestazione diventa
quindi il modo “normale” di stare nel mondo…… l’unico scopo onnicomprensivo della vita
tanto sociale quanto individuale……….. Per questa sua potente
influenza RH giudica la competizione la principale forza
che guida l’accelerazione sociale
Il motore culturale:
la promessa di eternità
Al cuore della
secolarizzazione delle società occidentali sta sicuramente l’aver spostato il
baricentro temporale degli interessi umani dalla promessa di vita eterna dopo
la morte alla vita terrena prima della morte. Una vita, questa seconda, che per
essere giudicata buona deve necessariamente riempirsi il più possibile di
soddisfazioni e traguardi raggiunti. Una sfida che però si scontra inevitabilmente
con la penuria di tempo, e cioè con l’evidente conflitto che si crea fra il
tempo che occorrerebbe avere per giocarsela in pieno ed il tempo concesso dalla
vita. …….. l’accelerazione
del ritmo di vita appare così la soluzione più ovvia, se viviamo due volte più
veloci ci serve meno tempo per portare a termine un atto, un obiettivo…..
Diventa una sorta di strategia per cancellare quel conflitto fra i due tempi
nei quali ci muoviamo, la nostra risposta, spesso inconsapevole, al problema
della nostra finitezza, della morte. Con il rischio di innescare una sorta di
circolo vizioso: per avere un alleato nell’accelerazione del ritmo di vita ci
rivolgiamo alla accelerazione tecnologica la quale però impone al contempo
ulteriori sfide ed obiettivi, per raggiungere i quali occorre un ulteriore
supplemento di tecnologia per guadagnare un nuovo surplus di tempo, alimentando
in questo modo una rincorsa infinita e dall’esito scontato
Il ciclo
dell’accelerazione
Questa ultima
constatazione porta ad una precisa conseguenza; in una sorta di moto di inerzia,
come se l’umanità fosse diventata paragonabile al criceto che corre sempre più
forte nella ruota che gira, l’accelerazione sociale, una volta che si è
comunque innescata ed avviata…..alimenta se stessa e non ha più bisogno di alcuna
forza motrice esterna……E’ come se si fosse creato una sorta di
sistema che si auto-mantiene in movimento sempre più accelerato. Il motto di
Benjamin Franklin, “il tempo è denaro”, implica quindi che non ci si può
fermare, perdere tempo a riposare vuol dire perdere denaro. Una regola che, una
volta entrati nella logica dell’accelerazione, significa che anche per i ritmi
di vita…….non
c’è punto di equilibrio, perché stare fermo equivale a cadere all’indietro…..
Capitolo terzo:
che cos’è la decelerazione
sociale?e
Capitolo quarto
Perché c’è accelerazione e non decelerazione
La tesi che la
modernità implichi l’accelerazione sociale non può però basarsi solo sulle
prove a sostegno esaminate, la complessità dei contesti sociali implica infatti
una varietà ampia di fenomeni spesso contrastanti. Occorre quindi valutare se
esistono, in contemporanea, tendenze di segno opposto che spingano quindi al
rallentamento, e se queste non prevalgano su quelle che spingono
all’accelerazione. Quali possono essere fenomeni di “decelerazione sociale”?
1 - Limiti naturali
di velocità
Innanzitutto quelli
fisici e antropologici, come la velocità della percezione, dell’elaborazione di
emozioni e pensieri, la rigenerazione di energie fisiche e mentali. Ma non
solo. E’ nella natura umana, formata da una evoluzione di milioni di anni,
essere strettamente legati ai ritmi circadiani dell’alternanza giornaliera fra
luce e buio. Va da subito detto però che l’accelerazione tecnologica riesce
sempre più ad incidere anche su questi aspetti….. le tecnologie biogenetiche in realtà non
sono altro che accelerazioni…….
