La
parola del mese
A turno si propone una parola evocativa di pensieri fra di loro
collegabili in grado di offrirci nuovi spunti di riflessione
Marzo 2022
“Fin dall’inizio
della ricerca su questo argomento sono partito dal presupposto che i concetti
di “comunità” e “immunità” siano talmente inscindibili
da non poter essere pensati separatamente”
Inizia con questa frase l’ultimo saggio di Roberto
Esposito
(filosofo, docente di filosofia teoretica presso la Scuola Normale
Superiore, considerato uno degli autori di riferimento dell'Italian Theory)
Ed in effetti è
dagli anni Novanta che Esposito propone riflessioni, molto apprezzate nel
contesto filosofico internazionale, attorno a questi due concetti (“Comunità” è stata la nostra Parola del
mese di Aprile 2016) che la pandemia ha drammaticamente riportato al centro
dell’attenzione enfatizzando, inevitabilmente, quello dell’immunità. La cui
necessità è stata, gioco forza, condivisa globalmente seppure con diverse
interpretazioni e soluzioni, consistite sostanzialmente in tre contrapposti
filoni: immunità naturale di gregge – confinamento sociale – vaccinazione
generalizzata. La prima, proposta all’inizio pandemia da nazioni importanti
quali il Regno Unito, gli USA e la Svezia, si basa sull’idea che nulla debba essere
fatto se non attendere, di fatto assecondandolo, che il processo di diffusione
virale faccia il suo corso anche a costo di una pesante ricaduta in termini di contagiati
e di decessi. La seconda, attuata con diversa gradualità in tutto il pianeta,
punta sul contenimento della diffusione virale mediante la riduzione, se non il
quasi totale annullamento, degli spazi di vita collettiva, compresi quelli
produttivi/economici. La terza, intervenuta successivamente, e anch’essa
globalmente, con diverse politiche di “incentivazione/obbligo”, ha decisamente
puntato su una interpretazione “forte” dell’immunità conferendole il marcato
profilo di un passaggio che, per essere efficace, deve coinvolgere tutti,
l’intera comunità. Soprattutto in quest’ultima versione il concetto di immunità
ha acquisito una valenza ed un estensione, orizzontale e verticale, che si è
articolata su due decisivi versanti: quello giuridico-politico e quello
medico-biologico. Sono i due aspetti
alla base del concetto di “biopolitica” così come si è affermato, in campo
filosofico e politico, a cavallo dei due secoli. La svolta oggettivamente
intervenuta ha fatto rientrare in questo contesto tutte le questioni che la
caratterizzano quali: diritto alla vita, diritto alla libertà, stato di eccezione,
stato di emergenza, tecnica e politica, diritto alla salute e leggi di mercato.
Il saggio si propone di mettere in ordine, storico e filosofico, questo
decisivo salto di qualità, e ci offre lo spunto per scegliere come “Parola del
mese”
IMMUNITA’ (COMUNE)
Per meglio comprenderne origine, significato, ricadute,
seguiamo la riflessione di Esposito che chiude l’Introduzione a questo suo
saggio con questa frase:
…… per la prima
volta si profila la possibile sovrapposizione di comunità e immunità, cui si
può ben dare il nome, paradossale, di “immunità comune” ….
Capitolo
primo = Contaminazioni
1 -
Per Esposito la stretta relazione concettuale fra “comunità” ed “immunità”,
al centro di due suoi distinti saggi,
poggia anche sulla loro matrice etimologica. Entrambi questi termini sono
strettamente collegati al lemma latino “munus” che ha un duplice significato:
quello di “dono”, ma anche quello di “obbligo, incarico”. Ma se per “comunità”
la relazione con munus ha una valenza “positiva”, si è membri di una comunità
per condividere un obbligo donativo verso gli altri, “immunità” la declina nel senso “negativo”
di essere, per una qualche accertata ragione, esentati da tale relazione
comunitaria. Accanto a questa concezione giuridico-politica
esiste poi per “immunità” una versione medico-biologica, quella che di
più viene di solito presa in considerazione: si è immuni da una malattia dopo
averla contratta o per contagio naturale o per averla deliberatamente assunta
in forma controllata. In ambedue i casi si rende quindi evidente che l’immunità
può esistere …… solo
in riferimento alla comunità che al contempo contraddice (concezione
giuridico-politica)
e protegge
(concezione medico-biologica) …… e che questa
inestricabile correlazione comporta come implicita conseguenza che …… non esiste
comunità senza immunità ….. Nessun
corpo fisico, ma anche nessun corpo politico, nessuna comunità, potrebbe
resistere alle minacce, esterne ed interne, senza un sistema immunitario di
difesa. Ma l’immunità non è una pratica difensiva priva di complicazioni e
contraddizioni, la politica è chiamata a deciderne modi e le forme fissando il
limite, la soglia, oltre la quale una sua eccessiva estensione rischia di compromettere
lo stesso obbligo donativo …… come per un corpo fisico si può sostenere che un corpo
politico deve evitare di ingenerare un eccesso di reazione immunitaria che
attivi una malattia incontrollata di autoimmunizzazione …...
