N.B. = La
stesura della sintesi del “Saggio” di questo mese è stata fatta prima dell’inizio
della gravissima e drammatica invasione russa dell’Ucraina. Non abbiamo però
rinunciato alla sua pubblicazione, soprattutto per la consueta parte
introduttiva, nella sua forma originaria. Per due ragioni: la prima è quella,
pur nella consapevolezza di tutti noi della rilevanza storica di quanto sta
avvenendo, di non rinunciare ad interrogarci sulle tante altre questioni che
incidono sulla attuale contemporaneità. La seconda consiste nel ritenere che
anche questa spaventosa guerra, ed i percorsi storici che l’hanno determinata,
pongano domande importanti proprio sul tema al centro di questo “Saggio”
Il “Saggio” del mese
MARZO 2022
Come anticipato nella “Parola del mese” di questo Marzo
2022 “Immunità (comune)” non mancano di certo elementi che sollecitano una
riflessione sulla tenuta della democrazia rappresentativa così come l’abbiamo
sin qui conosciuta, fino a darla, incautamente, per scontata, per acquisita.
Così non è. Quantomeno a partire dagli anni Ottanta/Novanta le profonde
mutazioni del quadro geo-politico globale connesse a quelle dei sistemi
economico-sociali hanno prodotto un profondo impatto - su istituzioni,
procedure e sistemi, relazioni con società e soggetti economici, partecipazione
elettorale, sistema dei partiti e loro rapporto con il corpo elettorale – tale
da aver di fatto modificato molti dei capisaldi sui quali poggiava l’idea
“classica” di democrazia. La pandemia infine, con il suo carico di impattanti
provvedimenti che non poco hanno accentuato questo stato di cose, ha reso ormai
manifesta questa situazione. Proveremo in questo spazio a presentare spunti di
riflessione capaci, progressivamente, di entrare nel merito delle tante
questioni che, in conseguenza di tutto ciò, si sono delineate. Iniziamo con
questo Saggio del mese, di recentissima pubblicazione, che in forma di phamplet propone, ripercorrendo alcuni passaggi
topici relativi alla specifica situazione italiana, una serie di
“provocazioni”. Il suo autore non è certo ascrivibile alla schiera dei critici
per partito preso, ma non teme di esprimere, con apprezzabilissima sintesi,
opinioni chiare e nette in questo
ripercorre alcuni significativi passaggi delle recente storia politica
italiana, utili proprio come prima concreta base dalla quale partire per
entrare nel merito delle contraddizioni che ne emergono.
Luciano Canfora, filologo classico, storico, saggista e
accademico italiano
1
– Attinenze cospicue
Non sono mancati nella recente storia
italiana passaggi che, nella loro incidenza concreta, hanno di fatto costruito
un percorso riformatore mai formalmente enunciato. Una situazione che, non meno
di quella per molti versi ben più brutale, della crisi greca del 2015, chiama
in causa, come loro primo decisivo protagonista, la stessa UE, la sua idea di democrazia, di
rapporto fra Stati membri e istituzioni centrali, e la coerenza ad essa delle
politiche concrete che ne sono conseguite
2
– Una anomalia italiana
Ed infatti …… da oltre trent’anni l’Italia vede attuarsi
periodicamente soluzioni “irregolari” delle crisi politiche ….. Al
di là del giudizio di merito, e delle situazioni contingenti che possano aver
contribuito a promuoverle, non sembra infatti sostenibile che “le modalità
istituzionali” con le quali l’incarico governativo conferito in successione a
Ciampi, Lamberto Dini, Monti e Draghi, sia stato attuato conformemente ai
dettami della vigente Costituzione Italiana …… come se i Presidenti della Repubblica
chiamati in causa in queste vicende, rispondessero alla Costituzione francese o
persino allo Statuto Albertino …..