2 - Oasi di
decelerazione
Non mancano in
effetti nicchie, più o meno estese, ancora al riparo, per scelta o talvolta per
puro caso, dalle dinamiche accelerate della modernizzazione. Sono rappresentate
da culture, filosofie di vita, scelte religiose, che, nel vivo della aree
investite dal progresso, hanno mantenuto una autonomia temporale. Si pensi ad
aree rurali che paiono impermeabili al progresso, piuttosto che ai mitici Amish
americani. Ma si tratta di situazioni molto limitate e marginali, figure appunto
ai limiti del mitologico che spesso, per una sorta di ironica contraddizione, sono
richiamate dalla pubblicità ipertecnologica come modelli affascinanti
3 - Decelerazione
come conseguenza disfunzionale dell’accelerazione sociale
E’ rappresentata da
fenomeni di……rallentamento
come conseguenza accidentale….. Un esempio emblematico sono “gli
ingorghi” che bloccano traffico, comunicazioni, scambi. Esistono poi,
evidenziati da studi scientifici, forme di depressione da eccesso di ritmi
innaturali che portano a psicopatologiche estraniazioni dai contesti
accelerati. Ma si possono far rientrare in questa categoria anche quelle forme
imposte di rallentamento che investono disoccupati, licenziati, emarginati,
sacche di povertà ed esclusione sociale: ossia individui “costretti” a
rallentare perché resi non più funzionali all’accelerazione economica e
produttiva
4 - Decelerazione
intenzionale
Quella messa
deliberatamente in atto da individui e gruppi che scelgono di non riconoscersi
nei meccanismi dell’accelerazione, soprattutto tecnologica. Talvolta assumono
il carattere di una sospensione temporanea rigenerativa (pause sabbatiche). In
misura più rilevante sono però rappresentate da movimenti…… che si schierano
a favore di una decelerazione radicale… .e che non raramente
sfociano in forme reazionarie di rifiuto della modernità in toto. Volendo è
questo un aspetto rilevabile, seppure con inevitabili contraddizioni, negli stessi
orientamenti “populisti” di interi paesi di chiusura verso alcune conseguenze
dell’accelerazione globalizzata. Più in generale la decelerazione intenzionale,
di massa, sembra essere una conseguenza della “prepotenza” aggressiva delle
logiche, in ispecie economiche e finanziarie, che, orientate a calcoli miopi a
breve termine, tendono a liberarsi di tutte le istituzioni e regole,
consolidate nel passato, viste come un freno ed un ostacolo. Questa
decelerazione rischia però di essere una sorta di pausa momentanea in processi
di accelerazione, una sorta di …….necessità funzionale indispensabile per la stessa
società dell’accelerazione……
5 - L’altra faccia
dell’accelerazione sociale: l’inerzia culturale e strutturale
Non pochi studiosi
dei fenomeni sociali hanno, con approcci diversi, evidenziato che i processi
messi in moto dalla tarda modernità sono così vincenti sul piano strutturale da
rendere impossibile un cambiamento reale (Jean Baudrillard – 1929/2007 sociologo, filosofo
francese)
tanto da poter ipotizzare la “fine della storia” (Francis Fukuyama – 1952 politologo statunitenze). A tal punto che
una sorta di decelerazione sarebbe l’inevitabile conseguenza ……..dell’inerzia culturale e strutturale ormai radicata
nel profondo della nostra epoca…… Come a dire che l’accelerazione ha
ormai vinto la sua battaglia in modo così radicale da innescare, per mancanza
di alternative, essa stessa la sua fine…. con la possibilità di una paralisi estrema del suo stesso
schema concettuale……….
Perché c’è
accelerazione e non decelerazione
Dalla somma delle
considerazioni che RH ha sviluppato emerge a suo avviso una evidente
prevalenza dei fattori di accelerazione su quelli di decelerazione, essendo i
fattori di decelerazione 1 e 2 semplicemente dei limiti dell’accelerazione
sociale; allo stesso modo il fattore 3 individua un effetto dell’accelerazione
e il fattore 4 delle reazioni, ma anche questi fenomeni non possiedono le
caratteristiche di un vero contraltare. L’unica forma di decelerazione che
sembra possedere le potenzialità di uno vero percorso decelerato, per quanto
autoprodotto dalla stessa accelerazione, è il fattore 5. Ma RH
ritiene che una vera inerzia, tale da possedere la forza sufficiente ad una
inversione, si manifesta ….quando i cambiamenti e le dinamiche, nella storia sia individuale
che collettiva, non vengono vissuti come elementi di uno sviluppo
(ancora) dotato
di senso e direzione ma come elementi di
un cambiamento senza più direzione e solo più frenetico…… A suo
avviso non è questo il caso dell’inerzia denunciata, con altri, da Baudrillard
e Fukuyama, non si è infatti ancora affermata in modo diffuso e radicato la
convinzione che……. le cose cambiano, ma non si sviluppano, non vanno da
nessuna parte……. Non di alternativa
decelerata, compiuta e praticabile, si può pertanto parlare, semmai di una
esperienza di cambiamento confusamente slegato da una precisa direzione di
rotta e frantumato in una somma di movimenti frammentari e frenetici, tale da poter
essere individuato come il tratto distintivo del passaggio dalla modernità
“classica” alla tarda modernità. Ad ogni buon conto è con l’accelerazione
sociale che occorre quindi fare i conti.
Capitolo quinto
Perché è importante?
L’accelerazione e la trasformazione del nostro “essere al mondo”
Ed il tempo, i
tempi, tornano a conclusione di questa parte del saggio ad essere centrali per
la comprensione della portata dell’accelerazione sociale …….la società
moderna non è (infatti) regolata e
coordinata da regole normative esplicite, ma dalla silenziosa forza normativa
delle leggi temporali che si manifestano nella forma di scadenze, scansioni e
confini temporali….. Queste leggi temporali, che trovano la loro
forza dall’essere vissute in modo diffuso come se fossero date dalla natura
stessa, sono riuscite ad incidere profondamente il nostro “essere al mondo”:
nel rapporto con gli altri, nel rapporto con la natura e gli oggetti, nel
rapporto con lo spazio, nel rapporto con noi stessi. Il fatto che, come si è
visto in precedenza, questi mutamenti avvengano ormai in un ambito
intragenerazionale, nel corso delle nostre vite, ha …….conseguenze di vasta portata per gli schemi
dominanti dell’identità e della soggettività…… E’ sempre più
difficile seguire ed essere ispirati da progetti di vita, quasi sempre sostituiti
dal cavalcare dinamiche ingovernabili. Allo stesso modo sostituiamo tutti gli
elementi materiali della nostra vita all’insegna dell’usa e getta. Così non era
ancora nella modernità classica. Anche se già Marx, anche in questo profetico,
sottolineava che ….nel mondo moderno il consumo fisico si è sostituito con quello morale, rimpiazziamo
gli oggetti quasi sempre prima che si rompano, perché i ritmi elevati (i
tempi) dell’innovazione
li hanno resi datati e anacronistici ben prima che il loro ciclo sia terminato…….