2 –
La coesistenza nel concetto di immunità di queste due versioni è il prodotto
di un lungo percorso storico che le vede succedersi per poi integrarsi solo nel
pieno della tarda Modernità. Per più di duemila anni è prevalso il significato
giuridico-politico inteso come ……. salvacondotto rispetto alle leggi in vigore, una deroga
alla legge fissata dalla legge stessa ….
Questa sorta di esenzione ufficialmente riconosciuta poteva riguardare singoli
individui piuttosto che, come nel Diritto Romano, intere comunità e città, ed è
stata ovunque attuata in forme non troppo diverse da quella ancora oggi
riconosciuta nel Diritto Internazionale ai corpi diplomatici. Una concezione che
ha consolidato un lessico specifico per definire l’immunità in senso lato, non a
caso infatti anche quello utilizzato per definire la versione medico-biologica
ricorre a metafore lessicali di carattere “guerresco” nelle quali il sistema immunitario
è un esercito che combatte contro invasori esterni. E’ solo con la nascita
della medicina sociale del XIX secolo che il concetto di immunità si volge in prevalenza
all’aspetto biologico.
3 –
Va da sé che la millenaria prevalenza dell’interpretazione giuridico-politica non
cancella il ruolo fondamentale che l’immunità biologica ha rappresentato in
generale per l’evoluzione di Homo Sapiens e per l’intera storia umana. Ne sono
drammatica testimonianza le ondate epidemiche che hanno spesso rappresentato il
crollo di intere civiltà, comprese quelle contagiate, più o meno
deliberatamente, da eserciti stranieri. La conquista spagnola per via epidemica
dell’Impero Atzeco è solo una delle tante testimonianze in questo senso
4 –
Ma per l’appunto è solo con la nascita e la diffusione della medicina
scientifica occidentale che l’immunità biologica acquista un ruolo, affidato
a specifiche “istituzioni”,
così preminente da scavalcare quello tradizionale della versione
giuridico-politica. A partire dall’Ottocento si affermano, sulla base del
grande sviluppo delle scienze mediche, accanto a strutture quali cliniche,
ospedali, sanatori, centri medici territoriali, il complesso di procedure e
protocolli medico-sanitari sempre più mirati, oltre che alla cura, alla
prevenzione, alla cui base si afferma proprio il ruolo dell’immunità.
Ed è esattamente questo il processo storico che di più ha indotto Foucault (Michel Foucault, 1926-1984, filosofo e sociologo
francese)
ad introdurre il concetto di bio-politica, della politica che si fonda sul
controllo totale delle vite, a partire da quello dei corpi.
5 –
….. la
definitiva svolta verso il paradigma immunitario si ha con la scoperta e la
diffusione della vaccinazione nella prima metà dell’Ottocento …… Come spesso succede anche in questo caso la
sperimentazione pratica anticipa la conoscenza teorica: il medico di campagna
inglese Edward Jenner, procedendo empiricamente, mette a punto la tecnica di
iniettare nel corpo umano dosi controllate di vaiolo, estratte da una vacca
infettata (da qui i nomi
“vaccino” e “vaccinazione” e, per estensione di “immunità di gregge”), ottenendo
risultati ben più validi di quelli, del tutto incerti, fin lì ottenuti con quella,
definita “variolizzazione”, di passaggio da uomo a uomo di secrezioni
contagiate. Questo successo ottenuto per via empirica e quindi, inizialmente
privo di consistenza teorica, a lungo ha di fatto impedito un adeguata
riflessione sul ……. suo significato di fondo rispetto al paradigma
immunitario …… Le stesse modalità
di estensione della prevenzione vaccinale sono state decisamente orientate, nel
pieno avvento del capitalismo, dalla necessità di disporre di una ampia classe
di lavoratori, di donne ed uomini dotati di forza lavoro. E’ proprio Foucault a
ricordarcelo quando afferma che …… la biopolitica contemporanea fa vivere abbandonando alla
morte quelli che restano fuori dal cerchio della riproduzione economica
….. Nona caso la scelta di chi vaccinare è sempre stata terreno di battaglia
politica, così come lo sono state le varie forme di resistenza ad essere
vaccinati inizialmente portate avanti, per un insieme di motivazioni di vario
genere, proprio dalle donne ed uomini destinati ad alimentare l’esercito dei
lavoratori.