Nessuno dei tre incaricati di formare un nuovo Governo era parlamentare: non lo
erano Ciampi e Lamberto Dini, ma
Governatori della Banca d’Italia, non lo era Monti, prima che Napolitano lo
nominasse in fretta e furia Senatore a vita, ed ancor meno lo è Draghi, del
tutto privo di cariche istituzionali al momento della nomina. ….. questa anomalia
tutta italiana, quasi un retaggio di pratiche “ancien régime” …..
non poco accentua il discredito del Parlamento e dei partiti che lo compongono.
Certo in tutti questi casi proprio la debolezza del sistema politico e
partitico è stata la principale causa del suo manifestarsi, ma nulla cambia
nella necessaria valutazione della tenuta democratica. Il presidente
dell’Istituto De Gasperi (Domenica Cella), certo non uno scatenato estremista,
ha osato far notare, e quindi
immediatamente e quasi unanimemente messo a tacere, che ….. un governo del Presidente (della Repubblica) esorbita dal
nostro ordinamento costituzionale ….
Il quale non esclude il conferimento dell’incarico ad un “non
parlamentare”, purchè indicato al ruolo da una maggioranza parlamentare
pre-costituita (l’ultimo esempio è quello di Giuseppe Conte), ma non prevede il
percorso contrario con un Primo Ministro incaricato dal Presidente dall’andarsi
a cercare tale maggioranza
3
– Programma “rei pubblicae constituendae”
Con il governo “Mattarella/Draghi”,
ancor più dei casi precedenti, siamo quindi di fronte a mutazioni significative
della nostra “Costituzione
materiale”? Un significativo contributo per rispondere a questa
domanda viene da alcuni passaggi del discorso, molto limato e soppesato, di
presentazione del nuovo governo tenuto dallo stesso Primo Ministro il 17
Febbraio 2021. Un governo che, coerentemente con l’ampio mandato ricevuto dal
Presidente, mirava ad avviare, in piena sintonia con la UE, importanti riforme
e una ferma gestione della pandemia. A proposito della quale esplicita che ….. ci impegniamo ad
informare i cittadini di ogni
cambiamento delle regole …..
Segue, per evidenziare la volontà riformatrice, un significativo richiamo a
Cavour riprendendo una sua frase, va da sé scelta non a caso ……. le riforme,
compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità la rafforzano …… Questa volontà riformatrice sarà
l’orizzonte di un governo definito semplicemente come …… il governo
del paese che non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca e che, interprete
dello spirito repubblicano, nasce raccogliendo l’indicazione del Capo delle
Stato … Respingendo subito dopo l'idea che tale governo sia stato reso
necessario dal …… fallimento della politica …. Mascherando però a fatica il
disagio di dire la verità sul commissariamento che di fatto veniva fatto dell’intero Parlamento (difficile non cogliere lo stesso disagio di una politica
fallimentare quando, un anno dopo, il Parlamento incapace di trovare sintesi
sostenibili sul nome del nuovo Capo dello Stato, rinomina, gioco forza, il
Presidente uscente Mattarella).
Questa constatazione, inaggirabile, dei limiti del quadro politico viene immediatamente
legata alla UE precisando, con una formulazione non poco sibillina, che …… gli Stati
Nazionali rimangono il riferimento ma, nelle aree definite dalla loro
debolezza, cedono sovranità nazionale
per acquistare sovranità condivisa ….. Difficile non
leggere fra le righe la considerazione che solo un esecutivo guidato da un
personaggio considerato, dal Capo dello Stato e della stessa UE, "adatto all'incarico" poteva
concordare tale cessione di sovranità
4
- Mi notano di più se non ci sono?
Non è assolutamente in discussione – anche in questa
disamina che mira a far emergere, nel concreto operare istituzionale, le reali dinamiche
di fondo dell’evoluzione dell’attuale democrazia - l’autorevolezza e la competenza del nuovo
Primo Ministro, da subito capace di imprimere un passo da tempo sconosciuto con
i precedenti governi. Ma non si può non rilevare che quell’impegno “ad
informare”, così solennemente assunto, non ha avuto un gran seguito, anzi.
