mercoledì 3 aprile 2019

Il "Saggio" del mese - Aprile 2019


Il “Saggio” del mese

 Aprile 2019

Come anticipato nella “Parola del mese” il “tempo” è al centro anche del saggio scelto per questo mese di Aprile 2019. Un tempo, o meglio ancora “i tempi del tempo”, visti con lo sguardo attento e critico della sociologia, così come si può immediatamente cogliere dal risvolto di copertina………………La vita moderna è in costante accelerazione. Gli strumenti che ci permettono di risparmiare tempo hanno ormai raggiunto un enorme livello di sviluppo grazie alle tecnologie di produzione e comunicazione, eppure l'impressione di non avere abbastanza tempo non è mai stata cosí diffusa. In tutte le società occidentali, le persone soffrono della mancanza di tempo e si sentono in dovere di correre ancora piú in fretta, non tanto per raggiungere un obiettivo, ma per non perdere posizioni……………

Il “Saggio” di questo mese è:

“Accelerazione e alienazione”
Per una teoria critica del tempo
 nella tarda modernità

di Hartmut Rosa (1965  -  sociologo e politologo tedesco,  insegna alla Friedrich Schiller University di Jena . È direttore del Max Weber Kolleg dell'Università di Erfurt e co-editore della rivista Time & Society ).

Rosa Hartmut, (nonostante la ancora giovane età, si sta guadagnando attenzione e considerazione non solo in ambito accademico ma anche presso il grande pubblico europeo per la brillantezza, l’originalità e l’acume dei suoi saggi, - “Accelerazione e alienazione” è però finora l’unico tradotto in italiano), precisa fin dall’introduzione la ragione per la quale ritiene che il tempo sia una fondamentale chiave di lettura dello stato di salute della società occidentale…….l’argomento che voglio sviluppare è il seguente: un modo di esaminare la forma e la qualità della nostra vita consiste nell’osservarne le strutture temporali…….(le parti in corsivo blu sono estratte dal testo del saggio). E’ per questa ragione che è quindi più corretto, come meglio si vedrà, parlare di “tempi”, quelli che scandiscono le nostre vite individuali e collettive al fine di capire chi e cosa li determina e la qualità esistenziale che ne scaturisce.

N.B. = la sintesi di questo saggio, stante la ricchezza di osservazioni e riflessioni, è purtroppo tutt’altro che breve. Ce ne scusiamo e ci appelliamo alla vostra pazienza


