Relazione sulla
conferenza
del prof. Maurizio
Balistreri:
”Sexy Robot. Etica,
amore e sessualità
del futuro”
24 Ottobre 2018
Nel presentare
il relatore, Massima Bercetti fa un breve riferimento al progetto assunto
quest’anno da CircolarMente, che ha posto il futuro nelle sue molteplici e
possibili accezioni come oggetto di una riflessione volta a vagliarne tanto le
potenzialità quanto i rischi. Ringrazia pertanto il prof. Balistreri, che nella
sua veste di bioeticista e di docente di Filosofia morale già altre volte ha
condiviso con il pubblico dell’associazione le sue ricerche rispetto a tutta
una serie di problemi, dall’analisi del rapporto fra l’etica e le tecniche di
potenziamento dell’umano all’indagine su quanto sta accadendo e si prospetta
come futuribile nel campo della riproduzione umana. Nel suo intervento di
stasera il prof. Balistreri è stato invece invitato a parlare di un tema ugualmente intrigante
anche se non privo di aspetti inquietanti, cioè dell’amore al tempo delle
macchine, nella speranza che le sue riflessioni ci aiutino a comprendere meglio
il nostro rapporto con le macchine, a valutare se esso si porrà nel segno di
una vera e propria frattura ontologica o se invece non siamo già stati
sottilmente “colonizzati” da tutti quei dispositivi tecnologici che
consideriamo ormai come delle vere e proprie estensioni del nostro corpo. Un
tema su cui il cinema e la fantascienza hanno aperto da tempo degli spiragli,
ma rispetto al quale davvero abbiamo
bisogno di essere più consapevoli e avvertiti.
Premessa:
Nel corso della serata, il relatore ha
condiviso con il pubblico di CircolarMente alcuni aspetti di una sua recente
ricerca su questioni di grande rilevanza filosofica ed etica, che è poi
culminata nella stesura del testo “Sexy
Robot. L’amore al tempo delle macchine” (ed. Fandango). L’utilizzo dei
robot a scopo sessuale solleva infatti degli interrogativi importanti, relativi
da un lato alla personalità dei loro potenziali acquirenti e ai possibili
effetti corruttivi del loro uso (in particolare, all’eventuale attivazione o
accentuazione della tendenza ad ottenere un piacere sessuale legato a modelli
violenti) e dall’altro, in termini più generali, alla natura della nostra
relazione con delle macchine che sono programmate per interagire sempre più strettamente
con noi. Prima di cercare insieme delle risposte a queste domande, vale la
pena, secondo il relatore, di fare qualche riferimento alle immagini dei
prototipi su cui si sta lavorando, già visibili on line, e che sono in verità
alquanto impressionanti. Esse ci
mostrano infatti delle vere e proprie “bambole di pelle” di aspetto assai
seducente, con un corpo che si riscalda reagendo agli stimoli tattili e che
nelle versioni più sofisticate – per ora solo in fase di progetto – potrebbero
davvero interloquire con i loro utilizzatori
(del resto, al di là di questo uso
specifico, sono già stati messi a punto degli androidi – cioè dei robot con
sembianze umane – capaci di esercitare diverse funzioni in un contesto
familiare e di cura: è possibile su You Tube
vederli in azione mentre porgono oggetti, sollevano pazienti allettati,
rispondono alle più diverse richieste di aiuto). Sappiamo bene infatti che
gli investimenti nella robotica sono stati e continuano ad essere massicci: non
c’è praticamente alcun aspetto della nostra vita che non ne sia già stato
permeato, con una tendenza ad un rapido incremento, il che apre sicuramente
scenari imprevedibili e sotto molti aspetti inquietanti (in particolare, se pensiamo al futuro del lavoro umano in un mondo in
cui i robot sapranno fare un numero notevole di cose molto meglio di noi). Un
tema, quest’ultimo, molto vivo all’attenzione di tutti ma su cui il professor
Balistreri non si dilunga, anche perché sarà oggetto di un incontro successivo
già programmato da Circolarmente. Passa invece ad esaminare in modo più dettagliato
alcuni dei punti critici relativi all’utilizzo dei robot sessuali, partendo
dalle obiezioni che vengono poste da chi ne chiede la messa al bando ritenendo
che essi possano predisporre i fruitori ad un atteggiamento sessualmente
violento che poi andrà inevitabilmente a riflettersi sulle donne reali (in effetti, alcuni esemplari sono progettati
in modo specifico per opporre resistenza al rapporto, in modo che i loro utilizzatori possano agire le
loro fantasie di forzatura sessuale e di
stupro).
