domenica 5 giugno 2016

La nuova lotta di classe - Saggio di Slavoj Zizek (sintesi di Giancarlo Fagiano)


La nuova lotta di classe

di Slavoj Zizek



Piacevole ed interessante la lettura dell’ultimo agile saggio di Slavoj Zizek (filosofo sloveno, molto impegnato in campo sociale e politico si autodefinisce “comunista”) che conferma anche in questo caso il suo particolare stile. Capace di riflessioni di notevole spessore, da qui l’interesse, partendo da osservazioni variegate – fatti di cronaca, cinema, letteratura, fonti varie – condite con una scrittura sempre scorrevole e accattivante, da qui il piacere della lettura, affronta una dei temi centrali della realtà politica e sociale: la migrazione “epocale”. Lo fa mettendo a nudo con grande lucidità l’inconsistenza di tanti luoghi comuni, a partire dal “multiculturalismo”, patrimonio della “sinistra”, e costruendo su un approccio al tema decisamente innovativo alcune basi per quella che definisce, fin dal titolo, “la nuova lotta di classe”.

Lettura che pertanto consigliamo senz’altro, per intanto offriamo una sintesi in pillole dei passaggi più significativi seguendo l’ordine esatto dei Capitoli del saggio (le frasi in grassetto colore blu sono estratte dal testo)

 

Cap. 1 – il duplice ricatto

*      Al di là dei proclami lo Stato Islamico non è stato finora sconfitto, ed è singolare che non sia successo visto lo schieramento di forze che lo combattono, ciò succede perché esistono Stati, ed interessi, (Turchia, Arabia Saudita, etc.) che lo tollerano e lo sostengono

*      Allo stesso modo la guerra al terrorismo fondamentalista vive più di intenzioni, per lo più spesso inutili ed errate, che di reali successi

*      Ciò nasce anche dalla sottovalutazione e dalla non-comprensione di un fenomeno che in Europa si manifesta in modo occasionale, ma è la realtà quotidiana in molte parti del mondo (Congo, Afghanistan, Siria, Iraq, Libano, etc…..)

*      Peter Sloterdijk (filosofo tedesco, considerato uno dei più importanti filosofi contemporanei) nel “Mondo dentro il capitale” ha evidenziato che la globalizzazione capitalistica ha ormai uniformato le condizioni di vita ovunque, diventando una sorta di serra che ha risucchiato al suo interno tutto ciò che prima era esterno, un globo racchiuso in sé che separa il Dentro, privilegiato, dal Fuori, escluso

*      Z. condivide e precisa che la nuova divisione di classe, valida in ogni parte del globo, è ….fra chi è protetto dalla sfera e chi ne è lasciato fuori,,,

*        Questa divisione innesca conflitti, quasi mai compresi nella loro natura ultima di conflitti di classe, che si spesso si manifestano con violenza brutale che…..pervade il mondo al di fuori del (nostro) ambiente protetto ed è religiosa, etnica, politica, sessuale….

*        Ma se la violenza terroristica deve essere vista come sintomo della nuova divisione di classe, la conseguenza più rilevante dell’esclusione del Fuori dalla sfera protetta del Dentro è il fenomeno impressionante della migrazione di massa dal Fuori verso il Dentro

*        Che ha finora innescato due reazioni, ambedue sbagliate: la solidarietà ospitale e la chiusura egoistica, perché ambedue non comprendono la natura del fenomeno e di conseguenza non offrono soluzioni efficaci, e neppure praticabili.