6 –
E’ con Pasteur
(Louis Pasteur, 1822/1895, chimico
francese)
e con i suoi studi di laboratorio negli anni Ottanta dell’Ottocento, che si può
iniziare a parlare di vera scienza immunologica. Il cui costante sviluppo nel
secolo successivo è costellato da contrapposizioni tra diverse concezioni
scientifiche, in particolare tra scienziati francesi e tedeschi, quasi a voler
riprodurre, anche in questo contesto, quel carattere lessicale “guerresco” ci
sui si è detto, fino alla rivoluzionaria scoperta dei “batteri” che sconvolge non solo
i protocolli medici, ma lo stesso concetto di “immunità” non più riducibile ai
soli legami interpersonali dal momento che deve misurarsi con agenti “nemici”
tanto nocivi quanto invisibili. Ciò implica uno spostamento radicale anche su
quali corpi debbano essere difesi ….. non sono più solo i corpi individuali, ma anche, se non
soprattutto, il corpo sociale nel suo insieme attaccato da forze oscure ….. Se ancora di “guerra” si continua a parlare
questa va allora combattuta sul fronte dei varchi dai quali questo nemico
invisibile può passare. L’immunità, al tempo stesso sanitaria e
politica, impone una nuova piattaforma: l’igiene sociale.
Capitolo
secondo = Democrazia autoimmunitaria
1 –
Per dispiegarsi in tutta la sua ambivalenza il paradigma immunitario ha infatti
richiesto un ulteriore passaggio: la medicalizzazione della politica. Se la
democrazia può già essere del suo vista come un “sistema di immunità”, il cui
scopo è quello di garantire che persone, cose, opinioni, interessi non siano
violati, vale a dire l’esercizio, il più pieno possibile nell’ambito
dell’orizzonte comunitario, della “libertà”, il paradigma immunitario traduce
questa tensione in …. una libertà da
piuttosto che libertà di …..
Transitandola così dalla categoria attiva della partecipazione a quella passiva
della sicurezza, all’interno della quale l’aspetto medico-sanitario della
bio-politica assume una valenza decisiva. E’ un ulteriore ribaltamento dell’immunità
giuridico-politica: se originariamente questa era una eccezione concessa ad alcuni,
con l’evoluzione immunitaria della democrazia essa non può non essere estesa, analogamente
a quella biologica, a tutti gli individui. Da subito si apre però una
contraddizione che investe l’intero dispositivo immunitario; quella
dell’impossibilità di garantire la piena e totale inclusione all’interno
dell’ambito immunitario. Come ogni diritto conquistato anche l’immunità deve
infatti essere percepita come uno status diverso, caratterizzante, che quindi richiede,
necessariamente, che esista una fascia esclusa …… qualcuno che deve esserne escluso per
motivi di carattere sociale, economico, razziale, o di genere ……
Queste due fasce, gli inclusi e gli esclusi, non sono fra di loro esterni,
questa contraddizione evidenzia anzi la loro complementarietà …. non è che mentre
alcuni sono protetti altri non lo sono. Non lo sono perché sia consentito ai
primi di esserlo …. Esiste cioè un dispositivo, bio-politico, che
traccia una linea invalicabile sul confine tra interno ed esterno, tra protetti
ed esposti. Un dispositivo che, inconsapevolmente, si traduce, nelle fasi
epidemiche acute, nella fobia di essere “toccati” da chi non conosciamo, e quindi da un
possibile esterno, esposto. E’ la stessa fobia che Elias Canetti (1905-1994,
scrittore e saggista bulgaro) nel suo fondamentale “Massa e potere” pone all’origine
della civiltà umana.
