La nuova lotta di
classe
di Slavoj Zizek
Piacevole ed interessante la lettura dell’ultimo agile
saggio di Slavoj Zizek (filosofo sloveno,
molto impegnato in campo sociale e politico si autodefinisce “comunista”) che conferma anche in questo caso il suo particolare
stile. Capace di riflessioni di notevole spessore, da qui l’interesse, partendo
da osservazioni variegate – fatti di cronaca, cinema, letteratura, fonti varie
– condite con una scrittura sempre scorrevole e accattivante, da qui il piacere
della lettura, affronta una dei temi centrali della realtà politica e sociale:
la migrazione “epocale”. Lo fa mettendo a nudo con grande lucidità
l’inconsistenza di tanti luoghi comuni, a partire dal “multiculturalismo”,
patrimonio della “sinistra”, e costruendo su un approccio al tema decisamente
innovativo alcune basi per quella che definisce, fin dal titolo, “la nuova
lotta di classe”.
Lettura che pertanto consigliamo senz’altro, per intanto
offriamo una sintesi in pillole dei passaggi più significativi seguendo l’ordine
esatto dei Capitoli del saggio (le frasi in grassetto
colore blu sono estratte dal testo)
Cap.
1 – il duplice ricatto
Al
di là dei proclami lo Stato Islamico non è stato finora sconfitto, ed è
singolare che non sia successo visto lo schieramento di forze che lo
combattono, ciò succede perché esistono Stati, ed interessi, (Turchia, Arabia
Saudita, etc.) che lo tollerano e lo sostengono
Allo
stesso modo la guerra al terrorismo fondamentalista vive più di intenzioni, per
lo più spesso inutili ed errate, che di reali successi
Ciò
nasce anche dalla sottovalutazione e dalla non-comprensione di un fenomeno che in
Europa si manifesta in modo occasionale, ma è la realtà quotidiana in molte
parti del mondo (Congo,
Afghanistan, Siria, Iraq, Libano, etc…..)
Peter
Sloterdijk (filosofo
tedesco, considerato uno dei più importanti filosofi contemporanei) nel “Mondo dentro il capitale” ha
evidenziato che la globalizzazione capitalistica ha ormai uniformato le
condizioni di vita ovunque, diventando una sorta di serra che ha risucchiato al
suo interno tutto ciò che prima era esterno, un globo racchiuso in sé che
separa il Dentro, privilegiato, dal Fuori, escluso
Z.
condivide e
precisa che la nuova divisione di classe, valida in ogni parte del globo, è ….fra chi è protetto dalla sfera e chi ne è lasciato fuori,,,
Questa divisione innesca conflitti, quasi mai compresi nella
loro natura ultima di conflitti di classe, che si spesso si manifestano con
violenza brutale che…..pervade il mondo al di
fuori del (nostro) ambiente protetto ed è religiosa, etnica, politica, sessuale….
Ma se la violenza terroristica deve essere vista come sintomo
della nuova divisione di classe, la conseguenza più rilevante dell’esclusione
del Fuori dalla sfera protetta del Dentro è il fenomeno impressionante della
migrazione di massa dal Fuori verso il Dentro
Che ha finora innescato due reazioni, ambedue sbagliate: la
solidarietà ospitale e la chiusura egoistica, perché ambedue non comprendono la
natura del fenomeno e di conseguenza non offrono soluzioni efficaci, e neppure
praticabili.
Ma se è immediata la comprensione e la condanna della
chiusura conservatrice e populista, quella della compassione e della (spesso superficiale)
solidarietà ha caratteristiche più subdole ed ipocrite. Z. riprende una
considerazione di Oscar Wilde vecchia di un secolo ma ancora attualissima….è molto più facile solidarizzare con la sofferenza che con il
pensiero…..(la
solidarietà) non è una soluzione ma
una aggravante…lo scopo (dovrebbe essere) cercare di ricostruire
la società su fondamenti che rendano impossibile le povertà
Trasferita ai nostri giorni significa….ricostruire la società globale in modo che non ci siano più
rifugiati disperati costretti a fuggire…
Cap.
