La
parola del mese
A turno si propone una parola, evocativa di pensieri
collegabili ed in grado di aprirsi verso nuove riflessioni
MAGGIO
2018
L’elenco delle parole del mese con le
quali ci siamo via via confrontati ha ormai una sua consistenza, quella di
questo mese, in questo elenco, non vince né come lunghezza né, se presa a sé
stante, come complessità. Eppure da tempo si è affermata come prefisso
significante e significativo. Sembra infatti che l’epoca attuale abbia
sviluppato una sorta di considerazione di sé stessa, più o meno consapevole,
come di una fase della storia umana in cui ci si muove in scenari che giungono
al termine del compimento, dell’esaurimento di quelli che li hanno preceduti, e
da questo aspetto sono caratterizzati. Da qui una sorta di inflazione dell’uso
della parola di questo mese. Ed è proprio questo il primo elemento di
riflessione che ci pare da essa essere ispirato, forse legato al progressivo, e
non adeguatamente valutato, accorciarsi, nel nostro vivere contemporaneo, della
catena temporale che lega passato, presente, futuro: tutto sembra infatti
consumarsi ad una velocità mai vista nelle epoche precedenti. Dall’elenco,
molto lungo, delle parole composte che la usano abbiamo estrapolato tre esempi
che ci sono parsi, nell’ambito di questa prima considerazione, particolarmente
significativi. La parola di questo mese è:
POST
(postumano–postmoderno–postindustriale)
Pòst= [dal
latino post
«dopo, dietro»]. – Prefisso di molte parole composte, derivate dal latino o,
più spesso, formate modernamente, nelle quali indica per lo più posteriorità
nel tempo, col senso quindi di «poi, dopo, più tardi». Tranne pochi casi in cui
ha funzione avverbiale (come quando è premesso a verbi), ha di solito funzione
prepositiva rispetto al secondo elemento, che può essere un sostantivo o, più
spesso, un aggettivo (postpliocene,
postmoderno, postoperatorio). In
termini dell’anatomia e anche della fonologia, ha spesso significato locale, di
«dietro, posteriore, situato posteriormente». (postipofisi, postorbitale, postdentale, ecc.). In parecchi composti si
contrappone a pre- (prebellico
-postbellico, preludio -postludio, prematuro -postmaturo), in pochi a anti- (antidiluviano -postdiluviano, antidatare postdatare).
N.B. = per offrire spunti di riflessione
sui tre esempi sono state utilizzate definizioni reperite, con questo fine, in
Rete. Il primo ci fornisce inoltre l’occasione per ricordare Stefano Rodotà,
purtroppo recentemente scomparso.
POSTUMANO
= spunto del 2016 tratto dal sito
SITOSOPHIA…… Un breve articolo di Stefano Rodotà apparso recentemente sulla
rivista Micromega, riguardante gli inediti scenari etici e giuridici
prospettati dall’applicazione delle nuove tecnologie al corpo umano, offre
l’occasione per alcune considerazioni sul concetto di post-umano (o trans-umano).
«Post-umano» è un termine utilizzato per
indicare una nuova concezione dell’uomo, secondo la quale la scienza e le sue
applicazioni tecnologiche ci mettono, per la prima volta nella storia, nella
condizione di superare i nostri limiti biologici, compresi quelli che
riguardano le capacità cognitive. La possibilità di integrare e potenziare
l’intelligenza umana che – secondo alcuni – sarebbe offerta dalle nuove
tecnologie informatiche e, più in generale, dalla cosiddetta intelligenza
artificiale, rappresenta indubbiamente uno degli aspetti più rivoluzionari
del progresso scientifico. Nelle teorizzazioni più spinte si arriva addirittura
a prevedere una “ibridazione” stabile tra esseri umani e sistemi artificiali,
tesa a realizzare dei cyborg, dove le capacità motorie, le capacità
percettive e la stessa intelligenza vengono accresciute a dismisura. Si
arriverebbe così a superare i limiti imposti all’uomo dalla sua natura
biologica, proiettandoci verso traguardi che fino a poco tempo fa sembravano
essere riservati alla narrazione fantascientifica, compresa la capacità di
collegarsi e interagire in modo istantaneo con altre menti o di raggiungere una
sorta di immortalità registrando tutti i ricordi e le attitudini di un
individuo su potenti chip di memoria, da innestare su sistemi robotici
appositamente costruiti. Nell’articolo in questione, Rodotà si interroga sui
rischi connessi alla creazione di sistemi dotati di un’intelligenza capace non
soltanto di dar vita a «nuove simbiosi tra uomo e macchina», ma anche di
arrivare un giorno a «sopraffare e sottomettere l’intelligenza umana». «Se
il tempo a venire – egli scrive – è descritto come quello della “nostra
invenzione finale”: l’intelligenza artificiale è la fine dell’età umana”, quale spazio rimarrebbe per quell’attività
propriamente umana che consiste nell’agire libero e nel dare regole per
l’agire? Scompariranno i diritti “umani”, e con essi i princìpi di dignità ed
eguaglianza, o verranno estesi ad altre specie viventi e anche al mondo delle
cose?» Effettivamente, così posta, la questione dell’applicazione delle
scoperte tecnologiche all’organismo umano, e ancor più al cervello, con
conseguente potenziamento delle nostre capacità biologiche, apre problemi
enormi, di natura soprattutto etica e giuridica, ai quali è molto difficile
dare risposte soddisfacenti……………
POSTMODERNO= spunto tratto dal sito
“Enciclopedia Treccani on-line” ……………Termine usato per connotare la condizione antropologica e
culturale conseguente alla crisi e all’asserito tramonto della modernità nelle
società del capitalismo maturo, entrate circa dagli anni 1960 in una fase
caratterizzata dalle dimensioni planetarie dell’economia e dei mercati
finanziari, dall’aggressività dei messaggi pubblicitari, dall’invadenza della
televisione, dal flusso ininterrotto delle informazioni sulle reti telematiche.