Più che di fine della storia sarebbe quindi il caso di parlare di senso della
storia, la quale ha invece perso una direzione chiara e decifrabile, e ……le narrazioni
storiche non hanno più la forma di un progresso….. In definitiva
appare inattaccabile la constatazione che l’accelerazione sociale ha
trasformato il modo in cui l’umanità è, e si sente, collocata nel mondo …….Ciò non è di
per sé né bene né male…… Ma di certo ci obbliga a studiarlo e comprenderlo.
PARTE
SECONDA
L’ACCELERAZIONE SOCIALE E LE
VERSIONI CONTEMPORANEE DELLA TEORIA CRITICA
Capitolo sesto: I
requisiti di una teoria critica
E’ una comprensione
che per poter assolvere allo scopo deve necessariamente attrezzarsi di una
adeguata “teoria
critica”, ossia di una chiave di
lettura dei fenomeni in esame. RH anche in questo caso si collega al filone di
pensiero che, da Marx ad Horkeimer e ad Adorno, ha strettamente collegato la
ricerca della verità al contesto storico in esame, alle sue specifiche caratteristiche
ed in particolare alle forme in divenire della concreta prassi sociale. RH fa
suo il suggerimento di Axel Honneth (1949,
filosofo e politologo tedesco) di individuare ed analizzare le “patologie sociali”,
ossia le situazioni di maggiore sofferenza sociale, in quanto specchio
obiettivo del generale stato di salute dell’intera costruzione sociale.
Patologie che si innescano quando entrano in contrasto, non facilmente
risolvibile, la ricerca di una “vita buona” che i soggetti umani, più o meno
consapevolmente, più o meno condizionati dal contesto storico in cui si
muovono, sempre ricercano e le condizioni e le strutture sociali entro le quali
questa ricerca si muove ……..l’idea che a ogni individuo debbano essere riconosciuti
il diritto e la possibilità di trovare un modo di vivere che corrisponda,
autenticamente, ai suoi desideri, alle sue aspirazioni e capacità, e che su
questa base la comunità politica debba essere organizzata democraticamente
rappresenta il cuore del “progetto della
modernità”……In questo senso RH ritiene che una adeguata teoria critica della
tarda modernità non possa prescindere dal peso del processo di accelerazione
sociale, così scostandosi, almeno parzialmente, dalle due versioni
contemporanee di maggior successo della teoria critica rappresentate da
Habermas, che individua la sintesi dell’odierna società nelle sue relazioni di
comunicazione, e da Honneth, che guarda invece al peso del riconoscimento
sociale. Lo fa perché ritiene che ambedue queste versioni di teoria
critica non possano comunque eludere il problema del tempo, dei tempi sociali.
Capitolo settimo: L’accelerazione
e la critica delle condizioni della comunicazione
Secondo Habermas le
patologie sociali nascono da distorsioni sistematiche delle condizioni della
comunicazione. L’idea di base è tanto semplice quanto convincente……il potere e la
conoscenza reggono soltanto se sono il risultato di un discorso libero da
relazioni di potere distorcenti, un discorso in cui tutte le argomentazioni
possono essere formulate e decise soltanto sulla forza logica dell’argomento
migliore……Appare però da subito evidente che tale costruzione e
scelta delle politiche sociali non può non essere un processo complesso,
faticoso, articolato, un processo che sicuramente richiede tempo. Tutto quello, ed
è inevitabilmente molto, che occorre per formare, in un percorso democratico,
la formulazione di programmi e tesi, il consolidamento di volontà collettive e
la ricerca delle tesi migliori. Ma in un contesto storico, quello attuale della
tarda modernità, in cui la velocità dell’innovazione tecnologica, dei processi
economici e della vita culturale impone alla collettività, pur dando per
scontati i percorsi democratici …..di prendere un
numero sempre maggiore di decisioni in un tempo sempre più minore…..
il tempo necessario è ancora disponibile? Davvero l’argomentare collettivo,
libero, approfondito, rispettoso, comunemente orientato, è ancora, se mai lo è
stato, il modo consolidato di funzionamento delle nostre democrazie? Viviamo al
contrario, questo secondo RH ci dice la realtà quotidiana diffusa in tutto
l’occidente, in tempi in cui prevalgono …..rancori, sentimenti istintivi, le metafore suggestive
della politica basata sulle immagini……… in cui ……le maggioranze si formano fabbricando
eventi, non argomentando…. In sostanza è’ diventato evidente che le
argomentazioni sono diventate troppo lente per la velocità del mondo tardo
moderno. L’idea di Habermas è sicuramente apprezzabile e sostenibile ma è resa
inapplicabile proprio dal fattore che sta alla base dell’accelerazione sociale:
il tempo.