L’uomo al comando lavora, eccome, ma il rapporto con l’opinione pubblica,
inevitabilmente mediato dai media, non sembra essere mai stato una sua priorità
5
– Stile e governo
Un distacco ed un silenzio che si
interrompono con l’uso strumentale delle sport come potente veicolo di idee e
consenso, viste le tante, inaspettate, vittorie italiane. La valanga di
esaltazioni e celebrazioni (quasi una gara ad ostacoli fra le alte cariche a
chi arrivava per primo) permetteva di far passare quasi in sordina, ancora una
volta rinnegando quella promessa di chiarezza informativa, alcuni passaggi
rilevanti del percorso riformatore. Spicca ad esempio il cruciale avvio della
riforma del processo penale varata in un silenzio pressochè totale. Nessuno ha
avuto così modo di ascoltare, e capire, gli argomenti addotti per spiegare tale
scelta che ….. non
era assolutamente fra le riforme richieste dalla stessa UE che spingeva per
quella della giustizia civile …..
Un momento alto di “servitù spontanea”? Un'altra riprova del clima
semiclandestino che ha avvolto la relazione diretta fra esecutivo e cittadini è
fornita dalla comparsa in scena, in svariati momenti e passaggi importanti, di
una non meglio definita “cabina di regia”. Un organismo, magari non ufficiale,
ma composto da personaggi con altissime competenze? No, è semplicemente un
incontro fra i leader dei partiti al governo, o dei loro portavoce, per essere
preventivamente informati di quanto il governo sta per decidere.
6
- Il superpartito. Declino dei partiti
Qualche domanda dovrebbe ben porla
alla coscienza democratica italiana il frequente ripetersi di passaggi in cui,
a fronte di oggettive situazioni problematiche, peraltro ormai endemiche per il
nostro paese, ci si affida ad un “salvatore” di collaudate capacità per uscire
dalle secche degli evidenti limiti del sistema politico-partitica. Suona a
monito il precedente, dal successivo drammatico sviluppo, del 19 Novembre 1922
quando il governo Mussolini ebbe la
maggioranza di tutti i partiti, tranne socialisti e comunisti. Ma è ben raro che
la storia si ripeta tal quale. La possibile attuale forma del “partito unico”
non è più, per nostra fortuna, quella imposta dalla dittatura fascista, ma ha
la forma …… della
riduzione delle formazioni politiche,
malconce ed impegnate in battibecchi strumentali, al ruolo di comparse …… Non è irrilevante, in questo processo in nuce,
il ruolo della “stampa politica”, quasi unanimemente allineata a glorificare il
salvatore della patria visto al tempo stesso come logica conseguenza e come
“giusta punizione” dell’insignificanza partitica. I commentatori più acuti, ma non
meno trasversali, evidenziano alcuni aspetti che meriterebbero, ben al di là
del solito evidenziare il discredito verso i partiti, peraltro ampiamente meritato, un esercizio critico più
attento alla tendenze di fondo:
il mandato di governo
è di fatto staccato dall’effettiva volontà dei partiti
il governo è nominalmente un governo parlamentare ma gli
attori parlamentari istituzionali, i partiti, decretano in tal modo la loro
irrilevanza
la formula …. in Italia il governo si forma in Parlamento …. è così virtualmente svuotata di valore
Sullo sfondo, ad ulteriore giustificazione del dato di fatto, si muove una sorta di mantra invocativo …. l’abbandono delle ideologie ……. Laddove per ideologie si intende, a ben vedere, …… l’intero patrimonio di idee e riferimenti culturali che ciascuna forza politica dovrebbe avere come propria ragione d’essere …... Un richiamo il cui esito scontato non può che essere il definitivo fallimento della politica facilmente decretato, vista l’impalpabilità dei soggetti partitici in causa, con il loro impallidire in una sorta di unico incolore “superpartito”. Verrebbe così cancellato lo