Peste nera, spagnola, covid19
A maggior ragione vista la preoccupante globale
ripresa dei contagi di questi giorni è ormai opinione condivisa che la pandemia
covid19 stia segnando una autentica cesura storica, che sia quindi
sempre più lecito parlare di un mondo pre ed uno post covid, che i cambiamenti
provocati in economia, nella società, in politica, siano così profondi da avere
carattere di irreversibilità. Il tempo dirà se così sarà davvero, anche se i
segnali in tal senso sono davvero molteplici e significativi, e anche se solo a
tempo debito sarà possibile capire se la pandemia avrà in qualche modo contribuito
a creare cambiamenti in positivo o in negativo. Ma d’altronde non sarebbe la
prima epidemia che segna un radicale cambiamento di rotta per l’umanità.
Guardando alla sola Europa è opinione condivisa da tutti gli storici che la collettiva
reazione alla famosa “peste nera” di metà Trecento, che in
Europa provocò la morte di circa venticinque milioni di persone, un terzo della
popolazione europea del tempo, sia stata il vero incubatore dei fermenti
culturali, economici e sociali che posero definitiva fine al Medio Evo e che
aprirono con il Rinascimento la strada alla Modernità europea. Ma per meglio
capire la possibile incidenza storica di covid19 l’altra grande pandemia con la
quale confrontarsi è sicuramente quella della cosiddetta “Spagnola” del 1918-1920, i cui numeri restano davvero
impressionanti. Sulla base di conteggi per difetto, in due successive ondate la
“Spagnola” contagiò in tutto il pianeta circa 500 milioni di persone su una
popolazione mondiale inferiore a due miliardi, colpendo quindi un terzo dell’umanità,
e provocando perlomeno 50 milioni di morti, vale a dire un tasso di mortalità
del dieci per cento dei contagiati. Per puro raffronto numerico per raggiungere
tali numeri rapportandoli alla popolazione mondiale attuale covid19 dovrebbe
colpire due miliardi e mezzo di persone provocandone la morte di ben
duecentocinquanta milioni. A puro livello di cronaca ripercorrendo le
ricostruzioni storiche del tempo colpiscono alcune analogie: l’obbligo di
mascherine, il divieto di assembramenti e di circolazione, l’istituzione di “zone
rosse”, ma soprattutto conforta la grande diversità della risposta sanitaria,
la Spagnola di fatto non venne “curata” e smise di colpire solo quando venne
raggiunta la tristemente famosa “immunità di gregge”. Ma quello che di più
colpisce consiste proprio nella incidenza lasciata dalla Spagnola nel sentire
comune del tempo. Può sembrare incredibile ma all’indomani della pandemia l’umanità
di allora sembra proprio che abbia operato un’autentica operazione collettiva
di rimozione, soprattutto in Europa alla congiunzione della pandemia con i
disastri, le tragedie ed i morti provocati dalla Prima Guerra, la popolazione sopravvissuta
ha reagito, in molti comportamenti collettivi, con una sorta di euforia liberatoria. Le
tensioni politiche e sociali, e quelle fra Stati, eredità del conflitto
mondiale certo non scomparvero, anzi gli anni venti, come è noto, sono stati
segnati dai profondi sconvolgimenti che aprirono tragicamente la strada all’avvento
di fascismo e nazismo. Eppure tutte le ricostruzioni storiche non sembrano
evidenziare particolari reazioni post pandemiche e tantomeno una loro qualche
incidenza su questi tormentati scenari. Al punto che, per quanto indietro vada
la memoria, nei manuali scolastici di storia l’intera vicenda della Spagnola
occupa incredibilmente un ruolo marginale, soprattutto se si considerano i suoi
spaventosi numeri. Tre grandi epidemie, tre percorsi storici diversi nel loro
svolgersi, nelle reazioni e nei cambiamenti indotti, per le prime due, ed in
quelli ancora da decifrare per quella attuale. Sarà sicuramente interessante
seguire la relazione che Claudio Vercelli terrà questo Venerdì 16 Ottobre per
iniziare a riflettere sulle prime possibili evidenze in questo senso di covid19
sperando con tutto il cuore che il tempo di consegnarla al giudizio degli
storici sia sempre più vicino
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