Possibile che Trump stia combattendo la più grande e nobile battaglia del
secolo in segreto, senza vantarsene ogni giorno? Se questa faccenda fosse vera,
da tempo avremmo centinaia di foto di Trump in posa a pollici alzati accanto ai
bambini-talpa. Accanto a quelli non deformi, quantomeno: il presidente non
ha la reputazione di uno che ama i disabili. Diciamolo: se c’è uno che ha
imprigionato bambini, quello è Trump. Nella primavera 2018, per esibire il
pugno di ferro contro l’immigrazione clandestina, la sua amministrazione
ha separato migliaia di bambini dai loro genitori e li ha chiusi in
centri di detenzione federali, spesso abbandonandoli a se stessi, in condizioni
che le organizzazioni per i diritti umani hanno più volte denunciato. A
tutt’oggi non vi sono certezze sul numero di minori rinchiusi, quindi nemmeno
su quanti siano stati riconsegnati alle famiglie. Stando ai dati ottenuto
dall’American Civil Liberties Union, nell’ottobre 2019 almeno 120 bambini
dovevano ancora riunirsi ai genitori. Un analogo capovolgimento della realtà si
è verificato con il caso del miliardario Jeffrey Epstein, il cui arresto per
numerose violenze sessuali, anche su minori, è stato integrato nella narrazione
di QAnon come indiscutibile conferma dell’esistenza della Cabal. Trasformata in
arma, la vicenda di Epstein è stata usata contro i nemici di Trump. I credenti
si sono ben guardati dal puntarla contro Trump stesso, che pure di Epstein si
diceva grande amico. Trump ha frequentato Epstein intensamente, in anni in cui
già si parlava della sua predilezione per le ragazzine. Dopo l’arresto del
magnate e alla vigilia del suo suicidio in carcere, è riemersa una dichiarazione
di Trump del 2002:
….Conosco Jeffrey da quindici anni. Un
tipo fantastico. Stare con lui è molto divertente. Si dice addirittura che gli
piacciano le belle donne almeno quanto piacciono a me, e molte sono sul giovane
andante. Non c’è dubbio: Jeffrey se la gode, la sua vita mondana…..
La dissonanza cognitiva fra Trump come lo descrive QAnon e Trump com’è davvero
è compensata con vari espedienti. Nel caso della sua amicizia con un predatore
seriale di minorenni, si arriva ad anticipare di molti anni la “chiamata
dell’eroe”: ben prima di diventare presidente, Trump agiva già “sotto
copertura”, infiltrato in certi ambienti per indagare sulla Cabal. Come ha
scritto Meagan Day Trump “è affascinato da qualunque storia lo abbia come
protagonista”. Fin dal primo momento è apparso lusingato dal ritratto che ne
dipingeva QAnon. Non solo non ha mai preso le distanze da quella narrazione, ma
da anni strizza l’occhio a chi la porta avanti, incurante del fatto che l’Fbi
abbia definito QAnon una “minaccia teerroristica interna”. Ha ritwittato
centinaia di messaggi di seguaci, accolto nello studio ovale un noto
propagandista come Lionel Lebron, e si è congratulato con una credente in QAnon
che ha vinto le primarie repubblicane in Georgia, Marjorie Taylor Greene. Non
contento, l’ha invitata alla Casa Bianca. Il 19 agosto, durante una conferenza
stampa, Trump ha definito i credenti in QAnon “persone che amano il
loro paese”. Una cronista gli ha fatto notare che QAnon lo descrive intento a
combattere una cricca di satanisti pedofili. “Sarebbe forse una brutta cosa?”,
ha ribattuto lui. “Se posso aiutare a salvare il mondo dai suoi problemi, sono
disposto a farlo. E lo stiamo facendo: stiamo salvando il mondo da una sinistra
radicale che vuole distruggere questo paese”.

Dei
bambini QAnon se ne fotte
La cosiddetta Wayfair hysteria è un perfetto esempio di come QAnon veda pedofili dappertutto, e
traffico di bambini per trarne adrenocromo. Nel luglio 2020 la Wayfair, azienda
di mobili con sede a Boston, si ritrova bersaglio di accuse incredibili.
Guardando il catalogo online, ad alcuni pare strano che certi armadi abbiano
nomi di persona. Nomi inusuali per giunta: Aanya, Anabel, Samiyah. Inoltre, gli
articoli sembrano davvero troppo costosi, dai diecimila dollari in su. Deve
esserci sotto qualcosa. Forse quegli annunci… sono inserzioni per vendere bambini!
