domenica 1 agosto 2021

La Parola del mese - Agosto 2021

 

La parola del mese

 A turno si propone una parola

 evocativa di pensieri fra di loro collegabili

 in grado di offrirci nuovi spunti di riflessione

AGOSTO 2021

E’ già successo di presentare come “Parola del mese” termini non italiani, ma finora senza mai uscire dall’ambito delle culture occidentali. Questo mese rompiamo questo tabù con un termine sanscrito che è alla base delle sacre scritture indiane, in particolare delle Upanishad (altra parola sanscrita che significa “dottrine arcane, segrete” e indica una serie di testi filosofici-religiosi dell’India vedica di circa duemila anni fa) per essere poi sviluppata e completata nel sistema Vedanta (sempre sanscrito a significare il completamento dei “veda”, ossia delle sacre scritture indiane). La parola sanscrita scelta per essere quella del mese di Agosto 2021 si è “offerta” nel corso della lettura di un saggio che si ricollega a temi già affrontati negli ultimi mesi in questo blog (in particolare con i post  che hanno presentato alcune parti del pensiero filosofico di Heidegger e di Jonas e quello antropologico di Descola) e che accentua, con toni e motivazioni comunque originali, l’urgenza di una svolta “radicale” in campo ecologico. Dall’India vedica di duemila anni fa …

ADVAITA

Termine sanscrito composto dalla parola DVAITA”, che significa DUALITA’, ed il prefisso ”A” che serve per negare il significato del termine che segue, ADVAITA vuol quindi dire NON DUALITA’

Si concentra in questa parola la dottrina monistica indiana che afferma la totale e perfetta unità cosmica della pluralità delle cose che compongono l’universo visto come manifestazione dell’unica anima universale, il Brahman. In questa visione la pretesa dell’uomo di essere entità a sé stante si rivela non solo una totale illusione (l’illusione cosmica), ma un vero pericolo per l’equilibrio universale se alla separazione si aggiunge la presunzione di una sua preminenza sul resto dell’esistente. Questo suo significato spiega la relazione fra il concetto sintetizzato da ADVAITA e le riflessioni dei pensatori ricordati, ed è in questo senso un aspetto costitutivo del pensiero di Arne Naess

1912-2009, norvegese, filosofo, alpinista, attivista ambientale. A soli ventisette anni diventa il più giovane professore dell’Università di Oslo, dopo aver studiato, frequentando i massimi filosofi del tempo, presso le Università di Parigi, Berkley e Vienna. Nonostante l’impegno accademico ha modo di coltivare la passione per l’alpinismo vantando arrampicate di tutto rilievo anche sull’Himalaya. Professore di filosofia dal 1939 al 1969, ed impegnato attivista politico e ambientale, non appena possibile si rifugia in una baita, costruita da solo, in una località montana isolata della Norvegia, un luogo dove mette a punto la sua personale filosofia. Nel 1973, abbandonata la cattedra, propone in un famoso articolo la sua idea di “ecologia profonda”, altrimenti denominata “ecosofia(nostra parola del mese di Agosto 2019). L’intensa produzione di scritti, saggi, pubblicazioni varie lo rendono uno tra i più influenti pensatori del secolo scorso.

Lo spunto per presentare questa importante figura del movimento ambientalista mondiale è venuto dalla lettura di una raccolta di alcuni suoi brevi saggi pubblicata recentemente da “Piano B edizioni”


Dal risvolto di copertina

……questi saggi sono stati composti nella sua baita rifugio sul monte Twergastein, luogo con cui si identificò totalmente traendo spunto per la sua ecosofia……..che, prima ancora di essere un idea filosofica è un’autentica saggezza, la rivoluzionaria presa di coscienza della nostra essenziale unità con l’ambiente, la consapevolezza che muta valori e comportamenti e che accresce qualità e gioia delle nostre vite …….

