La
parola del mese
A turno si propone una parola, evocativa di pensieri
collegabili ed in grado di aprirsi verso nuove riflessioni
GENNAIO 2021
LIMITE
(senso del…..concetto di….)
Il
concetto di limite
L’origine
etimologica del termine limite si trova in due sostantivi latini: limes, che
lo declina come “termine, confine, linea di demarcazione”, e limen che
invece lo definisce come “soglia, ingresso, inizio”. Su questa sua duplice, e contrapposta, radice
etimologica si fonda il carattere ambiguo e complesso che da sempre
caratterizza il concetto di limite. Questa sua originaria complessità si è poi
tradotta in ulteriori diverse interpretazioni a seconda dei contesti tematici
nei quali in qualche modo si evidenzia l’esistenza di un possibile limite. Difficile
se non impossibile ricostruire con esattezza quando, e come, il concetto di
limite sia divenuto una componente della natura e della cultura umana,
sicuramente ha giocato un ruolo importante la consapevolezza dei limiti
fisiologici dell’animale uomo, non particolarmente veloce, forte, possente, ed
i cui cinque sensi non sono così specializzati rispetto a quelli di altri
animali. L’acquisizione di questa consapevolezza può al tempo stesso aver rappresentato
una decisiva spinta a dotarsi di “tecniche”, di “strumenti”, utili a compensare
tali limitazioni fisiche. Altrettanto complesso è poi ricostruire in che modo
l’uomo abbia riconosciuto e vissuto, oltre a quelli del proprio corpo,
l’esistenza di limiti imposti dall’ambiente esterno. Una parte dei quali ha
sicuramente giocato un ruolo decisivo nell’evoluzionistico sviluppo del
raggrupparsi in comunità, del dotarsi di rifugi e difese, piuttosto che di
incentivo al nomadismo. Quel che però è certo è che l’ambiente esterno non è
stato considerato solo come ostile e pieno di pericoli, l’uomo primitivo comprendeva
bene che tutte le fonti della sua sopravvivenza erano da esso fornite. Non
stupisce quindi che un significativo tassello culturale, a lungo esistente
prima dell’affermarsi della “civiltà”, sia consistito nell’animismo, ossia nel
considerare l’intera natura come un essere vivente e spirituale, al quale
prestare il giusto rispetto sia per evitarne i possibili pericoli sia per
rendergli grazie per i doni offerti. Un atteggiamento culturale che si è
articolato, e successivamente rafforzato con la comparsa in scena del sacro,
del divino, con il nascere dei miti e dei
tabù presenti in tutte le culture umane. Quello che importa cogliere in questo
primigenio rapporto dell’uomo con il limite è il persistente manifestarsi di
una evoluzionistica istintiva “propensione” a non subirne passivamente
l’esistenza, e quindi a tentare di aggirarli, di sorpassarli, fatto salvo, ma
non sempre nemmeno quello, il rispetto per quelli rafforzati da un valore
sacrale ……
……. La condizione
della specie umana è contraddistinta dall’essere circoscritta da limiti che
sono mobili e cangianti, in quanto – a differenza degli altri animali – ha una
storia articolata in culture che si modificano nel corso del tempo. Con il
paradosso che l’uomo è l’essere confinario che non ha confini, proprio perché
nel trovarli, per lo più, li supera……
Bodei introduce
in questo passaggio come centrale l’evoluzione storica basata su culture che si
modificano; alla base di tutte, nel mondo occidentale, sta indubbiamente la
cultura greca, la quale nasce e si evolve in gran misura proprio attorno al
concetto di limite. Per il filosofo presocratico Anassimandro all’origine di
ogni cosa vi è l’Apeiron, l’infinito,
l’indistinto, l’illimitato,
l’inconoscibile, il cui movimento rotatorio, come una sorta di Big Bang,
genera, rompendone l’originaria unità, l’apparizione di tutti gli enti reali e
distinti, la realtà così come la conosciamo. Per Anassimandro quindi ciò che si
può conoscere è soltanto il mondo delle cose finite e limitate, la cui forma
limitata costituisce esattamente l’essenza delle cose. Non stupisce quindi
ritrovare nelle concezioni geografiche greche e romane, poi riprese a lungo in
quelle medioevali, l’idea che anche il mondo abitato dagli uomini fosse
compreso entro limiti insuperabili: le colonne d’Ercole (di Gibilterra), il Mar
Rosso ed il Mare del Nord con l’Ultima Thule. Più in generale nella cultura
greca il concetto di limite va ben oltre l’ontologia dei caratteri universali
della realtà piuttosto che le invalicabili barriere geografiche e coinvolge
ogni aspetto della vita umana, dall’etica alla politica …..