2 – La discesa nel Maelstrom
Nel
contrasto, in ultima analisi non così netto, fra le due reazioni si innesca inoltre
un deficit di democrazia, se la stessa scelta solidaristica non può presumere
di essere quella della maggioranza è ormai evidente che il capitale globale,
quello che ha creato la serra con un Dentro ed un Fuori,…..impone le linee politiche ai governi democraticamente eletti
Vale per tutti la risposta data dal Commissario per il
commercio della UE che rispondendo a domande critiche sulla accettazione da
parte dell’Europa del TTIP (il nuovo trattato commerciale globale
promosso dagli USA) ha detto…..il mio mandato non mi è
stato conferito dal popolo europeo….il nome del Commissario è Malmstrom, una variante di
maelstrom (un vortice/gorgo che si forma nel mar di Norvegia reso
famoso da Egdar Allan Poe in un suo racconto)
Ed
in effetti occorre scendere nel maelstrom delle politiche europee, andare alla
radice del problema e capire che l’Europa, divisa fra il neoliberismo
anglosassone e la (sempre più debole) difesa del welfare, deve avere il
coraggio di chiedersi…cos’è l’Europa….che
cosa significa essere europei?.....
La
risposta non può essere quella di immaginare che l’Europa si ritagli un ruolo
di eccezione culturale così diventando quello che la Grecia fu per l’Impero
romano……il luogo del cuore ma senza più una
effettiva rilevanza nel mondo…..
Cap.
3 – Rompere i tabù della sinistra
Per
recuperare un ruolo efficace dell’Europa uno dei primi passi è quello di
superare una serie di tabù della sinistra, quelli che le impediscono di avviare
una gestione delle migrazioni più risolutiva ed efficace, andando oltre
l’ipocrita solidarietà
Il
primo consiste nell’eccesso di senso di colpa per i misfatti, innegabili,
dell’eurocentrismo colonialista. Un conto è averne coscienza, un conto è, come
sorta di espiazione, autolimitarsi nell’analisi dell’attuale situazione. Così
facendo non si coglie il fatto che il capitalismo globale non ha più bisogno di
appoggiarsi ad una cultura specifica, ormai è dotato di una propria che si
adatta, adattandola, ad ogni situazione
…un’altra zavorra di cui liberarsi è il tabù secondo cui la
protezione del proprio modo di vita è in sé una categoria protofascista o
razzista…. esiste
secondo Z. un modo di
sinistra di rispondere alle preoccupazioni della gente comune riguardo il
proprio “benessere” (cita come esempio Bernie Sanders) che consiste nel
chiarire che la…..vera minaccia al nostro
comune modo di vita non viene dai migranti ma dalle dinamiche del capitalismo
globale…..
Un
altro tabù ancora, più mirato, da abbandonare è quello di vietare ogni critica
alll’Islam per non cadere nell’islamofobia, per non confondersi con la “vera”
demonizzazione dell’Islam promossa dai populisti anti-immigrazione. E’ un
atteggiamento criticato come ipocrita dagli stessi mussulmani, che ripete il
meccanismo psicologico paradossale del Super-Io: ….più
obbedisci a ciò che quell’istanza pseudo-morale richiede più ti senti in colpa….ossia…più
tolleri l’Islam più forte sarà la pressione che eserciterà su di te…..Obiettivamente nelle cultura
islamica, e nelle sue realizzazioni storiche, non mancano motivi di critica
Collegato
a questo vi è infatti un altro, più sottile, tabù: il rifiuto delll’equazione
tra religione che si è fatta “pubblica”, “politica” e il fanatismo. Equazione
che certamente non vale solo per i fondamentalisti islamici, è sufficiente pensare
alle giustificazioni addotte dagli ultraortodossi ebraici per l’allargamento
senza limiti dei confini di Israele
La
necessità di andare oltre questi tabù è spiegata anche da un evidente
paradosso: l’unica cultura che non differenzia gli uomini in base alla loro
religione è quella atea, agnostica, guarda caso rifiutata a priori e condannata
da ogni religione. Se riferita all’Islam significa che…..i loro soli autentici alleati sono coloro che pubblicano le
caricature di Maometto…..
