“L’angolo dell’arte”
Spazio mensile curato da
Valter Alovisio – Point Zero
DUE BUONE RAGIONI (almeno)
PER ANDARE AL “PRADO”
Il Museo del Prado di Madrid compie 200 anni: da quando aprì i battenti
nel 1819 con il nome di Museo
Real de Pinturas, ha offerto a milioni di visitatori la
possibilità di ammirare i capolavori dei più grandi maestri spagnoli, da Diego Velàsquez a Francisco Goya,
ma anche le splendide collezioni di pittura fiamminga e italiana che diedero
lustro ai palazzi borbonici. Per festeggiare il bicentenario, un ricco
programma di mostre proseguirà per tutto il corso dell’anno. Ne segnaliamo, per
quest’estate, due.
1.
IL BEATO
ANGELICO E IL RINASCIMENTO FIORENTINO
Dal 28 MAGGIO AL 15 SETTEMBRE 2019
Beato
Angelico, Annunciazione, entro
il 1435, tempera su tavola,
194 x 154 cm, - Madrid, Museo del Prado.
194 x 154 cm, - Madrid, Museo del Prado.
Nell’anno del suo bicentenario, il Museo del
Prado apre le sale al Rinascimento fiorentino e, in particolare, all’artista
che ha cercato di coniugare la costruzione prospettica e l'attenzione alla
figura umana con i vecchi valori medievali relativi alla funzione didattica
dell'arte e al valore mistico della luce: Giovanni da Fiesole, al secolo Guido
di Pietro, detto Fra’ Angelico. Il
percorso si soffermerà sul periodo compreso tra il 1420 e il 1430,
focalizzandosi sull’opera del pittore convinto che ogni pennellata avesse
un'origine divina.
L'esposizione, a cura di Carl Brandon Strehlke,
ruoterà intorno all'Annunciazione,
alla Madonna della melagrana e
al Funerale di Sant'Antonio Abate,
due dipinti di Beato Angelico recentemente acquistati dalla collezione del Duca
d’Alba.
In particolare l’Annunciazione è stata al
centro di un importante restauro condotto presso il Museo del Prado ricorrendo
alle tecniche e agli strumenti più avanzati per riportare all’antico splendore
il dipinto realizzato da Guido di Pietro da Mugello. Dipinta per il convento di
San Domenico, dove era frate lo stesso Angelico, l'Annunciazione, che costituiva una delle tre grandi
pale d'altare di sua mano che decoravano la chiesa, sarebbe stata ultimata
entro il 1435. Ceduta, entrò in seguito nelle collezioni reali della monarchia
spagnola e da qui al Prado.
In mostra a Madrid sarà anche la Madonna con Bambino in terracotta di
Donatello, oggi conservata a Palazzo Pretorio di Prato, già
partita alla volta della capitale spagnola per portare parte di
quell’eccezionale esperienza che caratterizzò la città toscana nel XV
secolo.
2.
VISIONI PARALLELE: VELÀSQUEZ,
REMBRANDT E VERMEER
SI INCONTRANO AL PRADO
DAL 25 GIUGNO AL 29 SETTEMBRE 2019
Jan
Vermeer, Il geografo, 1669. Olio su tela, 51,6 x 45,4 cm.
Frankfurt,
Städel Museum
L’unità
della pittura occidentale è una delle grandi realtà che rivela l’unità della
cultura europea”, scriveva il filosofo spagnolo José Ortega y Gasset negli anni
bui dei nazionalismi novecenteschi. E basta dare un’occhiata alla mostra appena
inaugurata al Museo del Prado di Madrid per toccare con mano una lampante
verità: “Velàsquez, Rembrandt, Vermeer. Visioni parallele” esplora l’opera di
tre icone del XVII secolo evidenziando i molti punti di contatto e la comune
“aria di famiglia” tra quelle che a lungo sono state considerate tradizioni
distinte e indipendenti, ciascuna espressione di un diverso “carattere
nazionale”.
Al Prado oltre 70 capolavori si fanno testimoni della fitta
trama che unisce tre fari dell’arte del Seicento, (REMBRANDT, VEERMER E VELASQUEZ), non a caso il “secolo d’oro” della
pittura di entrambi i paesi, Olanda e Spagna.
Alle opere del museo madrileno si aggiungono prestigiosi
prestiti dal Rijksmuseum di Amsterdam, dalla National Gallery di Londra, dal
Metropolitan Museum of Art di New York e dal Mauritshuis dell’Aja, in un
itinerario costruito nel segno del confronto. Diego Velàsquez, Rembrandt van
Rijn e Jan Vermeer sembrano discorrere attraverso i rispettivi dipinti, intorno
ai quali si dispongono i quadri di illustri pittori coevi, da Francisco de
Zurbaran a Pieter Claesz, da Frans Hals a El Greco e Josè de Ribera.
Valter Alovisio
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