Capitolo ottavo: L’accelerazione
e la critica delle condizioni del riconoscimento sociale
Se appare da subito
evidente che la visione di Habermas debba comunque fare i conti con il tempo,
potrebbe non essere così immediatamente collegabile a fattori temporali quella
di Honneth, basata sul ruolo del “riconoscimento”. Per Honneth la causa
scatenante le patologie sociali sta nel mancato riconoscimento ad ogni
individuo, e ad ogni gruppo sociale, da parte del contesto politico ed
economico, dei suoi diritti in senso lato, della sua dignità, della sua
integrità, della sua autonomia morale, provocando di conseguenza sentimenti di
inferiorità e di esclusione. Il mancato riconoscimento, piuttosto che il suo
conseguimento, sembrano in effetti a prima vista essere situazioni atemporali.
Occorre però considerare il profondo cambiamento intervenuto nella società
tardo moderna. Molto a lungo, nelle epoche premoderna ed ancora in quella
moderna classica, il riconoscimento era in buona sostanza prefissato, lo erano
tutti i suoi requisiti, in quanto assegnati fin dalla nascita come quota
predeterminata dalla stratificazione sociale in classi, di status, diritti,
privilegi, doveri. Ad esempio chi nasceva contadino aveva una dote di
riconoscimento molto diversa da chi nasceva nobile o borghese. Le lotte per il
riconoscimento non a caso erano lotte contro le strutture sociali, cioè quelle
giudicate responsabili di tale predeterminazione. Solo in casi eccezionali
erano percorsi individuali più o meno vincenti. Nella società tardo moderna,
proprio grazie a quelle lotte ….la posizione di ciascuno nel mondo non è (più così) prefissata…..viene distribuita con una lotta competitiva……….
Ma allora valgono le considerazioni in precedenza svolte proprio sul peso della
competizione come fattore decisivo per l’accelerazione sociale! Oltretutto,
come si è visto, in un contesto temporale che si è evoluto dal generazionale
all’ intra-generazionale! Si è così passati dalla logica di una competizione
“posizionale”, assegnata dalla nascita, a quella di una competizione “performativa”
sempre più spinta, con ovvie ricadute di insicurezza e stress che durano per
l’intera esistenza individuale. In questo salto logico prendono forma le attuali
patologie legate al “riconoscimento”, sia quando è negato, sia quando è
(faticosamente e provvisoriamente) ottenuto. Con una aggravante legata proprio
al tempo, inevitabilmente connesso alla corsa accelerata della competizione. In
parte si è già in precedenza evidenziato che i “ritmi” della competizione …..non sono mai
percepiti come costrutti sociali politicamente negoziabili, ma il tempo e le
sue norme, sembrano essere naturalmente dati, fissati….. E quindi,
anche la tesi di Honneth, per quanto anch’essa strutturalmente condivisibile
tanto da poter essere assunta come fattore decisivo proprio per l’accelerazione
sociale, non può considerarsi slegata dal tempo. E’ sull’accelerazione sociale
che occorre pertanto restare e riflettere.
Capitolo nono: L’accelerazione
come nuova forma di totalitarismo
………….la tesi che vorrei sostenere è che
l’accelerazione sociale è divenuta una forza totalitaria nella e della società
moderna e che quindi dovrebbe essere sottoposta a critica come ogni forma di
governo totalitario…..
Secondo RH sono
quattro i caratteri distintivi di ogni potere totalitario: la pressione sulla
volontà e le azioni dei soggetti – l’impossibilità di sfuggirgli –
l’onnipresenza in ogni area della vita sociale – l’impossibilità di criticarlo
e combatterlo. Molto raramente nella storia si è realizzata la combinazione
piena di tutti questi caratteri ……con
l’accelerazione sociale è diverso, non c’è aspetto della vita sociale che non
sia toccato o trasformato dai dettami della velocità…… Con una
aggravante, appena richiamata come ragione di critica alla tesi di Honneth: è
difficile che questi caratteri siano percepiti come conseguenza di una
deliberata costruzione sociale, ma in quanto legati al tempo …….essi sono
percepiti come qualcosa di naturalmente dato e le persone, quando si sentono in
ritardo, tendono a rimproverare sé
stesse di non saperlo gestire bene. Il tempo sembra quindi per sua essenza
andare al di là della politica……. A fronte però della evidente
constatazione che le patologie sociali sono innegabilmente in crescita,
quantitativa e qualitativa, il ruolo decisivo che su di esse ha l’accelerazione
sociale impone di adeguare le teorie critiche inserendo in esse la velocità del
mondo tardo-moderno come fattore determinante
PARTE
TERZA
LINEAMENTI PER UNA TEORIA CRITICA
DELL’ACCELERAZIONE SOCIALE
Capitolo decimo: Tre
varianti della critica delle condizioni temporali
Il dato
irrinunciabile di partenza resta l’evidenza della incidenza del tempo su tutti
gli aspetti del tessuto sociale, per la semplice constatazione che essendo
questi dei processi implicano inevitabilmente un impianto temporale. La
creazione di una teoria critica dell’accelerazione sociale deve però fare i
conti con questa “potenza” del fattore tempo. Questa creazione non può comunque
prescindere dalle consolidate forme base di “criticismo sociale”
, sostanzialmente suddivisibili in tre filoni storici: il primo consiste
nelle numerose varianti che, a partire da Marx, ha assunto la “critica funzionalista”,