Cap.
4 – Le parti basse delle religioni
Z. cita in questo capitolo avvenimenti e
dichiarazioni pubbliche che testimoniano l’incidenza negativa di una parte
delle “culture” religiose, non solo islamica quindi, in particolare le violenze
sulle donne troppo spesso “giustificate” dal ruolo loro assegnato dalle
religioni.
Cap.
5 – Violenza divina
Z. riprende il concetto elaborato da
Walter Benjamin di “violenza divina”, ossia l’individuazione di una violenza (divina nel senso
che non è legata a determinati scopi “umani”, non è un mezzo, ma è insita nella
natura “divina” dell’uomo, è un mezzo senza fine)
Questo
concetto si applica perfettamente allo scoppio di violenti disordini avvenuto a
più riprese nelle banlieues a prevalenza mussulmana (così come nei quartieri
neri americani), violenze innescate da pretesti occasionali che danno voce ad
una protesta senza fini specifici se non quello di ottenere riconoscimento,
attenzione
Immaginare,
come è stato fatto, che esse fossero “solo” una forma violenta di lotta contro
la mancata integrazione (per ottenerne una piena), e cioè una violenza “mezzo”
per un fine, è una limitazione
Il
fatto che queste violenze siano in gran parte dirette verso i loro stessi beni
(bruciano le auto dei residenti, saccheggiano i negozi del loro quartiere)
dimostra invece la natura “divina” di quella violenza….l’esistenza di un significato più profondo, di un messaggio
nascosto….riferibile
alla “universalità della violenza divina
Questo
non implica la dismissione di altre più immediate e “sociali” letture ma il
fatto che esse debbano essere accompagnate da una consapevolezza, che ancora
una volta, sfata una delle convinzioni della sinistra, l’idea che….le esperienze estreme abbiano un aspetto emancipativo, che ci
consentano di aprire gli occhi sulla verità di una situazione….
Cap.
6 – L’economia politica dei rifugiati
Tornando
agli aspetti più immediati di analisi sociale ed economica Z. evidenzia il peso dei forti
interessi economici dietro tutte le situazioni che provocano i flussi migratori
Non
solo quello dell’instabilità, che inevitabilmente sfocia prima o poi in guerre,
conseguenza delle logiche coloniali, vecchie e nuove (Medio Oriente, Libia,
Congo), ma anche quello del disastro provocato dalle logiche di sfruttamento
delle risorse e di imposizione dei prodotti occidentali (specie in agricoltura)
la vera causa della maggior parte dei flussi migratori dall’Africa (il fenomeno
degli Stati falliti, e cioè Stati la cui economia è stata dissanguata al punto
da eliminare le fonti di sostentamento originarie)
Ma
al di là della consapevolezza del peso di questi fattori, e del conseguente
imperativo di fronteggiarli ed eliminarli, occorre tenere in considerazione
l’esistenza di un’economia del trasporto di migranti, un’industria che vale
miliardi. Del tutto sconosciuta, incontrollata. E collegata alla stessa scelta
delle destinazioni dei flussi: non si spiega diversamente il fatto che nazioni
ricche, più vicine e omogenee culturalmente e religiosamente, come ad esempio l’Arabia
Saudita, gli Emirati, il Quatar, siano totalmente escluse dalle rotte
migratorie
Cap.