stesso mandato che la nostra Costituzione, all’Articolo 49, affida ai partiti: tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per contribuire con metodo democratico a determinare la politica nazionale. La parola chiave di questo articolo 49 è chiaramente il verbo attivo “determinare”, che coniugato con “metodo democratico”, indica al contrario un …… fecondo contrasto, ideale e pratico ….. fra opinioni politiche differenziate. Il richiamo ai dettati costituzionali non è, in questo caso, un passaggio di poco conto: il processo di svuotamento degli istituti democratici costituzionali, è da tempo portato avanti dalle forze per le quali la Costituzione antifascista …… da solo fastidio …. Mentre le forze, quelle di sinistra in primis, che di più dovrebbero impegnarsi per la sua difesa e concreta totale applicazione non sembrano opporre adeguata “resistenza”, fino a farsi sprovvedute promotrici di sue pericolose modifiche, a partire dall’abnorme dilatazione del ruolo delle Regioni (modifica Articolo 5). Per capire le origini dell’attuale assenteismo elettorale non occorre andare molto lontano
7 - Morti sul lavoro e sinistra di
governo
In questo breve, ma di
forte impatto nel suo ricordare, peraltro sinteticamente, l’elenco senza fine
delle morti sul lavoro Luciano Canfora, coerentemente con quanto evidenziato
nel Capitolo precedente sul pericoloso ed inaccettabile “abbandono delle
ideologie”, richiama la sinistra italiana, in coerenza con la sua storia anche
ideologica, a non ritenere che ……. essere sinistra di governo significhi
soltanto occupare dei posti nel governo ……
8 – Il prezzo dell’investitura
Per meglio comprendere il contesto,
allargato, entro il quale hanno via via preso corpo questi “slittamenti”
dall’ordinario contesto democratico e istituzionale è utile ricordare il clima
di sospetta benevolenza manifestata dalla UE verso il neonato governo Draghi e
la collegata immediata approvazione del cosiddetto “Recovery Plan”. Sicuramente
il devastante impatto sulle economie europee della pandemia ha imposto ai
rigoristi europei una posizione, per ora, più conciliante, ma è altrettanto
possibile che la cordiale e sollecita approvazione delle generose elargizione
dei fondi PNRR sia stata motivata dall’aver verificato che, con il nuovo
governo, erano state attuate le richieste garanzie di un quadro politico ed
istituzionale “sotto controllo”.
9 – La giornata dell’orgoglio
In questo quadro, all’apparenza tutto
“rose e fiori”, sono passate sotto silenzio alcune importanti precisazioni
venute da personalità, come Mario Monti, tutt’altro che mal disposte verso il
nuovo corso dei rapporti tra Italia ed UE. Quello che per il Primo Ministro
italiano era la “giornata
dell’orgoglio”, e per Ursula von der Leyen la riprova che “l’Italia è il
modello per la ripresa” , in effetti è il giorno dell’approvazione
di un piano, il mitico PNRR, che, se ben speso, potrà essere di buon sostegno
al rilancio economico italiano, ma certamente non a costo zero. Non solo in
termini di modalità finanziarie, dei 209 miliardi concessi dalla UE solo
un’ottantina sono a “fondo perduto” tutti gli altri sono normale finanziamento
oneroso, ma soprattutto come “impegno” a garantire una stabilità istituzionale
di lungo periodo tale da tranquilizzare i vertici UE a partire dalla sempre
forte componente dei rigoristi del bilancio statale “in ordine”. Al momento il
famigerato Patto di Stabilità, che tanti danni ha provocato al sistema di
Welfare europeo, è soltanto rimandato al 2023. Ed è bene tenere presente che, a
tutti gli effetti, i ripetuti consistenti scostamenti di bilancio,
inevitabilmente messi in atto per fronteggiare gli “effetti collaterali” della
pandemia, sono stati tali da aver già “intaccato” il “tesoretto del PNRR”.