PARTE PRIMA
 UNA TEORIA DELL’ACCELERAZIONE SOCIALE

Capitolo primo:
che cos’è l’accelerazione sociale?
Il dibattito nell’ambito delle scienze sociali ha sin qui evidenziato diversi elementi caratterizzanti la “modernità”: per Max Weber (1864-1920, sociologo tedesco. È considerato uno dei padri fondatori della moderna sociologia e Jurgen Habermas (1929, sociologo, filosofo, politologo, epistemologo ed accademico tedesco, tra i principali esponenti della Scuola di Francoforte) essa consiste essenzialmente nella “razionalizzazione”, per Emile Durkheim (1858-1917, sociologo, antropologo e storico delle religioni francese)  nella “differenziazione funzionale”, per Georg Simmel (1858-1918 sociologo e filosofo tedesco) e Ulrich Beck (1944-2015, sociologo e politologo tedesco) nella “individualizzazione”, e infine nella “mercificazione” per una lunga serie di studiosi a partire da Karl Marx per poi passare a Theodor Adorno (1903-1969, filosofo, sociologo, musicologo ed accademico tedesco) e Max Horkheimer (1895-1973, filosofo, sociologo, storico della filosofia ed accademico tedesco) della scuola di Francoforte (scuola sociologico-filosofica di orientamento neo-marxista). Tutte queste letture della modernità, fra di loro non alternative ma complementari, concordano però indistintamente su un aspetto per tutte decisivo……la velocizzazione della vita sociale e, in concreto, la rapida trasformazione del mondo materiale, sociale e spirituale… .C’è un sostanziale trasversale accordo sullo stretto rapporto tra modernità e accelerazione del tempo, dei tempi. Secondo Rosa Hartmunt (RH) è quindi indispensabile, coprendo un vuoto analitico, definire una teoria sistematica della “accelerazione”. Partendo dal chiarire il meglio possibile……che cosa sta concretamente accelerando nella società moderna…. E se si deve parlare di una accelerazione della società stessa o piuttosto di specifici processi all’interno di un ordine sociale più o meno stabile......Per avviare prime risposte è utile una suddivisione dell’insieme dei fenomeni sociali che di più paiono essere investiti dall’accelerazione articolata in tre categorie:….. accelerazione tecnologica, accelerazione dei mutamenti sociali e accelerazione dei ritmi di vita…..
l’accelerazione tecnologica
con questo termine RH intende la……crescita intenzionale della velocità dei processi orientati verso un fine nei trasporti, nella comunicazione e nella produzione…….una crescita che, soprattutto a cavallo del millennio ha assunto ritmi vertiginosi e che non pare rallentare. Gli effetti di questa innegabile crescita, sotto gli occhi di tutti noi, hanno prodotto un impatto sconvolgente sulla realtà sociale, in particolare essa ha completamente trasformato……la percezione dello spazio e del tempo nella vita collettiva…..soprattutto del tempo, determinando una trasformazione persino antropologica se pensiamo che i nostri sensi sono naturalmente meglio predisposti verso la dimensione spaziale (sopra-sotto, davanti-dietro) che verso quella temporale (prima-dopo). Al contrario è ormai indubitabile che la velocità degli spostamenti e delle comunicazioni, il tempo quindi, ……comprime o addirittura annichilisce lo spazio, le distanze……. fino a farci entrare nella dimensione dei “non luoghi” teorizzati da Marc Augè (1935, antropologo, etnologo, scrittore e filosofo francese) dimensioni spaziali ristrette, tenute insieme in un tempo sospeso e a termine, (aeroporti, stazioni, centri commerciali, etc.) nelle quali sono annullate non solo le distanze fisiche ma anche quelle culturali e di costume
l’accelerazione dei mutamenti sociali
se i fenomeni che rientrano nella accelerazione tecnologica possono essere definiti come mutamenti all’interno della società si tratta ora di esaminare quelli della società stessa, quei fenomeni cioè che fin dalla prima Rivoluzione industriale di più hanno, con maggiore o minore ragione di causa, impressionato la sensibilità degli studiosi e della stessa opinione pubblica. Sono quelle trasformazioni che hanno in modo costante e crescente reso……instabili ed effimere le costellazioni e le strutture sociali, i modelli di orientamento e di azione……creando nel sentire comune la diffusa sensazione di vivere progressivi e continui mutamenti delle mode, degli stili, degli obblighi sociali, dei gruppi, ambienti e linguaggi sociali. A questa percezione collettiva non si abbina però, in ambito analitico, una capacità di misurarli in termini oggettivi, scientifici. RH propone per superare questa difficoltà di ricorrere al concetto di….. contrazione del presente….. un concetto recentemente introdotto da Hermann Libbe (1926, filosofo tedesco).  Vale a dire un metro di misura che, giudicando il presente come l’arco temporale nel quale le esperienze precedenti, il passato, si incrociano con le aspettative a venire, il futuro, ne valuta il restringersi in relazione……ai ritmi di decadenza dell’affidabilità del passato e delle aspettative future…..in altre parole più il passato perde valore di riferimento, viene “superato”, e più il futuro appare indecifrabile, più si accorcia il tempo dello stesso presente. Una considerazione teorica che può però essere verificata a livello empirico esaminando due strutture base della società occidentale: la famiglia ed il sistema di occupazione. In ambedue queste strutture fenomeni come la crescente diffusione di separazioni e divorzi, di scelte di vita individuale da una parte, e di frequenza di cambi di posto di lavoro e di occupazione/qualifica dall’altra, testimoniano come nell’arco completo della modernità si sia progressivamente passati da ritmi di cambiamento…. intergenerazionali (tra più generazioni) nella prima età moderna  a generazionali (da una generazione a quella successiva) nella modernità classica a intragenerazionali (nella stessa generazione) della tarda modernità…….. Più in generale è certamente possibile affermare che la stabilità delle istituzioni e delle pratiche sociali, nell’era della liquidità di Zygmunt Bauman (1925-2017, sociologo, filosofo polacco) è decisamente in declino tanto da caratterizzare l’intera “postmodernità”
L’accelerazione del ritmo di vita
E’ forse l’aspetto di maggiore impatto. Tutti gli attori sociali nelle attuali società occidentali…. hanno sempre più l’impressione che il tempo stia loro sfuggendo, che sia troppo breve…… In termini più tecnici lo si potrebbe definire come…. aumento del numero di singole azioni ed esperienze  in una unità di tempo…… .Anche in questo caso alla diffusa sensazione del peso di questo fenomeno deve corrispondere una sua misurazione più tecnica. La si può tentare sia con un approccio “soggettivo” che con uno “oggettivo”. Sul piano soggettivo la sola affermazione che, fin dall’inizio della modernità, gli individui costantemente fanno sul “tempo che non basta mai” da sola non basta come prova; lo diventa però nel momento in cui, venendo ai nostri giorni, studi empirici dimostrano quanto questa idea si sia radicata in modo trasversale nei vari gruppi sociali tanto da divenire un sentimento realmente misurabile, talvolta con esasperazione patologica, in diversi ambiti: clinico, psicologico, sociologico. Sul versante “oggettivo” due sono i possibili modi di misurazione, il primo guarda ai “tempi medi” con i quali si svolgono le azioni abituali del vivere al di fuori del tempo del lavoro (che risponde ad altre logiche): mangiare, dormire, curare hobby ed interessi,  relazioni familiari e sociali, e dimostra come effettivamente ci sia una contrazione del singolo tempo dedicato ad ognuna di queste azioni, in parole povere in generale…..si fanno più cose in minor tempo….. Una seconda misurazione guarda invece al cosiddetto “multitasking”, ossia alla tendenza, anch’essa generalizzata …..di fare più cose nello stesso tempo…. Un fenomeno quello del multitasking che conferma la stretta relazione tra accelerazione tecnologica e accelerazione dei ritmi di vita. Le opportunità offerte dalle tecnologie di…… fare prima e meglio le stesse cose…… dovrebbe in teoria garantire un aumento del tempo libero, del tempo a disposizione in generale, con un conseguente rallentamento dei ritmi di vita. Ciò varrebbe però solo se nelle nostre vite…… la quantità di cose che si fanno rimane la stessa……… Ma così non è: proprio l’aumento delle opzioni operative offerte dalle tecnologie incentiva ad aggiungere, ad aumentare, a sovrapporre, spesso in modo incontrollato, fino a saturare non solo la quota di tempo guadagnata dal fare prima e meglio le attività insopprimibili del vivere, ma tutto il tempo disponibile. In sintesi diventa possibile definire la società moderna……. come “società dell’accelerazione” nel senso che è caratterizzata da una velocizzazione dell’andamento della vita, o penuria di tempo, nonostante i ritmi notevoli dell’accelerazione tecnologica…… Per meglio capire occorre esaminare quali fattori hanno innescato questo stato di cose, ossia .. le ruote motrici della moderna accelerazione sociale…..

