Da
una intervista alla Direttrice del CERN di Ginevra Fabiola Gianotti
(La
Repubblica del 28/12/14)
Nel campo delle scienze
esatte è indubbio che le scoperte più interessanti stiano arrivando dalla
Fisica Teorica e dalle Neuroscienze; da questa intervista si ricava la conferma
non solo di come le tecnologie moderne (l’acceleratore di particelle del CERN
di Ginevra è del suo una autentica meraviglia dell’ingegno umano) stiano
portando la Fisica alle soglie dei misteri più profondi dell’universo ma anche
della “saggezza” di chi, operando in questo campo, giunge ai confini del
sapere. Come non restare colpiti dalle definizioni che Fabiola Gianotti dà della bellezza così come
l’ha ricavata dalla Fisica: “la bellezza è una simmetria imperfetta”, e quella
della materia oscura (quella parte pari al 20% di tutta la materia
dell’Universo di cui nulla sappiamo): “la misura della nostra ignoranza”, quella
di scienziato: “una intelligenza come quella di un artista, deve andare al di
là della realtà, musica e pittura sono le arti più vicine alla Fisica”,
piuttosto che la risposta data alla domanda se mai l’uomo arriverà a sapere
tutto “il cervello umano non smetterà mai di farsi domande” Impressionano infine le grandezze degli
elementi su cui si concentra la ricerca, per capire qualcosa di più dell’Universo
(del quale si conosce l’età, all’incirca 14 miliardi di anni, e la dimensione
della parte osservabile, un diametro di 93 miliardi di anni luce, ma la sua
espansione procede) si studiano gli effetti delle collisioni di protoni, particelle
che hanno una dimensione non perfettamente fissabile, ma basti pensare che sul
puntino di questa i
potrebbero starcene 500 miliardi. Grandezze che a noi profani suscitano stupore
e meraviglia, ma che soprattutto dovrebbero indurre tutti a visioni meno
antropocentriche. Ma una grandezza, precisata nell’intervista, colpisce in modo
particolare: “la Fisica è arrivata a
capire cosa è successo un centesimo di miliardesimo di secondo dopo il Big
Bang, ma siamo lontani da capire cosa è successo prima”, dà il capogiro
pensare che su questa grandezza si misura il confine tra conoscenza e mistero o, se vogliamo, tra
scienza ed altre manifestazioni dell’umano sentire.
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