7 – Dalle guerre culturali alla lotta di classe…e ritorno
Per
i migranti è un sogno la loro libera circolazione, e questo problema riapre il
discorso della libera circolazione di merci e persone nel mercato capitalistico
globale
Esiste
infatti una evidente contraddizione: da una parte la libera circolazione di
mezzi e personale è essenziale per il funzionamento del mercato e della
produzione (forza-lavoro) dall’altra deve essere controllata per non far
crescere e concentrare la domanda di diritti e libertà
Ferma
restando questa contraddizione la libera circolazione delle persone che parrebbe
rappresentare una richiesta legittima e sostenibile, già nelle forme concrete
in cui si sin qui realizzata ha inevitabilmente comportato evidenti problemi di
integrazione di culture e stili di vita diversi
Le
tensioni che ne seguono, al di là del giudizio nel merito, consentono al potere
economico di sfruttare queste “guerre fra culture” come valvola di sfogo delle
tensioni sociali altrimenti indirizzabili verso le vere cause dello scadimento
delle condizioni di vita diffuse…..in realtà le guerre
culturali sono una “guerra di classe” spostata…..
Ma
perché la guerra fra culture, indipendentemente dall’uso che di esse fa il
potere,…..emerge come la categoria centrale nel
nostro mondo della vita?.....
Z. evidenzia innanzitutto che la
secolarizzazione del sentimento religioso, evidente nei paesi e popoli
dell’occidente, ha portato a comportamenti “culturali” diffusi tali che è
possibile sostenere che…..cultura è il nome di
tutto ciò che pratichiamo senza veramente crederci, senza prenderlo sul serio…..
Su
questa base che sembrerebbe tale da sfumare i termini della “guerra culturale” (anche nella
versione di comodo messa in piedi dal neo-liberismo del contrasto fra
“modernizzazione”, intesa come accettazione dei valori del capitalismo globale,
e “tradizione”, intesa come resistenza a questi cambiamenti) rientra la vera linea del fronte
della guerra, che è, sempre e comunque, quello della lotta di classe
Sono
le appartenenze di classe che portano ad individuare il nemico (culturale e
non) in coloro che invadono il campo di classe a cui si appartiene….è la dinamica della lotta di classe che spiega perché il
razzismo esplicito è fortemente presente fra i lavoratori di classe più bassi….e che allo stesso modo spiega ad
esempio perché…. Le classi medio-alte di
più si sono impossessate della lotta femminista e di
quella anti razzista….
La lotta di classe…entrando
in rapporto con altri antagonismi (quelli
culturali) entra in rapporto con sé stessa….ovvero…..(sovra)determina il modo in cui essa è in rapporto con le altre
lotte (guerre
culturali)
Senza questa consapevolezza, e senza la conseguente ricerca
di una unità all’interno della dimensione della lotta di classe, questa
stessa……regredisce a scontro di civiltà…
Tutto ciò implica che sul piano politico occorre dare ascolto
alle preoccupazioni della “gente comune” verso la presenza di migranti
culturalmente diversi, così come sta efficacemente facendo Bernie Sanders negli
USA. Bollarle aprioristicamente come manifestazioni di razzismo e xenofobia
significa innanzitutto non cogliere la dinamica di lotta di classe che le
struttura ed inoltre consegna davvero ai movimenti fascisti la loro
rappresentanza
Cap.
8 – Da dove arriva la minaccia?
….ascoltare
(queste) preoccupazioni della gente comune
ovviamente non implica accettare la (loro) idea che la minaccia al loro stile di vita provenga dagli
stranieri……..
E
qui occorre tornare alla denuncia dei tabù della sinistra: questo ascolto non
deve servire a rimettere in tavola la mistificazione ideologica del…rispetto delle diversità di cultura indipendentemente
dall’orrore che di esse può far parte….
…la difesa multiculturalista della molteplicità dei modi di vita
è falsa perché offusca gli antagonismi…..se
non si esprime chiaramente su di essi ritenendo erroneamente che.... non si ha il diritto di giudicare (altre) culture
specifiche sulla base dei nostri valori occidentali…..
Questo
errato approccio al problema delle diversità culturali crea inoltre il terreno
fertile per il crescere della vera minaccia alla democrazia europea dei
populismi anti-immigrazione
La
mancata gestione delle differenze culturali apre infatti spazi enormi ai
populismi che, sulla base di queste differenze, giudicano i migranti, specie se
mussulmani, come “nemici della libertà” (della nostra libertà)
Non
ha più senso un’Europa che accetti il paradosso che la sua libertà si basa
sull’esclusione……che non c’è libertà per
i nemici della libertà……come diceva
Robespierre
Cap.