In connessione con tali fenomeni, e in contrasto con il carattere utopico, con
la ricerca del nuovo e l’avanguardismo tipici dell’ideologia modernista, la condizione culturale postmoderna si
caratterizza soprattutto per una disincantata rilettura della storia,
definitivamente sottratta a ogni finalismo, e per l’abbandono dei grandi
progetti elaborati a partire dall’Illuminismo e fatti propri dalla modernità,
dando luogo, sul versante creativo, più che a un nuovo stile, a una sorta di
estetica della citazione e del riuso, ironico e spregiudicato, del repertorio
di forme del passato, in cui è abolita ogni residua distinzione tra i prodotti
‘alti’ della cultura e quelli della cultura di massa. Rintracciabile fin dagli
anni 1930 nella cultura di lingua spagnola, diffuso poi dagli anni 1950 nella
cultura di lingua inglese e soprattutto negli USA nell’ambito degli studi
estetico-letterari, il termine ha trovato poi una più precisa codificazione in
architettura e nelle arti, anche dello spettacolo, ed è entrato nel linguaggio
filosofico…. ………..Il concetto di postmoderno entra infatti nel dibattito filosofico e
culturale a partire dal 1979, anno in cui J.-F.
Lyotard pubblica “La condition postmoderne”. L’età contemporanea vi è
descritta come quella in cui la modernità ha raggiunto il suo termine con la
delegittimazione dei «grandi racconti»
ovvero delle prospettive filosofiche e ideologiche che, a partire
dall’Illuminismo, hanno ispirato e condizionato le credenze e i valori della
cultura occidentale:
POSTINDUSTRIALE = spunto
tratto dalla “Enciclopedia delle scienze sociali Treccani on-line”……..Il concetto di società postindustriale appare al
termine del periodo di ricostruzione e di Crescita economica del dopoguerra, allorché entrarono in scena
movimenti culturali che mettevano in discussione un''etica industriale'
rigidamente normativa in nome di più larghe aspettative di consumo e al tempo
stesso della contestazione dell'ordine stabilito. Esso ebbe due significati
assai diversi. Per Daniel Bell, che esercitò una grande influenza negli Stati
Uniti ma anche in Europa, la società postindustriale era innanzitutto una
società iperindustriale, il
risultato di una nuova rivoluzione industriale. Le nuove tecnologie portavano
con sé lo sviluppo dei servizi, soprattutto per le imprese, la crescita del
livello di istruzione e di qualificazione, rapide trasformazioni nella
produzione e nell'insieme dell'organizzazione sociale. La società
postindustriale rappresentava dunque per Bell il trionfo della società
industriale, il rafforzamento dei legami tra scienza, tecniche e organizzazione
del lavoro. Secondo Alain Touraine invece, più influenzato dai movimenti
culturali che avevano segnato la società americana a partire dal 1964 e molti
paesi europei nel 1968, occorreva insistere sulla discontinuità rispetto
alla società industriale piuttosto che sull'accelerazione di tendenze già
evidenti fin dal suo inizio. Nell'espressione
'postindustriale' Touraine metteva l'accento su 'post', Bell su 'industriale'.
Per entrambi, comunque, ciò che si stava formando era un nuovo tipo di società
che, come la società industriale e ancor prima quella mercantile, doveva essere
definito sulla base di un modo di produzione piuttosto che di altre
caratteristiche sociali o di un processo di trasformazione economica e sociale………..
Nessun commento:
Posta un commento