…….. in Aristotele,
ed il suo insegnamento farà scuola, viene infatti considerato degno di nota e
preso in esame solo ciò che è finito. La perfezione consiste per ciascun essere
nell’avere un limite (peras in greco)…….
Questa fondamentale
importanza del limite si combina con un altro concetto centrale: quello della
polarità. Se tutta la realtà, è sempre Anassimandro a dirlo, si forma nella
rottura dell’Apeiron con l’incontro/scontro dei contrari, i quali si confermano
a vicenda come la notte con il giorno, così anche la vita umana è
contrassegnata da dualità: ad esempio il bene ed il male, la passione e la razionalità.
Non è quindi nella natura umana la ricomposizione unitaria dell’irraggiungibile
Apeiron e gli uomini non possono andare oltre il posto che la Natura ha
assegnato loro. L’uomo che non accetta questo limite, che non fa del metron,
la misura, la norma per gestire le proprie dualità, la regola del proprio
vivere, commette hybris,
e cioè tracotanza, eccesso, superbia, orgoglio, esponendosi cosi alla nemesis,
la vendetta, degli dei……
….andare oltre i
confini, i limiti, stabiliti dalla divinità, ta metra Dios, è hybris che viene
sanzionata quale esorbitante pretesa di modificare lo stato delle cose…….
Prometeo, il
ladro del fuoco, e Icaro, con la sua pretesa di volare, sono entrambi eterni
testimoni del peccato di hybris. Nella così circoscritta attività umana la
stessa tecnica, secondo i Greci, doveva sottostare al rispetto dei limiti…….
…….. a parte qualche
tentativo di intervento sulla natura grazie a tecniche che però non dovevano
alterarla la cultura antica non conosceva, e non avrebbe condiviso, il pathos
per il progresso ….
Il modo di
intendere il concetto di limite della cultura greca transita, anche attraverso
quella romana, nella civiltà cristiana medioevale assumendo però un carattere
diverso strettamente connesso al passaggio dal politeismo al monoteismo. Se per
i greci il limite era inteso come medietà tra forze contrarie ed opposte e gli
Dei si facevano custodi e severi giudici di chi commetteva hybris per il
cristianesimo medioevale il limite diventa il segno distintivo della
sottomissione dell’uomo a Dio in quanto tale. L’uomo, secondo la teologia
cristiana, nasce imperfetto, avendo già nell’Eden colpevolmente violato il
limite imposto, e non può che orientare tutta la sua vita a recuperare la
perfezione del ritorno a Dio vivendo in piena osservanza dei dogmi e dei
precetti divini di cui la Chiesa è depositaria. Dogmi e precetti che prescrivono
cosa e come può essere fatto, e cosa è vietato all’uomo fissando così limiti
che, essendo parola di Dio, non possono essere in alcun modo valicati per non
commettere peccato mortale ed essere così condannati a dannatio aeterna. Due sono
le possibili complicazioni negative che derivano da un credo religioso in cui
la parola di Dio è contemplata da testi sacri, dal Libro di Dio: la
discrezionalità della loro interpretazione ed il rischio di una lettura
meccanicamente grammaticale. Non a caso quindi molti dei limiti così sanciti si
sono inevitabilmente scontrati con il progresso culturale che in tutta l’Europa
si afferma al termine del Medioevo. Con il trecentesco umanesimo inizia infatti
la crisi di questa impalcatura ideologica. È questa l’epoca nella quale prende
avvio quella che Remo Bodei definisce la “fissazione della modernità”……
…….