Capitolo secondo:
le ruote motrici della accelerazione sociale
Se, come si è visto, appaiono indubitabili le relazioni fra l’accelerazione tecnologica e quella del ritmo di vita occorre però tenere ben presente che da sola l’accelerazione tecnologica non può determinare l’intera accelerazione sociale. Le rivoluzioni tecnologiche infatti sono sempre state….. una risposta alla domanda di tempo, una soluzione alla sua penuria….. Si deve guardare in altre direzioni per individuare le molle, le ruote motrici dell’accelerazione sociale. RH ne individua tre in particolare: la competizione, la promessa dell’eternità, l’accelerazione sociale stessa.
Il motore sociale: la competizione
Appare indubitabile che alla base sia della accelerazione sociale che della crescita economica e produttiva stanno le logiche di profitto che guidano il mercato capitalistico …… la semplice equazione tra tempo e denaro (il tempo è denaro) di Benjamin Franklin risulta adeguata sotto diversi punti di vista………… Già Talcott Parsons (1902-1979 sociologo statunitense) negli anni cinquanta sosteneva che lo spirito della competitività è andato oltre la pura sfera economica per permeare l’intera società. Ed alla base della competitività sta il corrispondente principio della prestazione. Se in campo produttivo la prestazione può essere valutata nei termini di ……lavoro compiuto nell’unità di tempo….. in modo pressochè analogo in tutti gli ambiti sociali essa diventa la capacità di offrire, a noi stesi ed agli altri, conferme, continue nel tempo, delle doti personali; la prestazione diventa quindi il modo “normale” di stare nel mondo…… l’unico scopo onnicomprensivo della vita tanto sociale quanto individuale……….. Per questa sua potente influenza RH  giudica la competizione la principale forza che guida l’accelerazione sociale
Il motore culturale: la promessa di eternità
Al cuore della secolarizzazione delle società occidentali sta sicuramente l’aver spostato il baricentro temporale degli interessi umani dalla promessa di vita eterna dopo la morte alla vita terrena prima della morte. Una vita, questa seconda, che per essere giudicata buona deve necessariamente riempirsi il più possibile di soddisfazioni e traguardi raggiunti. Una sfida che però si scontra inevitabilmente con la penuria di tempo, e cioè con l’evidente conflitto che si crea fra il tempo che occorrerebbe avere per giocarsela in pieno ed il tempo concesso dalla vita. …….. l’accelerazione del ritmo di vita appare così la soluzione più ovvia, se viviamo due volte più veloci ci serve meno tempo per portare a termine un atto, un obiettivo….. Diventa una sorta di strategia per cancellare quel conflitto fra i due tempi nei quali ci muoviamo, la nostra risposta, spesso inconsapevole, al problema della nostra finitezza, della morte. Con il rischio di innescare una sorta di circolo vizioso: per avere un alleato nell’accelerazione del ritmo di vita ci rivolgiamo alla accelerazione tecnologica la quale però impone al contempo ulteriori sfide ed obiettivi, per raggiungere i quali occorre un ulteriore supplemento di tecnologia per guadagnare un nuovo surplus di tempo, alimentando in questo modo una rincorsa infinita e dall’esito scontato
Il ciclo dell’accelerazione
Questa ultima constatazione porta ad una precisa conseguenza; in una sorta di moto di inerzia, come se l’umanità fosse diventata paragonabile al criceto che corre sempre più forte nella ruota che gira, l’accelerazione sociale, una volta che si è comunque innescata ed avviata…..alimenta se stessa e non ha più bisogno di alcuna forza motrice esterna……E’ come se si fosse creato una sorta di sistema che si auto-mantiene in movimento sempre più accelerato. Il motto di Benjamin Franklin, “il tempo è denaro”, implica quindi che non ci si può fermare, perdere tempo a riposare vuol dire perdere denaro. Una regola che, una volta entrati nella logica dell’accelerazione, significa che anche per i ritmi di vita…….non c’è punto di equilibrio, perché stare fermo equivale a cadere all’indietro…..

Capitolo terzo:
che cos’è la decelerazione sociale?
e
Capitolo quarto
Perché c’è accelerazione e non decelerazione
La tesi che la modernità implichi l’accelerazione sociale non può però basarsi solo sulle prove a sostegno esaminate, la complessità dei contesti sociali implica infatti una varietà ampia di fenomeni spesso contrastanti. Occorre quindi valutare se esistono, in contemporanea, tendenze di segno opposto che spingano quindi al rallentamento, e se queste non prevalgano su quelle che spingono all’accelerazione. Quali possono essere fenomeni di “decelerazione sociale”?
1 - Limiti naturali di velocità
Innanzitutto quelli fisici e antropologici, come la velocità della percezione, dell’elaborazione di emozioni e pensieri, la rigenerazione di energie fisiche e mentali. Ma non solo. E’ nella natura umana, formata da una evoluzione di milioni di anni, essere strettamente legati ai ritmi circadiani dell’alternanza giornaliera fra luce e buio. Va da subito detto però che l’accelerazione tecnologica riesce sempre più ad incidere anche su questi aspetti….. le tecnologie biogenetiche in realtà non sono altro che accelerazioni…….
2 - Oasi di decelerazione
Non mancano in effetti nicchie, più o meno estese, ancora al riparo, per scelta o talvolta per puro caso, dalle dinamiche accelerate della modernizzazione. Sono rappresentate da culture, filosofie di vita, scelte religiose, che, nel vivo della aree investite dal progresso, hanno mantenuto una autonomia temporale. Si pensi ad aree rurali che paiono impermeabili al progresso, piuttosto che ai mitici Amish americani. Ma si tratta di situazioni molto limitate e marginali, figure appunto ai limiti del mitologico che spesso, per una sorta di ironica contraddizione, sono richiamate dalla pubblicità ipertecnologica come modelli affascinanti
3 - Decelerazione come conseguenza disfunzionale dell’accelerazione sociale
E’ rappresentata da fenomeni di……rallentamento come conseguenza accidentale….. Un esempio emblematico sono “gli ingorghi” che bloccano traffico, comunicazioni, scambi. Esistono poi, evidenziati da studi scientifici, forme di depressione da eccesso di ritmi innaturali che portano a psicopatologiche estraniazioni dai contesti accelerati. Ma si possono far rientrare in questa categoria anche quelle forme imposte di rallentamento che investono disoccupati, licenziati, emarginati, sacche di povertà ed esclusione sociale: ossia individui “costretti” a rallentare perché resi non più funzionali all’accelerazione economica e produttiva
4 - Decelerazione intenzionale
Quella messa deliberatamente in atto da individui e gruppi che scelgono di non riconoscersi nei meccanismi dell’accelerazione, soprattutto tecnologica. Talvolta assumono il carattere di una sospensione temporanea rigenerativa (pause sabbatiche). In misura più rilevante sono però rappresentate da movimenti…… che si schierano a favore di una decelerazione radicale… .e che non raramente sfociano in forme reazionarie di rifiuto della modernità in toto. Volendo è questo un aspetto rilevabile, seppure con inevitabili contraddizioni, negli stessi orientamenti “populisti” di interi paesi di chiusura verso alcune conseguenze dell’accelerazione globalizzata. Più in generale la decelerazione intenzionale, di massa, sembra essere una conseguenza della “prepotenza” aggressiva delle logiche, in ispecie economiche e finanziarie, che, orientate a calcoli miopi a breve termine, tendono a liberarsi di tutte le istituzioni e regole, consolidate nel passato, viste come un freno ed un ostacolo. Questa decelerazione rischia però di essere una sorta di pausa momentanea in processi di accelerazione, una sorta di …….necessità funzionale indispensabile per la stessa società dell’accelerazione……
5 - L’altra faccia dell’accelerazione sociale: l’inerzia culturale e strutturale
Non pochi studiosi dei fenomeni sociali hanno, con approcci diversi, evidenziato che i processi messi in moto dalla tarda modernità sono così vincenti sul piano strutturale da rendere impossibile un cambiamento reale (Jean Baudrillard – 1929/2007 sociologo, filosofo francese) tanto da poter ipotizzare la “fine della storia” (Francis Fukuyama – 1952 politologo statunitenze). A tal punto che una sorta di decelerazione sarebbe l’inevitabile conseguenza  ……..dell’inerzia culturale e strutturale ormai radicata nel profondo della nostra epoca…… Come a dire che l’accelerazione ha ormai vinto la sua battaglia in modo così radicale da innescare, per mancanza di alternative, essa stessa la sua fine…. con la possibilità di una paralisi estrema del suo stesso schema concettuale……….
Perché c’è accelerazione e non decelerazione
Dalla somma delle considerazioni che RH ha sviluppato emerge a suo avviso una evidente prevalenza dei fattori di accelerazione su quelli di decelerazione, essendo i fattori di decelerazione 1 e 2 semplicemente dei limiti dell’accelerazione sociale; allo stesso modo il fattore 3 individua un effetto dell’accelerazione e il fattore 4 delle reazioni, ma anche questi fenomeni non possiedono le caratteristiche di un vero contraltare. L’unica forma di decelerazione che sembra possedere le potenzialità di uno vero percorso decelerato, per quanto autoprodotto dalla stessa accelerazione, è il fattore 5. Ma RH ritiene che una vera inerzia, tale da possedere la forza sufficiente ad una inversione, si manifesta ….quando i cambiamenti e le dinamiche, nella storia sia individuale che collettiva, non vengono vissuti come elementi di uno sviluppo (ancora) dotato di senso e direzione ma  come elementi di un cambiamento senza più direzione e solo più frenetico…… A suo avviso non è questo il caso dell’inerzia denunciata, con altri, da Baudrillard e Fukuyama, non si è infatti ancora affermata in modo diffuso e radicato la convinzione che……. le cose cambiano, ma non si sviluppano, non vanno da nessuna parte……. Non di alternativa decelerata, compiuta e praticabile, si può pertanto parlare, semmai di una esperienza di cambiamento confusamente slegato da una precisa direzione di rotta e frantumato in una somma di movimenti frammentari e frenetici, tale da poter essere individuato come il tratto distintivo del passaggio dalla modernità “classica” alla tarda modernità. Ad ogni buon conto è con l’accelerazione sociale che occorre quindi fare i conti.