9 – I limiti del vicinato
Per
andare oltre questo tabù, e le due pericolose conseguenze, Z. invita a riflettere sul concetto di
“vicino” partendo dalla considerazione che tutti noi, in generale, non amiamo i
vicini non tanto perché si comportano diversamente da noi ma perché non capiamo
e ci preoccupa…..il desiderio che
sostiene quelle (loro) azioni….
E’
una reazione psicologica, già evidenziata da Freud, collegata con ogni
probabilità alla diffidenza delle comunità e dei singoli verso chi viene da
fuori e di cui non conosciamo le intenzioni
E’
con ogni probabilità il fattore che impedisce, al di là dei precetti
ideologici, una vera “universalità”, la quale potrebbe esistere solo se
avessimo, per istinto, una conoscenza fiduciosa del vicino, se lo percepissimo
come a noi simile, se sapessimo che….al di sotto di tutte le
nostre passioni politiche e religiose siamo tutti uguali, abbiamo in comune le
stesse paure e le stesse emozioni…..ma
così non è mai stato, così non è ancora oggi
Ciò
significa che una eventuale propensione alla universalità non può poggiare
sulla comprensione, sulla compassione, sulla solidarietà, bloccate da questa
nostra istintiva diffidenza verso chi non conosciamo, ma solo, riprendendo
concetti elaborati da Lacan, se spostassimo la relazione ad un altro livello…….quello del vicino “inumano”……
Ossia
nel riconoscere nel vicino, che non conosciamo, la nostra “non conoscenza” di
noi stessi; se ciò che ci preoccupa del vicino è il mistero dei suoi desideri,
avere consapevolezza che in definitiva non conosciamo neppure i nostri, ci
rende a lui simili, rende quindi possibile il rispecchiarmento …..il modo migliore per entrare in contatto con un vicino non è
l’empatia o il tentativo di comprenderlo ma……una risata irrispettosa che si
prenda gioco di lui e di noi per la reciproca mancanza di (auto)comprensione…….
La
stessa impossibilità a conoscere l’altro che rende ad esempio irrealizzabile
per un ricco entrare in contatto con la vera umanità di un povero vale per
il nostro ideologico voler entrare in
rapporto con i migranti
Non
solo: se nel farne conoscenza, ammesso che ciò si renda possibile, scoprissimo
che sono……più o meno come noi: impazienti, violenti,
esigenti, membri di una cultura che non accetta aspetti per noi (auto)evidenti?
.......
L’aiuto
umanitario è un dovere morale, e questa dovrebbe essere l’unica, vera,
motivazione per l’aiuto ai migranti e quindi dobbiamo attuarlo…..senza il sentimentalismo che poi si incrina non appena ci
rendiamo conto che……non sono persone come noi…….per la semplice ragione che, come detto,….. neppure noi siamo persone come noi ……
Cap.
10 – Odiose migliaia a Colonia
I
conosciuti fatti di Colonia (violenze sessuali si massa fatte da alcune migliaia di
immigrati mussulmani verso donne tedesche a Capodanno) dimostrano che è assurdo pensare che
chi è venuto da fuori ed è ai piedi della scala sociale sia per ciò stesso
portatore di bontà d’animo e di moralità. Anzi, spesso è esattamente il
contrario
Partendo
dai fatti di Colonia Z. si
confronta con l’analisi fatta da Badiou dopo gli ultimi attentati parigini.