I
punti critici
e i
dati della letteratura scientifica:
Sono obiezioni che secondo il relatore vale
la pena di guardare con attenzione, anche perché sono speculari a quelle già
poste a suo tempo per la pornografia e per alcuni tipi di videogiochi violenti,
rispetto alle quali abbiamo ormai a disposizione una letteratura scientifica
che ci può dare alcune utili indicazioni.
Partiamo dalla pornografia, a cui si
addebita il fatto di offrire un modello di sessualità pericoloso in quanto
presenta generalmente situazioni in cui essa viene agita in modo violento,
veicolando l’idea che la forma basica della sessualità sia quella dell’uomo che
prende ciò che vuole con forza, con la donna che trae piacere da questa imposizione.
Una critica, questa, mossa a livello filosofico e politico da diverse studiose femministe,
che per certi versi richiama quella rivolta a certi tipi di videogiochi, in cui
si commettono sia pure virtualmente azioni che nel mondo reale sarebbero
considerate immorali o punite come veri e propri reati: in essi si può infatti
stuprare, torturare, uccidere… Anche in
questo caso si è parlato di possibile corruzione del carattere e di una tendenza
a trasferire nel mondo reale la violenza così facilmente agita nel mondo
virtuale (a sostegno di questa tesi, si
cita il caso degli adolescenti statunitensi che si sono resi responsabili di
stragi, nella cui storia personale si riscontra con evidenza la passione per
questo tipo di videogiochi) Sono obiezioni importanti che toccano un nodo
cruciale, quello del rapporto fra immaginazione, fantasia e realtà, su cui il professor
Balistreri si è già interrogato in un suo saggio precedente - “Etica e romanzo. Paradigmi del soggetto morale” - volto ad esplorare il
valore della narrativa nell’affinamento del mondo morale (a suo giudizio
infatti essa costituisce, dando spazio all’immaginazione, una risorsa etica
fondamentale, dal momento che le storie ci mettono a contatto con vite che non
sono la nostra e aumentano la nostra percezione della complessità dei vissuti,
fornendoci un ampliamento esperienziale importante). Nel tema che stiamo
trattando diventa davvero indispensabile interrogarci sul ruolo giocato
dall’immaginazione e sull’impatto delle nostre fantasie sulla realtà delle
nostre vite, che è certamente importante anche se il prof. Balistreri non
ritiene che si possa sempre porre una concatenazione diretta fra fantasia e
realtà (il fatto di aver giocato da
bambini a cowboys e indiani, uccidendone in gran quantità, ci ha forse resi
degli adulti propensi all’assassinio? Per quanto lo riguarda, non gli sembra
che questo sia avvenuto, come non lo è stato per moltissimi altri bambini che
hanno condotto le stesse battaglie). Pensiamo, proseguendo su questa linea
di discorso, ai cosiddetti “sexy toys” (giocattoli del sesso), che oggi è
possibile acquistare con grande facilità in negozi appositi, fisici oppure on
line. Potremmo forse essere sorpresi nello scoprire che uno dei più venduti
siano le manette, presentate nelle modalità più varie: ma è un fatto assodato
che molte coppie si divertano a mimare un rapporto di subordinazione o di
violenza, senza che questo degeneri in una violenza reale e senza implicare una
corruzione della personalità; allo stesso modo, ci sono coppie che si divertono
a giocare sessualmente fingendo un rapporto fra un adulto autorevole e potente
e un giovane inesperto… In effetti, il campo delle fantasie sessuali è quanto
mai vario, senza che si possa
sempre parlare di perversioni e di devianza.
…………………………..