Capitolo quinto
Perché è importante? L’accelerazione e la trasformazione del nostro “essere al mondo”
Ed il tempo, i tempi, tornano a conclusione di questa parte del saggio ad essere centrali per la comprensione della portata dell’accelerazione sociale …….la società moderna non è (infatti) regolata e coordinata da regole normative esplicite, ma dalla silenziosa forza normativa delle leggi temporali che si manifestano nella forma di scadenze, scansioni e confini temporali….. Queste leggi temporali, che trovano la loro forza dall’essere vissute in modo diffuso come se fossero date dalla natura stessa, sono riuscite ad incidere profondamente il nostro “essere al mondo”: nel rapporto con gli altri, nel rapporto con la natura e gli oggetti, nel rapporto con lo spazio, nel rapporto con noi stessi. Il fatto che, come si è visto in precedenza, questi mutamenti avvengano ormai in un ambito intragenerazionale, nel corso delle nostre vite, ha …….conseguenze di vasta portata per gli schemi dominanti dell’identità e della soggettività…… E’ sempre più difficile seguire ed essere ispirati da progetti di vita, quasi sempre sostituiti dal cavalcare dinamiche ingovernabili. Allo stesso modo sostituiamo tutti gli elementi materiali della nostra vita all’insegna dell’usa e getta. Così non era ancora nella modernità classica. Anche se già Marx, anche in questo profetico, sottolineava che ….nel mondo moderno il consumo fisico si  è sostituito con quello morale, rimpiazziamo gli oggetti quasi sempre prima che si rompano, perché i ritmi elevati (i tempi) dell’innovazione li hanno resi datati e anacronistici ben prima che il loro ciclo sia terminato……. Più che di fine della storia sarebbe quindi il caso di parlare di senso della storia, la quale ha invece perso una direzione chiara e decifrabile, e ……le narrazioni storiche non hanno più la forma di un progresso….. In definitiva appare inattaccabile la constatazione che l’accelerazione sociale ha trasformato il modo in cui l’umanità è, e si sente, collocata nel mondo …….Ciò non è di per sé né bene né male…… Ma di certo ci obbliga a studiarlo e comprenderlo.

