venerdì 18 marzo 2022

Il "Saggio" del mese - Marzo 2022

 

N.B. = La stesura della sintesi del “Saggio” di questo mese è stata fatta prima dell’inizio della gravissima e drammatica invasione russa dell’Ucraina. Non abbiamo però rinunciato alla sua pubblicazione, soprattutto per la consueta parte introduttiva, nella sua forma originaria. Per due ragioni: la prima è quella, pur nella consapevolezza di tutti noi della rilevanza storica di quanto sta avvenendo, di non rinunciare ad interrogarci sulle tante altre questioni che incidono sulla attuale contemporaneità. La seconda consiste nel ritenere che anche questa spaventosa guerra, ed i percorsi storici che l’hanno determinata, pongano domande importanti proprio sul tema al centro di questo “Saggio”

Il “Saggio” del mese

MARZO 2022

Come anticipato nella “Parola del mese” di questo Marzo 2022 “Immunità (comune)” non mancano di certo elementi che sollecitano una riflessione sulla tenuta della democrazia rappresentativa così come l’abbiamo sin qui conosciuta, fino a darla, incautamente, per scontata, per acquisita. Così non è. Quantomeno a partire dagli anni Ottanta/Novanta le profonde mutazioni del quadro geo-politico globale connesse a quelle dei sistemi economico-sociali hanno prodotto un profondo impatto - su istituzioni, procedure e sistemi, relazioni con società e soggetti economici, partecipazione elettorale, sistema dei partiti e loro rapporto con il corpo elettorale – tale da aver di fatto modificato molti dei capisaldi sui quali poggiava l’idea “classica” di democrazia. La pandemia infine, con il suo carico di impattanti provvedimenti che non poco hanno accentuato questo stato di cose, ha reso ormai manifesta questa situazione. Proveremo in questo spazio a presentare spunti di riflessione capaci, progressivamente, di entrare nel merito delle tante questioni che, in conseguenza di tutto ciò, si sono delineate. Iniziamo con questo Saggio del mese, di recentissima pubblicazione, che in forma di phamplet propone, ripercorrendo alcuni passaggi topici relativi alla specifica situazione italiana, una serie di “provocazioni”. Il suo autore non è certo ascrivibile alla schiera dei critici per partito preso, ma non teme di esprimere, con apprezzabilissima sintesi, opinioni chiare e nette in questo  ripercorre alcuni significativi passaggi delle recente storia politica italiana, utili proprio come prima concreta base dalla quale partire per entrare nel merito delle contraddizioni che ne emergono.



Luciano Canfora, filologo classico, storico, saggista e accademico italiano

 

1 – Attinenze cospicue

Non sono mancati nella recente storia italiana passaggi che, nella loro incidenza concreta, hanno di fatto costruito un percorso riformatore mai formalmente enunciato. Una situazione che, non meno di quella per molti versi ben più brutale, della crisi greca del 2015, chiama in causa, come loro primo decisivo protagonista, la stessa UE, la sua idea di democrazia, di rapporto fra Stati membri e istituzioni centrali, e la coerenza ad essa delle politiche concrete che ne sono conseguite

2 – Una anomalia italiana

Ed infatti …… da oltre trent’anni l’Italia vede attuarsi periodicamente soluzioni “irregolari” delle crisi politiche ….. Al di là del giudizio di merito, e delle situazioni contingenti che possano aver contribuito a promuoverle, non sembra infatti sostenibile che “le modalità istituzionali” con le quali l’incarico governativo conferito in successione a Ciampi, Lamberto Dini, Monti e Draghi, sia stato attuato conformemente ai dettami della vigente Costituzione Italiana …… come se i Presidenti della Repubblica chiamati in causa in queste vicende, rispondessero alla Costituzione francese o persino allo Statuto Albertino ….. Nessuno dei tre incaricati di formare un nuovo Governo era parlamentare: non lo erano Ciampi  e Lamberto Dini, ma Governatori della Banca d’Italia, non lo era Monti, prima che Napolitano lo nominasse in fretta e furia Senatore a vita, ed ancor meno lo è Draghi, del tutto privo di cariche istituzionali al momento della nomina. ….. questa anomalia tutta italiana, quasi un retaggio di pratiche “ancien régime” ….. non poco accentua il discredito del Parlamento e dei partiti che lo compongono. Certo in tutti questi casi proprio la debolezza del sistema politico e partitico è stata la principale causa del suo manifestarsi, ma nulla cambia nella necessaria valutazione della tenuta democratica. Il presidente dell’Istituto De Gasperi (Domenica Cella), certo non uno scatenato estremista, ha osato far notare, e quindi  immediatamente e quasi unanimemente messo a tacere, che  ….. un governo del Presidente (della Repubblica) esorbita dal nostro ordinamento costituzionale ….  Il quale non esclude il conferimento dell’incarico ad un “non parlamentare”, purchè indicato al ruolo da una maggioranza parlamentare pre-costituita (l’ultimo esempio è quello di Giuseppe Conte), ma non prevede il percorso contrario con un Primo Ministro incaricato dal Presidente dall’andarsi a cercare tale maggioranza