*        Ma se è immediata la comprensione e la condanna della chiusura conservatrice e populista, quella della compassione e della (spesso superficiale) solidarietà ha caratteristiche più subdole ed ipocrite. Z. riprende una considerazione di Oscar Wilde vecchia di un secolo ma ancora attualissima….è molto più facile solidarizzare con la sofferenza che con il pensiero…..(la solidarietà) non è una soluzione ma una aggravante…lo scopo (dovrebbe essere) cercare di ricostruire la società su fondamenti che rendano impossibile le povertà

*        Trasferita ai nostri giorni significa….ricostruire la società globale in modo che non ci siano più rifugiati disperati costretti a fuggire



Cap. 2 – La discesa nel Maelstrom

*        Nel contrasto, in ultima analisi non così netto, fra le due reazioni si innesca inoltre un deficit di democrazia, se la stessa scelta solidaristica non può presumere di essere quella della maggioranza è ormai evidente che il capitale globale, quello che ha creato la serra con un Dentro ed un Fuori,…..impone le linee politiche ai governi democraticamente eletti

*        Vale per tutti la risposta data dal Commissario per il commercio della UE che rispondendo a domande critiche sulla accettazione da parte dell’Europa del TTIP (il nuovo trattato commerciale globale promosso dagli USA) ha detto…..il mio mandato non mi è stato conferito dal popolo europeo….il nome del Commissario è Malmstrom, una variante di maelstrom (un vortice/gorgo che si forma nel mar di Norvegia reso famoso da Egdar Allan Poe in un suo racconto)

*        Ed in effetti occorre scendere nel maelstrom delle politiche europee, andare alla radice del problema e capire che l’Europa, divisa fra il neoliberismo anglosassone e la (sempre più debole) difesa del welfare, deve avere il coraggio di chiedersi…cos’è l’Europa….che cosa significa essere europei?.....

*        La risposta non può essere quella di immaginare che l’Europa si ritagli un ruolo di eccezione culturale così diventando quello che la Grecia fu per l’Impero romano……il luogo del cuore ma senza più una effettiva rilevanza nel mondo…..



Cap. 3 – Rompere i tabù della sinistra

*        Per recuperare un ruolo efficace dell’Europa uno dei primi passi è quello di superare una serie di tabù della sinistra, quelli che le impediscono di avviare una gestione delle migrazioni più risolutiva ed efficace, andando oltre l’ipocrita solidarietà

*        Il primo consiste nell’eccesso di senso di colpa per i misfatti, innegabili, dell’eurocentrismo colonialista. Un conto è averne coscienza, un conto è, come sorta di espiazione, autolimitarsi nell’analisi dell’attuale situazione. Così facendo non si coglie il fatto che il capitalismo globale non ha più bisogno di appoggiarsi ad una cultura specifica, ormai è dotato di una propria che si adatta, adattandola, ad ogni situazione

*        un’altra zavorra di cui liberarsi è il tabù secondo cui la protezione del proprio modo di vita è in sé una categoria protofascista o razzista…. esiste secondo Z. un modo di sinistra di rispondere alle preoccupazioni della gente comune riguardo il proprio “benessere” (cita come esempio Bernie Sanders) che consiste nel chiarire che la…..vera minaccia al nostro comune modo di vita non viene dai migranti ma dalle dinamiche del capitalismo globale…..

*        Un altro tabù ancora, più mirato, da abbandonare è quello di vietare ogni critica alll’Islam per non cadere nell’islamofobia, per non confondersi con la “vera” demonizzazione dell’Islam promossa dai populisti anti-immigrazione. E’ un atteggiamento criticato come ipocrita dagli stessi mussulmani, che ripete il meccanismo psicologico paradossale del Super-Io: ….più obbedisci a ciò che quell’istanza pseudo-morale richiede più ti senti in colpa….ossia…più tolleri l’Islam più forte sarà la pressione che eserciterà su di te…..Obiettivamente nelle cultura islamica, e nelle sue realizzazioni storiche, non mancano motivi di critica

*        Collegato a questo vi è infatti un altro, più sottile, tabù: il rifiuto delll’equazione tra religione che si è fatta “pubblica”, “politica” e il fanatismo. Equazione che certamente non vale solo per i fondamentalisti islamici, è sufficiente pensare alle giustificazioni addotte dagli ultraortodossi ebraici per l’allargamento senza limiti dei confini di Israele

*        La necessità di andare oltre questi tabù è spiegata anche da un evidente paradosso: l’unica cultura che non differenzia gli uomini in base alla loro religione è quella atea, agnostica, guarda caso rifiutata a priori e condannata da ogni religione. Se riferita all’Islam significa che…..i loro soli autentici alleati sono coloro che pubblicano le caricature di Maometto…..