PARTE SECONDA
 L’ACCELERAZIONE SOCIALE E LE
 VERSIONI CONTEMPORANEE DELLA TEORIA CRITICA

Capitolo sesto: I requisiti di una teoria critica
E’ una comprensione che per poter assolvere allo scopo deve necessariamente attrezzarsi di una adeguata “teoria critica”, ossia di una chiave di lettura dei fenomeni in esame. RH anche in questo caso si collega al filone di pensiero che, da Marx ad Horkeimer e ad Adorno, ha strettamente collegato la ricerca della verità al contesto storico in esame, alle sue specifiche caratteristiche ed in particolare alle forme in divenire della concreta prassi sociale. RH fa suo il suggerimento di Axel Honneth (1949, filosofo e politologo tedesco) di individuare ed analizzare le “patologie sociali”, ossia le situazioni di maggiore sofferenza sociale, in quanto specchio obiettivo del generale stato di salute dell’intera costruzione sociale. Patologie che si innescano quando entrano in contrasto, non facilmente risolvibile, la ricerca di una “vita buona” che i soggetti umani, più o meno consapevolmente, più o meno condizionati dal contesto storico in cui si muovono, sempre ricercano e le condizioni e le strutture sociali entro le quali questa ricerca si muove ……..l’idea che a ogni individuo debbano essere riconosciuti il diritto e la possibilità di trovare un modo di vivere che corrisponda, autenticamente, ai suoi desideri, alle sue aspirazioni e capacità, e che su questa base la comunità politica debba essere organizzata democraticamente rappresenta il cuore  del “progetto della modernità”……In questo senso RH ritiene che una adeguata teoria critica della tarda modernità non possa prescindere dal peso del processo di accelerazione sociale, così scostandosi, almeno parzialmente, dalle due versioni contemporanee di maggior successo della teoria critica rappresentate da Habermas, che individua la sintesi dell’odierna società nelle sue relazioni di comunicazione, e da Honneth, che guarda invece al peso del riconoscimento sociale. Lo fa perché ritiene che ambedue queste versioni di teoria critica non possano comunque eludere il problema del tempo, dei tempi sociali.
Capitolo settimo: L’accelerazione e la critica delle condizioni della comunicazione
Secondo Habermas le patologie sociali nascono da distorsioni sistematiche delle condizioni della comunicazione. L’idea di base è tanto semplice quanto convincente……il potere e la conoscenza reggono soltanto se sono il risultato di un discorso libero da relazioni di potere distorcenti, un discorso in cui tutte le argomentazioni possono essere formulate e decise soltanto sulla forza logica dell’argomento migliore……Appare però da subito evidente che tale costruzione e scelta delle politiche sociali non può non essere un processo complesso, faticoso, articolato, un processo che sicuramente richiede tempo. Tutto quello, ed è inevitabilmente molto, che occorre per formare, in un percorso democratico, la formulazione di programmi e tesi, il consolidamento di volontà collettive e la ricerca delle tesi migliori. Ma in un contesto storico, quello attuale della tarda modernità, in cui la velocità dell’innovazione tecnologica, dei processi economici e della vita culturale impone alla collettività, pur dando per scontati i percorsi democratici  …..di prendere un numero sempre maggiore di decisioni in un tempo sempre più minore….. il tempo necessario è ancora disponibile? Davvero l’argomentare collettivo, libero, approfondito, rispettoso, comunemente orientato, è ancora, se mai lo è stato, il modo consolidato di funzionamento delle nostre democrazie? Viviamo al contrario, questo secondo RH ci dice la realtà quotidiana diffusa in tutto l’occidente, in tempi in cui prevalgono …..rancori, sentimenti istintivi, le metafore suggestive della politica basata sulle immagini……… in cui ……le maggioranze si formano fabbricando eventi, non argomentando…. In sostanza è’ diventato evidente che le argomentazioni sono diventate troppo lente per la velocità del mondo tardo moderno. L’idea di Habermas è sicuramente apprezzabile e sostenibile ma è resa inapplicabile proprio dal fattore che sta alla base dell’accelerazione sociale: il tempo.
Capitolo ottavo: L’accelerazione e la critica delle condizioni del riconoscimento sociale
Se appare da subito evidente che la visione di Habermas debba comunque fare i conti con il tempo, potrebbe non essere così immediatamente collegabile a fattori temporali quella di Honneth, basata sul ruolo del “riconoscimento”. Per Honneth la causa scatenante le patologie sociali sta nel mancato riconoscimento ad ogni individuo, e ad ogni gruppo sociale, da parte del contesto politico ed economico, dei suoi diritti in senso lato, della sua dignità, della sua integrità, della sua autonomia morale, provocando di conseguenza sentimenti di inferiorità e di esclusione. Il mancato riconoscimento, piuttosto che il suo conseguimento, sembrano in effetti a prima vista essere situazioni atemporali. Occorre però considerare il profondo cambiamento intervenuto nella società tardo moderna. Molto a lungo, nelle epoche premoderna ed ancora in quella moderna classica, il riconoscimento era in buona sostanza prefissato, lo erano tutti i suoi requisiti, in quanto assegnati fin dalla nascita come quota predeterminata dalla stratificazione sociale in classi, di status, diritti, privilegi, doveri. Ad esempio chi nasceva contadino aveva una dote di riconoscimento molto diversa da chi nasceva nobile o borghese. Le lotte per il riconoscimento non a caso erano lotte contro le strutture sociali, cioè quelle giudicate responsabili di tale predeterminazione. Solo in casi eccezionali erano percorsi individuali più o meno vincenti. Nella società tardo moderna, proprio grazie a quelle lotte ….la posizione di ciascuno nel mondo non è (più così) prefissata…..viene distribuita con una lotta competitiva………. Ma allora valgono le considerazioni in precedenza svolte proprio sul peso della competizione come fattore decisivo per l’accelerazione sociale! Oltretutto, come si è visto, in un contesto temporale che si è evoluto dal generazionale all’ intra-generazionale! Si è così passati dalla logica di una competizione “posizionale”, assegnata dalla nascita, a quella di una competizione “performativa” sempre più spinta, con ovvie ricadute di insicurezza e stress che durano per l’intera esistenza individuale. In questo salto logico prendono forma le attuali patologie legate al “riconoscimento”, sia quando è negato, sia quando è (faticosamente e provvisoriamente) ottenuto. Con una aggravante legata proprio al tempo, inevitabilmente connesso alla corsa accelerata della competizione. In parte si è già in precedenza evidenziato che i “ritmi” della competizione …..non sono mai percepiti come costrutti sociali politicamente negoziabili, ma il tempo e le sue norme, sembrano essere naturalmente dati, fissati….. E quindi, anche la tesi di Honneth, per quanto anch’essa strutturalmente condivisibile tanto da poter essere assunta come fattore decisivo proprio per l’accelerazione sociale, non può considerarsi slegata dal tempo. E’ sull’accelerazione sociale che occorre pertanto restare e riflettere.
Capitolo nono: L’accelerazione come nuova forma di totalitarismo
………….la tesi che vorrei sostenere è che l’accelerazione sociale è divenuta una forza totalitaria nella e della società moderna e che quindi dovrebbe essere sottoposta a critica come ogni forma di governo totalitario….. Secondo RH sono quattro i caratteri distintivi di ogni potere totalitario: la pressione sulla volontà e le azioni dei soggetti – l’impossibilità di sfuggirgli – l’onnipresenza in ogni area della vita sociale – l’impossibilità di criticarlo e combatterlo. Molto raramente nella storia si è realizzata la combinazione piena di tutti questi caratteri  ……con l’accelerazione sociale è diverso, non c’è aspetto della vita sociale che non sia toccato o trasformato dai dettami della velocità…… Con una aggravante, appena richiamata come ragione di critica alla tesi di Honneth: è difficile che questi caratteri siano percepiti come conseguenza di una deliberata costruzione sociale, ma in quanto legati al tempo …….essi sono percepiti come qualcosa di naturalmente dato e le persone, quando si sentono in ritardo, tendono a rimproverare  sé stesse di non saperlo gestire bene. Il tempo sembra quindi per sua essenza andare al di là della politica……. A fronte però della evidente constatazione che le patologie sociali sono innegabilmente in crescita, quantitativa e qualitativa, il ruolo decisivo che su di esse ha l’accelerazione sociale impone di adeguare le teorie critiche inserendo in esse la velocità del mondo tardo-moderno come fattore determinante

