giovedì 1 gennaio 2015

LA PAROLA DEL MESE - GENNAIO 2015

LA PAROLA DEL MESE 

A turno si propone una parola, evocativa di pensieri collegabili ed in grado di aprirsi verso nuove riflessioni.
                
                        GENNAIO 2015


Meritocrazia =

Concezione secondo la quale ogni riconoscimento (ricchezza, successo negli affari, scuola, lavoro, politica) è commisurato al merito individuale; termine formato dalla somma di merito (diritto alla lode, alla stima, a ricompense, dovute per la qualità, la capacità, le opere concrete di una persona) e crazia (potere, governo, dominio). Nella sua accezione più politica sta ad indicare una forma di governo dove le cariche amministrative, le cariche pubbliche, e qualsiasi ruolo che richieda responsabilità nei confronti degli altri, è affidata secondo criteri di merito, e non di appartenenza lobbistica, familiare (nepotismo e in senso allargato clientelismo) o di casta economica (oligarchia).

1 commento:

  1. Qualche giorno fa ho letto un articolo, passatomi da Carla, di Roberto Esposito apparso su Repubblica del 12 dicembre 2014 in cui Il filosofo rifletteva sul libro di Micheal Young “L’avvento della meritocrazia” scritto nel 1958 nella forma della distopia. Nell’opera non solo la meritocrazia veniva messa in discussione, ma addirittura era presentata come una formula nettamente in contrasto con la democrazia, in cui in nome dell’efficienza si cancella ogni forma di giustizia.
    Una società totalmente meritocratica altro non farebbe che consolidare e legittimare i successi di coloro che per talenti naturali, condizioni socio-economiche, culturali favorevoli sarebbero in grado di arrivare primi e conquistare i posti migliori, i nodi strategici del comando.
    D'altronde non si può fare a meno di ricordare che la prima utopia meritocratica del pensiero occidentale concepita da Platone nella “Repubblica” è totalmente antidemocratica.
    Nell’aspirare sotto questo cielo italico ad una organizzazione sociale che rinneghi il nepotismo, il clientelismo ci allontaniamo davvero dalla democrazia? O forse come spesso accade è questione di misura. Chi di noi vorrebbe affidare la costruzione della propria casa o la guarigione di un familiare ad una persona incompetente?
    Certo le tesi di M. Young ci mettono in guardia dal perseguire la meritocrazia come l’unica stella polare anche perché quando qualcosa diventa “unico” “assoluto” dietro di sé nasconde più intenti ideologici che progetti ponderati.
    Diventa evidente che la pratica della meritocrazia deve avere dei correttivi che consentano l’esercizio di pari opportunità, mobilità sociale, riconoscimento e correzione precoce degli svantaggi altrimenti rischiamo la riduzione della democrazia ad una forma di liberalismo autoritario. Ancora una volta ritorna la centralità del compito della scuola.

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