martedì 1 maggio 2018

La parola del mese - Maggio 2018


La parola del mese

 A turno si propone una parola, evocativa di pensieri collegabili ed in grado di aprirsi verso nuove riflessioni


MAGGIO 2018


L’elenco delle parole del mese con le quali ci siamo via via confrontati ha ormai una sua consistenza, quella di questo mese, in questo elenco, non vince né come lunghezza né, se presa a sé stante, come complessità. Eppure da tempo si è affermata come prefisso significante e significativo. Sembra infatti che l’epoca attuale abbia sviluppato una sorta di considerazione di sé stessa, più o meno consapevole, come di una fase della storia umana in cui ci si muove in scenari che giungono al termine del compimento, dell’esaurimento di quelli che li hanno preceduti, e da questo aspetto sono caratterizzati. Da qui una sorta di inflazione dell’uso della parola di questo mese. Ed è proprio questo il primo elemento di riflessione che ci pare da essa essere ispirato, forse legato al progressivo, e non adeguatamente valutato, accorciarsi, nel nostro vivere contemporaneo, della catena temporale che lega passato, presente, futuro: tutto sembra infatti consumarsi ad una velocità mai vista nelle epoche precedenti. Dall’elenco, molto lungo, delle parole composte che la usano abbiamo estrapolato tre esempi che ci sono parsi, nell’ambito di questa prima considerazione, particolarmente significativi. La parola di questo mese è:



POST

(postumano–postmoderno–postindustriale)



Pòst= [dal latino post «dopo, dietro»]. – Prefisso di molte parole composte, derivate dal latino o, più spesso, formate modernamente, nelle quali indica per lo più posteriorità nel tempo, col senso quindi di «poi, dopo, più tardi». Tranne pochi casi in cui ha funzione avverbiale (come quando è premesso a verbi), ha di solito funzione prepositiva rispetto al secondo elemento, che può essere un sostantivo o, più spesso, un aggettivo (postpliocene, postmoderno, postoperatorio). In termini dell’anatomia e anche della fonologia, ha spesso significato locale, di «dietro, posteriore, situato posteriormente». (postipofisi, postorbitale, postdentale, ecc.). In parecchi composti si contrappone a pre- (prebellico -postbellico, preludio -postludio, prematuro -postmaturo), in pochi a anti- (antidiluviano -postdiluviano, antidatare postdatare).



N.B. = per offrire spunti di riflessione sui tre esempi sono state utilizzate definizioni reperite, con questo fine, in Rete. Il primo ci fornisce inoltre l’occasione per ricordare Stefano Rodotà, purtroppo recentemente scomparso.

POSTUMANO = spunto del 2016 tratto dal sito SITOSOPHIA…… Un breve articolo di Stefano Rodotà apparso recentemente sulla rivista Micromega, riguardante gli inediti scenari etici e giuridici prospettati dall’applicazione delle nuove tecnologie al corpo umano, offre l’occasione per alcune considerazioni sul concetto di post-umano (o trans-umano). «Post-umano» è un termine utilizzato per indicare una nuova concezione dell’uomo, secondo la quale la scienza e le sue applicazioni tecnologiche ci mettono, per la prima volta nella storia, nella condizione di superare i nostri limiti biologici, compresi quelli che riguardano le capacità cognitive. La possibilità di integrare e potenziare l’intelligenza umana che – secondo alcuni – sarebbe offerta dalle nuove tecnologie informatiche e, più in generale, dalla cosiddetta intelligenza artificiale, rappresenta indubbiamente uno degli aspetti più rivoluzionari del progresso scientifico. Nelle teorizzazioni più spinte si arriva addirittura a prevedere una “ibridazione” stabile tra esseri umani e sistemi artificiali, tesa a realizzare dei cyborg, dove le capacità motorie, le capacità percettive e la stessa intelligenza vengono accresciute a dismisura. Si arriverebbe così a superare i limiti imposti all’uomo dalla sua natura biologica, proiettandoci verso traguardi che fino a poco tempo fa sembravano essere riservati alla narrazione fantascientifica, compresa la capacità di collegarsi e interagire in modo istantaneo con altre menti o di raggiungere una sorta di immortalità registrando tutti i ricordi e le attitudini di un individuo su potenti chip di memoria, da innestare su sistemi robotici appositamente costruiti. Nell’articolo in questione, Rodotà si interroga sui rischi connessi alla creazione di sistemi dotati di un’intelligenza capace non soltanto di dar vita a «nuove simbiosi tra uomo e macchina», ma anche di arrivare un giorno a «sopraffare e sottomettere l’intelligenza umana». «Se il tempo a venire – egli scrive – è descritto come quello della “nostra invenzione finale”: l’intelligenza artificiale è la fine dell’età umana”, quale spazio rimarrebbe per quell’attività propriamente umana che consiste nell’agire libero e nel dare regole per l’agire? Scompariranno i diritti “umani”, e con essi i princìpi di dignità ed eguaglianza, o verranno estesi ad altre specie viventi e anche al mondo delle cose Effettivamente, così posta, la questione dell’applicazione delle scoperte tecnologiche all’organismo umano, e ancor più al cervello, con conseguente potenziamento delle nostre capacità biologiche, apre problemi enormi, di natura soprattutto etica e giuridica, ai quali è molto difficile dare risposte soddisfacenti……………