3 – Programma “rei pubblicae constituendae”

Con il governo “Mattarella/Draghi”, ancor più dei casi precedenti, siamo quindi di fronte a mutazioni significative della nostra “Costituzione materiale”? Un significativo contributo per rispondere a questa domanda viene da alcuni passaggi del discorso, molto limato e soppesato, di presentazione del nuovo governo tenuto dallo stesso Primo Ministro il 17 Febbraio 2021. Un governo che, coerentemente con l’ampio mandato ricevuto dal Presidente, mirava ad avviare, in piena sintonia con la UE, importanti riforme e una ferma gestione della pandemia. A proposito della quale esplicita che ….. ci impegniamo ad informare i cittadini di ogni cambiamento delle regole ….. Segue, per evidenziare la volontà riformatrice, un significativo richiamo a Cavour riprendendo una sua frase, va da sé scelta non a caso ……. le riforme, compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità la rafforzano …… Questa volontà riformatrice sarà l’orizzonte di un governo definito semplicemente come  …… il governo del paese che non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca e che, interprete dello spirito repubblicano, nasce raccogliendo l’indicazione del Capo delle Stato … Respingendo subito dopo l'idea che tale governo sia stato reso necessario dal …… fallimento della politica …. Mascherando però a fatica il disagio di dire la verità sul commissariamento che di fatto veniva fatto dell’intero Parlamento (difficile non cogliere lo stesso disagio di una politica fallimentare quando, un anno dopo, il Parlamento incapace di trovare sintesi sostenibili sul nome del nuovo Capo dello Stato, rinomina, gioco forza, il Presidente uscente Mattarella). Questa constatazione, inaggirabile, dei limiti del quadro politico viene immediatamente legata alla UE precisando, con una formulazione non poco sibillina, che …… gli Stati Nazionali rimangono il riferimento ma, nelle aree definite dalla loro debolezza, cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa ….. Difficile non leggere fra le righe la considerazione che solo un esecutivo guidato da un personaggio considerato, dal Capo dello Stato e della stessa UE, "adatto all'incarico" poteva concordare tale cessione di sovranità

4 - Mi notano di più se non ci sono?

Non è assolutamente in discussione – anche in questa disamina che mira a far emergere, nel concreto operare istituzionale, le reali dinamiche di fondo dell’evoluzione dell’attuale democrazia -  l’autorevolezza e la competenza del nuovo Primo Ministro, da subito capace di imprimere un passo da tempo sconosciuto con i precedenti governi. Ma non si può non rilevare che quell’impegno “ad informare”, così solennemente assunto, non ha avuto un gran seguito, anzi. L’uomo al comando lavora, eccome, ma il rapporto con l’opinione pubblica, inevitabilmente mediato dai media, non sembra essere mai stato una sua priorità

5 – Stile e governo

Un distacco ed un silenzio che si interrompono con l’uso strumentale delle sport come potente veicolo di idee e consenso, viste le tante, inaspettate, vittorie italiane. La valanga di esaltazioni e celebrazioni (quasi una gara ad ostacoli fra le alte cariche a chi arrivava per primo) permetteva di far passare quasi in sordina, ancora una volta rinnegando quella promessa di chiarezza informativa, alcuni passaggi rilevanti del percorso riformatore. Spicca ad esempio il cruciale avvio della riforma del processo penale varata in un silenzio pressochè totale. Nessuno ha avuto così modo di ascoltare, e capire, gli argomenti addotti per spiegare tale scelta che ….. non era assolutamente fra le riforme richieste dalla stessa UE che spingeva per quella della giustizia civile ….. Un momento alto di “servitù spontanea”? Un'altra riprova del clima semiclandestino che ha avvolto la relazione diretta fra esecutivo e cittadini è fornita dalla comparsa in scena, in svariati momenti e passaggi importanti, di una non meglio definita “cabina di regia”. Un organismo, magari non ufficiale, ma composto da personaggi con altissime competenze? No, è semplicemente un incontro fra i leader dei partiti al governo, o dei loro portavoce, per essere preventivamente informati di quanto il governo sta per decidere.