Durante la ricerca – i consueti due minuti su Google – spuntano notizie di minori
scomparsi che hanno proprio quei nomi. Bingo! La cifra indicata è il prezzo del
bambino. Per esempio, l’armadio Samiyah, che costa dodicimila dollari, è in
realtà Samiyah Mumin, adolescente scomparsa in Ohio nel maggio 2019. Solo che
Samiyah non è affatto scomparsa. Si era allontanata da casa per soli quattro
giorni. Inferocita, la ragazza pubblica un vide in cui ridicolizza le
scoperte degli pseudodetective. Quanto al mistero del prezzo alto, un portavoce della Wayfair dichiara all’agenzia
Reuters che sono armadi di stoccaggio, articoli di grandi dimensioni
progettati per aziende, più costosi dei comuni mobili domestici. Evocare mostri che violentano, torturano e uccidono bambini funziona sempre.
Comunque lo si faccia, un risultato si ottiene. Accusare l’avversario di
pedofilia ne modifica l’immagine, anche agli occhi di chi non crede all’accusa.
Dopo aver immaginato una scena, non si può tornare indietro e disimmaginarla. La scena di Tizio che violenta bambini rimane in testa anche se
razionalmente la si ritiene una calunnia. Si è attivato un frame, una cornice
narrativa in cui Tizio è ridotto a mostro, disumanizzato. Se a Q stessero davvero a cuore i bambini, non avrebbe scelto come propria
base prima 8chan e poi 8kun. Se invece si agita il
tema in modo rumoroso ma generico, non esplicitando le identità degli accusati
ma gridando esortazioni come “Salviamo i bambini!”, si può fare proselitismo a
largo raggio, cogliendo le persone a difese abbassate. Chi non vorrebbe
“salvare i bambini”? È quanto accaduto nell’agosto 2020 con le manifestazioni
#savethechildren e #saveourchildren in varie parti degli Stati Uniti. In quei
giorni Twitter, Facebook e altre piattaforme avevano cominciato a prendere provvedimenti
contro il dilagare di QAnon, bloccando migliaia di profili, rimuovendo pagine e
oscurando hashtag. I credenti hanno risposto “annacquando” il proprio messaggio
e impadronendosi di un hashtag già esistente. Quando l’organizzazione
umanitaria Save the children hapreso le distanze, l’hashtag era ormai ovunque e
dava il nome a mobilitazioni dall’aria “innocente”. Accantonando il solito
gergo, le sottotrame barocche e i dettagli orripilanti, la setta ha potuto sia
aggirare le messe al bando sia agganciare nuovi adepti, che nel giro di pochi
giorni hanno cominciato a condividere notizie inventate sulle D.u.m.b.,
Guantanamo, i cloni e l’adrenocromo. QAnon si riferisce di continuo agli
“800mila bambini” scomparsi ogni anno solo negli Stati Uniti. Nel paese vivono
73 milioni di minorenni (dato del 2017), si sta dunque parlando della scomparsa
di circa un bambino su cento. Il numero medio di alunni di una scuola primaria
americana è 446. Ogni anno scolastico, in ogni scuola del paese dovrebbero
scomparire circa quattro alunni. Nel tempo necessario a finire le elementari,
che durano cinque o sei anni a seconda dello stato, uno scolaro vedrebbe
svanire nel nulla almeno una ventina di compagni. L’inverosimile cifra deriva
dalla lettura frettolosa o disonesta di un rapporto in cui si parlava di
797mila segnalazioni di scomparsa. L’insieme comprende anche i casi, per fortuna la
stragrande maggioranza, di ragazzi non scomparsi ma soltanto rincasati in
ritardo (i genitori molto apprensivi chiamano subito la polizia), oppure
fuggiti di casa ma ritrovati o tornati in tempi brevi, com’è accaduto a Samiyah
Munin. Altra circostanza che rientra nelle segnalazioni è il rapimento da parte
di un genitore non affidatario. Rapimento vero o presunto: anche restare una
notte in più a casa di un genitore può far scattare la denuncia da parte
dell’altro, se i rapporti sono tesi. Ernie Allen, presidente del Centro
nazionale per i bambini scomparsi e sfruttati (Ncmec) ha dichiarato alla