Badiou ritiene che dietro la radicalizzazione islamica ci sia una
“fascistizzazione” di fasce di immigrati mussulmani provocata dall’invidia e
dall’odio di classe, la religione sarebbe in questo quadro solo un “veicolo”
della fascistizzazione
Essa
nasce dalla impossibilità per la maggior parte degli immigrati di realizzare il
sogno del benessere occidentale, da qui frustrazione, invidia e odio
distruttivo….l’invidia è il dato di
base del fascismo fondamentalista……
Z. sviluppa questa ipotesi recuperando
la distinzione fatta da Rosseau fra “l’amour de soi (l’amore di sé)” e “l’amour
propre (l’amore esasperato di sé)”, distinzione che spiega la malvagità: il
malvagio non è un egoista (l’amour de soi lo porta ad occuparsi così tanto di
sé da non avere tempo per gli altri) ma colui che è accecato dall’amour propre
(che lo spinge a occuparsi più degli altri che di sé, ritenendoli un ostacolo
per il proprio benessere)
Un
meccanismo simile può valere per spiegare il fondamentalismo violento di
giovani immigrati frustrati da fatto di…..non
riuscire a trovare il proprio posto nelle società capitalistiche?......
Z. condivide
lo sforzo analitico complessivo operato da Badiou ma ne prende le distanze, ( anche sulla base
della considerazione che uno degli scopi del fondamentalismo è quello di
estremizzare le scontro fra Islam ed occidente proprio mettendo in difficoltà i
mussulmani occidentali moderati)
in particolare su tre aspetti
Non
ha senso ritenere che la religione islamica sia solo la forma della
fascistizzazione, per la semplice ragione che……la
religione è sempre un travestimento piuttosto che il cuore delle questioni…..non solo quindi nel contesto
specifico dell’attuale fondamentalismo islamico; e questo implica che…….proprio questo travestimento sia il cuore della questione…..la religione (tutte, in questo
contesto quella islamica)
è non tanto il veicolo, ma la causa principale che impedisce all’individuo di
valutare la propria situazione per quella che è (incanalandolo, in questo contesto,
verso la fascistizzazione).
Non veicolo quindi, ma elemento di base che distorce la percezione della realtà
Secondo
aspetto: i migranti, proprio perché mossi (oltre che dalle condizioni impossibili di
vita dei posti in cui vivono)
dal….desiderio d’Occidente…..sono fortemente condizionati
dall’ideologia egemonica del capitalismo globale, dal sogno che ci sia spazio
al sole per tutti nel ricco mercato consumistico delle merci. Sono quindi, da
questo punto di vista…….i più resistenti ad una
identificazione proletaria……sono
costituzionalmente impermeabili, magari anche per l’influsso importante della
religione, a porsi come “proletariato” (come sostiene Badiou) nei confronti del
capitale
Infine,
terzo aspetto, non è realmente possibile l’ “incontro” con l’invidia e l’odio di questi immigrati
fondamentalisti, proprio perché pervasi da un odio……..che in definitiva esprime il desiderio represso
d’Occidente……appartiene ad una metafisica umanistica ingenua…. (ritenere che)……sotto questo circolo vizioso di desiderio, invidia ed odio si
trovi il più profondo nucleo umano della solidarietà globale…..
Tornando,
su queste basi, all’esemplarità dei fatti di Colonia Z. ritiene che non sia solo una rappresentazione
di comodo quella che divide gli immigrati fra quelli “civili”, di solito quelli
più inseriti, e quelli “barbari”, guarda caso quelli più emarginati. Va
riconosciuta la presenza di elementi di barbarie che però possono esser visti
come una ulteriore prova della contraddizione fra sogno d’Occidente e reale
integrazione
Z. legge nei
fatti di Colonia una manifestazione di odio di classe falsamente incanalata dai
pregiudizi religiosi e dalla mentalità maschilista, non dissimile da una sorta
di….carnevale osceno delle classi basse……perfettamente
assimilabile ad esempio al “grande massacro dei gatti” nella Parigi del 1730 …..(giovani operai
tipografi, vessati da padroni che trattavano meglio i loro gatti, esplosero in
una rivolta che individuò proprio negli inconsapevoli gatti l’oggetto su cui
sfogare l’odio accumulato con violenze incredibili che si allargarono in tutta
la città coinvolgendo altri operai esasperati)
Ovviamente
la ricostruzione della matrice della violenza non la giustifica assolutamente.