PARTE TERZA
 LINEAMENTI PER UNA TEORIA CRITICA
 DELL’ACCELERAZIONE SOCIALE

Capitolo decimo: Tre varianti della critica delle condizioni temporali
Il dato irrinunciabile di partenza resta l’evidenza della incidenza del tempo su tutti gli aspetti del tessuto sociale, per la semplice constatazione che essendo questi dei processi implicano inevitabilmente un impianto temporale. La creazione di una teoria critica dell’accelerazione sociale deve però fare i conti con questa “potenza” del fattore tempo. Questa creazione non può comunque prescindere dalle consolidate forme base di “criticismo sociale” , sostanzialmente suddivisibili in tre filoni storici: il primo consiste nelle numerose varianti che, a partire da Marx, ha assunto la “critica funzionalista”, ossia la previsione che, a causa delle sue inevitabili contraddizioni interne,…..un sistema od una prassi sociale alla lunga non funzionerà….., un secondo filone è quello della “critica normativa”, che è però meglio comprensibile se sdoppiato a formare una terza forma critica. Si ha in effetti una critica normativa morale, che guarda all’ingiusta distribuzione di beni, diritti, status, privilegi, ed una critica normativa etica, più attenta ai meccanismi sociali che consentono, o impediscono, alle persone di realizzare una vita buona, una vita felice. RH ritiene possibile  ……integrare queste tre forme di criticismo sociale…… all’interno di una teoria critica dell’accelerazione sociale, combinando l’analisi marxista delle contraddizioni di classe della società capitalistica con le indispensabili denunce dell’ingiustizia distributiva di base, ma soprattutto con il recupero del concetto di alienazione, di mancanza di vita buona, del primo Marx, del Marx giovane filosofo
Capitolo undicesimo: La critica funzionalistica, patologie da desincronizzazione
In che termini la temporalità interviene nelle contraddizioni di base del sistema sociale capitalistico, quelle che alla lunga ne implicano la loro esplosione in forme di mancato funzionamento? Per RH la risposta sta nella mancata sincronizzazione temporale dei meccanismi sociali. Va innanzitutto detto che una evidente mancanza di sincronizzazione è già alla base della concezione capitalistica di produzione: drammaticamente si produce molto di più di quello che, sincronicamente, la natura può offrire in termini di risorse e di capacità fisica di assorbimento dei residui. La tragedia della mancata compatibilità ambientale può essere davvero letta anche come mancanza di sincronizzazione. Venendo agli aspetti più sociali e politici appare evidente che la grave crisi della democrazia, dei sistemi democratici di scelta ed indirizzo, ha spiegazione anche nella mancata sincronizzazione fra economia, produzione e politica. La società moderna per essere coerente con l’idea di democrazia dovrebbe realizzare e mantenere una situazione in cui ……è la politica che regola i confini e le direzioni in cui operano la scienza, la tecnologia e l’economia…… Ma ciò è possibile solo se la politica e l’evoluzione scientifica, tecnologica, economica, e sociale ………sono sincronizzati …… viaggiano cioè alla stessa velocità. Ma così non è: i tempi della politica, della democrazia, se tale vuole davvero essere, sono lunghi e complessi, assolutamente non (più) compatibili con quelli dell’accelerazione sociale, e tecnologica in particolare. Sta in questo il termine ultimo della crisi delle democrazie occidentali e (anche) su questo si misura la differenza fra destra e sinistra, fra chi ritiene di formalizzare l’inutilità della politica lasciando campo aperto alle forze dell’economia e della tecnologia, e chi al contrario ritiene che la politica ..…dovrebbe rallentare gli sviluppi tecnologici ed economici per consentire di ripristinare su di essi un controllo democratico….. Un altro aspetto, legato alla critica funzionale, altrettanto decisivo, consiste nella analoga mancanza di sincronizzazione nella riproduzione culturale, ossia nel ….passaggio di norme e conoscenze culturali da una generazione all’altra…… Un meccanismo che ancora una volta richiede tempo, tempi pazienti, e che nella tarda modernità è al contrario completamente saltato proprio perché……l e generazioni vivono in mondi diversi, con tempi diversi….. Il rischio reale è quello del …..tracollo della riproduzione simbolica della società…. della conservazione, per quanto aggiornata e rivista, di quel patrimonio consolidato di idee e valori che consente di leggere la società lungo la sua evoluzione. In definitiva la teoria critica funzionalista mantiene intatta la sua capacità di leggere le contraddizioni della società, a patto di arricchirla della consapevolezza del peso dei fattori temporali, quelli che la fanno rientrare a pieno titolo nella teoria critica dell’accelerazione
Capitolo dodicesimo: La critica normativa, ideologia rivisitata. Smascherare le norme sociali segrete della temporalità
E’ patrimonio comune di tutti i pensatori “classici” della sociologia il confronto con un paradosso di decisiva rilevanza: se da una parte …..le società moderne sono caratterizzate da un aumento incredibile di interdipendenza reciproca fra le relazioni sociali….. che richiede per essere gestita una regolamentazione complessa, articolata, persino severa, dall’altra queste società sono al contempo ……liberali, individualistiche e orientate da un codice etico restrittivo al minimo…… Un paradosso difficile da districare: essere persino troppo liberi, o perlomeno percepirsi come tali, e al contempo essere inseriti in una gabbia di regole, norme, procedure, sistemi, scadenze, peraltro indispensabili per far interagire fenomeni e strutture sociali tanto complessi e fra di loro strettamente connessi. Un paradosso che trova soluzione scaricando sull’individuo il peso di trovare un impossibile equilibrio fra due istanze inconciliabili, costringendolo in questo modo ad una rincorsa senza fine, ma soprattutto avida del suo tempo, per far fronte al cumulo di passaggi e impegni che ne derivano. Un paradosso che produce ….soggetti colpevoli: alla fine della giornata ci sentiamo tutti colpevoli perché non abbiamo soddisfatto tutte le aspettative….. Un senso di colpa, che non dispone di attenuazione e perdono mediante confessione, e che è solo un poco attenuato dal confronto con lo stato di chi non è stato capace di reggere le sfide ed è precipitato nel girone degli inferi degli esclusi, dei perdenti. Ma poiché questo paradosso si manifesta e si risolve nella dimensione del tempo, dei tempi di vita, ancor di più vale quanto già evidenziato in precedenza sul vivere la penuria di tempo non come il prodotto di regole e norme, ma come una sorta di legge di natura, in quanto tale non discutibile, non sindacabile. RH definisce questa contraddizione ……il linguaggio silenzioso del tempo…. Per recuperare le teorie critiche normative e inserirle organicamente nella teoria critica dell’accelerazione sociale occorre allora partire dal fatto che le norme sociali, scaricando sul tempo dell’individuo quel paradosso  ….. violano la promessa di autonomia che è il cuore della modernità ……
Capitolo tredicesimo: La critica etica, la promessa infranta della modernità