Reuters che oltre il 99 per cento dei minori segnalati come scomparsi
tornano a casa sani e salvi. Il problema è semmai a quale casa ritornino, in
che condizioni vivano, cosa li abbia spinti a fuggire. A QAnon non può
interessare: nella sua narrazione la famiglia è sempre il contesto ideale e gli
abusi – come i rapimenti – sono compiuti solo da estranei, anzi, da mostri. Negli
Stati Uniti il numero medio di bambini rapiti ogni anno da estranei è 155. Di
questi, quelli non ritrovati sono 49. Intendiamoci, anche uno solo sarebbe
troppo. Resta il fatto che siamo sideralmente lontani dagli 800mila di cui
parla QAnon. Quello del traffico di bambini è un problema reale. Secondo
l’Organizzazione internazionale del lavoro, ogni anno nel mondo undici milioni
di bambini sono vittime della tratta di esseri umani. Anche gli abusi sessuali
sui minori sono un problema reale. Ma QAnon, con i suoi spauracchi e diversivi,
sta screditando questi temi e mettendo bastoni tra le ruote a chi se ne occupa
davvero. La KidSafe foundation lo ha scritto chiaro e tondo:
……I promotori di QAnon sono parassiti. Per allargare la loro impronta,
guadagnare credibilità e spargere disinformazione, associano il loro messaggio
di odio e fanatismo ai nomi di note e stimate organizzazioni, nello specifico
quelle che contrastano gli abusi sessuali e la tratta di bambini. Tale
strategia minaccia di sminuire le nostre identità, sporcare le nostre
reputazioni e danneggiare il nostro buon operato……
Se a Q stessero davvero a cuore i bambini, non avrebbe scelto come propria
base online prima 8chan e poi 8kun, dov’è normale trovare materiali
pedopornografici, a volte già sull’home page. Per dirla con la storica
Margaret Peacock, “nel mondo della propaganda, non importano mai i bambini
veri. Importa ciò che i bambini rappresentano… Se vuoi istigare azioni
violente, il modo di farlo è attraverso l’odio e la paura. Una volta che hai
preso di mira un insieme di persone e le hai etichettate come pedofile, puoi
fare loro tutto quel che vuoi”. QAnon non è un movimento contro la violenza sui minori, ma una fantasia
sull’instaurazione di un regime totalitario e lo sterminio dei nemici. Nemici
il cui novero è destinato ad allargarsi sempre di più, fino a includere
chiunque dubiti di QAnon.
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Seconda puntata
Pochi giorni dopo la prima puntata di quest’inchiesta, anche la
testata americana Buzzfeed ha concluso che definire QAnon conspiracy
theory è inadeguato. D’ora in poi i suoi
giornalisti la chiameranno collective
delusion, traducibile con delirio collettivo, a
segnalare che siamo ben oltre semplici illazioni e teorie infondate. È una
scelta rischiosa: non solo l’uso del linguaggio della psichiatria fuori dal suo
ambito specifico asseconda la crescente patologizzazione e medicalizzazione della
società e della vita, ma se l’intento è recuperare persone cadute nel rabbit
hole (buca del coniglio), dire loro che
sono delusional, che stanno delirando, può essere controproducente e irrigidirle nelle
loro credenze. Detto ciò, è innegabile che la narrazione di QAnon sia
un’allucinazione condivisa. La domanda è: condivisa da quante persone?
Secondo un sondaggio dell’Istituto americano CIVIQ, pubblicato i primi di
settembre e subito citato in molti articoli, il 16 per cento degli statunitensi
dichiara di ritenere quel che dice QAnon mostly
true (in gran parte vero); considerando
solo i bianchi non-ispanici, il dato sale al 19 per cento; restringendo il
focus agli elettori repubblicani, schizza addirittura al 33 per cento; tra i
democratici si ferma al 5 per cento, dato comunque rilevante se ricordiamo di
quale narrazione stiamo parlando. Se il campione interpellato è
rappresentativo, a definire QAnon mostly
true sono circa 52 milioni di persone.