Cap. 4 – Le parti basse delle religioni

*        Z. cita in questo capitolo avvenimenti e dichiarazioni pubbliche che testimoniano l’incidenza negativa di una parte delle “culture” religiose, non solo islamica quindi, in particolare le violenze sulle donne troppo spesso “giustificate” dal ruolo loro assegnato dalle religioni.



Cap. 5 – Violenza divina

*         Z. riprende il concetto elaborato da Walter Benjamin di “violenza divina”, ossia l’individuazione di una violenza (divina nel senso che non è legata a determinati scopi “umani”, non è un mezzo, ma è insita nella natura “divina” dell’uomo, è un mezzo senza fine)

*        Questo concetto si applica perfettamente allo scoppio di violenti disordini avvenuto a più riprese nelle banlieues a prevalenza mussulmana (così come nei quartieri neri americani), violenze innescate da pretesti occasionali che danno voce ad una protesta senza fini specifici se non quello di ottenere riconoscimento, attenzione

*        Immaginare, come è stato fatto, che esse fossero “solo” una forma violenta di lotta contro la mancata integrazione (per ottenerne una piena), e cioè una violenza “mezzo” per un fine, è una limitazione

*        Il fatto che queste violenze siano in gran parte dirette verso i loro stessi beni (bruciano le auto dei residenti, saccheggiano i negozi del loro quartiere) dimostra invece la natura “divina” di quella violenza….l’esistenza di un significato più profondo, di un messaggio nascosto….riferibile alla “universalità della violenza divina

*        Questo non implica la dismissione di altre più immediate e “sociali” letture ma il fatto che esse debbano essere accompagnate da una consapevolezza, che ancora una volta, sfata una delle convinzioni della sinistra, l’idea che….le esperienze estreme abbiano un aspetto emancipativo, che ci consentano di aprire gli occhi sulla verità di una situazione….



Cap. 6 – L’economia politica dei rifugiati

*        Tornando agli aspetti più immediati di analisi sociale ed economica Z. evidenzia il peso dei forti interessi economici dietro tutte le situazioni che provocano i flussi migratori

*        Non solo quello dell’instabilità, che inevitabilmente sfocia prima o poi in guerre, conseguenza delle logiche coloniali, vecchie e nuove (Medio Oriente, Libia, Congo), ma anche quello del disastro provocato dalle logiche di sfruttamento delle risorse e di imposizione dei prodotti occidentali (specie in agricoltura) la vera causa della maggior parte dei flussi migratori dall’Africa (il fenomeno degli Stati falliti, e cioè Stati la cui economia è stata dissanguata al punto da eliminare le fonti di sostentamento originarie)

*        Ma al di là della consapevolezza del peso di questi fattori, e del conseguente imperativo di fronteggiarli ed eliminarli, occorre tenere in considerazione l’esistenza di un’economia del trasporto di migranti, un’industria che vale miliardi. Del tutto sconosciuta, incontrollata. E collegata alla stessa scelta delle destinazioni dei flussi: non si spiega diversamente il fatto che nazioni ricche, più vicine e omogenee culturalmente e religiosamente, come ad esempio l’Arabia Saudita, gli Emirati, il Quatar, siano totalmente escluse dalle rotte migratorie



Cap. 7 – Dalle guerre culturali alla lotta di classe…e ritorno

*        Per i migranti è un sogno la loro libera circolazione, e questo problema riapre il discorso della libera circolazione di merci e persone nel mercato capitalistico globale

*        Esiste infatti una evidente contraddizione: da una parte la libera circolazione di mezzi e personale è essenziale per il funzionamento del mercato e della produzione (forza-lavoro) dall’altra deve essere controllata per non far crescere e concentrare la domanda di diritti e libertà