10 – Rifondazione
E’ allora lecito domandarsi se la
forzatura qui delineata dei normali meccanismi democratici ed istituzionali
possa rappresentare un modus operandi tutt’altro che episodico ed eccezionale? Qualunque
possa essere, la risposta a questa domanda è sicuramente legata ai futuri
equilibri europei. Le tensioni geo-politiche, le incertezze economiche, le
profonde divisioni strategiche fra gli Stati membri, l’impegno per una svolta
ambientale coniugata ad una maggiore giustizia sociale, sono fattori così
dirimenti da rendere inaggirabile una vera e propria “rifondazione” dell’Europa Unita.
Con quali tempi e modalità lo si potrà intuire già nel corso del 2022, ma è
certo che sarà ancor più centrale e dirimente la questione della tenuta della
democrazia e dei meccanismi decisionali, istituzionali e non.
11 – Per la contradizion che nol
consente
La cartina di tornasole per capirlo
sarà ancora quella della sopravvivenza dello Stato Sociale, della visione dei
rapporti sociali ed economici, e dei collegati meccanismi democratici, che ha
positivamente contraddistinto l’intera Europa del secondo dopoguerra, Italia in
prima fila. Da anni il dibattito politico attorno al deliberato processo del
suo svuotamento e ridimensionamento, che già molti danni ha fatto, si inceppa
di fronte al bivio dei veri ambiti decisionali. Ogni eventuale tentativo di
capire come porre rimedio alle gravi problematiche che già si sono accumulate,
in tutti i settori “pubblici”, dalla giustizia alla scuola, dalla sanità al
sistema pensionistico, deve fare i conti con un quadro decisionale che inevitabilmente, e per molti versi giustamente, non può più essere quello
strettamente nazionale. E’ quindi indispensabile ed urgente che anche l’Italia
sia consapevole di questo stato di cose, per trarne le necessarie conseguenze
sui percorsi democratici decisionali. Evitando quindi che si consolidino
percorsi non esattamente alla luce del sole. Non sarà semplice, perché questa
necessaria consapevolezza ancora latita
…….. né pentère e volere insieme puossi, per la contradizion
che nol consente …… (Dante, Inferno-XXVII-119-120)
12 – Governismo al capolinea
Riprendendo alcune fila della
riflessione sin qui fatta occorre rilevare che l’attuale italica tendenza al
cosiddetto “superpartito” non sembra costituire una premessa positiva. Non si
può non constatare che …. in tutte le formazioni politiche, pur nell’apparente
aspra dialettica, prevale alla fin fine una concezione “governista”, persino in
quelle che si compiacciono di
atteggiamenti anti-sistema ……. E’
un fenomeno che può avere diverse interpretazioni e ancor più diversi giudizi, ma che, per quanto accentuatosi in tempi recenti, non è storicamente una
novità, tanto da essere stato descritto e giudicato da due pensatori tra di
loro distantissimi: Benedetto Croce e Antonio Gramsci. Il primo,
in un articolo del Gennaio 1912, ospitato dall’Unità con titolo “Il partito come
giudizio e come pregiudizio”, così scriveva in piena età
giolittiana ….. l’esperienza
mostra che il partito che governa, o sgoverna, è sempre uno solo e ha il
consenso di tutti gli altri che fanno le finte di opporsi …… Ben più articolata è l’analisi gramsciana, in
effetti tutta attraversata dalla questione “partito”, che nel valutare nel
Quaderno 17 dei “Quaderni dal carcere” le differenze tra “partito unico totalitario” e “partito unico
articolato” afferma che nella situazione apparentemente più
democratica di un libero parlamentarismo tradizionale …… il parlamentarismo effettivo è quello
“nero” ……. Ossia un pluripartitismo “addomesticato” che, nell’ombra
dei meccanismi di potere, converge verso un sostanziale unanimismo. Ciò
succede, secondo Gramsci, quando vertici ed apparati di partito perdono un
solido ancoraggio con la parte della società che dovrebbero rappresentare. In
questo senso la stessa vocazione “europeista”, per quanto condivisibile e
sostenibile, se slegata da un concreto ancoraggio sociale, perde consistenza
ideale e fattuale. Non aiuta di sicuro il
procedere, parallelo a quello dello scadimento politico e culturale dei
partiti, di profonde trasformazioni della composizione sociale che, non a caso,
hanno inciso in misura maggiore “a sinistra”. Gli strati sociali che guardano
ai loro privilegi trovano più facilmente una sintesi attorno alla convinzione, caposaldo del pensiero mainstream neoliberista, che il loro mantenimento e rafforzamento abbia
effetti positivi per l’intera società. A sinistra invece la difficoltà di
restare collegati ad una idea di “popolo” sempre più frantumata in rivoli, non
di rado addirittura contrapposti, ha non poco contribuito a rafforzare una
visione “governista”, immaginata come la sola risposta ad un non meglio
identificato “interesse generale”. Va da sé che quella di Gramsci non sembra
più essere una lettura abituale della sinistra governista.