6 -  Il superpartito. Declino dei partiti

Qualche domanda dovrebbe ben porla alla coscienza democratica italiana il frequente ripetersi di passaggi in cui, a fronte di oggettive situazioni problematiche, peraltro ormai endemiche per il nostro paese, ci si affida ad un “salvatore” di collaudate capacità per uscire dalle secche degli evidenti limiti del sistema politico-partitica. Suona a monito il precedente, dal successivo drammatico sviluppo, del 19 Novembre 1922 quando il governo Mussolini  ebbe la maggioranza di tutti i partiti, tranne socialisti e comunisti. Ma è ben raro che la storia si ripeta tal quale. La possibile attuale forma del “partito unico” non è più, per nostra fortuna, quella imposta dalla dittatura fascista, ma ha la forma …… della riduzione  delle formazioni politiche, malconce ed impegnate in battibecchi strumentali, al ruolo di comparse …… Non è irrilevante, in questo processo in nuce, il ruolo della “stampa politica”, quasi unanimemente allineata a glorificare il salvatore della patria visto al tempo stesso come logica conseguenza e come “giusta punizione” dell’insignificanza partitica. I commentatori più acuti, ma non meno trasversali, evidenziano alcuni aspetti che meriterebbero, ben al di là del solito evidenziare il discredito verso i partiti, peraltro  ampiamente meritato, un esercizio critico più attento alla tendenze di fondo:


*   il mandato di governo  è di fatto staccato dall’effettiva volontà dei partiti

*   il governo è nominalmente un governo parlamentare ma gli attori parlamentari istituzionali, i partiti, decretano in tal modo la loro irrilevanza

*   la formula …. in Italia il governo si forma in Parlamento …. è così virtualmente svuotata di valore

Sullo sfondo, ad ulteriore giustificazione del dato di fatto, si muove una sorta di mantra invocativo …. l’abbandono delle ideologie ……. Laddove per ideologie si intende, a ben vedere, …… l’intero patrimonio di idee e riferimenti culturali che ciascuna forza politica dovrebbe avere come propria ragione d’essere …... Un richiamo il cui esito scontato non può che essere  il definitivo fallimento della politica facilmente decretato, vista l’impalpabilità dei soggetti partitici in causa, con il loro impallidire in una sorta di unico incolore “superpartito”. Verrebbe così cancellato lo stesso mandato che la nostra Costituzione, all’Articolo 49, affida ai partiti: tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per contribuire con metodo democratico a determinare la politica nazionale. La parola chiave di questo articolo 49 è chiaramente il verbo attivo “determinare”, che coniugato con “metodo democratico”, indica al contrario un …… fecondo contrasto, ideale e pratico …..  fra opinioni politiche differenziate. Il richiamo ai dettati costituzionali non è, in questo caso, un passaggio di poco conto: il processo di svuotamento degli istituti democratici costituzionali, è da tempo portato avanti dalle forze per le quali la Costituzione antifascista …… da solo fastidio …. Mentre le forze, quelle di sinistra in primis, che di più dovrebbero impegnarsi per la sua difesa e concreta totale applicazione non sembrano opporre adeguata “resistenza”, fino a farsi sprovvedute promotrici di sue pericolose modifiche, a partire dall’abnorme dilatazione del ruolo delle Regioni (modifica Articolo 5). Per capire le origini dell’attuale assenteismo elettorale non occorre andare molto lontano

7 - Morti sul lavoro e sinistra di governo

In questo breve, ma di forte impatto nel suo ricordare, peraltro sinteticamente, l’elenco senza fine delle morti sul lavoro Luciano Canfora, coerentemente con quanto evidenziato nel Capitolo precedente sul pericoloso ed inaccettabile “abbandono delle ideologie”, richiama la sinistra italiana, in coerenza con la sua storia anche ideologica, a non ritenere che ……. essere sinistra di governo significhi soltanto occupare dei posti nel governo ……

8 – Il prezzo dell’investitura

Per meglio comprendere il contesto, allargato, entro il quale hanno via via preso corpo questi “slittamenti” dall’ordinario contesto democratico e istituzionale è utile ricordare il clima di sospetta benevolenza manifestata dalla UE verso il neonato governo Draghi e la collegata immediata approvazione del cosiddetto “Recovery Plan”. Sicuramente il devastante impatto sulle economie europee della pandemia ha imposto ai rigoristi europei una posizione, per ora, più conciliante, ma è altrettanto possibile che la cordiale e sollecita approvazione delle generose elargizione dei fondi PNRR sia stata motivata dall’aver verificato che, con il nuovo governo, erano state attuate le richieste garanzie di un quadro politico ed istituzionale “sotto controllo”.