2 – 3 – 4 – 5 – 6 – 7 = Nei restanti paragrafi
di questo Capitolo Esposito analizza i tratti caratteristici della democrazia
che più si prestano ad essere investiti dal dispositivo immunitario ovvero che
di più possono a loro volta alimentarlo, recuperando idee di pensatori quali (qui in pura successione di esposizione):
Jacques Derridà, Kant, Rousseau, Alexis De Tacqueville, Pericle, Platone,
Aristotele, Luciano Canfora, Antonio Gramsci, Bernard Manin, Carl Schmitt,
Annah Arendt. Sono pagine di estremo interesse che sarà opportuno tenere in
considerazione nei futuri, sempre più necessari, nostri approfondimenti sulla
tenuta della democrazia rappresentativa, ma che qui non citiamo per restare concentrati sulle parti più collegate
al tema specifico della Parola del mese
Capitolo
terzo = Nel tempo della biopolitica
Analogamente
ci è sembrato opportuno riportare di questo Capitolo, interamente dedicato al
concetto di “bio-politica” e anch’esso articolato su sette paragrafi, solamente
alcuni cenni dei passaggi che di più si collegano strettamente a “immunità”. Sorprende, a
giudizio di Esposito, che proprio nel tempo della pandemia interamente occupato
in tutte le sue articolazioni dalla bio-politica questo concetto sia fortemente
criticato da più parti. (Biopolitica è stata
la nostra “Parola del mese” di Novembre 2018, analizzata proprio sulla base di
un testo di Roberto Esposito, successivamente a Gennaio 2021 abbiamo pubblicato
un post di sintesi di un interessante numero della Rivista “MicroMega”
interamente dedicato a mettere a confronto numerosi ed autorevoli pareri,
compreso quello di Roberto Esposito che già conteneva molte delle
considerazioni riprese in questo Capitolo, favorevoli o critici verso il
concetto di biopolitica) Il paradigma della bio-politica, punto cardine della ricerca
filosofica di Esposito, resta, a distanza di decenni, in gran misura ancora discusso
sulla base dell’elaborazione fatta da Michel Foucault. Esposito da una parte
respinge le accuse mosse al concetto di biopolitica di costituire una forzatura
antistorica dei processi della Modernità occidentale e di essere così
indeterminato da impedire un suo mirato utilizzo come loro chiave di lettura.
Dall’altra non si esime dall’evidenziare alcune sue forzature, in particolare
quelle che riguardano: l’insufficiente analisi delle modalità di passaggio da
una fase paradigmatica all’altra, l’inadeguata distinzione fra l’idea di vita
come “zoe” (la vita “naturale” sottoposta a tutte le necessità che riguardano i viventi, non ultima la
morte) e come “bìos” (le forme
e le modalità, culturali, sociali, politiche, con le quali l’uomo organizza e
gestisce la vita naturale), il non meglio chiarito rapporto tra storia
e filosofia, e tra bio-politica e sovranità, troppo compressi nei concetti, in
parte indefiniti, di “bio-potere” e “governamentalità”, l’insufficiente
attenzione data al “potere
istituente” delle istituzioni giudicate troppo schiacciate sul “potere istituito”. Resta
però di grande valore l’intuizione dell’attenzione che la politica, entrata
nella fase storica della modernità, presta al “bìos”, visto come dimensione
indispensabile per un controllo sociale di sostegno alle forme economiche di
sistema. Il termine bio-politica bene sintetizza quindi un paradigma orientato
al totale controllo, mediante apposite procedure e istituzioni, della vita
individuale e collettiva, comprensivo della loro difesa, del loro sviluppo, e dell’insieme
delle loro articolazioni. Questo paradigma, onnipresente in tutti i gangli
sociali, non può non manifestarsi apertamente nelle fasi pandemiche,
allorquando il dispositivo immunitario, direttamente puntato alla difesa della
vita individuale e collettiva, deve in stretta connessione con l’aspetto
biologico …… garantire
la società dagli individui e gli individui dalla società ….. All’interno
del quale, a partire dagli anni novanta con il pieno controllo sociale della
globalizzazione tecno-politica neo-liberista, si è semmai accentuato ….. il valore della vita biologico-naturale
rispetto a quello della vita socio-politica …….