E’ una lettura che ci sentiamo di consigliare perché offre, al di là della condivisione delle sue idee, una straordinaria testimonianza di totale coerenza fra pensiero e modo di vivere. Le idee di Naess si sono tradotte e precisate in opere e trattati, ma hanno preso forma e si sono evolute nel suo vivere in intimità esistenziale con l’ambiente nel quale si è per tutta la vita immerso in profondità. La sua idea di ADVAITA, mutuata dal pensiero di Ghandi e altrettanto ispirata dal pensiero di Spinoza e  dello stesso Heidegger, non è stata solo una conquista culturale, ma è stata vissuta fino in fondo come fonte di ispirazione per un modo concreto di vivere. Leggendo le sue descrizioni dell’ambiente naturale attorno alla baita, il racconto della sua vita simil monastica (che non gli ha comunque impedito di muoversi nel mondo e di avere tre matrimoni!) e del suo rapporto con la montagna, si coglie benissimo sia la fonte delle sue riflessioni sia la gioia ricavata dal suo stile di vita. Un breve saggio fra quelli raccolti in questo testo ne è una testimonianza eccellente, è sufficiente il titolo ad evidenziarlo: “Metafisica della linea arborea”, ossia pensieri e riflessioni che Naess sviluppa attraversando la fascia altimetrica che sancisce la fine della vegetazione in montagna. E’ quindi una lettura, accresciuta da uno stile di scrittura chiaro e lucidissimo, al tempo stesso piacevole e illuminante. Sicuramente la summa del suo pensiero filosofico, e l’attenzione che ne deriva per le tematiche ambientali, meriterebbero di essere meglio approfondite – è quindi possibile che Naess sia l’autore di uno dei prossimi nostri “Saggi del mese” – per intanto ci limitiamo ad introdurre una sinteticissima ripresa di alcuni aspetti della sua concezione di ecologia profonda, utilizzando l’introduzione di questa raccolta di brevi saggi fatta da Elisa Cavazza (filosofa italiana curatrice della pubblicazione  in Italia delle opere di Naess):

*   Esiste una stretta affinità tra alcune informazioni consolidate della scienza ecologica (i principi di “diversità”, “complessità” e “simbiosi”) e l’idea che il sé individuale sia un’illusione, così come ci ricorda C, a ben vedere tutti noi umani……siamo l’aria che respiriamo, il cibo che mangiamo, l’ambiente che abitiamo

*   Non serve comunque fuggire le culture di appartenenza e rifugiarci in altre, è piuttosto decisivo interrogarsi, con lucidità e sempre più a fondo, sullo stato delle cose esistenti

*   Per arrivare in questo modo ad un “cambiamento profondo” che non può non mettere in discussione le attuali strutture produttive, economiche, sociali e ideologiche

*   Facendo emergere una constatazione irrinunciabile: la vita umana e non umana è indipendente dalla sua utilità per l’uomo, che non ha quindi alcun diritto di ridurne ricchezza e diversità se non per soddisfare i bisogni davvero vitali. Mentre all’opposto i tempi che viviamo evidenziano che l’interferenza umana sul mondo è sempre più drammaticamente eccessiva

*   Un cambiamento profondo, a fronte di tale innegabile constatazione, non può allora fermarsi a una certa quota di riciclo e di riduzione dei consumi energetici, ossia ad una “ecologia superficiale”. Una strategia, magari efficace e condivisibile su alcuni aspetti specifici, ed  in grado quindi di procrastinare l’inevitabile resa dei conti finale, ma incapace di sciogliere la contraddizione di fondo: la fallace convinzione che basti un diverso progresso tecnico senza rivedere nulla del vero e profondo rapporto “uomo-natura

*   Un vero cambiamento profondo infatti richiede un nuovo paradigma culturale che leghi strettamente ontologia, lo stato delle cose del mondo, etica e politica avendo sullo sfondo il rifiuto dell’idea che l’uomo sia il solo soggetto che opera in un mondo oggettivato (il DVAITA), e considerato a sua disposizione, per sostituirla con quella di un unico contesto (l’ADVAITA) fatto di relazioni paritarie fra gli enti che lo abitano

*   Non serve allora elaborare regole e leggi, norme morali e comportamentali, se prima non si modifica la visione del mondo che ha creato l’attuale stato delle cose. L’ontologia ambientale viene prima dell’etica ambientale

*   Una ontologia che ha il suo primo fondamento nella accettazione vera e piena che l’organismo Terra è un insieme complesso di interazioni, nel quale l’identità umana non può essere né separata né indipendente

*   Questo passaggio non può che comportare il riconoscimento che tutte le categorie che l’uomo ha sin qui usato per conoscere e definire il mondo non sono altro che “entia rationis”, enti della ragione, costruzioni astratte finalizzate a conoscere tutti i restanti aspetti del mondo e ad usarli a piacimento per realizzare suoi specifici interessi

*   Occorre invece una piena identificazione con tutti gli enti del mondo con un processo che non può essere solo psicologico (mettersi nei panni dell’altro) ma che deve essere capace di  aprirsi ad un vero ampliamento del sé espanso in questa rete di relazioni

*   Questo nuovo “sé ecologico” non è allora uno stadio statico da raggiungere ma un continuo processo di crescita che deve accompagnarsi con la “gioia” (la laetitia di Spinoza) delle conquiste man mano realizzate