9 – La giornata dell’orgoglio

In questo quadro, all’apparenza tutto “rose e fiori”, sono passate sotto silenzio alcune importanti precisazioni venute da personalità, come Mario Monti, tutt’altro che mal disposte verso il nuovo corso dei rapporti tra Italia ed UE. Quello che per il Primo Ministro italiano era la “giornata dell’orgoglio”, e per Ursula von der Leyen la riprova che “l’Italia è il modello per la ripresa” , in effetti è il giorno dell’approvazione di un piano, il mitico PNRR, che, se ben speso, potrà essere di buon sostegno al rilancio economico italiano, ma certamente non a costo zero. Non solo in termini di modalità finanziarie, dei 209 miliardi concessi dalla UE solo un’ottantina sono a “fondo perduto” tutti gli altri sono normale finanziamento oneroso, ma soprattutto come “impegno” a garantire una stabilità istituzionale di lungo periodo tale da tranquilizzare i vertici UE a partire dalla sempre forte componente dei rigoristi del bilancio statale “in ordine”. Al momento il famigerato Patto di Stabilità, che tanti danni ha provocato al sistema di Welfare europeo, è soltanto rimandato al 2023. Ed è bene tenere presente che, a tutti gli effetti, i ripetuti consistenti scostamenti di bilancio, inevitabilmente messi in atto per fronteggiare gli “effetti collaterali” della pandemia, sono stati tali da aver già “intaccato” il “tesoretto del PNRR”.

10 – Rifondazione

E’ allora lecito domandarsi se la forzatura qui delineata dei normali meccanismi democratici ed istituzionali possa rappresentare un modus operandi tutt’altro che episodico ed eccezionale? Qualunque possa essere, la risposta a questa domanda è sicuramente legata ai futuri equilibri europei. Le tensioni geo-politiche, le incertezze economiche, le profonde divisioni strategiche fra gli Stati membri, l’impegno per una svolta ambientale coniugata ad una maggiore giustizia sociale, sono fattori così dirimenti da rendere inaggirabile una vera e propria “rifondazione” dell’Europa Unita. Con quali tempi e modalità lo si potrà intuire già nel corso del 2022, ma è certo che sarà ancor più centrale e dirimente la questione della tenuta della democrazia e dei meccanismi decisionali, istituzionali e non.

11 – Per la contradizion che nol consente

La cartina di tornasole per capirlo sarà ancora quella della sopravvivenza dello Stato Sociale, della visione dei rapporti sociali ed economici, e dei collegati meccanismi democratici, che ha positivamente contraddistinto l’intera Europa del secondo dopoguerra, Italia in prima fila. Da anni il dibattito politico attorno al deliberato processo del suo svuotamento e ridimensionamento, che già molti danni ha fatto, si inceppa di fronte al bivio dei veri ambiti decisionali. Ogni eventuale tentativo di capire come porre rimedio alle gravi problematiche che già si sono accumulate, in tutti i settori “pubblici”, dalla giustizia alla scuola, dalla sanità al sistema pensionistico, deve fare i conti con un quadro decisionale che inevitabilmente, e per molti versi giustamente, non può più essere quello strettamente nazionale. E’ quindi indispensabile ed urgente che anche l’Italia sia consapevole di questo stato di cose, per trarne le necessarie conseguenze sui percorsi democratici decisionali. Evitando quindi che si consolidino percorsi non esattamente alla luce del sole. Non sarà semplice, perché questa necessaria consapevolezza ancora latita  ……..   né pentère e volere insieme puossi, per la contradizion che nol consente …… (Dante, Inferno-XXVII-119-120)