POSTMODERNO= spunto tratto dal sito “Enciclopedia Treccani on-line” ……………Termine usato per connotare la condizione antropologica e culturale conseguente alla crisi e all’asserito tramonto della modernità nelle società del capitalismo maturo, entrate circa dagli anni 1960 in una fase caratterizzata dalle dimensioni planetarie dell’economia e dei mercati finanziari, dall’aggressività dei messaggi pubblicitari, dall’invadenza della televisione, dal flusso ininterrotto delle informazioni sulle reti telematiche. In connessione con tali fenomeni, e in contrasto con il carattere utopico, con la ricerca del nuovo e l’avanguardismo tipici dell’ideologia modernista, la condizione culturale postmoderna si caratterizza soprattutto per una disincantata rilettura della storia, definitivamente sottratta a ogni finalismo, e per l’abbandono dei grandi progetti elaborati a partire dall’Illuminismo e fatti propri dalla modernità, dando luogo, sul versante creativo, più che a un nuovo stile, a una sorta di estetica della citazione e del riuso, ironico e spregiudicato, del repertorio di forme del passato, in cui è abolita ogni residua distinzione tra i prodotti ‘alti’ della cultura e quelli della cultura di massa. Rintracciabile fin dagli anni 1930 nella cultura di lingua spagnola, diffuso poi dagli anni 1950 nella cultura di lingua inglese e soprattutto negli USA nell’ambito degli studi estetico-letterari, il termine ha trovato poi una più precisa codificazione in architettura e nelle arti, anche dello spettacolo, ed è entrato nel linguaggio filosofico…. ………..Il concetto di postmoderno  entra infatti nel dibattito filosofico e culturale a partire dal 1979, anno in cui J.-F. Lyotard pubblica “La condition postmoderne”. L’età contemporanea vi è descritta come quella in cui la modernità ha raggiunto il suo termine con la delegittimazione dei «grandi racconti» ovvero delle prospettive filosofiche e ideologiche che, a partire dall’Illuminismo, hanno ispirato e condizionato le credenze e i valori della cultura occidentale:


POSTINDUSTRIALE = spunto tratto dalla “Enciclopedia delle scienze sociali Treccani on-line”……..Il  concetto di società postindustriale appare al termine del periodo di ricostruzione e di Crescita economica del dopoguerra, allorché entrarono in scena movimenti culturali che mettevano in discussione un''etica industriale' rigidamente normativa in nome di più larghe aspettative di consumo e al tempo stesso della contestazione dell'ordine stabilito. Esso ebbe due significati assai diversi. Per Daniel Bell, che esercitò una grande influenza negli Stati Uniti ma anche in Europa, la società postindustriale era innanzitutto una società iperindustriale, il risultato di una nuova rivoluzione industriale. Le nuove tecnologie portavano con sé lo sviluppo dei servizi, soprattutto per le imprese, la crescita del livello di istruzione e di qualificazione, rapide trasformazioni nella produzione e nell'insieme dell'organizzazione sociale. La società postindustriale rappresentava dunque per Bell il trionfo della società industriale, il rafforzamento dei legami tra scienza, tecniche e organizzazione del lavoro. Secondo Alain Touraine  invece, più influenzato dai movimenti culturali che avevano segnato la società americana a partire dal 1964 e molti paesi europei nel 1968, occorreva insistere sulla discontinuità rispetto alla società industriale piuttosto che sull'accelerazione di tendenze già evidenti fin dal suo inizio. Nell'espressione 'postindustriale' Touraine metteva l'accento su 'post', Bell su 'industriale'. Per entrambi, comunque, ciò che si stava formando era un nuovo tipo di società che, come la società industriale e ancor prima quella mercantile, doveva essere definito sulla base di un modo di produzione piuttosto che di altre caratteristiche sociali o di un processo di trasformazione economica e sociale………..

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