*        Ferma restando questa contraddizione la libera circolazione delle persone che parrebbe rappresentare una richiesta legittima e sostenibile, già nelle forme concrete in cui si sin qui realizzata ha inevitabilmente comportato evidenti problemi di integrazione di culture e stili di vita diversi

*        Le tensioni che ne seguono, al di là del giudizio nel merito, consentono al potere economico di sfruttare queste “guerre fra culture” come valvola di sfogo delle tensioni sociali altrimenti indirizzabili verso le vere cause dello scadimento delle condizioni di vita diffuse…..in realtà le guerre culturali sono una “guerra di classe” spostata…..

*        Ma perché la guerra fra culture, indipendentemente dall’uso che di esse fa il potere,…..emerge come la categoria centrale nel nostro mondo della vita?.....

*        Z. evidenzia innanzitutto che la secolarizzazione del sentimento religioso, evidente nei paesi e popoli dell’occidente, ha portato a comportamenti “culturali” diffusi tali che è possibile sostenere che…..cultura è il nome di tutto ciò che pratichiamo senza veramente crederci, senza prenderlo sul serio…..

*        Su questa base che sembrerebbe tale da sfumare i termini della “guerra culturale” (anche nella versione di comodo messa in piedi dal neo-liberismo del contrasto fra “modernizzazione”, intesa come accettazione dei valori del capitalismo globale, e “tradizione”, intesa come resistenza a questi cambiamenti) rientra la vera linea del fronte della guerra, che è, sempre e comunque, quello della lotta di classe

*        Sono le appartenenze di classe che portano ad individuare il nemico (culturale e non) in coloro che invadono il campo di classe a cui si appartiene….è la dinamica della lotta di classe che spiega perché il razzismo esplicito è fortemente presente fra i lavoratori di classe più bassi….e che allo stesso modo spiega ad esempio perché…. Le classi medio-alte di più si sono impossessate della lotta femminista e di quella anti razzista….

*        La lotta di classeentrando in rapporto con altri antagonismi (quelli culturali) entra in rapporto con sé stessa….ovvero…..(sovra)determina il modo in cui essa è in rapporto con le altre lotte (guerre culturali)

*        Senza questa consapevolezza, e senza la conseguente ricerca di una unità all’interno della dimensione della lotta di classe, questa stessa……regredisce a scontro di civiltà

*        Tutto ciò implica che sul piano politico occorre dare ascolto alle preoccupazioni della “gente comune” verso la presenza di migranti culturalmente diversi, così come sta efficacemente facendo Bernie Sanders negli USA. Bollarle aprioristicamente come manifestazioni di razzismo e xenofobia significa innanzitutto non cogliere la dinamica di lotta di classe che le struttura ed inoltre consegna davvero ai movimenti fascisti la loro rappresentanza



Cap. 8 – Da dove arriva la minaccia?

*        ….ascoltare (queste) preoccupazioni della gente comune ovviamente non implica accettare la (loro) idea che la minaccia al loro stile di vita provenga dagli stranieri……..

*        E qui occorre tornare alla denuncia dei tabù della sinistra: questo ascolto non deve servire a rimettere in tavola la mistificazione ideologica del…rispetto delle diversità di cultura indipendentemente dall’orrore che di esse può far parte….

*        la difesa multiculturalista della molteplicità dei modi di vita è falsa perché offusca gli antagonismi…..se non si esprime chiaramente su di essi ritenendo erroneamente che.... non si ha il diritto di giudicare (altre) culture specifiche sulla base dei nostri valori occidentali…..