Se è pur vero che la “modernizzazione” si è storicamente concretizzata come un processo che si è evoluto lungo tracce che si sono di volta in volta autodeterminate è altrettanto vero che alle sue spalle stava un “progetto della modernità”. Ancora ci soccorrono le analisi di Habermas e di Charles Taylor (1931, filosofo delle scienze sociali canadese): accanto alla dimensione economica vi è stata fin dall’inizio della modernità  …….un’idea di promessa e di autonomia…… ogni individuo, il soggetto fondamentale della visione liberale, ha il diritto di decidere la direzione della propria vita in ogni suo ambito. Gli stessi processi economici devono mirare a creare le condizioni migliori, e il più possibile diffuse, per consentire all’individuo, liberato dall’ansia della autonomia economica, di concentrarsi sul proprio progetto di vita. ……in questo senso il progetto della modernità è un progetto politico….. Un progetto però che per realizzarsi richiede un alto grado di stabilità dell’ordine sociale, ovvero di una accelerazione controllata, graduale, condizione sine qua non per realizzare, sulla base di un quadro certo, le precondizioni, economiche e sociali, indispensabili alla promessa di autonomia. In questa direzione si sarebbero dovute muovere la crescita economica ed il progresso tecnologico e scientifico. Ma uno sguardo storico minimamente obiettivo dimostra che questa promessa non è mai stata mantenuta …….moltissime persone, la maggioranza, non hanno mai goduto della possibilità di determinare autonomamente la propria vita, impedite in ciò innanzitutto dalle pressioni di condizioni di lavoro eteronome, ossia dirette da altri……. In pratica nessuno ha mai potuto controllare le regole del gioco, passaggio preliminare per una vera autonomia ……ma solo imparare a giocare bene…… E tanto meno la promessa di autonomia si sta rivelando credibile nella società dell’accelerazione tardo-moderna. Lo attestano tutte le considerazioni sin qui svolte sugli effetti dell’accelerazione sociale su individui e collettività …………la velocità del cambiamento sociale e l’instabilità delle condizioni di base rendono concretamente impossibile sviluppare e seguire un proprio progetto di vita……. Ritorna vivida l’immagine del criceto che corre all’impazzata all’interno della ruota! L’accelerazione sociale non solo impone alle critiche normative, etica e morale, di essere rielaborate introducendo al loro interno il fattore tempo, ovvero i tempi della odierna velocità sociale, come fattore decisivo, ma inoltre induce a riprendere il concetto fondamentale dell’alienazione, ossia del risultato ultimo di tutti i processi presi in esame.
Capitolo quattordicesimo: La critica etica, alienazione rivisitata, ovvero perché l’accelerazione sociale porta all’alienazione
Va da subito evidenziato che RH non si pone l’obiettivo di fornire in quest’ultimo capitolo una teoria completa dell’alienazione. Tema che ritiene ineludibile e centrale tanto da considerarlo al centro dei suoi futuri lavori, ma così complesso da indurlo, a chiusura di questo saggio, a limitarsi ad individuare nell’alienazione della dimensione individuale, e collettiva, lo sbocco inevitabile dell’accelerazione sociale, e a evidenziarne, in modo sintetico, alcuni specifici aspetti. RH tralascia in particolare la specifica alienazione dei rapporti di produzione, il suo sguardo di sociologo, come si è colto lungo tutto questo saggio, è diretto soprattutto ai tempi della vita. Riprende in compenso gran parte dell’ìidea di alienazione del giovane Marx …….alienazione dell’uomo dal suo agire (lavoro) dai suoi prodotti, dalla natura, dagli altri esseri umani…… convinto che su di questi aspetti l’accelerazione sociale produce una ulteriore accentuazione. Se per alienazione RH intende in generale ……..il sentimento di non volere veramente ciò che stiamo facendo anche se il nostro atto dipende solo da noi da una nostra decisione e volontà….. appaiono a suo avviso innegabili  le seguenti evidenze:
Alienazione dallo spazio
Già nel 1998 Paul Virilio (1932-2018, filosofo francese esperto delle nuove tecnologie proprio in relazione alla velocità) osservava che …….nella era della globalizzazione digitalizzata la vicinanza fisica e quella sociale si separano, chi ci è vicino socialmente non ha più bisogno di esserci vicino fisicamente, e viceversa…… Non solo: i ritmi temporali della società accelerata impediscono che si crei con lo spazio che ci circonda quell’intimità, quella frequentazione confidenziale che lo rendono la nostra personale dimensione spaziale, fino a renderlo “altro da noi”
Alienazione dalle cose
Il mondo delle cose (abiti, mobili, utensili, strumenti etc.) che entrano nelle nostre vite, quando resta relativamente stabile, quando i ritmi di ricambio non sono eccessivi, prima dell’usa e getta”, è sempre stato parte di noi, ha sempre contribuito a formare la nostra stessa individualità. …….in questo senso l’io si estende nel mondo materiale e le cose diventano abitanti dell’io….. Questo non vale più nel tempo dell’accelerazione sociale, nel quale i tempi di ricambio sono letteralmente impazziti. Il consumo “morale” delle cose, posto in luce in precedenza, che ha preso il sopravvento su quello “fisico” ……..non implica necessariamente alienazione, ma la determina se diviene per noi il modo principale se non unico di relazionarci con il mondo delle cose……….. Viviamo, ci muoviamo, e lavoriamo in e attraverso oggetti che ci rimangono distanti, senza vera relazione con il nostro io
Alienazione dal nostro agire
Come stupirsi allora se ad un certo punto incominciamo a sentirci alienati dalle nostre stesse azioni? Il passaggio dal distacco esistenziale dal mondo delle cose è in fondo breve, ne è in buona parte una conseguenza. Incide poi, nel tempo dell’accelerazione sociale, che in questo ha una sua componente decisiva, l’eccesso di informazione alla base dell’agire. Troppa informazione si traduce a lungo andare in mancanza della “vera e giusta” informazione. La conseguenza è un agire alla cieca, senza direzione, senza vera consapevolezza del senso dell’agire. Un agire, troppo spesso, da automi etero-diretti. Ed inoltre, per non sentirci esclusi, siamo costretti a dedicare molto tempo ad azioni collegate alla massa enorme dell’informazione ed ai rapporti sociali nel tempo dei social. Con la conclusione che sempre più si ha l’impressione di fare tante, tantissime cose, ma quasi mai quelle ci piacciono davvero ……alla fine abbiamo la sensazione di essere qualcuno di molto diverso e non abbiamo mai trovato il tempo di essere noi…….
Alienazione dal tempo
A completamento di tutte le considerazioni riferite al tempo, ai tempi, fin qui già svolte RH evidenzia un aspetto specifico del nostro rapporto con il tempo ……..il paradosso soggettivo del tempo, ossia il fatto che il “tempo dell’esperienza” ed il “tempo del mondo” possiedono qualità inverse……  Viviamo cioè spesso esperienze così intense per noi che, pur avendo tempi cronologici brevi, restano nella nostra memoria molto dilatate e persistenti, oppure al contrario esperienze molto lunghe nel tempo che però non lasciano tracce nel nostro ricordo, e quindi…..esperienze temporali che giocano sul rapporto lungo/breve piuttosto che breve/lungo…. Walter Benjamin ha in qualche modo codificato queste tendenze parlando di “ Erlebnissen -episodi di esperienza”, ossia il normale vivere quotidiano che produce il solo accumulo di esperienza, e “Erfahungren”, ossia esperienze che lasciano un segno”, che contribuiscono a formare la nostra identità, profetizzando, già negli anni Trenta, che …….ci stiamo avvicinando ad un epoca ricca di Erlebnissen e povera di Erfahungren…… L’accelerazione sociale è andata persino oltre, creando in modo sempre più diffuso lo schema del “breve/breve”, l’accumulo incontrollato di azioni messe in atto senza vere motivazioni, perché dettate, imposte, dalla accelerazione dei tempi di vita, produce la sensazione che ……il tempo sembra fuggire via da entrambi le direzioni….. Quella che sempre più manca è l’appropriazione del tempo, la condizione indispensabile per evitare che le esperienze, tutte, ed il tempo ad esse dedicato …..ci restino alieni….. Ed è quanto purtroppo quanto accade nel tempo dell’accelerazione sociale
Alienazione da sé e dagli altri
La somma di queste alienazioni implica che sia diventato pressochè impossibile evitare un senso complessivo di alienazione da noi stessi. Se il nostro io nasce dalle nostre azioni, esperienze, relazioni, dal rapporto con le cose che ci circondano, dallo spazio che occupiamo, dai tempi con cui viviamo, e se tutte queste cose sono alienate il risultato appare scontato. Ma non siamo solo alienati da noi stessi, è anche il rapporto con gli altri che entra in crisi. Le dinamiche accelerate della tarda modernità comportano anche il fatto che …..l’io incontra così tante altre persone, per strada, al telefono, via e-mail, sui social, sul lavoro, in un tempo così breve da finire per sentirsi saturo…… In questo contesto diventa strutturalmente impossibile relazionarci davvero con gli altri, viviamo così moltissime relazioni ma tutte affrettate, superficiali, ma al tempo stesso così avide del nostro tempo da soffocare anche i rapporti ai quali di più teniamo. ……….l’alienazione dal mondo e l’alienazione da sé non sono due cose separate, ma due facce della stessa medaglia…………