ossia la previsione che, a causa delle sue inevitabili contraddizioni
interne,…..un
sistema od una prassi sociale alla lunga non funzionerà….., un
secondo filone è quello della “critica normativa”, che è però meglio
comprensibile se sdoppiato a formare una terza forma critica. Si ha in effetti
una critica normativa morale, che guarda all’ingiusta distribuzione
di beni, diritti, status, privilegi, ed una critica normativa etica,
più attenta ai meccanismi sociali che consentono, o impediscono, alle persone
di realizzare una vita buona, una vita felice. RH ritiene possibile ……integrare queste tre forme di criticismo sociale……
all’interno di una teoria critica dell’accelerazione sociale, combinando
l’analisi marxista delle contraddizioni di classe della società capitalistica
con le indispensabili denunce dell’ingiustizia distributiva di base, ma
soprattutto con il recupero del concetto di alienazione, di mancanza di vita
buona, del primo Marx, del Marx giovane filosofo
Capitolo undicesimo:
La critica funzionalistica, patologie da desincronizzazione
In che termini la
temporalità interviene nelle contraddizioni di base del sistema sociale capitalistico,
quelle che alla lunga ne implicano la loro esplosione in forme di mancato
funzionamento? Per RH la risposta sta nella mancata sincronizzazione
temporale dei meccanismi sociali. Va innanzitutto detto che una evidente
mancanza di sincronizzazione è già alla base della concezione capitalistica di
produzione: drammaticamente si produce molto di più di quello che,
sincronicamente, la natura può offrire in termini di risorse e di capacità
fisica di assorbimento dei residui. La tragedia della mancata compatibilità
ambientale può essere davvero letta anche come mancanza di sincronizzazione.
Venendo agli aspetti più sociali e politici appare evidente che la grave crisi
della democrazia, dei sistemi democratici di scelta ed indirizzo, ha
spiegazione anche nella mancata sincronizzazione fra economia, produzione e
politica. La società moderna per essere coerente con l’idea di democrazia
dovrebbe realizzare e mantenere una situazione in cui ……è la politica che regola i confini e le
direzioni in cui operano la scienza, la tecnologia e l’economia…… Ma
ciò è possibile solo se la politica e l’evoluzione scientifica, tecnologica,
economica, e sociale ………sono sincronizzati
…… viaggiano cioè alla stessa velocità. Ma così non è: i tempi della
politica, della democrazia, se tale vuole davvero essere, sono lunghi e
complessi, assolutamente non (più) compatibili con quelli dell’accelerazione
sociale, e tecnologica in particolare. Sta in questo il termine ultimo della
crisi delle democrazie occidentali e (anche) su questo si misura la differenza
fra destra e sinistra, fra chi ritiene di formalizzare l’inutilità della
politica lasciando campo aperto alle forze dell’economia e della tecnologia, e
chi al contrario ritiene che la politica ..…dovrebbe rallentare gli sviluppi tecnologici ed economici
per consentire di ripristinare su di essi un controllo democratico…..
Un altro aspetto, legato alla critica funzionale, altrettanto decisivo,
consiste nella analoga mancanza di sincronizzazione nella riproduzione
culturale, ossia nel ….passaggio di norme e conoscenze culturali da una
generazione all’altra…… Un meccanismo che ancora una volta richiede
tempo, tempi pazienti, e che nella tarda modernità è al contrario completamente
saltato proprio perché……l e generazioni vivono in mondi diversi, con tempi
diversi….. Il rischio reale è quello del …..tracollo della riproduzione simbolica della
società…. della conservazione, per quanto aggiornata e rivista, di
quel patrimonio consolidato di idee e valori che consente di leggere la società
lungo la sua evoluzione. In definitiva la teoria critica funzionalista mantiene
intatta la sua capacità di leggere le contraddizioni della società, a patto di
arricchirla della consapevolezza del peso dei fattori temporali, quelli che la
fanno rientrare a pieno titolo nella teoria critica dell’accelerazione
Capitolo dodicesimo:
La critica normativa, ideologia rivisitata. Smascherare le norme sociali
segrete della temporalità
E’ patrimonio comune
di tutti i pensatori “classici” della sociologia il confronto con un paradosso
di decisiva rilevanza: se da una parte …..le società moderne sono caratterizzate da un aumento
incredibile di interdipendenza reciproca fra le relazioni sociali…..
che richiede per essere gestita una regolamentazione complessa, articolata,
persino severa, dall’altra queste società sono al contempo ……liberali,
individualistiche e orientate da un codice etico restrittivo al minimo……
Un paradosso difficile da districare: essere persino troppo liberi, o perlomeno
percepirsi come tali, e al contempo essere inseriti in una gabbia di regole,
norme, procedure, sistemi, scadenze, peraltro indispensabili per far interagire
fenomeni e strutture sociali tanto complessi e fra di loro strettamente
connessi. Un paradosso che trova soluzione scaricando sull’individuo il peso di
trovare un impossibile equilibrio fra due istanze inconciliabili,
costringendolo in questo modo ad una rincorsa senza fine, ma soprattutto avida
del suo tempo, per far fronte al cumulo di passaggi e impegni che ne derivano.
