lunedì 1 aprile 2019

La parola del mese - Aprile 2019


La parola del mese

 A turno si propone una parola, evocativa di pensieri collegabili ed in grado di aprirsi verso nuove riflessioni

Aprile 2019

Al “tempo”, alla sua comprensione e definizione, fanno riferimento sia la “parola del mese” che “il Saggio del mese” di Aprile 2019. Lungi da noi l’azzardo di confrontarci in modo approfondito e ad ampio raggio con un concetto così difficile e complesso che da sempre, ed in tutte le culture, è al centro di riflessioni di vario genere, in particolare scientifiche e filosofiche. Ci limitiamo qui a valutarlo, in modo molto sintetico, in una sua specifica rappresentazione che comunque ci consente di mettere a fuoco la sua molteplicità interpretativa. Nel successivo “Saggio del mese” affronteremo in modo più dettagliato i “tempi del tempo” nella nostra epoca.

TEMPORALITA’

temporalità (dal latino temporalĭtas -atis]. – 1. Carattere, condizione di ciò che è temporale, legato allo scorrere del tempo (contrapposto a ciò che è eterno o spirituale). 2. In senso concreto il complesso dei beni terreni della Chiesa

Lasciando alla Chiesa quanto è (soprattutto era) della Chiesa il termine “temporalità”, nella sua accezione legata al “tempo”, consente di evidenziare, come vedremo, che, anche in questo caso, non di tempo si deve parlare ma di “tempi”. Abituati a valutarlo sulla base del nostro vivere quotidiano ci siamo con enorme fatica misurati con le sconcertanti novità che nel corso del Novecento (in coincidenza “temporale” con l’opera filosofica di Heidegger “Essere e tempo”) sono emerse nel campo della Fisica. A partire dalla spiazzante conseguenza della “relatività generale” di Einstein: il tempo non scorre in modo uniforme, non è lo stesso in tutte le regioni della spazio. E’ ormai conoscenza diffusa (davvero?) il fatto che……… il tempo non passa alla stessa velocità per tutti: due compagni di scuola rimangono coetanei solo se restano accanto; altrimenti quando si rincontrano non hanno più la stessa età. Il tempo, per esempio, passa più velocemente in montagna che in pianura (citazione da un articolo di Carlo Rovelli, fisico teorico e apprezzato divulgatore) …………Con ancora maggiore fatica ci siamo (non tutti, va da sè) confrontati con il fatto che le Leggi fondamentali della fisica, di norma, valgono, funzionano anche senza contenere la variabile “tempo”, fino a giungere ad una radicale equazione (elaborata dal fisico Bryce DeWitt) che, combinando relatività generale e teoria quantistica, descrive le proprietà quantistiche dello spazio facendo completamente sparire il tempo…….semplicemente il tempo non esiste! 
Difficile riportare concetti come questi, per quanto di solida costruzione scientifica, nelle nostre quotidiane esistenze, nelle quali il concetto tempo continua a significare molte cose concrete e tangibili del tutto diverse. Proviamo a conciliare, seguendo alcune utili tracce reperibili in Rete, queste due modi così opposti di rapportarsi al tempo utilizzando proprio la “parola del mese” ed in particolare una sua articolata specificazione, che al di là della sua validità intrinseca testimonia come la temporalità, il tempo, non siano uniformi, variando a seconda del modo in cui li valutiamo. Sembra infatti possibile affermare che esistono, gerarchicamente organizzate, cinque differenti temporalità. Ognuna di queste, come in una sorta di matrioska, di bambola russa, è contenuta in quella di ordine superiore: 

1.  nootemporalità  = la temporalità più evoluta, la prima matrioska che contiene le altre quattro, è quella che appartiene esclusivamente alla mente umana,  quella che si basa sulla  netta divisione tra futuro e passato, che si manifesta in continue aspettative verso il futuro e, grazie alla memoria, mantiene un costante rapporto con il passato, a formare un presente mentale con confini che cambiano continuamente. Questa temporalità è definibile come nootemporalità (noo=dal greco nòos – relativo alla mente, all’intelletto) e cioè la temporalità così come si manifesta nella sola mente umana, nell’intelletto della sola specie animale terrestre capace di andare oltre le impressioni sensoriali del presente, influenzata com’è dalla consapevolezza della morte, dalla finitezza del tempo di vita, ingrediente essenziale del rapporto dell’uomo con il tempo

2.  biotemporalità, = appena al di sotto di questa temporalità vi è quella che vivono tutti gli organismi viventi e, quindi, limitatamente però alle sue funzioni biologiche, anche l’uomo. Vi è anche in questa temporalità, definibile come biotemporalità, quella di tutte le forme viventi della Terra, la distinzione tra il passato, il presente ed il futuro ma non in modo così definito e consapevole come nella nootemporalità e, soprattutto il presente è ridotto al presente organico del processo vitale. Attraverso questa temporalità i sistemi viventi sincronizzano i molti orologi biologici che scandiscono i loro processi vitali attraverso quelli che vengono definiti i ritmi biologici o fisiologici.

3.  eotemporalità = al di sotto della biotemporalità vi è la terza matrioska, una terza forma di temporalità, definibile come eotemporalità (da Eos la dea greca dell’alba) una temporalità priva di presente chiaramente definibile e con un futuro ed un passato articolati su grandezze impressionanti. È il tempo del mondo astronomico, delle galassie e delle stelle, dell’universo fisico macroscopico. Questa temporalità se viene letta con le categorie della temporalità dalla mente umana provoca un senso di angoscia o di smarrimento per gli abissi temporali che svela: se solo ci limitiamo alla eotemporalità terrestre e  si rappresentano in scala i 4,5 miliardi di anni di vita della Terra con un anno solare si osserva che i mammiferi vi compaiono solo a metà dicembre, un protouomo verso le  nove di sera del 31 Dicembre, l’homo sapiens un decina di minuti prima di mezzanotte, il sapiens sapiens (il nostro progenitore che ormai possiede tutte le nostre attuali caratteristiche fisiche e mentali) tre minuti prima del termine,  la civiltà neolitica durante l’ultimo minuto. Tutte le culture antiche e a seguire quelle successive si accalcano nell’ultima manciata di secondi. Alla nostra contemporaneità così piena di sé resta l’ultimo secondo prima della mezzanotte

4.  prototemporalità = la quarta matrioska ci fa passare dall’universo macroscopico a quello microscopico delle particelle elementari, si entra cioè nella prototemporalità (da protos, il primo di una serie). In questo universo è impossibile distinguere tra “ora” e “poi”, anche in linea di principio. È questa una temporalità, anche se sarebbe più corretto parlare di temporalità al plurale, in cui non solo il tempo, che sin qui aveva comunque una freccia rivolta verso l’avanti, non ha una direzione ma è frammentato in tanti elementi tra loro sconnessi. La meccanica quantistica sconvolge la nostra idea del procedere lineare in avanti del tempo, che diventa una variabile indefinita e indefinibile.

5.  atemporalità = L’ultima matrioska non può che essere l’assenza di tempo, o meglio ancora l’esistenza di fenomeni che sono slegati dalla variabile tempo, quelli a cui non si può dare alcuno dei significati che sono normalmente associati alla parola tempo. L’atemporalità (il prefisso a significa assenza, negazione) è la temporalità delle Leggi fondamentali della fisica, la temporalità che come nel gioco delle matrioske si chiude riportandoci allo stadio iniziale della vita dell’universo, ovvero quello del caos primordiale del Big Bang

Nessun commento:

Posta un commento