CONCLUSIONE
La reintroduzione del concetto di alienazione anche in riferimento alle strutture temporali della società attuale non deve però essere collegata al nostro più intimo essere interiore …..bensì alla nostra capacità di appropriazione del mondo…… il cui fallimento non trova istanze collettive, comunitarie, di potenziale riconciliazione all’interno di percorsi condivisi, ma, nell’epoca dell’individualismo esasperato ……tutti gli insuccessi ed i difetti ricadono sull’individuo….. Questo “silenzio” del mondo sulle nostre alienazioni è, a mò di sintesi: il nucleo centrale della riflessione del primo Marx, della preoccupazione di Weber per il disincanto, dell’analisi dell’anomia di Durkeim, della narrazione della reificazione di Gyorgy Lukacs ( 1885-1971, filosofo, sociologo, politologo ungherese) di Herbert Marcuse (1898-1979, filosofo e sociologo tedesco naturalizzato americano) e di Honneth, e della paura del dominio completo della ragione strumentale di Adorno ed Horkheimer. Il contraltare della alienazione tardo-moderna passa allora nella evoluzione di una nuova e diversa ……relazione tra il soggetto e il mondo sociale, il mondo degli oggetti, la natura ed il lavoro…… Un altro dall’alienazione che trova nel termine “risonanza” la sua sintesi. E la risonanza sarà al centro dei prossimi lavori di Rosa Hartumut

1 commento:

  1. Vorrei commentare alcuni degli argomenti toccati nel riassunto del “saggio” del mese. Quella che l’autore chiama inerzia all’accelerazione dovrebbe costituire un antidoto ai tempi veloci in cui viviamo. L’inerzia è data dal fatto che spesso le dinamiche accelerate non sono vissute come elementi di sviluppo dotati di senso. L’argomento è molto più forte di quanto suggerito dall’autore. Esistono ad esempio prove concrete di quanto la bulimia comunicativa e il multitasking compromettano la produttività della stessa economia liberista. E di come le stesse cause riducano la crescita cognitiva delle persone, principalmente in età scolare. Queste contraddizioni hanno rilievo pubblico e non soltanto legato alla percezione dei singoli. Per questo motivo, riconoscere le contraddizioni e predisporre politiche di mitigazione dell’uso improprio delle relative tecnologie sono azioni del tutto giustificate, che vanno sicuramente nella direzione (auspicata) di una maggior inerzia all’accelerazione. Molto convincente l’osservazione che le argomentazioni sono troppo lente per la velocità del mondo contemporaneo. In altri termini direi: chi legge libri per formare la sua sensibilità e conoscenza non ha voce nelle decisioni. La spavalderia con cui i politici liquidano professoroni e intellettuali e gufi deriva proprio dalla certezza che tanto le loro argomentazioni rimangono nelle nuvole. Come uscire da questa tristissima situazione? Ovviamente non ho risposte, ma credo che se si riuscisse a ricondurre le decisioni politiche ad un metodo veramente democratico, la conoscenza meditata sarebbe in qualche modo premiata. Quest’aspetto si collega con la promessa di autonomia che la modernità aveva formulato e che la velocità ha reso inattuabile: la conoscenza e la partecipazione sono in fondo un desiderio di autonomia.Molto convincente è il discorso sulle patologie da desincronizzazione: l’incapacità della politica di sincronizzarsi con la velocità della progressione tecnologica. La diversa risposta che destra e sinistra danno a questa incapacità è molto azzeccata (la prima lascia il controllo al mercato e alla tecnologia, la seconda pretende di agire attraverso un maggiore controllo dello sviluppo tecnologico). Direi che il giudizio sulla sinistra è esageratamente ottimistico. A proposito della capacità di agire nei confronti dello sviluppo tecnologico, purtroppo destra e sinistra si somigliano. Tuttavia l’argomentazione è molto interessante come stimolo perché suggerisce uno dei possibili elementi di differenziazione e perché ha enormi potenzialità concrete per l’azione politica. L’argomentazione sull’alienazione da spazio causata dalla globalizzazione digitalizzata (la vicinanza fisica e la vicinanza sociale si separano) è altrettanto interessante. A dire il vero la separazione è iniziata con l’industrializzazione, che ha cancellato la vicinanza sociale del luogo e ha fatto collassare le due vicinanze nella fabbrica. L’economia della rete sta cancellando la fabbrica come luogo di vicinanza. Io credo che solo una nuova polarizzazione sul luogo (che le stesse tecnologie consentono) possa recuperare l’integrità tra le due vicinanze.

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