Ma va detto che…..i
tentativi ingenui di “illuminare” gli immigrati ….(spiegando le diversità di
costumi)…. i quali ……sanno benissimo ed è proprio per
questo che fanno quello che fanno…..
La
lezione che si ricava è che….allo scopo di avviare
una vera emancipazione (gli
immigrati) devono essere educati (da altri e da sé
stessi) alla loro libertà……(occorre)
modificare questo atteggiamento di aggressività vendicativa……incanalandolo contro il vero nemico
(di classe)
Cap. 11 – Che fare?
Sul
piano immediatamente operativo può essere utile affidare a forze militari, le
uniche in possesso della preparazione necessaria, centri di accoglienza il più
possibili vicini alle aree di crisi. Inoltre è inevitabile limitare,
governandola in modo giusto, equo e condiviso, la libertà di movimento.
Per
quanto riguarda l’attuale ineminabile conflittualità fra culture diverse è
necessario …….formulare un insieme
minimo di norme obbligatorie per tutti senza timore che appaiono troppo
eurocentriche (ad es. protezione delle libertà individuali dalle pressioni di
gruppo, diritti delle donne) da far applicare in tutti i modi previsti dalla
Legge……
Andando
quindi oltre le prevedibili rimostranze multiculturaliste…..se non tutte le parti in causa condividono lo stesso rispetto
civile il multiculturalismo si tramuta in una forma legalmente regolata di
ignoranza e di odio reciproci……
Inoltre,
partendo dalla consapevolezza che i cambiamenti ambientali, locali e globali, (in gran parte non
reversibili sul breve e medio periodo)
potranno determinare…spostamenti di
popolazioni senza precedenti…..occorre……escogitare nuove forme di cooperazione globale…..
Ma
soprattutto, a chiusa di tutte le considerazioni sviluppate sul ruolo del
capitalismo globale, causa ultima del fenomeno migratorio attuale, Z, richiama all’importanza di…..non limitarsi a rispettare gli altri, offritegli una lotta
comune, proponete un progetto universale positivo……
Che
può partire, in una ottica strategica di “comunismo” dei beni comuni (quelli
della cultura, della natura esterna ed interna dell’uomo), intervenendo
innanzitutto su quattro “antagonismi” centrali per una inversione reale:
1.
la
minaccia delle catastrofi ecologiche
2.
il
sempre più tangibile fallimento della proprietà privata
3.
le
implicazioni etico-sociali dei nuovi sviluppi scientifici (specie genetici)
4.
le
nuove forme di apartheid (nuovi muri e slums)
La
matrice comune è…..la consapevolezza del
potenziale distruttivo che potrebbe scatenarsi se si desse campo libero alla
logica capitalistica della recinzione (enclosure) dei beni comuni…..
Dei
quattro antagonismi i primi tre concernono orizzonti di sopravvivenza
economica, antropologica, fisico-ambientale, il quarto implica una questione di
giustizia
……chi
farà tutto questo?.....
Diversamente
dalla classica concezione marxista che, in tutt’altri scenari, individuava nel
proletariato il soggetto del cambiamento, che aveva comunque dalla sua il senso
del percorso della storia, oggi il soggetto rivoluzionario si è fatto più
indistinto, trasversale, onnipresente, al punto di confluire in un,
apparentemente indefinito, “NOI”
Oggi
che, diversamente da Marx, non esiste più, se mai è esistita, una “tendenza
oggettiva” al cambiamento, oggi che si è sull’orlo del disasstro, vale quanto
detto da Giorgio Agamben…..il pensiero è il
coraggio della disperazione…
E
come considerazione finale sul peso e ruolo della migrazione Z. si augura…….dunque che ritorni la lotta di classe e l’unico modo per farla
tornare è insistere sulla solidarietà globale degli sfruttati e degli oppressi…..recuperare alla lotta di classe i rifugiati,
comprendendo insieme che il comune
nemico è il capitalismo globale, consentirebbe anche a noi, quelli che già
stanno nella sfera del (presunto) benessere, di costruire il pensiero
richiamato da Agamben
Nessun commento:
Posta un commento