domenica 17 gennaio 2021

Pandemia e cultura - Indagine Confcommercio/SWG

 

Dati e numeri sono elementi fondamentali per raccontare e capire una vicenda pandemica, e così è stato, è, per quella che da ormai un anno ha colpito l’intero pianeta, persino con un eccesso nella loro raccolta e diffusione incontrollata. Un fenomeno che abbiamo analizzato nella “Parola del mese” dello scorso Dicembre: infodemia. I dati ed i numeri raccolti testimoniano al tempo stesso le priorità, i diversi gradi di attenzione, con i quali viene letta la pandemia nel suo insieme. Non stupisce di certo che quelli sanitari, epidemiologici, abbiano la preminenza, e allo stesso modo che subito dopo seguano quelli relativi alle ricadute su economia e disagio sociale. Ma, con l’esclusione di questi due aspetti, sembra prevalere, per tutte le altre componenti del quadro globale delle ricadute pandemiche, una preoccupante carenza di informazioni adeguate. E’ il caso del “mondo della cultura” inteso in senso lato, a noi di CircolarMente ovviamente molto caro. A partire ad esempio dagli stessi dati e numeri dell’impatto sulla scuola, insufficienti o troppo poco analizzati e diffusi, ma ancor più è difficile reperirne per la variegata costellazione di imprese e attività che compongono la “cultura” diffusa del nostro paese. Un primo, significativo, recupero è venuto in questi giorni dall’Osservatorio di Impresa cultura della Confcommercio. Lo pubblichiamo perché, seppure nella sua sinteticità, offre uno spaccato oggettivo di quanto si è verificato in questo mondo nel corso del 2020. Dati e numeri si commentano da sé. E ancora non sono sufficienti: si riferiscono infatti esclusivamente a quanto è successo alle “imprese culturali”. Sfugge ancora il vastissimo mondo dell’associazionismo culturale, e sociale, in gran misura sostenuto dal volontariato, e la sensazione è purtroppo quella che qui si stia verificando un disastro ancora più grave. Sicuramente non è semplice raccogliere dati e numeri riferiti ad un processo per ora in gran parte sotterraneo che riguarda una platea vastissima e difficilmente misurabile di circoli, iniziative di base, momenti di incontro, gruppi eterogenei di varia natura e ispirazione. Inevitabilmente le reali ricadute pandemiche su queste attività, fondamentali per la buona salute della “cultura” del nostro paese ed ormai ferme da un anno intero, potranno essere misurate solo al momento della auspicatissima fine dell’incubo covid.19. La speranza è quella di essere smentiti, di assistere il giorno stesso del via libera ad un rifiorire diffuso e sorridente di un mondo tanto trascurato, sottovalutato, ma essenziale per la salute complessiva del paese. Per il momento i dati ed i numeri della Confcommercio non sembrano indurre a così tanto ottimismo.

          CONSUMI CULTURALI           DIMEZZATI" NEL 2020

Le cifre sono impressionanti per quanto del tutto attese: l'indagine dell'Osservatorio di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, sui consumi culturali degli italiani nel 2020 mette nero su bianco il disastro di un settore vittima dell'emergenza sanitaria. Con il Covid-19 i consumi di beni e servizi culturali si sono dimezzati (-47%) passando da 113 euro di spesa media mensile per famiglia di Dicembre 2019 a circa 60 euro a Dicembre 2020. Il dato più significativo della ricerca Confcommercio-Swg è quello del crollo della spesa mensile che dà la misura delle enormi difficoltà del settore


Questo è il quadro di dettaglio per singola voce e attività


Tiene la lettura sia dei libri, con una preferenza per il cartaceo sebbene oltre un italiano su tre utilizzi anche il formato digitale, che dei quotidiani, consultati principalmente in versione gratuita online e con un rapporto di circa 1 a 2 tra lettori in digitale a pagamento e lettori in cartaceo: + 9% per i libri, +12% per i giornali, crollano al meno 20% riviste e fumetti. Unici dati in segno positivo riguardano la tv a pagamento, piattaforme streaming incluse: la differenza tra dicembre 2019 e dicembre 2020 è considerevole +37% e con un terzo di italiani che pensa di utilizzare prevalentemente anche nei prossimi sei mesi piattaforme streaming a pagamento a testimonianza di un crescente interesse per questo tipo di offerta televisiva rispetto a quella generalista: la forma di fruizione tradizionale della cultura ha lasciato spazio al digitale con la visione di spettacoli dal vivo, opere, balletti e musica classica soprattutto sul web o in TV. Una tendenza che, alla luce delle attuali restrizioni, sembra confermarsi anche per la prima parte del 2021. Le restrizioni imposte dalla pandemia e la conseguente spinta sul digitale sembrano aver mutato anche la declinazione del concetto di cultura da parte degli italiani con il rischio di renderne più effimeri significati e sfumature.



Situazione drammatica, in particolare, per gli spettacoli dal vivo bloccati dal lockdown e dalle successive misure di contenimento della pandemia: crollo degli spettatori di circa il 90% per cinema, concerti, teatro e forti riduzioni di spesa, con punte di oltre il 70%, da parte dei consumatori tra Dicembre 2019 e Settembre 2020



Nessun commento:

Posta un commento