venerdì 4 marzo 2016

Riflessioni filosofiche sulla scienza offerta dal caso delle onde gravitazionali - a cura di M.A. Fonnesu


Riflessioni filosofiche sulla scienza
 offerte dal caso delle onde gravitazionali
 
 L'annuncio da parte di LIGO_VIRGO in data 11 febbraio della “scoperta” fisica delle onde gravitazionali ha avuto una eccezionale coincidenza, ovvero le celebrazioni del 2015, appena concluse, per i cento anni della relatività generale di Albert EINSTEIN. L'osservazione del fenomeno, previsto nella trattazione matematica di Einstein, ma rimasto senza conferma sperimentale, ha notevoli ricadute sulla scienza. Tali ricadute non saranno necessariamente solo fisiche e tecnologiche, ma anche di politica e organizzazione della ricerca scientifica, nonché di filosofia della scienza, secondo il parere espresso da Elena Castellani, professore al Dipartimento di filosofia dell'Università di Firenze, in un articolo pubblicato dalla rivista “Scienze”. Secondo l'Autrice dell'articolo ci si può soffermare su alcuni dei molteplici aspetti di interesse filosofico messi in gioco dal caso delle onde gravitazionali. Un aspetto, già evidenziato da Einstein, riguarda la natura delle teorie scientifiche e in particolare la teoria della relatività generale, valutata come “Teoria di principio”, ovvero una costruzione teorica dove a partire da principi, cioè proprietà generali dei fenomeni determinate su base empirica, si deducono formule matematiche che possono essere applicate a tutti i casi particolari; sono appunto un esempio di “caso particolare” le onde gravitazionali la cui rilevazione costituisce un importante tassello del supporto empirico a conferma della teoria. Nel caso dell'osservazione delle onde gravitazionali si è avuto il successo del “Metodo Scientifico” tradizionale, con il controllo dell'esperienza su di una elaborazione teorica, matematicamente sofisticata, finalizzata allo studio descrittivo del mondo naturale. Il problema è posto dalle posizioni empiriste, un po' radicali ancora sostenute oggigiorno, per le quali la costruzione teorica deve sempre andare di pari passo con la conferma sperimentale, ma quanto si è disposti ad aspettare tale conferma sperimentale? In questo caso ci sono voluti cento anni, pur fra grandi dubbi dello stesso Einstein e di altri scienziati dediti al progetto, per il superamento di difficoltà tecnologiche e di elaborazione di previsioni teoriche da sottoporre al controllo empirico. Potrebbero legittimamente essere considerati altri tipi di conferme, senza svalutare la teoria, in attesa delle dirette prove sperimentali? • Un altro aspetto riguarda “Il ruolo delle analogie” nello sviluppo delle teorie scientifiche. Lo stesso Einstein mutò spesso posizione rispetto all'esistenza delle onde gravitazionali, influenzato dal tipo di analogie considerate di volta in volta nell'elaborazione della sua teoria. Le analogie considerate e motivanti tale fenomeno furono: “la teoria maxwelliana del campo elettromagnetico” da un lato e dall'altro “la teoria newtoniana della gravitazione”. La prima analogia suggeriva l'esistenza delle onde gravitazionali per i moti dei corpi celesti in similitudine con le onde elettromagnetiche nei moti delle cariche elettriche, ma la seconda analogia mentre forniva soluzioni alle equazioni della relatività generale, sembrava negare l'esistenza di onde gravitazionali rilevabili. L'analogia è quindi uno strumento euristico utile, ma delicato e quindi da utilizzare con le dovute cautele e spesso solo in modo parziale.

Nessun commento:

Posta un commento