Capitolo
quarto = Filosofie dell’immunità
1 –
Se è vero che ……. l’esigenza di immunizzazione attraversa
tutte le forme di civiltà, passate e presenti …… investendo
quindi da sempre anche la riflessione
filosofica, è non meno vero che la modernità, occidentale, è quella che di più,
e più apertamente, si presenta come …… un’epoca immunitaria, o meglio ancora come l’epoca
dell’immunizzazione …. investendo
in profondità il dibattito filosofico. Né è prova lo stesso Heidegger (Martin Heidegger 1889/1976) ed il suo saggio
del 1938 “L’epoca
dell’immagine del mondo”. Il lessico è diverso, ma è indubbio che
parli del paradigma immunitario. Altro non è infatti la tendenza dell’uomo
moderno di interporre fra sé ed il mondo una sorta di barriera immunitaria, una
difesa dalle difficoltà del confrontarsi con il vivere, con “l’essere”, creata
ad arte proprio con la riduzione del mondo a pura “immagine” …… in poche, potenti,
pagine, Heidegger delinea attraverso questa lente la genesi moderna del
processo di immunizzazione ……. e dei pericoli che esso contiene
quando l’uomo, ponendosi come unico fondamento del reale, lo trasforma in
immagine consona alla sua presunzione
2 –
Ma è Nietzsche
(Friedrich Nietzsche, 1844/1900) il filosofo che
ripercorre l’intero percorso dell’immunizzazione, dalla genesi fino al punto
limite in cui si ribalta nel suo opposto. La volontà di potenza, l’esigenza
umana di andare oltre ogni limite, ha bisogno, per non tracimare, di un
negativo, di un freno …. l’immunizzazione rappresenta l’unico modo di contenere la
spinta ad andare fuori, oltre, di sé …..
Essa è quindi una sorta di indispensabile autodifesa da sé stesso, ma al tempo
stesso vissuta come penosa limitazione. Non può allora stupire che questa
elaborazione immunitaria, che Nietzsche assume anche dal punto di vista
medico-biologico, rischi di essere vissuta come un rimedio peggiore del male ……
la più grande
malattia degli uomini nasce dalla battaglia contro le loro malattie, e gli
apparenti rimedi alla lunga generano qualcosa di peggio di quello che dovevano
eliminare ….. Nietzsche sostiene cioè
che se il farmaco, l’immunizzazione, è fatto della stessa sostanza del male,
come nella pratica della vaccinazione, l’uomo resta comunque nel cerchio della
malattia.
L’immunità allora …. da un lato
agevola la vita, mettendola al riparo dai rischi che la insidiano, dall’altro,
proprio in questo modo, la indebolisce sottraendole volontà di potenza
….. Anche qui Nietzsche torna ai suoi amati Greci, i quali veneravano la
malattia come un Dio, convinti come erano che ….. la salute non è un bene in sè, e non è
lo per sempre, lo è solo se costituisce il transito benefico tra due stadi di
malattia …
3 –
Alla lettura nicciana dell’immunità si affianca, su un versante parallelo,
quella di Freud
(Sigmund Freud, 1856/1939) rintracciabile in
particolare in “Totem
e tabù”, “L’avvenire di una illusione” e “Il disagio della
civiltà”. Freud da un nome, declinandolo sul versante delle
“pulsioni”, al dispositivo immunitario che Nietzsche fa entrare in campo come
freno alla volontà di potenza umana: la religione. Che altro non è che la
protezione, immunitaria, dagli istinti aggressivi che caratterizzano da sempre
individui e comunità. Ed anche per Freud questa immunizzazione rischia a sua
volta di divenire "nevrotica” fino a trasformarsi, non diversamente da
Nietzsche, in …… una
forma psicotica più generale nata proprio dal tentativo di curare le psicosi …… La minaccia che ne consegue è quella di una immunizzazione
così estesa ad ogni ambito della vita sociale da ampliare la contraddizione di
neutralizzare il male mediante la sua inclusione nella cura. Non diversamente
quindi dall’idea di Freud che la stessa origine della civiltà umana poggi su un
radicale atto immunitario: l’uccisione sacrificale del Padre poi incorporato dai
figli nel successivo pentimento
4 –
Parte proprio da questo atto sacrificale l’elaborazione del concetto di immunità
di René
Girard (1923/2015, antropologo e filosofo francese) che riconosce a
Freud il grande merito di avere per primo preso sul serio i racconti mitici. La
logica sacrificale, a suo avviso, corrisponde esattamente ad una procedura
immunitaria …. ci
si protegge dal male con un male minore della stessa natura ….. La violenza sacrificale diventa l’antidoto
immunitario, applicato su scala ridotta, alla violenza, al male, incontrollati.
