domenica 21 dicembre 2014

Ritorno all'oralità?


Ritorno all’oralità?

L’America impazzisce per “Serial”

Il giallo a puntate solo da ascoltare

Una giornalista ha ripercorso sul Web ogni Giovedì la storia di un vecchio omicidio con oltre venti milioni di ascoltatori per quello che somiglia tanto al vecchio radiodramma

1 commento:

  1. C’è del vecchio nel nuovo? Sembrerebbe proprio così e al di là del successo, il tempo dirà se duraturo od effimero, di una formula editoriale ha ancora un senso, un ruolo, la buona vecchia oralità in tempi di web imperante? Un commento ad un post non è certo spazio adeguato per una riflessione così complessa, ma sufficiente a lanciare, in modo sinteticamente provocatorio, tre domande/suggestioni. Fuori di discussione l’importanza della scrittura ed ai giorni nostri quello dell’immagine, televisiva e web, lo scibile umano si è evoluto grazie alla esattezza, alla irreversibilità, dei concetti affidati allo scrittura, così come l’immediatezza coinvolgente delle immagini ha reso, perlomeno così ci pare, più vere, vive, notizie e vicende. L’oralità, ossia la comunicazione di pensieri mediante parole dette a voce sembra quindi un retaggio di tempi antichi, molto antichi. Ma, scienze esatte escluse, formule chimiche, equazioni matematiche e fisiche, tanto per citare alcuni esempi, non sono di sicuro gestibili “oralmente”, ecco la prima domanda/suggestione: anche in tempi di media e web la condivisione “orale”, con tutti i limiti di esattezza e veridicità che può comportare, non resta una modalità diffusa, specie in ambiti locali e circoscritti, per la circolazione di informazioni e notizie? E non vale lo stesso anche per la “cultura” in senso lato? Le nostre idee e conoscenze, sono frutto solo di letture o hanno inciso spiegazioni in classe, conferenze, dibattiti, confronti, insomma l’oralità? Seconda domanda/suggestione: se la cultura non è solo conoscenza ma anche arricchimento spirituale, se il sapere non consiste solo nell’accedere ad informazioni ma è anche il loro consolidarsi in emozioni (così come confermano le moderne neuroscienze), se cultura e sapere sono per l’homo sapiens il risultato di un percorso condiviso e sociale, quanto dell’arricchimento spirituale e del consolidamento emozionale è affidato all’oralità? Terza domanda/suggestione: la parola scritta sembra indispensabile per giungere alla esattezza, all’eterna irrevocabilità del suo significato, ma questa proprietà, per molti versi fondamentale (si possono immaginare Leggi che non siano scritte’) è sempre un passo in avanti, una conquista? Tutti noi non riusciamo più a immaginare l’ira funesta del pelide Achille se non leggendo l’Iliade, le religioni del Libro, Ebraismo, Cristianesimo, Islam, alle parole scritte hanno affidato verità di fede. Eppure, con la sola eccezione del Corano, che è però la trascrizione di quanto dettato a voce dall’Arcangelo Gabriele a Maometto, sono tutti esempi di racconti orali che si sono lentamente tradotti in Libri. Quanto è rimasto di questi racconti orali durati decenni, centinaia di anni? Quanto è andato perso e quanto, tradotto per iscritto, si è trasformato? Quanta freschezza, quanto coinvolgimento sono rimasti intatti? Ultimi due commenti: sono e resto un avido, e solitario lettore, ma pensando a poesie recitate, a romanzi letti ad alta voce in gruppi di lettura, non posso non riconoscere che le stesse parole quando “dette” sembrano arricchirsi; ed infine: la notizia che arriva dall’America, in attesa del prevedibile duplicato italiano, non attesta solo un revival del radiodramma, la radio, le radio, occupano da sempre uno spazio insopprimibile, ma induce a pensare che il web, in una forma tecnologicamente evoluta, forse altro non è che una capillare, trasversale, universale forma di “oralità”.

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