*        Questo errato approccio al problema delle diversità culturali crea inoltre il terreno fertile per il crescere della vera minaccia alla democrazia europea dei populismi anti-immigrazione

*        La mancata gestione delle differenze culturali apre infatti spazi enormi ai populismi che, sulla base di queste differenze, giudicano i migranti, specie se mussulmani, come “nemici della libertà” (della nostra libertà)

*         Non ha più senso un’Europa che accetti il paradosso che la sua libertà si basa sull’esclusione……che non c’è libertà per i nemici della libertà……come diceva Robespierre



Cap. 9 – I limiti del vicinato

*        Per andare oltre questo tabù, e le due pericolose conseguenze, Z. invita a riflettere sul concetto di “vicino” partendo dalla considerazione che tutti noi, in generale, non amiamo i vicini non tanto perché si comportano diversamente da noi ma perché non capiamo e ci preoccupa…..il desiderio che sostiene quelle (loro) azioni….

*        E’ una reazione psicologica, già evidenziata da Freud, collegata con ogni probabilità alla diffidenza delle comunità e dei singoli verso chi viene da fuori e di cui non conosciamo le intenzioni

*        E’ con ogni probabilità il fattore che impedisce, al di là dei precetti ideologici, una vera “universalità”, la quale potrebbe esistere solo se avessimo, per istinto, una conoscenza fiduciosa del vicino, se lo percepissimo come a noi simile, se sapessimo che….al di sotto di tutte le nostre passioni politiche e religiose siamo tutti uguali, abbiamo in comune le stesse paure e le stesse emozioni…..ma così non è mai stato, così non è ancora oggi

*        Ciò significa che una eventuale propensione alla universalità non può poggiare sulla comprensione, sulla compassione, sulla solidarietà, bloccate da questa nostra istintiva diffidenza verso chi non conosciamo, ma solo, riprendendo concetti elaborati da Lacan, se spostassimo la relazione ad un altro livello…….quello del vicino “inumano”……

*        Ossia nel riconoscere nel vicino, che non conosciamo, la nostra “non conoscenza” di noi stessi; se ciò che ci preoccupa del vicino è il mistero dei suoi desideri, avere consapevolezza che in definitiva non conosciamo neppure i nostri, ci rende a lui simili, rende quindi possibile il rispecchiarmento …..il modo migliore per entrare in contatto con un vicino non è l’empatia o il tentativo di comprenderlo ma……una risata irrispettosa che si prenda gioco di lui e di noi per la reciproca mancanza di (auto)comprensione…….

*        La stessa impossibilità a conoscere l’altro che rende ad esempio irrealizzabile per un ricco entrare in contatto con la vera umanità di un povero vale per il  nostro ideologico voler entrare in rapporto con i migranti

*        Non solo: se nel farne conoscenza, ammesso che ciò si renda possibile, scoprissimo che sono……più o meno come noi: impazienti, violenti, esigenti, membri di una cultura che non accetta aspetti per noi (auto)evidenti? .......

*        L’aiuto umanitario è un dovere morale, e questa dovrebbe essere l’unica, vera, motivazione per l’aiuto ai migranti e quindi dobbiamo attuarlo…..senza il sentimentalismo che poi si incrina non appena ci rendiamo conto che……non sono persone come noi…….per la semplice ragione che, come detto,….. neppure noi siamo persone come noi ……



Cap. 10 – Odiose migliaia a Colonia

*      I conosciuti fatti di Colonia (violenze sessuali si massa fatte da alcune migliaia di immigrati mussulmani verso donne tedesche a Capodanno) dimostrano che è assurdo pensare che chi è venuto da fuori ed è ai piedi della scala sociale sia per ciò stesso portatore di bontà d’animo e di moralità. Anzi, spesso è esattamente il contrario

*      Partendo dai fatti di Colonia Z. si confronta con l’analisi fatta da Badiou dopo gli ultimi attentati parigini. Badiou ritiene che dietro la radicalizzazione islamica ci sia una “fascistizzazione” di fasce di immigrati mussulmani provocata dall’invidia e dall’odio di classe, la religione sarebbe in questo quadro solo un “veicolo” della fascistizzazione

*      Essa nasce dalla impossibilità per la maggior parte degli immigrati di realizzare il sogno del benessere occidentale, da qui frustrazione, invidia e odio distruttivo….l’invidia è il dato di base del fascismo fondamentalista……