A questo punto è opportuno fare un
riferimento alla letteratura scientifica, che sugli argomenti in questione ci
presenta, secondo il prof. Balistreri, dei dati decisamente rassicuranti
asserendo che all’aumento esponenziale dei videogiochi con contenuti violenti e
dei video pornografici non corrisponde affatto un aumento della violenza in chi
li utilizza, bensì una diminuzione, smentendo dunque una percezione molto
diffusa. Se dunque riportiamo questi dati ai sexy robot, potremmo anche
immaginare che il loro utilizzo, anziché esacerbare l’attitudine alla violenza,
possa al contrario diminuirla assumendo
in qualche specifico caso un ruolo catartico (il relatore fa qui riferimento ad
alcune sperimentazioni condotte da un gruppo di psicologi su individui con inclinazione alla pedofilia o alla violenza
sessuale, che paiono avere risultati positivi dal poter “agire” le loro
pulsioni, imparando a controllarle, attraverso delle simulazioni predisposte al computer ). Naturalmente, il relatore è ben consapevole del
fatto che ci muoviamo su terreni scivolosi, toccando questioni complesse a
livello morale e filosofico (pensiamo,
per fare un esempio, al fatto che vengano progettati – così pare almeno si stia
facendo in alcuni laboratori giapponesi – dei robot sessuali con fattezze
infantili, e alle domande che ci possiamo porre: un robot bambino è “davvero”
un bambino?). Quello che però è importante evidenziare, a suo giudizio -
spostandosi magari su di un terreno meno infido, quello delle bambole
gonfiabili, che è già ben conosciuto e che ci consente di sdrammatizzare il
problema (magari ridendoci su, come si fa nel film “Lars e una ragazza tutta sua”
di Craig Gillespie) - è la
necessità di non essere troppo sbrigativi nell’ etichettare come devianti tutti
quei comportamenti sessuali che ci sembrano uscire dall’ambito della norma, e
in generale dalla relazione. Certi
oggetti, ad esempio, possono aiutare persone in difficoltà a vincere timidezze
e paure: quando non si danneggia nessuno, può non esserci nulla di sbagliato nel
cercare piacere con mezzi che magari a molti di noi possono sembrare bizzarri e
in alcuni casi inaccettabili, mentre magari per altri risultano divertenti o
giovevoli. Perché poi alla fine, osserva il prof. Balistreri, che cosa è il
sesso? Dobbiamo forse intenderlo solo come un’attività che si pratica con altre
persone, nell’ambito di una relazione? O pensarlo altrimenti, come tutto ciò
che possiamo fare per raggiungere un particolare piacere, compreso
l’autoerotismo? Certo ha pesato a lungo sulla nostra cultura l’interdetto
religioso, che ha sempre ritenuto questa forma di sessualità come un’attività
contro natura (pensiamo a San Tommaso, che la considerava più immorale della
violenza stessa). Del resto non possiamo nasconderci il fatto che la presenza
dell’altro non è sempre il segno di una sessualità “matura”: l’altro può essere
magari solo utilizzato in modo veloce, o sottoposto ad un processo di
sovrapposizione in cui scompare come individuo per fare posto alle nostre
fantasie, al nostro immaginario, al pensiero di una persona assente…
Osservazioni
conclusive:
In effetti, osserva ancora il relatore
chiudendo un intervento che è stato volutamente breve per fare spazio agli
interventi del pubblico, discutere sui sexy robot significa entrare in una
serie di questioni che precedono la
stessa costruzione di queste macchine sessuali: interrogarsi, per esempio,
se certi giochi siano di per sé immorali
o facciano invece parte di una vita sessuale non necessariamente perversa, riflettere
su come sia cambiato nel tempo il nostro sentimento di ripugnanza rispetto a
certe pratiche, chiederci se quando assistiamo da spettatori a scene di cinematografia violenta rimaniamo o
no ben coscienti dell’inaccettabilità della violenza nella vita reale. Porsi insomma
tutta una serie di questioni che alcuni interventi del pubblico rilanciano, a
partire dall’esigenza della natura umana di immaginare altri mondi, che viene
sottolineata riflettendo su quanto le nostre fantasie siano costitutive dei
nostri desideri. Vengono anche espresse naturalmente delle preoccupazioni, sia
sulla natura equivoca e potenzialmente fagocitatrice delle offerte di mercato
volte ad ampliare in modo indefinito esigenze e desideri, sia sulle difficoltà
che molti giovani possono avere nel continuo spostamento fra il mondo reale e
quello che Alessandro Baricco, nel suo recente “The game” chiama “l’oltremondo”,
soprattutto se vengono a mancare buoni riferimenti familiari, scolastici e
sociali. Interventi diversi, con osservazioni che il prof. Balistreri accoglie
volentieri nella consapevolezza dell’importanza del confronto per mettere
meglio a fuoco i problemi, separando i giusti timori dagli eccessi di
allarmismo, e per guardare in faccia in modo consapevole quelli che possono
anche risultare soltanto degli ancorati pregiudizi. Scenari nuovi (ma non poi
così totalmente nuovi, come si evince dal suo discorso in cui sono stati messi
in luce molti elementi di continuità) non possono che spingerci ad un surplus
di riflessione, come si è cercato di fare in questa serata, sia pure nella
brevità dello spazio a disposizione.
Per
CircolarMente
Enrica
Gallo