Sebbene si
debba rifuggire da una concezione trionfalistica della modernità essa ha
indubbiamente rovesciato i principali dogmi ereditati dalla religione
cristiana…. ha distrutto le possenti mura che impedivano alla conoscenza di
penetrare negli arcana naturae, negli arcana Dei e negli arcana imperii ……..
Si è così
aperta una fase di continue svolte, in cui le sfide ai limiti imposti dalla
tradizione, trovano un primo decisivo conforto nel superamento dei limiti
geografici, la progressiva ricerca di terrae
incognitae, non solo amplia, ben oltre le sole Colonne d’Ercole, i confini
delle terre conosciute ma al tempo stesso certifica la legittimità di sguardi
che vadano “oltre” in ogni campo. Una
articolata e complessa fase che progredisce lungo diversi secoli, ovviamente qui
nemmeno sinteticamente riassumibile, che trova un suo primo decisivo compimento
con la cartesiana esaltazione della ragione e poi, definitivamente, con l’illuminismo
settecentesco che sancisce l’avvento dell’epoca della piena modernità. Accanto
al pensiero razionale che per essere tale non può contemplare limitazione il
Settecento, e ancor di più l’Ottocento, vedono il prepotente affacciarsi sulla
scena di due decisivi fattori: l’economia e la tecnica. Entrambi si inverano
all’insegna della totale libertà di movimento e del radicale rifiuto, dapprima
meditato e fortemente voluto poi progressivamente sempre più evoluto in uno
schema mentale pressoché inconsapevole, di ogni limite. Così si muove e si
struttura l’economico capitalistico dapprima all’insegna del “laissez-faire” e
poi con l’insofferenza verso ogni ingerenza limitativa da parte della politica,
e allo stesso modo si rapporta con le proprie finalità la tecnica, convinta di
perseguire, non avendo limiti, un indefinito e infinito miglioramento della
vita umana, ad iniziare, guarda caso, dalla “produzione”. E’ da questo connubio fra
il pensiero razionale, che si ritiene legittimato alla conoscenza senza
confini, l’economico, che non accetta barriere, e la tecnica, che si autonomina
salvifica risorsa umana, che si completano al culmine della modernità
otto/novecentesca le basi dell’attuale concetto di limite. Ovvero del suo
sempre più evidente ridimensionamento. Non mancano lungo questo percorso voci e
riflessioni che già colgono rischi e contraddizioni, fra le tante come non
citare quella di Leopardi ……. le magnifiche sorti e progressive ……. e poi il
…… “Dio è
morto e noi l’abbiamo ucciso” ….. nella “Gaia scienza” di Nietzsche ……
…… non è un grido di
giubilo perché scarica sugli uomini la terribile responsabilità di vivere in un
mondo privo di stabili punti di riferimento e tendenzialmente votato al
nichilismo ……
Ma nulla
sembra più in grado di fermare questa corsa che non ha ormai un traguardo
ultimo da raggiungere, “l’andare oltre è ormai la cifra dei nostri tempi ……
………
Se andare
oltre i limiti stabiliti dalla divinità era nel passato una hybris il
proiettarsi verso l’ignoto costituisce il maggior vanto dell’età moderna…….Il
limite è ormai immancabilmente
provvisorio, chiude per aprire, è fatto per essere sormontato. Questo è il
senso più pregnante della parola progresso che non coincide più né con la
trasgressione né con la hybris, ma si nutre piuttosto del bottino strappato
agli arcana naturae, agli arcana Dei e agli arcana imperii……..