12 – Governismo al capolinea

Riprendendo alcune fila della riflessione sin qui fatta occorre rilevare che l’attuale italica tendenza al cosiddetto “superpartito” non sembra costituire una premessa positiva. Non si può non constatare che …. in tutte le formazioni politiche, pur nell’apparente aspra dialettica, prevale alla fin fine una concezione “governista”, persino in quelle  che si compiacciono di atteggiamenti anti-sistema ……. E’ un fenomeno che può avere diverse interpretazioni e ancor più diversi giudizi, ma che, per quanto accentuatosi in tempi recenti, non è storicamente una novità, tanto da essere stato descritto e giudicato da due pensatori tra di loro distantissimi: Benedetto Croce e Antonio Gramsci. Il primo, in un articolo del Gennaio 1912, ospitato dall’Unità con titolo “Il partito come giudizio e come pregiudizio”, così scriveva in piena età giolittiana ….. l’esperienza mostra che il partito che governa, o sgoverna, è sempre uno solo e ha il consenso di tutti gli altri che fanno le finte di opporsi …… Ben più articolata è l’analisi gramsciana, in effetti tutta attraversata dalla questione “partito”, che nel valutare nel Quaderno 17 dei “Quaderni dal carcere” le differenze tra “partito unico totalitario” e “partito unico articolato” afferma che nella situazione apparentemente più democratica di un libero parlamentarismo tradizionale …… il parlamentarismo effettivo è quello “nero” ……. Ossia un pluripartitismo “addomesticato” che, nell’ombra dei meccanismi di potere, converge verso un sostanziale unanimismo. Ciò succede, secondo Gramsci, quando vertici ed apparati di partito perdono un solido ancoraggio con la parte della società che dovrebbero rappresentare. In questo senso la stessa vocazione “europeista”, per quanto condivisibile e sostenibile, se slegata da un concreto ancoraggio sociale, perde consistenza ideale e fattuale. Non aiuta di sicuro il  procedere, parallelo a quello dello scadimento politico e culturale dei partiti, di profonde trasformazioni della composizione sociale che, non a caso, hanno inciso in misura maggiore “a sinistra”. Gli strati sociali che guardano ai loro privilegi trovano più facilmente una sintesi attorno alla convinzione, caposaldo del pensiero mainstream neoliberista, che il loro mantenimento e rafforzamento abbia effetti positivi per l’intera società. A sinistra invece la difficoltà di restare collegati ad una idea di “popolo” sempre più frantumata in rivoli, non di rado addirittura contrapposti, ha non poco contribuito a rafforzare una visione “governista”, immaginata come la sola risposta ad un non meglio identificato “interesse generale”. Va da sé che quella di Gramsci non sembra più essere una lettura abituale della sinistra governista.

13 – Il ritorno del suffragio ristretto

C’è allora da stupirsi se gli scenari della partecipazione elettorale vedono sempre più ….. votare gli abitanti delle metropoli, però essenzialmente quelli delle ZTL, delle zone a traffico limitato …… i quali, in percentuali confortanti, non di rado premiano il voto “progressista? Il controcanto è rappresentato da una percentuale sempre più crescente, fino ad essere quella maggioritaria in non poche occasioni, di elettori che non votano ovvero che votano motivati quasi esclusivamente da sentimenti di protesta, di rabbia (Marco Revelli parla di vero e proprio rancore).  Si sta cioè assistendo all’affermazione di una sorta di ……. suffragio ristretto, non più imposto per legge, ma realizzato per selezione naturale mediante auto-esclusione ….. Sembra lecito stabilire un collegamento con la tendenza evidenziata nel precedente Capitolo al “governismo”, inutilmente interrotto dalle bandierine agitate in campagna elettorale per marcare una certa “alterità”. Fino a sostenere che è un giudizio suicida quello che valuta questo stato di cose come una tendenza insita nelle moderne democrazie ….. una forma di assetto politico non resta democratica anche quando il demo se n’è andato …..

14 – Bilancio

….. sul nostro paese si sta giocando una partita di rilevanza internazionale …… nell’ultimo ventennio, per un cumulo di ragioni, l’UE ha avuto una guida tedesca. Ma sempre meno considerata positivamente nell’altra sponda dell’Atlantico, interessata, indipendentemente dal Presidente USA di turno, a rafforzare legami di stretto controllo nella lotta sempre più marcata con la Cina (e con i sogni di grande potenza russa coltivati da Putin). La Brexit si spiega anche in questa ottica di indebolimento della UE a trazione tedesca. Washington non sembra nutrire adeguata fiducia neppure nella Francia, Macron o no al governo. Per quanto fragile e “ballerina nel suo ondeggiare politico” l’Italia sembra stia meritando, dal punto di vista americano, un surplus di attenzioni. Che, non diversamente dalle ottiche UE, deve però fare i conti con un quadro politico troppo volatile, troppo difficile da comporre in maggioranze stabili di lunga durata. Salvo aggirare il problema scavalcando le “normali” procedure democratiche e lavorando a costruire, rafforzando tutte le tendenze già in corso qui delineate, un esecutivo forte messo al riparo dalle italiche turbolenze politiche. Sembra, se così è, che si stiano saldando due interessi convergenti …… la trazione diplomatico-militare statunitense e la subordinazione di quel che resta dello Stato sociale alle politiche monetarie europee ……. Ancora una volta …… la chiave di volta è pur sempre l’intreccio nazionale-internazionale …….

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