13 – Il ritorno del suffragio
ristretto
C’è allora da stupirsi se gli scenari
della partecipazione elettorale vedono sempre più ….. votare gli abitanti delle metropoli, però
essenzialmente quelli delle ZTL, delle zone a traffico limitato …… i quali, in percentuali confortanti, non di
rado premiano il voto “progressista? Il controcanto è rappresentato da una
percentuale sempre più crescente, fino ad essere quella maggioritaria in non
poche occasioni, di elettori che non votano ovvero che votano motivati quasi
esclusivamente da sentimenti di protesta, di rabbia (Marco Revelli parla di vero e
proprio rancore).
Si sta cioè assistendo all’affermazione di una sorta di ……. suffragio
ristretto, non più imposto per legge, ma realizzato per selezione naturale
mediante auto-esclusione ….. Sembra lecito stabilire un collegamento
con la tendenza evidenziata nel precedente Capitolo al “governismo”,
inutilmente interrotto dalle bandierine agitate in campagna elettorale per
marcare una certa “alterità”. Fino a sostenere che è un giudizio suicida quello
che valuta questo stato di cose come una tendenza insita nelle moderne
democrazie ….. una
forma di assetto politico non resta democratica anche quando il demo se n’è
andato …..
14 – Bilancio
….. sul nostro paese si sta giocando una
partita di rilevanza internazionale …… nell’ultimo ventennio, per un
cumulo di ragioni, l’UE ha avuto una guida tedesca. Ma sempre meno considerata
positivamente nell’altra sponda dell’Atlantico, interessata, indipendentemente
dal Presidente USA di turno, a rafforzare legami di stretto controllo nella
lotta sempre più marcata con la Cina (e con i sogni di grande potenza russa
coltivati da Putin). La Brexit si spiega anche in questa ottica di
indebolimento della UE a trazione tedesca. Washington non sembra nutrire
adeguata fiducia neppure nella Francia, Macron o no al governo. Per quanto
fragile e “ballerina nel suo ondeggiare politico” l’Italia sembra stia
meritando, dal punto di vista americano, un surplus di attenzioni. Che, non
diversamente dalle ottiche UE, deve però fare i conti con un quadro politico
troppo volatile, troppo difficile da comporre in maggioranze stabili di lunga
durata. Salvo aggirare il problema scavalcando le “normali” procedure
democratiche e lavorando a costruire, rafforzando tutte le tendenze già in
corso qui delineate, un esecutivo forte messo al riparo dalle italiche
turbolenze politiche. Sembra, se così è, che si stiano saldando due interessi
convergenti …… la
trazione diplomatico-militare statunitense e la subordinazione di quel che
resta dello Stato sociale alle politiche monetarie europee …….
Ancora una volta …… la chiave di volta è pur sempre l’intreccio
nazionale-internazionale …….
Nessun commento:
Posta un commento