Un paradosso che produce ….soggetti colpevoli: alla fine della giornata ci sentiamo
tutti colpevoli perché non abbiamo soddisfatto tutte le aspettative…..
Un senso di colpa, che non dispone di attenuazione e perdono mediante
confessione, e che è solo un poco attenuato dal confronto con lo stato di chi
non è stato capace di reggere le sfide ed è precipitato nel girone degli inferi
degli esclusi, dei perdenti. Ma poiché questo paradosso si manifesta e si
risolve nella dimensione del tempo, dei tempi di vita, ancor di più vale quanto
già evidenziato in precedenza sul vivere la penuria di tempo non come il
prodotto di regole e norme, ma come una sorta di legge di natura, in quanto
tale non discutibile, non sindacabile. RH definisce questa contraddizione ……il linguaggio
silenzioso del tempo…. Per recuperare le teorie critiche normative e
inserirle organicamente nella teoria critica dell’accelerazione sociale occorre
allora partire dal fatto che le norme sociali, scaricando sul tempo
dell’individuo quel paradosso ….. violano la
promessa di autonomia che è il cuore della modernità ……
Capitolo tredicesimo:
La critica etica, la promessa infranta della modernità
Se è pur vero che la
“modernizzazione” si è storicamente concretizzata come un processo
che si è evoluto lungo tracce che si sono di volta in volta autodeterminate è
altrettanto vero che alle sue spalle stava un “progetto della modernità”.
Ancora ci soccorrono le analisi di Habermas e di Charles Taylor (1931, filosofo delle scienze sociali
canadese):
accanto alla dimensione economica vi è stata fin dall’inizio della modernità …….un’idea di promessa e di autonomia…… ogni
individuo, il soggetto fondamentale della visione liberale, ha il diritto di
decidere la direzione della propria vita in ogni suo ambito. Gli stessi
processi economici devono mirare a creare le condizioni migliori, e il più
possibile diffuse, per consentire all’individuo, liberato dall’ansia della
autonomia economica, di concentrarsi sul proprio progetto di vita. ……in questo senso
il progetto della modernità è un progetto politico….. Un progetto
però che per realizzarsi richiede un alto grado di stabilità dell’ordine
sociale, ovvero di una accelerazione controllata, graduale, condizione sine qua
non per realizzare, sulla base di un quadro certo, le precondizioni, economiche
e sociali, indispensabili alla promessa di autonomia. In questa direzione si
sarebbero dovute muovere la crescita economica ed il progresso tecnologico e
scientifico. Ma uno sguardo storico minimamente obiettivo dimostra che questa
promessa non è mai stata mantenuta …….moltissime persone, la maggioranza, non hanno mai goduto
della possibilità di determinare autonomamente la propria vita, impedite in ciò
innanzitutto dalle pressioni di condizioni di lavoro eteronome, ossia dirette
da altri……. In pratica nessuno ha mai potuto controllare le regole
del gioco, passaggio preliminare per una vera autonomia ……ma solo imparare a giocare bene……
E tanto meno la promessa di autonomia si sta rivelando credibile nella società
dell’accelerazione tardo-moderna. Lo attestano tutte le considerazioni sin qui
svolte sugli effetti dell’accelerazione sociale su individui e collettività
…………la
velocità del cambiamento sociale e l’instabilità delle condizioni di base
rendono concretamente impossibile sviluppare e seguire un proprio progetto di
vita……. Ritorna vivida l’immagine del criceto che corre
all’impazzata all’interno della ruota! L’accelerazione sociale non solo impone
alle critiche normative, etica e morale, di essere rielaborate introducendo al
loro interno il fattore tempo, ovvero i tempi della odierna velocità sociale,
come fattore decisivo, ma inoltre induce a riprendere il concetto fondamentale
dell’alienazione, ossia del risultato ultimo di
tutti i processi presi in esame.
Capitolo quattordicesimo:
La critica etica, alienazione rivisitata, ovvero perché l’accelerazione sociale
porta all’alienazione
Va da subito
evidenziato che RH
non si pone l’obiettivo di fornire in quest’ultimo capitolo una
teoria completa dell’alienazione. Tema che ritiene ineludibile e centrale tanto
da considerarlo al centro dei suoi futuri lavori, ma così complesso da indurlo,
a chiusura di questo saggio, a limitarsi ad individuare nell’alienazione della
dimensione individuale, e collettiva, lo sbocco inevitabile dell’accelerazione
sociale, e a evidenziarne, in modo sintetico, alcuni specifici aspetti. RH tralascia
in particolare la specifica alienazione dei rapporti di produzione, il suo
sguardo di sociologo, come si è colto lungo tutto questo saggio, è diretto
soprattutto ai tempi della vita. Riprende in compenso gran parte dell’ìidea di
alienazione del giovane Marx …….alienazione dell’uomo dal suo agire (lavoro) dai suoi
prodotti, dalla natura, dagli altri esseri umani…… convinto che su
di questi aspetti l’accelerazione sociale produce una ulteriore accentuazione.