Il dato suona implausibile, la risposta potrebbe essere meno univoca di
quanto sembri e ogni sondaggio d’opinione va preso con le pinze. Quello di
Civiq prevedeva anche l’opzione “alcune parti (della narrazione di QAnon) sono
vere”. Risposta data da un altro 16 per cento degli interpellati, ma talmente
vaga da risultare inservibile. Tutte le fantasticherie di complotto includono
elementi di verità e QAnon non fa eccezione: il traffico di bambini esiste, gli
abusi sui minori idem, la politica americana è influenzata da lobby e potentati
vari, gran parte dell’informazione mainstream serve interessi politici ed
economici, alcuni divi di Hollywood fanno parte di culti ammantati di
segretezza (si pensi a Scientology), eccetera. Su queste premesse di verità
QAnon innalza cattedrali gotiche di panzane. Chi ha risposto “some parts are
true” a che si riferiva, alle premesse o alle panzane? Sondaggi impostati così
servono a poco. A ogni modo, non saranno 52 milioni, ma che la setta abbia milioni
di seguaci è plausibile. Secondo il ricercatore canadese Marc-André Argentino,
che ha studiato a lungo un campione di 179 gruppi Facebook dedicati a
QAnon, da marzo a luglio 2020 il numero di iscritti complessivi è passato da
213mila a un milione e 400mila. Un aumento del 600 per cento. E stando a un’inchiesta
interna di Facebook, alla metà di agosto 2020 – pochi giorni prima di una loro
parziale messa al bando – i gruppi QAnon avevano in totale tre milioni di
iscritti. QAnon non fa proseliti solo tra persone ignoranti o stupide o con
problemi di salute mentale. Porre la questione in questi termini è un grave
errore. Altrettanto sbagliato è credere che la setta recluti solo a destra, tra
fascisti e reazionari vari. Istruzione, intelligenza, sanità mentale,
appartenenza alla sinistra: nulla di tutto questo rende automaticamente immuni
a QAnon. Un altro termine ambiguo e poco utile è irrazionale. Le idee che si formano nella testa di un credente in QAnon sono
senz’altro irrazionali nei contenuti, basate su connessioni del tutto
illogiche, ma il modo in cui si formano segue logiche precise. È il risultato di come funziona la nostra mente in certe
condizioni.
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Postilla
In questa sede non è stato possibile approfondire molti aspetti. Perché la
Germania è il peggior focolaio di QAnon nel vecchio continente, e quali sono le
implicazioni per il resto d’Europa? Quali sono i nuclei di verità delle
fantasticherie di complotto sul covid-19 e come ripartire da quei nuclei per
evitare che malessere e rabbia siano catturati dal cospirazionismo? Sono
domande cruciali. Rispondere è urgente, ed è un compito di tutte e tutti noi
Su QAnon e le fantasticherie di complotto Wu Ming 1
sta scrivendo il libro La Q di qomplotto (Edizioni Alegre, gennaio 2021).
QAnon, l’onda in Italia
Gruppo
di lavoro “su neofascismo e web” di Patria Indipendente – sito ufficiale di
ANPI Italia - Anche
nel nostro Paese fa presa la teoria del complotto. Una mappa per orientarsi
QAnon in Italia è ancora un
fenomeno poco diffuso, ma non irrilevante tant’è che ha raggiunto, come
vedremo, vari personaggi della politica e della cultura.Questa estate i social
network più famosi hanno operato una bonifica che ha portato Facebook a limitare fortemente il fenomeno, ma non
a sconfiggerlo. Alcuni gruppi sono sopravvissuti, come Q PARMA SOSTIENE IL CAMBIAMENTO con oltre 1300
membri, e naturalmente ci sono tentativi di tornare sulla piattaforma: ad
esempio a fine settembre è stata riaperta la pagina Qresearch.it, stessa cosa per l’account Guglielmo Veleno, di cui diremo successivamente. Twitter da parte sua ha chiuso migliaia di
account, ma l’operazione è stata molto parziale e, in particolare nel nostro
Paese, la bolla di QAnon è stata quasi del tutto salvata. Anche YouTube, TikTok, Instagram e altri hanno operato in questo senso,
ma il principale luogo “social” usato da QAnon in Italia al momento rimane
Twitter.
A livello globale, soprattutto nel mondo anglosassone, ciò ha indotto qanonisti
e varie frange dell’alt-right a dirottare verso altre piattaforme social,
soprattutto Parler, ma pure Rumble, MeWe e
Gab. Mentre Amazon è tutt’ora un
paradiso per QAnon, sulla grande piattaforma di vendita online si trovano
decine di libri e centinaia di gadget a tema. Abbiamo quindi cercato tutti gli
account pubblici dei seguaci di lingua italiana di QAnon su Twitter e ne
abbiamo mappato le relazioni per comprenderne le priorità e per verificare
quali siano gli attori principali. Vista la forte connessione con Donald Trump,
abbiamo operato in maniera da identificare i seguaci di QAnon, separandoli dai
semplici sostenitori del presidente che a breve dovrà lasciare la Casa Bianca,
anche se particolarmente accesi, anche se in parte influenzati da alcune parole
d’ordine provenienti dall’ambito QAnon. In pratica abbiamo censito solamente
coloro che manifestano in maniera esplicita adesione a QAnon. Per intenderci:
non abbiamo incluso chi semplicemente condivide materiale relativo a QAnon.