La contiguità fra male e malattia è molto più individuabile nella sfera
mitologica che nel sapere, medico e giuridico, moderno. Un testo che lo
testimonia in modo avvincente è l’Edipo re di Sofocle. Ma la vicenda storica,
con evidenti caratteri mitologici, che più compiutamente sintetizza questa
logica immunitaria è il sacrificio di Gesù Cristo, analizzato nel suo saggio “La violenza ed
il sacro”. Quello di Gesù non è l’ultimo sacrificio nella storia
umana, ma quello che, perlomeno per la cultura occidentale, spinge la storia
fuori dalla sindrome immunitaria sacrificale, perché mai come in questo caso: la violenza ha
avuto il duplice ruolo di veleno e di rimedio
5 –
E’ però un sociologo a teorizzare in modo rigoroso l’applicazione del paradigma
immunitario alla realtà sociale: Niklas Luhmann (1927/1998, sociologo tedesco). Per Luhmann nel
Novecento la “grammatica
dell’intera società moderna” è quella immunitaria. E’ in questa
grammatica che si completa, definitivamente e compiutamente, la congiunzione
tra immunità
biologica e immunità
sociale. La ragione che promuove questa congiunzione non è “conservativa”,
non si tratta solo di preservare l’esistente, ma di conservare una propensione
evolutiva, di progresso, istituendo …… un rapporto “produttivo” con il negativo che abita tutti
i sistemi, quelli biologici e quelli sociali ….. L’immunizzazione,
in questo senso, non può ridursi ad una difesa dell’esistente, teorizzando una
sicurezza di fatto impossibile, ma deve tradursi nel …… governo dell’insicurezza, in gran misura
insopprimibile, individuando ed accettando le contraddizioni che la rivelano e
la caratterizzano …… Sono proprio le contraddizioni il sistema
immunitario sociale, individuarle permette infatti di attuare una
trasformazione che eviti la loro esplosione. …… come nell’organismo biologico occorre
attivare una memoria cellulare che sappia intervenire prontamente quando un
evento nocivo si ripresenta, allo stesso modo i sistemi sociali devono avere
memoria delle contraddizione per poterle prontamente governare …..
E’ impossibile immunizzarsi dai cambiamenti, ma al contrario ci si immunizza dalle
loro conseguenze negative sapendoli individuare e governare. In questo quadro
diventa fondamentale la comunicazione ….. il sistema sociale è essenzialmente comunicativo ….. Grazie ad essa, ed al suo ruolo tempestivo,
si può determinare una compiuta sovrapposizione tra “comunità ed “immunità”
garantita dalla istituzione che più di tutte può fungere da memoria immunitaria
….. il
diritto, il sistema giuridico …. A patto che sappia andare oltre la
semplice distinzione fra legittimo/illegittimo per divenire un contenitore
immunitario dei “conflitti
sociali” che altro non sono che i rivelatori delle “contraddizioni”.
6 –
Con Derrida
(Jacques Derrida, 1930/2004, filosofo
francese)
l’attenzione si sposta sul lato oscuro dell’immunizzazione: l’eccesso di
auto-immunità. Si ripresentano alcune delle riflessioni di
Nietzsche, Freud e di Girard che Derrida declina però all’interno di una
concezione più generale dell’uomo, della vita, basata sul rapporto
indissolubile fra l’io ed il non-io, fra il sé e l’altro. Se l’immunità interviene
come difesa verso il non-io, verso l’altro, questa indissolubilità implica di ….
dirigere allo
stesso tempo a suo favore e contro di sé le difese immunitarie ….. Derrida cala questa considerazione generale
in alcuni ambiti specifici che meglio la evidenziano, in particolare la sua
attenzione si concentra, nel saggio “Fede e sapere”, sulla religione. Fin dai primi
secoli dell’era cristiana il concetto di immunità trova una sua precisa declinazione
religiosa, lo è ad esempio nel diritto all’inviolabilità per chi si rifugia in
una chiesa, che è però in gran misura destinata a fronteggiare la tendenza
umana alla secolarizzazione, al concedere priorità alle cose terrene, alla
razionalità scientifica. Ma, come per l’immunità biologica, ciò inevitabilmente avviene
assorbendo al suo interno quella stessa razionalità scientifica da cui vuole
immunizzarsi fino ad usare gli stessi strumenti tecnologici che vorrebbe
combattere. E non diversamente dall’immunizzazione biologica si espone in
questo modo al rischio, per eccesso di immunizzazione, di favorire ciò che
vuole fermare e di contribuire alla sua
stessa distruzione. Questo processo non ha però solo un esito negativo: il
collasso autoimmunitario apre uno spazio e rivela alla comunità la sua
vulnerabilità ……. ogni immunità, autodistruggendosi, si apre al suo rovescio comune, il
cui nome non può che essere co-immunità …..