*      Z. sviluppa questa ipotesi recuperando la distinzione fatta da Rosseau fra “l’amour de soi (l’amore di sé)” e “l’amour propre (l’amore esasperato di sé)”, distinzione che spiega la malvagità: il malvagio non è un egoista (l’amour de soi lo porta ad occuparsi così tanto di sé da non avere tempo per gli altri) ma colui che è accecato dall’amour propre (che lo spinge a occuparsi più degli altri che di sé, ritenendoli un ostacolo per il proprio benessere)

*      Un meccanismo simile può valere per spiegare il fondamentalismo violento di giovani immigrati frustrati da fatto di…..non riuscire a trovare il proprio posto nelle società capitalistiche?......

*      Z. condivide lo sforzo analitico complessivo operato da Badiou ma ne prende le distanze, ( anche sulla base della considerazione che uno degli scopi del fondamentalismo è quello di estremizzare le scontro fra Islam ed occidente proprio mettendo in difficoltà i mussulmani occidentali moderati) in particolare su tre aspetti

*        Non ha senso ritenere che la religione islamica sia solo la forma della fascistizzazione, per la semplice ragione che……la religione è sempre un travestimento piuttosto che il cuore delle questioni…..non solo quindi nel contesto specifico dell’attuale fondamentalismo islamico; e questo implica che…….proprio questo travestimento sia il cuore della questione…..la religione (tutte, in questo contesto quella islamica) è non tanto il veicolo, ma la causa principale che impedisce all’individuo di valutare la propria situazione per quella che è (incanalandolo, in questo contesto, verso la fascistizzazione). Non veicolo quindi, ma elemento di base che distorce la percezione della realtà

*        Secondo aspetto: i migranti, proprio perché mossi (oltre che dalle condizioni impossibili di vita dei posti in cui vivono) dal….desiderio d’Occidente…..sono fortemente condizionati dall’ideologia egemonica del capitalismo globale, dal sogno che ci sia spazio al sole per tutti nel ricco mercato consumistico delle merci. Sono quindi, da questo punto di vista…….i più resistenti ad una identificazione proletaria……sono costituzionalmente impermeabili, magari anche per l’influsso importante della religione, a porsi come “proletariato” (come sostiene Badiou) nei confronti del capitale

*        Infine, terzo aspetto, non è realmente possibile l’ “incontro”  con l’invidia e l’odio di questi immigrati fondamentalisti, proprio perché pervasi da un odio……..che in definitiva esprime il desiderio represso d’Occidente……appartiene ad una metafisica umanistica ingenua…. (ritenere che)……sotto questo circolo vizioso di desiderio, invidia ed odio si trovi il più profondo nucleo umano della solidarietà globale…..

*        Tornando, su queste basi, all’esemplarità dei fatti di Colonia Z. ritiene che non sia solo una rappresentazione di comodo quella che divide gli immigrati fra quelli “civili”, di solito quelli più inseriti, e quelli “barbari”, guarda caso quelli più emarginati. Va riconosciuta la presenza di elementi di barbarie che però possono esser visti come una ulteriore prova della contraddizione fra sogno d’Occidente e reale integrazione

*         Z. legge nei fatti di Colonia una manifestazione di odio di classe falsamente incanalata dai pregiudizi religiosi e dalla mentalità maschilista, non dissimile da una sorta di….carnevale osceno delle classi basse……perfettamente assimilabile ad esempio al “grande massacro dei gatti” nella Parigi del 1730 …..(giovani operai tipografi, vessati da padroni che trattavano meglio i loro gatti, esplosero in una rivolta che individuò proprio negli inconsapevoli gatti l’oggetto su cui sfogare l’odio accumulato con violenze incredibili che si allargarono in tutta la città coinvolgendo altri operai esasperati)

*        Ovviamente la ricostruzione della matrice della violenza non la giustifica assolutamente.

