venerdì 2 gennaio 2015

"Come cavalli che dormono in piedi" - libro di Paolo Rumiz


 


"Come cavalli che dormono in piedi"
di  Paolo Rumiz

“Perché proprio qui e ora, in viaggio verso l’alba, inseguito dalla notte di novembre, alla vigilia dei giorni dei Morti, ritrovo la pienezza del mito di Europa, la terra del tramonto dove i popoli si ammassano e non esiste alternativa fra il massacro e la coabitazione?”

Nell’agosto del 1914, più di centomila trentini e giuliani vanno a combattere per l’Impero austroungarico, di cui sono ancora sudditi. Muovono verso il fronte russo quando ancora ci si illude che “prima che le foglie cadano” il conflitto sarà finito. Invece non finisce. E quando come un’epidemia si propaga in tutta Europa, il fronte orientale scivola nell’oblio, schiacciato dall’epopea di Verdun e del Piave. Ma soprattutto sembra essere cassato, censurato dal presente e dal centenario della guerra mondiale, come se a quel fronte e a quei soldati fosse negato lo spessore monumentale della memoria. Paolo Rumiz comincia da lì, da quella rimozione e da un nonno in montura austroungarica. E da lì continua in forma di viaggio verso la Galizia, la terra di Bruno Schulz e Joseph Roth, mitica frontiera dell’Impero austroungarico, oggi compresa fra Polonia e Ucraina.
Alla celebrazione Rumiz contrappone l’evocazione di quelle figure ancestrali, in un’omerica discesa nell’Ade, con un rito che consuma libagioni e accende di piccole luci prati e foreste, e attende risposta e respira pietà – la compassione che lega finalmente in una sola voce il silenzio di Redipuglia ai bisbigli dei cimiteri galiziani coperti di mirtilli. L’Europa è lì, sembra suggerire l’autore, in quella riconciliazione con i morti che sono i veri vivi, gli unici depositari di senso di un’unione che già allora poteva nascere e oggi forse non è ancora cominciata.
                     
                                                  

1 commento:

  1. Paolo Rumiz è un giornalista e scrittore di viaggi che ama affrontare preferibilmente a piedi, in bici o su treni lenti. Nelle sue descrizioni, oltre a presentarci luoghi e personaggi che incontra che ti pare di esserne parte tu stessa, c'è un che di fiabesco e di quasi magico pur nella veridicità degli eventi. Nato a Trieste è uomo di confine con i piedi piantarti nella mitteleuropa e tutto il resto proteso verso oriente che conosce bene per averlo percorso da nord a sud vivendo con gli abitanti e cercando di impadronirsi il più possibile del "genius loci". La sua prosa è molto particolare occorre tener presente le caratteristiche del personaggio scrittore per penetrarla. Si deve vedere l'uomo che cammina con lo zaino in spalla, si sdraia a dormire nei boschi o in riva ai fiumi o in alberghi e trattorie modeste ma piene di vita e di personaggi insoliti. Nel suo ultimo libro "Come i cavalli che dormono in piedi" affronta la prima guerra mondiale, ma trattando un episodio poco o per nulla conosciuto: le battaglie che si sono svolte nei Carpazi e precisamente in Galizia oggi tra la Polonia e al confine con Russia e Ucraina. Su questo fronte combatterono molti italiani trentini, triestini e giuliani che di trovavano sotto l'impero asburgico. Lo scrittore sottolinea quanto sia importante, per capire la situazione dell'Europa del 2014, conoscere l'Europa di un secolo prima soprattutto la zona di cui sopra. La caduta degli imperi del '!4-'18 non è stata vissuta per tutti gli stati che vi parteciparono allo stesso modo, per la Polonia ha voluto dire sganciarsi dal giogo austro-ungarico e creare la Polonia come libero stato (durato poi solo 30 anni, ma allora non si conosceva il futuro) per le altre nazioni ha voluto dire ben altro. Trieste ad esempio ha perso il predominio sul mar Adriatico ed è stata declassata a porto italiano non paragonabile al prestigio che aveva sotto l'Austria come unico sbocco sul Mediterraneo. Nel percorrere questi luoghi e visitare i cimiteri, camminare sul terreno che conserva i resti di questi poveri soldati "carne da cannone" come li chiama Rumiz parla con i morti per conoscere e capire i vivi.

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