*   “ecologia profonda”, ovvero “ecosofia”, non significano pertanto il sacrificio della società in favore della natura, una semplice limitazione all’agire dell’uomo, ma una forma di saggezza totale che consiste anche nel nostro interesse ad avere una maggiore ricchezza di esperienze

La possibile ripresa delle riflessioni di carattere generale di Naess sarà pertanto rivolta innanzitutto alle sue idee su modello di sviluppo, sul ruolo di scienza e tecnologia, sull’importanza di una stretta sinergia fra riflessioni filosofiche ed impegno ecologico e politico. Chiudiamo però questa “parola del mese” riprendendo dal suo breve saggio “Ecologia profonda e stile di vita” un altrettanto breve elenco di “valori e modi di vivere ed agire” che aiutano a mettere meglio a fuoco il suo richiamo ad una profonda coerenza fra idee e comportamenti. A testimoniare che è anche in questa coerenza che si manifesta una vera ecologia profonda. Alcuni di questi richiami, il saggio è del 1984, ricordano, con un certo comprensibile sentore d’antan, le sensibilità innovative dei primi movimenti ecologisti, ma ancora oggi, a maggior ragione dopo la crisi pandemica, mantengono intatto il loro valore provocatorio e alternativo ai modi di vivere consumistici

* Utilizzare nella vita quotidiana mezzi semplici, evitare strumenti complicati, non indispensabili

*   Privilegiare attività che mirano direttamente ai valori in sé, che abbiano un loro significato  intrinseco, evitando quelle che ne sono prive e che sono distanti dai valori fondamentali

*   L’anticonsumismo di fatto altro non è che l’applicazione attenta di questi due punti

*   Conservare ed aumentare l’apprezzamento di quei beni di cui ci sia sufficienza per tutti

*   Evitare la novofilia, ossia l’amare ciò che è nuovo semplicemente perché è nuovo

*   Agire in vista di situazioni di valore intrinseco piuttosto che essere genericamente occupati in attività senza significato

*   Apprezzare le differenze etniche e culturali, e non vederle quindi come minacce

*   Apprezzare gli stili di vita più universalizzabili e non palesemente impossibili da sostenere senza ingiustizie verso i propri simili e altre specie

*   Preferire la profondità e la ricchezza dell’esperienza piuttosto che la sua intensità

*   Apprezzare, e quando possibile, fare un lavoro che non sia il mero guadagnarsi da vivere

*  Apprezzare quindi, e quando possibile, scegliere un lavoro nei settori primari: agricoltura, silvicoltura, pesca su piccola scala

*   Sforzarsi di vivere una vita complessa, non complicata

*   Coltivare la vita in comunità piuttosto che in società

*   Soddisfare i bisogni vitali piuttosto che i desideri

*   Vivere nella natura piuttosto che limitarsi a visitare posti belli, evitando il turismo di massa e usando solo occasionalmente, quando non sia possibile fare diversamente, strutture turistiche

*   Vivere “leggeri e senza lasciare tracce” quando si entra nella natura vulnerabile

*   Apprezzare tutte le forme di vita, non solo quelle belle o utili

*   Non utilizzare forme di vita semplicemente come mezzi

*   Proteggere gli ecosistemi locali e vedere la propria comunità come parte di un ecosistema

*  Opporsi ad ogni interferenza nella natura quando non strettamente necessaria, condannare tale interferenza come oltraggiosa e criminale

*   Agire con decisione e senza codardia negli eventuali conflitti per la realizzazione di quanto sopra pur abbracciando la non-violenza sia nelle parole che nelle azioni

*   Adottare vari tipi e gradi di vegetarismo


1 commento:

  1. Per ampliare le prospettive del vissuto esperenziale che ci propone Arne Naess , segnalo la lettura di L’ALLEGRA APOCALISSE di Arto Paasilinna.
    Dalla quarta di copertina :” in mezzo ai boschi del Kainuu, nella Finlandia centrale, un vecchio comunista «grande bruciachiese», in punto di morte ha destinato tutti i suoi beni alla costruzione di un tempio. E tutt’intorno a questo improbabile santuario è cresciuta una comunità silvestre di gente laboriosa e gaudente che vive di caccia, pesca e giardinaggio, in autarchia e prosperità, indifferente alla catastrofe universale. Un gruppo di strampalati personaggi paasilinniani tanto geniali quanto testardi che naviga in mezzo ai marosi di un pianeta in malora con l’incoscienza di un’utopia senza tempo. Con lo sguardo ironico di Paasilinna ci troviamo a immaginare un passato e un futuro nemmeno così lontani, contemplando la vanità delle ideologie , del consumismo, e le farneticazioni della nostra civiltà inutilmente complicata.”

    RispondiElimina