7 –
Ma è un filosofo vivente quello che articola l’intera sua opera sul paradigma
immunitario: Peter
Sloterdijk (filosofo e saggista tedesco, docente di filosofia ed
estetica)
la cui trilogia fondamentale, con nome “Sfere”,
…. è in
ultima istanza l’elaborazione di una immunologia generale ….. Le sfere rappresentano spazi dotati di un
loro specifico sistema immunitario che l’uomo, fin dal nascere della civiltà,
ha ritenuto necessario costruire per proteggersi dall’inospitabilità del mondo.
Sloterdijk distingue tre tipologie di dispositivi immunitari: il primo è
rappresentato dai sistemi biologici naturali, il secondo dalle procedure
socio-immunologiche giuridico-politiche, il terzo dalle pratiche psichiche con
le quali si fronteggiano l’insostenibilità della consapevolezza della
mortalità, della “finitudine”. Il loro insieme definisce l’homo immunologicus. L’attuale
paradigma immunitario, ossia la contemporanea combinazione di questi tre
sistemi, è il risultato di un lungo percorso che Sloterdijk suddivide in tre
fasi di “globalizzazione”
analizzate separatamente nei tre volumi delle Sfere. La prima, definita “cosmo-uranica” è
quella dell’infanzia dell’umanità, in cui l’uomo, come un neonato, si avventura
nel mondo esterno cercando di interpretarlo e riprodurlo come un grembo
materno, di ben più ampie dimensioni, capace però di offrire analoga protezione
e sicurezza. In questa sfera è la religione il primo dispositivo immunitario utile
a ……. superare
la paura della morte con una sorta di negoziazione immunitaria con la divinità
…… Con il diffondersi umano sull’intero pianeta le strutture cosmo-uraniche esplodono
e si entra nella seconda sfera: quella della globalizzazione terrestre. La
Terra viene occupata e vissuta come il vero habitat naturale, la primordiale
paura dell’esterno lascia spazio ad un presuntuoso possesso. La discesa dalle
sfere celesti alla nuda terra muta però lo spirito immunitario che smette di
essere trascendente per divenire immanente ……. l’uomo non vive più in un globo ma su un globo
…….. nel quale la protezione immunitaria è sempre più affidata alle istituzioni
umane, culminanti negli Stati e nei loro codici giuridici. Navigatori e
cartografi sono gli eroi di questa fase, capaci di aggiungere sicurezza per il
loro saper tradurre la sfericità terrestre su piani orizzontali meglio
controllabili e gestibili. Al culmine di questa fase di occupazione globale
della terra “il denaro”, il flusso globalizzato dell’economia finanziaria, si
rivela il grimaldello capace di far definitivamente saltare le prime due sfere.
A partire dalla fine della seconda guerra mondiale non collassa, con l’intero
pianeta fagocitato nella sfera degli interessi economici, solo il sistema
immunitario della fase due, quello delle istituzioni statali, ma la connessione stessa tra spazio e identità che aveva
sin lì sostenute l’idea di globo delle due sfere precedenti. Le
quali esplodono così in mille frammenti che formano “schiume”, il sottotitolo della
terza sfera, trascinando con sé ed in sé l’intera umanità altrettanto divisa,
frammentata. L’immunità
non può non adeguarsi a questo orizzonte post storico e post sferico, al punto
da divenire, inglobata nella natura sistemica dell’ultima globalizzazione,
l’esatto opposto della comunità. …….. l’immunità, raggiunto il confine ultimo, minaccia di
ritorcersi contro sé stessa autodistruggendosi ……. Da questa frantumazione si può uscire solo
con una nuova idea di immunità, capace di ricostruire in sé l’idea
stessa di comunità …… una co-immunità che miri a proteggere tutti gli esseri
umani non gli uni dagli altri, ma
gli uni con e per gli altri ….