Il
contemporaneo rifiuto del limite, consapevole o inconsapevole che sia, ormai questo
comporta, e nulla pare in grado di fermarlo, non ci sono riuscite le pur
autorevoli voci contrarie ma neppure le due immani tragedie belliche del
Novecento che, con il connesso Olocausto, tragicamente attestano che l’assenza
di limite si è ormai estesa in campo etico. Fino ai giorni nostri in cui
l’umanità è chiamata a rispondere a due segnali di allarme, indubbiamente
provocati da questa inarrestabile corsa verso “l’oltre”, due ultimi appelli ad una nuova riflessione sul concetto
di limite, o meglio ancora sulla sua attuale assenza: la sempre più ingestibile
fragilità eco-sistemica del Pianeta e l’affacciarsi crescente di livelli di
disuguaglianza economica e sociale che ormai investono l’intera popolazione
mondiale. Entrambi rappresentano il banco di prova decisivo per verificare la
capacità umana di salvare il pianeta e di realizzare una maggiore giustizia
sociale, e come tali richiedono politiche mirate ed efficaci, in grado di
intervenire su tutte le componenti che le compongono a partire dal ruolo e
dalla qualità del progresso tecnologico. Ed appare ormai altrettanto evidente
il ruolo centrale di un nuovo concetto del limite per poterle definire ed
attuare. Non appare impresa facile, le stanze della politica appaiono, anche in
questa fase pandemica, impermeabili a riflessioni che vadano oltre la gestione
dell’ordinario e che non siano ispirate dal logoro mito della “crescita”. Ma è
tutta la cultura umana che è chiamata ad uno sforzo straordinario ……..
……….La generica domanda
“in che misura siamo entrati in un mondo dai confini labili o inesistenti” si
dovrebbe suddividere in questi specifici interrogativi:
ci sono limiti che, diversamente da quelli
scientifici o intellettuali, non dovremmo mai infrangere?
mediante quali criteri dobbiamo distinguere gli
ostacoli che è giusto o lecito rovesciare?
Domande
che ruotano attorno ad una (ri)definizione del concetto di limite che certo non
può più essere quello degli antichi, e nemmeno quello affidato a società
teocratiche, ma che al tempo stesso impone una revisione autocritica
dell’intero percorso della modernità pur nel riconoscimento dei suoi grandissimi
meriti nello sviluppo dell’umanità …….
………. Il punto è che per
comprendere davvero il limite bisognerebbe comprenderlo da entrambi i lati, per
tracciare un limite al pensiero dovremmo poter pensare ambo i lati di questo
limite, dovremmo cioè poter pensare quello che pensare non si può………
Sperando
infine di poter smentire l’amara constatazione di Machiavelli, peraltro poi ben
condivisa fra gli altri da Nietzsche, Simone Weil e Foucault, sulla capacità
dell’uomo di vivere con il metron greco, con temperanza e misura ………….
..tenere la via di
mezzo non si può perché la nostra natura non ce lo concede…
P.S.
= Questo
post era già pronto per essere pubblicato quando ci siamo imbattuti, leggendo un articolo di Carlo Galli (docente di
Storia delle Dottrine Politiche presso l’Università di Bologna, saggista – il
suo ultimo testo “Forme della critica” ha suggerito “criticismo” come “parola
del mese” di Novembre 2020) che commentava il tormentato
avvio della campagna di vaccinazione covid, nel seguente passaggio che
esemplifica, al di là delle specifiche finalità dell’articolo, uno schema mentale,
diffuso e condiviso a destra come a sinistra, relativo al rapporto tra scienza e
natura, da tenere ben presente nell’avviare una nuova riflessione sul senso del
limite ……
……. la scienza ha in prospettiva l’obiettivo di garantire la signoria dell’Uomo
sulla natura, o almeno di sottrarci il più possibile dal dominio della natura
su di noi. La natura va indagata perché sia meglio domata, va studiata perché
sia meglio utilizzata, perché si possa fare del mondo, esterno ed ostile, la
casa dell’Uomo …..
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