Per pace e clima
ripartire dalla proposta dei premi Nobel
Articolo di Maurizio Simoncelli - sito online “Sbilanciamoci”
Spese militari in forte aumento, nuovi sistemi d’arma basati sull’Intelligenza
artificiale, crescenti tensioni, caratterizzano questa seconda guerra fredda.
La società civile non è insensibile a fermare la geopolitica del caos, lo
dimostra la proposta dei premi Nobel. Ma deve fare più pressione sulla
politica, anche in Italia.
Un appello per la riduzione del 2% della
spesa militare mondiale è stato lanciato da oltre cinquanta premi Nobel e
presidenti di accademie scientifiche. Personalità scientifiche di altissimo
valore hanno pubblicamente rilevato la pericolosità di una crescente spesa
militare che si avvicina ai 2.000 miliardi con una crescita ininterrotta da
diversi anni, in parallelo a tensioni in aumento nell’area del Pacifico
asiatico. La proposta dei Nobel consiste nella richiesta indirizzata ai governi
di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite affinché negozino una riduzione
annuale congiunta delle loro spese militari del 2% per cinque anni consecutivi.
In questo modo si avrebbe un tesoretto miliardario che potrebbe essere
utilizzato al 50% in un fondo globale, sotto la supervisione delle Nazioni
Unite, con lo scopo di affrontare le gravi sfide comuni dell’umanità come le
pandemie, i cambiamenti climatici e la povertà estrema. L’altra metà potrebbe
rimanere a disposizione dei singoli governi, per usarli, ad esempio, per la
riconversione industriale delle aziende belliche verso una produzione civile. La cifra complessiva stimata si aggirerebbe intorno
ai 1.000 miliardi di dollari entro il 2030. Non poca cosa, insomma. I premi
Nobel inoltre mettono in evidenza che una decisione di tal genere
rappresenterebbe un segnale di fiducia, distensivo che aumenterebbe la
sicurezza, pur mantenendo la deterrenza e l’equilibrio, riducendo comunque le
tensioni e il relativo rischio di guerra. Nel passato accordi di disarmo in
campo nucleare (come gli accordi SALT e START tra USA e URSS) hanno portato non
solo ad una riduzione numerica degli armamenti, ma anche ad una clima più
disteso tra le due superpotenze. La scelta di diversi Stati di dismettere
arsenali nucleari o non dotarsene ha comunque ridotto i rischi della
proliferazione. Oggi la minaccia nucleare, ancora presente, purtroppo, si
limita a “sole” 13.000 testate a fronte delle 70.000 della prima guerra fredda:
si può comunque distruggere il mondo intero, anche se meno volte rispetto al
passato!
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