Capitolo
quinto = Politiche della pandemia
1 – 2 - 3 – 4 In quest’ultimo Capitolo Esposito,
riflettendo su alcuni aspetti delle politiche globalmente messe in atto per
fronteggiare la pandemia, riprende alcuni punti esaminati nei Capitoli
precedenti, in particolare in questi primi quattro paragrafi quelli concernenti
la tenuta della democrazia. Vale, a maggior ragione, quanto già detto per il
Capitolo 2: non è questo l’ambito per entrare nel merito di questioni tanto
complesse quanto decisive per la salute della democrazia rappresentativa quali:
la relazione tra il valore della vita e quello della libertà, individuale e
collettiva – stato di emergenza e stato di eccezione – potere costituente e
potere costituito – il rapporto tra scienza e politica – tecnicizzazione dei
saperi e ruolo degli “esperti”. Possiamo qui soltanto ribadire la necessità di
una ampia e approfondita riflessione, capace di coinvolgere il locale ed il
generale, partendo dalla consapevolezza che la pandemia altro non ha fatto che
accentuare processi già in corso che non poco hanno già inciso sulle nostre
democrazie
5 – 6 In questi due paragrafi Esposito passa invece in
rassegna i notevoli sviluppi, promossi proprio dalla necessità di fronteggiare
scientificamente la pandemia, nel campo delle scienze biologiche. Anche in
questo caso il livello di dettaglio delle sue considerazioni non è
sintetizzabile nell’ambito di questo post. Sono temi che, se questa “lezione
pandemica” non verrà dimenticata troppo presto, resteranno alla
ribalta ancora a lungo e potranno quindi essere recuperati, anche nel nostro
piccolo contesto di CircolarMente. In particolare, proprio per l’accertata
incidenza su vasta scala dell’eccesso di reazione immunitaria, si stanno
mettendo meglio a fuoco i meccanismi biologici che regolano il sistema
immunitario, partendo dall’incidenza del
rischio di ……. rivolgere il suo
fuoco contro lo stesso organismo che lo produce ……… Da questi studi
sempre più emerge la complessità di una facoltà biologica che, non entrando mai
in pausa, deve avvertire la presenza di elementi patogeni esterni, decifrarne
la pericolosità, attivare specifiche
molecole per fronteggiarli, evitando però una sorta di “fuoco amico” verso
tutti i tantissimi microorganismi che abitano il corpo umano e che sono
indispensabili per la sua salute (un
essere vivente è costituito per il 90% di batteri e solo per il 10% di cellule
portatrici del proprio genoma). Anche grazie alla pandemia si sta quindi
attivando un mutamento profondo del paradigma immunitario biologico, sempre più
visto non solo come la classica barriera protettiva nei confronti dell’ambiente
esterno, ma come un fondamentale …… filtro di interazione con esso …… a formare un
complesso processo di “costruzione della singola identità organica”
fatto di continui incroci fra interno ed esterno tali da far sì che ……. l’io non è
qualcosa che precede l’immunizzazione ma il suo stesso esito ………
7 –
La pandemia, per l’insieme di queste ragioni, ha ridisegnato in profondità
quella opposizione fra comunità e immunità, dalla quale Esposito è qui partito,
azzerando soprattutto la tradizionale contrapposizione tra il carattere di
unione proprio della prima e quello di divisione insito nella seconda …… il virus ha
unificato l’umanità in una condizione che ha superato etnia, genere, livello
sociale, potere ….. ricreando, ad un livello più alto, una comunità
originaria definita proprio dalla comune esposizione al pericolo. Non è stato
così sin da subito: l’iniziale risposta alla pandemia, quella più
immediatamente praticabile, è stata ancora quella di difendere la comunità con
il suo smembramento, perché tale era il “distanziamento”, freudianamente
definito “sociale”. Solo nel secondo passaggio, quello della vaccinazione di
massa, si sono create le condizioni per questa potenziale riunione fra comunità
e immunità,
e ad un livello globale. Mai prima si era pensato di immunizzare l’intera
umanità, una svolta che si fa ancora fatica a comprendere nella sua
portata, ….. per la prima volta coincidevano comunità ed
immunità facendo di questa, anziché una lama che taglia la comunità, la sua
stessa forma ……. E’ un precedente
fondamentale anche per fronteggiare la transizione ecologica che allo stesso
modo o sarà globale o non sarà. Ma è una svolta ancora lungi dall’essere
compresa e pienamente attuata. Non sono mancate, e tuttora non mancano, nuove
linee di separazione, fra paesi e aree del mondo, e all’interno di ogni singolo
paese. Non devono essere dimenticate e sottovalutate: possono, se lasciate
lievitare, disperdere quella potenzialità e, addirittura, moltiplicare il
carattere divisorio insito nell’immunizzazione. Sono in ballo enormi interessi
geo-politici ed economici capaci, se non affrontati, di imporre una gestione
della vaccinazione egoistica e guidata da logiche di profitto. La questione,
prima ancora che economica o tecnologica, è politica che è chiamata ad imporsi
su ogni altra ragione
…….. mai come oggi,
in pieno regime biopolitico, la politica ha a che fare con la protezione e lo
sviluppo della vita, non delle singole popolazioni ma dell’intero genere umano.
Comunità e immunità si ritrovano in una comune linea quando la vita di ciascuno
è protetta solo da quella di tutti ……
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