Se per alienazione RH intende in generale ……..il sentimento di non volere veramente ciò
che stiamo facendo anche se il nostro atto dipende solo da noi da una nostra
decisione e volontà….. appaiono a suo avviso innegabili le seguenti evidenze:
Alienazione dallo
spazio
Già nel 1998 Paul
Virilio (1932-2018,
filosofo francese esperto delle nuove tecnologie proprio in relazione alla
velocità)
osservava che …….nella
era della globalizzazione digitalizzata la vicinanza fisica e quella sociale si
separano, chi ci è vicino socialmente non ha più bisogno di esserci vicino
fisicamente, e viceversa…… Non solo: i ritmi temporali della società
accelerata impediscono che si crei con lo spazio che ci circonda
quell’intimità, quella frequentazione confidenziale che lo rendono la nostra
personale dimensione spaziale, fino a renderlo “altro da noi”
Alienazione dalle
cose
Il mondo delle cose
(abiti, mobili, utensili, strumenti etc.) che entrano nelle nostre vite, quando
resta relativamente stabile, quando i ritmi di ricambio non sono eccessivi,
prima dell’usa e getta”, è sempre stato parte di noi, ha sempre contribuito a
formare la nostra stessa individualità. …….in questo senso l’io si estende nel mondo materiale e le
cose diventano abitanti dell’io….. Questo non vale più nel tempo
dell’accelerazione sociale, nel quale i tempi di ricambio sono letteralmente
impazziti. Il consumo “morale” delle cose, posto in luce in precedenza, che ha
preso il sopravvento su quello “fisico” ……..non implica necessariamente alienazione, ma la determina
se diviene per noi il modo principale se non unico di relazionarci con il mondo
delle cose……….. Viviamo, ci muoviamo, e lavoriamo in e attraverso
oggetti che ci rimangono distanti, senza vera relazione con il nostro io
Alienazione dal
nostro agire
Come stupirsi allora
se ad un certo punto incominciamo a sentirci alienati dalle nostre stesse
azioni? Il passaggio dal distacco esistenziale dal mondo delle cose è in fondo
breve, ne è in buona parte una conseguenza. Incide poi, nel tempo
dell’accelerazione sociale, che in questo ha una sua componente decisiva,
l’eccesso di informazione alla base dell’agire. Troppa informazione si traduce
a lungo andare in mancanza della “vera e giusta” informazione. La conseguenza è
un agire alla cieca, senza direzione, senza vera consapevolezza del senso
dell’agire. Un agire, troppo spesso, da automi etero-diretti. Ed inoltre, per
non sentirci esclusi, siamo costretti a dedicare molto tempo ad azioni
collegate alla massa enorme dell’informazione ed ai rapporti sociali nel tempo
dei social. Con la conclusione che sempre più si ha l’impressione di fare
tante, tantissime cose, ma quasi mai quelle ci piacciono davvero ……alla fine
abbiamo la sensazione di essere qualcuno di molto diverso e non abbiamo mai
trovato il tempo di essere noi…….
Alienazione dal
tempo
A completamento di
tutte le considerazioni riferite al tempo, ai tempi, fin qui già svolte RH
evidenzia un aspetto specifico del nostro rapporto con il tempo ……..il paradosso
soggettivo del tempo, ossia il fatto che il “tempo dell’esperienza” ed il
“tempo del mondo” possiedono qualità inverse…… Viviamo cioè spesso esperienze così intense
per noi che, pur avendo tempi cronologici brevi, restano nella nostra memoria
molto dilatate e persistenti, oppure al contrario esperienze molto lunghe nel
tempo che però non lasciano tracce nel nostro ricordo, e quindi…..esperienze temporali
che giocano sul rapporto lungo/breve piuttosto che breve/lungo….
Walter Benjamin ha in qualche modo codificato queste tendenze parlando di “ Erlebnissen
-episodi di esperienza”, ossia il normale vivere quotidiano che
produce il solo accumulo di esperienza, e “Erfahungren”, ossia esperienze che lasciano un segno”,
che contribuiscono a formare la nostra identità, profetizzando, già negli anni
Trenta, che …….ci
stiamo avvicinando ad un epoca ricca di Erlebnissen e povera di Erfahungren……
L’accelerazione sociale è andata persino oltre, creando in modo sempre più
diffuso lo schema del “breve/breve”, l’accumulo
incontrollato di azioni messe in atto senza vere motivazioni, perché dettate,
imposte, dalla accelerazione dei tempi di vita, produce la sensazione che ……il tempo sembra
fuggire via da entrambi le direzioni….. Quella che sempre più manca
è l’appropriazione del tempo, la condizione indispensabile per evitare che le
esperienze, tutte, ed il tempo ad esse dedicato …..ci restino alieni….. Ed è quanto
purtroppo quanto accade nel tempo dell’accelerazione sociale
Alienazione da sé e
dagli altri
La somma di queste
alienazioni implica che sia diventato pressochè impossibile evitare un senso
complessivo di alienazione da noi stessi. Se il nostro io nasce dalle nostre
azioni, esperienze, relazioni, dal rapporto con le cose che ci circondano,
dallo spazio che occupiamo, dai tempi con cui viviamo, e se tutte queste cose
sono alienate il risultato appare scontato. Ma non siamo solo alienati da noi
stessi, è anche il rapporto con gli altri che entra in crisi. Le dinamiche
accelerate della tarda modernità comportano anche il fatto che …..l’io incontra
