La parola del mese
A
turno si propone una parola, evocativa di pensieri collegabili ed in grado di
aprirsi verso nuove riflessioni
Aprile
2019
Al “tempo”, alla sua
comprensione e definizione, fanno riferimento sia la “parola del mese” che “il
Saggio del mese” di Aprile 2019. Lungi da noi l’azzardo di confrontarci in modo
approfondito e ad ampio raggio con un concetto così difficile e complesso che
da sempre, ed in tutte le culture, è al centro di riflessioni di vario genere,
in particolare scientifiche e filosofiche. Ci limitiamo qui a valutarlo, in
modo molto sintetico, in una sua specifica rappresentazione che comunque ci
consente di mettere a fuoco la sua molteplicità interpretativa. Nel successivo
“Saggio del mese” affronteremo in modo più dettagliato i “tempi del tempo”
nella nostra epoca.
TEMPORALITA’
temporalità (dal
latino temporalĭtas -atis].
– 1.
Carattere, condizione di ciò che è temporale, legato allo scorrere del tempo (contrapposto a
ciò che è eterno o spirituale). 2. In senso concreto
il complesso dei beni terreni della Chiesa
Lasciando
alla Chiesa quanto è (soprattutto era) della Chiesa il termine “temporalità”, nella
sua accezione legata al “tempo”, consente di evidenziare, come vedremo, che,
anche in questo caso, non di tempo si deve parlare ma di “tempi”. Abituati a
valutarlo sulla base del nostro vivere quotidiano ci siamo con enorme fatica
misurati con le sconcertanti novità che nel corso del Novecento (in coincidenza
“temporale” con l’opera filosofica di Heidegger “Essere e tempo”) sono emerse
nel campo della Fisica. A partire dalla spiazzante conseguenza della
“relatività generale” di Einstein: il tempo non scorre in modo uniforme, non è
lo stesso in tutte le regioni della spazio. E’ ormai conoscenza diffusa (davvero?) il
fatto che……… il
tempo non passa alla stessa velocità per tutti: due compagni di scuola
rimangono coetanei solo se restano accanto; altrimenti quando si rincontrano
non hanno più la stessa età. Il tempo, per esempio, passa più velocemente in
montagna che in pianura (citazione da un articolo di Carlo Rovelli, fisico teorico e
apprezzato divulgatore)
…………Con ancora maggiore fatica ci siamo (non
tutti, va da sè)
confrontati con il fatto che le Leggi fondamentali della fisica, di norma,
valgono, funzionano anche senza contenere la variabile “tempo”, fino a giungere
ad una radicale equazione (elaborata
dal fisico Bryce DeWitt)
che, combinando relatività generale e teoria quantistica, descrive le proprietà
quantistiche dello spazio facendo completamente sparire il
tempo…….semplicemente il tempo non esiste!
Difficile riportare
concetti come questi, per quanto di solida costruzione scientifica, nelle
nostre quotidiane esistenze, nelle quali il concetto tempo continua a
significare molte cose concrete e tangibili del tutto diverse. Proviamo a
conciliare, seguendo alcune utili tracce reperibili in Rete, queste due modi così
opposti di rapportarsi al tempo utilizzando proprio la “parola del mese” ed in
particolare una sua articolata specificazione, che al di là della sua validità
intrinseca testimonia come la temporalità, il tempo, non siano uniformi,
variando a seconda del modo in cui li valutiamo. Sembra infatti possibile affermare
che esistono, gerarchicamente organizzate, cinque differenti temporalità. Ognuna di
queste, come in una sorta di matrioska, di bambola russa, è contenuta in quella
di ordine superiore:
1. nootemporalità
= la temporalità più evoluta, la prima
matrioska che contiene le altre quattro, è quella che appartiene esclusivamente
alla mente umana, quella che si basa
sulla netta divisione tra futuro e
passato, che si manifesta in continue aspettative verso il futuro e, grazie
alla memoria, mantiene un costante rapporto con il passato, a formare un
presente mentale con confini che cambiano continuamente. Questa temporalità è
definibile come nootemporalità (noo=dal greco nòos – relativo alla
mente, all’intelletto) e cioè la temporalità così come si manifesta nella sola mente
umana, nell’intelletto della sola specie animale terrestre capace di andare
oltre le impressioni sensoriali del presente, influenzata com’è dalla
consapevolezza della morte, dalla finitezza del tempo di vita, ingrediente
essenziale del rapporto dell’uomo con il tempo
2. biotemporalità, = appena al di
sotto di questa temporalità vi è quella che vivono tutti gli organismi viventi
e, quindi, limitatamente però alle sue funzioni biologiche, anche l’uomo. Vi è
anche in questa temporalità, definibile come biotemporalità, quella di tutte le forme viventi
della Terra, la distinzione tra il passato, il presente ed il futuro ma non in
modo così definito e consapevole come nella nootemporalità e, soprattutto il
presente è ridotto al presente organico del processo vitale. Attraverso questa
temporalità i sistemi viventi sincronizzano i molti orologi biologici che
scandiscono i loro processi vitali attraverso quelli che vengono definiti i
ritmi biologici o fisiologici.
3. eotemporalità
= al di sotto della biotemporalità vi è la terza matrioska, una terza forma di
temporalità, definibile come eotemporalità (da Eos la dea greca dell’alba) una
temporalità priva di presente chiaramente definibile e con un futuro ed un
passato articolati su grandezze impressionanti. È il tempo del mondo
astronomico, delle galassie e delle stelle, dell’universo fisico macroscopico. Questa
temporalità se viene letta con le categorie della temporalità dalla mente umana
provoca un senso di angoscia o di smarrimento per gli abissi temporali che
svela: se solo ci limitiamo alla eotemporalità terrestre e si rappresentano in scala i 4,5 miliardi di
anni di vita della Terra con un anno solare si osserva che i mammiferi vi
compaiono solo a metà dicembre, un protouomo verso le nove di sera del 31 Dicembre, l’homo sapiens
un decina di minuti prima di mezzanotte, il sapiens sapiens (il nostro
progenitore che ormai possiede tutte le nostre attuali caratteristiche fisiche
e mentali) tre minuti prima del termine, la civiltà neolitica durante l’ultimo minuto. Tutte
le culture antiche e a seguire quelle successive si accalcano nell’ultima
manciata di secondi. Alla nostra contemporaneità così piena di sé resta l’ultimo
secondo prima della mezzanotte
4. prototemporalità
= la quarta matrioska ci fa passare dall’universo macroscopico a quello
microscopico delle particelle elementari, si entra cioè nella prototemporalità (da
protos, il primo di una serie). In questo universo è impossibile distinguere
tra “ora” e “poi”, anche in linea di principio. È questa una temporalità, anche
se sarebbe più corretto parlare di temporalità al plurale, in cui non solo il
tempo, che sin qui aveva comunque una freccia rivolta verso l’avanti, non ha
una direzione ma è frammentato in tanti elementi tra loro sconnessi. La
meccanica quantistica sconvolge la nostra idea del procedere lineare in avanti
del tempo, che diventa una variabile indefinita e indefinibile.
5. atemporalità = L’ultima matrioska non può che essere l’assenza di tempo, o meglio ancora l’esistenza di
fenomeni che sono slegati dalla variabile tempo, quelli a cui non si può dare
alcuno dei significati che sono normalmente associati alla parola tempo. L’atemporalità (il prefisso a significa assenza, negazione) è la temporalità delle Leggi
fondamentali della fisica, la temporalità che come nel gioco delle matrioske si
chiude riportandoci allo stadio iniziale della vita dell’universo, ovvero
quello del caos primordiale del Big Bang
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