La
parola del mese
A turno si propone una parola, evocativa di pensieri
collegabili ed in grado di aprirsi verso nuove riflessioni
Settembre
2018
Succede talvolta di imbatterci, durante una lettura, in
un termine, di uso non proprio comune, che nell’ambito di quel testo ha un
significato sufficientemente chiaro e quindi, in apparenza, per noi acquisito.
Succede poi di ritrovare, in altre situazioni, lo stesso termine che però, in
quel differente contesto pur mantenendo la stessa impronta di fondo, “suona” leggermente
diverso,. E’ quanto ci è personalmente successo incuriosendoci quel tanto che
basta per scegliere quel termine – inizialmente incontrato nel saggio “Vita
activa - La condizione umana” di Hanna Arendt, e quindi lì utilizzato nella sua
accezione “filosofica”, e più in particolare “marxiana – come “Parola del
mese”:
Reificazione
Ed è da questa sua specifica accezione che iniziamo la
sua conoscenza più approfondita:
(dal Vocabolario on-line Treccani)
reificazione
= Dal
latino res (al genitivo rei), cioè cosa + facere
cioè fare, può essere 'tradotto' come "far diventare oggetto",
"rendere cosa".
……Secondo
la dottrina di K. Marx, il processo per cui, nel sistema capitalistico di
produzione, il
lavoro umano è ridotto a merce e i rapporti sociali si configurano
come rapporti tra cose. Il termine si è diffuso attraverso la traduzione
francese del termine tedesco “Verdinglichung = «materializzazione”
usato da Marx. Nella sua accezione marxiana, il concetto di reificazione è
stato ampiamente sviluppato da G. Lukács nel suo saggio ”La reificazione e la
coscienza del proletariato“ (contenuto in Storia e coscienza di classe,
1923) ed è poi stato ripreso dai teorici della Scuola di Francoforte.
Una sua interpretazione a carattere più ampio è in
effetti quella che lo definisce come: Processo
mentale per cui si converte in qualche cosa di concreto, o si viene a
considerare tale, ciò che ha soltanto esistenza astratta, ossia il processo di
ridurre a cosa, di trattare alla stregua di cosa materiale istanze
intellettuali e psichiche, morali, storico-culturali.
Questo suo significato “ampio” è alla base di
particolari e specifici utilizzi in campi diversi e variegati:
(da Wikipedia)
In
Sociologia = Il concetto di reificazione come Versachlichung
(oggettivazione), è stato usato in senso descrittivo anche dai sociologi Peter L. Berger e Thomas Luckmann nell'opera "La realtà come costruzione sociale", per
spiegare l'"oggettività del mondo istituzionale" come
"oggettività umanamente prodotta e costituita". Le istituzioni
sociali sono quindi il frutto dell'oggettivazione di ciò che l'uomo fa, ma non
per questo acquista "uno stato ontologico indipendente dall'attività umana
che l'ha prodotta"
in
Psicologia =
In termini psicologici, la reificazione rientra in modelli interpretativi, come
per esempio nel modello psicoanalitico dell'Io, Es e Super-Io. Un significato
più strettamente socio-psichiatrico, ma per molti aspetti attuale, rimanda
invece all'alterazione schizofrenica, interpretata da Joseph Gabel (1962) nei termini
della dialettica hegeliana soggetto-oggetto: la reificazione è, precisamente,
l'assenza di tale dialettica, che porta l'individuo ad assolutizzare l'identità
di soggetto-oggetto; in tal caso, si parla sia di reificazione clinica,
per cui l'individuo si assimila alle cose, che di reificazione sociale,
per la quale l'individuo si percepisce come oggettivato e quindi alienato entro
la sfera del sociale.
in
Logica =
La reificazione è una fallacia, o un'ambiguità, quando un'astrazione (i.e., una
credenza astratta o un costrutto ipotetico) viene trattata come se fosse un
concreto evento reale o un'entità fisica
in Informatica = è quel
procedimento di creazione di un modello di dati basato su un concetto astratto
predefinito. Mediante la reificazione, un computer può quindi compiere
elaborazioni riguardanti un'entità astratta come se si trattasse di un insieme
qualsiasi di dati di altro tipo
in
Etica =
la reificazione è relativa ad ogni comportamento che viola principi etici o
morali, come la dignità e l'integrità psicofisica della persona. In questo
senso, può essere definita come reificante ogni pratica o comportamento
finalizzato alla strumentalizzazione di altre persone, in quanto esse vengono
trattate alla stregua di oggetti privi di sensibilità e di vita, quindi come
cose o merci (Martha Nausbam) da usare ai fini del proprio tornaconto personale. Secondo Axel Honneth (2005), rientrano
in questo ambito fenomeni come la richiesta di maternità sostitutive, la
mercificazione delle relazioni amorose, lo sviluppo pervasivo dell'industria
del sesso, nonché fenomeni di autoreificazione, ovvero "forme di
esperienza dei propri sentimenti e dei propri desideri secondo il modello delle
entità cosali"
ed
infine, con declinazioni ovviamente personali, in Letteratura = il fenomeno della reificazione
è presentato, con vari accorgimenti stilistici ed estetici, da autori come Michel Houllebecq, Haron Brodkey, Raymond Carver, Elfriede Jelinek, Peter Bieri. Esempi di
autoreificazione si trovano nelle opere di Judith Hermann e di Katrin Roggla, mentre, nel
panorama italiano, rientra, nell'ambito dell'autoreificazione, il romanzo di Giuseppe Genna, Italia De
Profundis (2008). In ogni caso, si tratta comunque di una condizione
psicoaffettiva di totale mancanza di empatia, di completa indifferenza e
rassegnazione, che spinge coloro che ne sono affetti a trattare sé stessi e gli
altri come se fossero cose o, comunque, entità prive di qualsiasi significato
non materiale.
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