così tante altre persone, per strada, al telefono, via e-mail, sui social, sul
lavoro, in un tempo così breve da finire per sentirsi saturo…… In
questo contesto diventa strutturalmente impossibile relazionarci davvero con
gli altri, viviamo così moltissime relazioni ma tutte affrettate, superficiali,
ma al tempo stesso così avide del nostro tempo da soffocare anche i rapporti ai
quali di più teniamo. ……….l’alienazione dal mondo e l’alienazione da sé non sono
due cose separate, ma due facce della stessa medaglia…………
CONCLUSIONE
La reintroduzione
del concetto di alienazione anche in riferimento alle strutture temporali della
società attuale non deve però essere collegata al nostro più intimo essere
interiore …..bensì
alla nostra capacità di appropriazione del mondo…… il cui fallimento
non trova istanze collettive, comunitarie, di potenziale riconciliazione
all’interno di percorsi condivisi, ma, nell’epoca dell’individualismo
esasperato ……tutti
gli insuccessi ed i difetti ricadono sull’individuo….. Questo
“silenzio” del mondo sulle nostre alienazioni è, a mò di sintesi: il nucleo
centrale della riflessione del primo Marx, della preoccupazione di Weber per il
disincanto, dell’analisi dell’anomia di Durkeim, della narrazione della
reificazione di Gyorgy Lukacs (
1885-1971, filosofo, sociologo, politologo ungherese) di Herbert Marcuse (1898-1979, filosofo e sociologo
tedesco naturalizzato americano) e di Honneth, e della paura del dominio
completo della ragione strumentale di Adorno ed Horkheimer. Il contraltare
della alienazione tardo-moderna passa allora nella evoluzione di una nuova e
diversa ……relazione
tra il soggetto e il mondo sociale, il mondo degli oggetti, la natura ed il
lavoro…… Un altro dall’alienazione che trova nel termine “risonanza” la
sua sintesi. E la risonanza sarà al centro dei prossimi lavori di Rosa Hartumut
Vorrei commentare alcuni degli argomenti toccati nel riassunto del “saggio” del mese. Quella che l’autore chiama inerzia all’accelerazione dovrebbe costituire un antidoto ai tempi veloci in cui viviamo. L’inerzia è data dal fatto che spesso le dinamiche accelerate non sono vissute come elementi di sviluppo dotati di senso. L’argomento è molto più forte di quanto suggerito dall’autore. Esistono ad esempio prove concrete di quanto la bulimia comunicativa e il multitasking compromettano la produttività della stessa economia liberista. E di come le stesse cause riducano la crescita cognitiva delle persone, principalmente in età scolare. Queste contraddizioni hanno rilievo pubblico e non soltanto legato alla percezione dei singoli. Per questo motivo, riconoscere le contraddizioni e predisporre politiche di mitigazione dell’uso improprio delle relative tecnologie sono azioni del tutto giustificate, che vanno sicuramente nella direzione (auspicata) di una maggior inerzia all’accelerazione. Molto convincente l’osservazione che le argomentazioni sono troppo lente per la velocità del mondo contemporaneo. In altri termini direi: chi legge libri per formare la sua sensibilità e conoscenza non ha voce nelle decisioni. La spavalderia con cui i politici liquidano professoroni e intellettuali e gufi deriva proprio dalla certezza che tanto le loro argomentazioni rimangono nelle nuvole. Come uscire da questa tristissima situazione? Ovviamente non ho risposte, ma credo che se si riuscisse a ricondurre le decisioni politiche ad un metodo veramente democratico, la conoscenza meditata sarebbe in qualche modo premiata. Quest’aspetto si collega con la promessa di autonomia che la modernità aveva formulato e che la velocità ha reso inattuabile: la conoscenza e la partecipazione sono in fondo un desiderio di autonomia.Molto convincente è il discorso sulle patologie da desincronizzazione: l’incapacità della politica di sincronizzarsi con la velocità della progressione tecnologica. La diversa risposta che destra e sinistra danno a questa incapacità è molto azzeccata (la prima lascia il controllo al mercato e alla tecnologia, la seconda pretende di agire attraverso un maggiore controllo dello sviluppo tecnologico). Direi che il giudizio sulla sinistra è esageratamente ottimistico. A proposito della capacità di agire nei confronti dello sviluppo tecnologico, purtroppo destra e sinistra si somigliano. Tuttavia l’argomentazione è molto interessante come stimolo perché suggerisce uno dei possibili elementi di differenziazione e perché ha enormi potenzialità concrete per l’azione politica. L’argomentazione sull’alienazione da spazio causata dalla globalizzazione digitalizzata (la vicinanza fisica e la vicinanza sociale si separano) è altrettanto interessante. A dire il vero la separazione è iniziata con l’industrializzazione, che ha cancellato la vicinanza sociale del luogo e ha fatto collassare le due vicinanze nella fabbrica. L’economia della rete sta cancellando la fabbrica come luogo di vicinanza. Io credo che solo una nuova polarizzazione sul luogo (che le stesse tecnologie consentono) possa recuperare l’integrità tra le due vicinanze.
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