Ma va detto che…..i tentativi ingenui di “illuminare” gli immigrati ….(spiegando le diversità di costumi)…. i quali ……sanno benissimo ed è proprio per questo che fanno quello che fanno…..

*        La lezione che si ricava è che….allo scopo di avviare una vera emancipazione (gli immigrati) devono essere educati (da altri e da sé stessi) alla loro libertà……(occorre) modificare questo atteggiamento di aggressività vendicativa……incanalandolo contro il vero nemico (di classe)



Cap. 11 – Che fare?

*        Sul piano immediatamente operativo può essere utile affidare a forze militari, le uniche in possesso della preparazione necessaria, centri di accoglienza il più possibili vicini alle aree di crisi. Inoltre è inevitabile limitare, governandola in modo giusto, equo e condiviso, la libertà di movimento.

*        Per quanto riguarda l’attuale ineminabile conflittualità fra culture diverse è necessario …….formulare un insieme minimo di norme obbligatorie per tutti senza timore che appaiono troppo eurocentriche (ad es. protezione delle libertà individuali dalle pressioni di gruppo, diritti delle donne) da far applicare in tutti i modi previsti dalla Legge……

*        Andando quindi oltre le prevedibili rimostranze multiculturaliste…..se non tutte le parti in causa condividono lo stesso rispetto civile il multiculturalismo si tramuta in una forma legalmente regolata di ignoranza e di odio reciproci……

*        Inoltre, partendo dalla consapevolezza che i cambiamenti ambientali, locali e globali, (in gran parte non reversibili sul breve e medio periodo) potranno determinare…spostamenti di popolazioni senza precedenti…..occorre……escogitare nuove forme di cooperazione globale…..

*        Ma soprattutto, a chiusa di tutte le considerazioni sviluppate sul ruolo del capitalismo globale, causa ultima del fenomeno migratorio attuale, Z, richiama all’importanza di…..non limitarsi a rispettare gli altri, offritegli una lotta comune, proponete un progetto universale positivo……

*        Che può partire, in una ottica strategica di “comunismo” dei beni comuni (quelli della cultura, della natura esterna ed interna dell’uomo), intervenendo innanzitutto su quattro “antagonismi” centrali per una inversione reale:

1.    la minaccia delle catastrofi ecologiche

2.    il sempre più tangibile fallimento della proprietà privata

3.    le implicazioni etico-sociali dei nuovi sviluppi scientifici (specie genetici)

4.    le nuove forme di apartheid (nuovi muri e slums)

*      La matrice comune è…..la consapevolezza del potenziale distruttivo che potrebbe scatenarsi se si desse campo libero alla logica capitalistica della recinzione (enclosure) dei beni comuni…..

*      Dei quattro antagonismi i primi tre concernono orizzonti di sopravvivenza economica, antropologica, fisico-ambientale, il quarto implica una questione di giustizia

*      ……chi farà tutto questo?.....

*      Diversamente dalla classica concezione marxista che, in tutt’altri scenari, individuava nel proletariato il soggetto del cambiamento, che aveva comunque dalla sua il senso del percorso della storia, oggi il soggetto rivoluzionario si è fatto più indistinto, trasversale, onnipresente, al punto di confluire in un, apparentemente indefinito, “NOI”

*      Oggi che, diversamente da Marx, non esiste più, se mai è esistita, una “tendenza oggettiva” al cambiamento, oggi che si è sull’orlo del disasstro, vale quanto detto da Giorgio Agamben…..il pensiero è il coraggio della disperazione

*      E come considerazione finale sul peso e ruolo della migrazione Z. si augura…….dunque che ritorni la lotta di classe e l’unico modo per farla tornare è insistere sulla solidarietà globale degli sfruttati e degli oppressi…..recuperare alla lotta di classe i rifugiati, comprendendo insieme  che il comune nemico è il capitalismo globale, consentirebbe anche a noi, quelli che già stanno nella sfera del (presunto) benessere, di costruire il pensiero richiamato da Agamben

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