mercoledì 10 ottobre 2018

"Il Saggio del mese" - Ottobre 2018



Il “saggio” del mese

Ottobre 2018

“Il grido”  Antonio Moresco
Forse è una piccola forzatura proporre questo testo come “Saggio del mese”. Se infatti per “saggio” dobbiamo intendere, come da definizione da vocabolario….opera scritta di carattere argomentativo, che documenta particolari studi e ricerche su un tema determinato, generalmente sviluppandosi attorno a una tesi centrale ….”Il grido” di Antonio Moresco non ha propriamente queste caratteristiche. E d’altronde lo stesso autore preferisce definirlo un “pamphlet”, ossia……un libello, un breve scritto di carattere polemico o satirico……. Riteniamo che questa piccola forzatura meriti di essere fatta perché la tesi centrale del libro, che quindi comunque c’è, trova un collegamento importante con l'attuale programma di CircolarMente incentrato sui “FUTURI”. Lo si comprende immediatamente leggendo il suo risvolto di copertina……………Sotto i nostri occhi sta succedendo una cosa enorme, ma che noi non vogliamo vedere: le nostre sono le prime generazioni umane a vivere al cospetto di un'estinzione di specie. Eppure tutto continua come se niente fosse, perché i domini umani traggono il loro potere proprio da questo occultamento. Economia, politica, società, costume, informazione, cultura... tutto sembra organizzato e concepito per perpetuare una simile tragica rimozione……..A giudizio di Moresco quindi il futuro dell’umanità è scritto, ci attende, quanto prima, la nostra estinzione come specie. Una tesi decisamente “forte” che non lascia scampo alcuno, ma che non  è fantasioso frutto della vis polemica di Moresco, essendo una ipotesi, per quanto estrema, formulata in ambiti scientifici, sicuramente provocatoria, ma non del tutto inverosimile in quanto poggia sulla nefasta, ma ineludibile, combinazione delle più pessimistiche proiezioni sugli scenari ambientali futuri (basta scorrere l’ultimo drammatico “Rapporto ONU sui cambiamenti climatici” emesso in questi giorni) con la folle crescita demografica e con le sempre più marcate tensioni fra Stati, a rischio di degenerare in conflitti veri e propri, determinate dal progressivo esaurimento delle risorse del pianeta, acqua in primis. Moresco, che scienziato non è, non fornisce quindi elementi “da saggio” a supporto di questa tesi, la fa sua, come da formula “senza se senza ma”, e subito si e ci pone una domanda ineludibile: ma se questo è davvero il futuro che ci attende, se continuiamo a vivere come stiamo vivendo, come è possibile che, a quanto decisamente pare, l’umanità tutta non ne tragga fino in fondo le logiche conseguenze? Dice Moresco…..arriva il momento in cui bisogna dire le cose che preferiamo tacere, pure se sono sotto gli occhi di tutti; dal punto di vista della specie siamo fottuti. Eppure, lo dico sbalordendomi, la vita sul minuscolo pianeta Terra continua come se niente fosse. Le pare normale?……Ad Antonio Moresco no, non pare normale. E così lancia questo “grido”, per farci capire, riflettere, agire. E lo fa da letterato, da visionario, chiedendoci di seguirlo in un vagabondare notturno, reso insonne dal suo continuo arrovellarsi attorno alle cause che hanno portato a questo possibile “disastro” finale ed alla indifferenza complice che lo sta accompagnando. E’ questa la trama del libro, un lungo, tanto stralunato quanto sofferto, riflettere su come sia stato possibile arrivare a questo punto. Una riflessione che non bada tanto a ripercorrere il percorso fattuale che a questo possibile “disastro” ci ha portato, questo è lavoro da saggista e Moresco, come si è detto, non lo è, ma che guarda dentro il mondo delle idee che, da una parte, hanno ispirato l’umanità lungo questa strada e che, dall’altra, l’hanno privata dello stesso coraggio di confrontarsi, realmente, con quanto sta succedendo. Una passeggiata notturna con tante domande quanti sono i passi fatti e raccontata con una invenzione letteraria che sbalordisce. Moresco immagina di incontrare nel suo, e nostro, vagabondare notturno (con lunga sosta in un orinatoio pubblico!) scrittori, filosofi, scienziati, pittori e musicisti, del passato e del presente, che hanno a suo avviso costruito il mondo delle idee e delle domande rimaste senza risposta alla base del “disastro”. Ovviamente non tutti, sono quelli che di più, con diversi ruoli ed accenti, lo hanno personalmente colpito. I nomi? Li citiamo tutti in rigoroso ordine di apparizione……Goya, Beethoven, Rembrandt, Van Gogh, Kafka. Leopardi, Stephen Hawking, Latouche, Ernst von Solomon, Bunuel, Michel Houllebeq, Emily Dickinson, Dostoevskij, Darwin, Marx, Balzac, Freud, Elvis Presley, Nietzsche, Emanuele Severino, Maria Callas, San Giovanni Battista, Italo Svevo, il doppio di Antonio Moresco stesso……ma sono davvero loro o sono dei cloni a simboleggiare una delle ultime follie umane? Va da sé che sono dei cloni e la loro eterogeneità non deve confonderci. Alcuni sono presenze mute, altri semplicemente cantano, altri ancora compaiono come testimoni della ricchezza artistica dell’umanità, ma alcuni sono scelti da Moresco come interlocutori importanti. Non sono quindi clonate le loro citazioni che messe insieme raccontano, da vero e proprio “saggio”, il viaggio con una sola meta finale di una umanità capace di pensieri potenti ma incapace di collocarsi in modo armonico nel mondo.  E’ impossibile dare conto del fiume in piena delle domande e delle accuse che a loro Moresco rivolge, il suo argomentare è, da vero e proprio “pamphlet”, un atto di accusa, un grido di rabbia verso dei giganti del pensiero, e tramite loro verso quelle discipline del pensiero umano, che egli giudica essere responsabili non avendo intuito, e quindi adeguatamente combattuto le conseguenza della “società dei consumi”, la società dei "ciis" (l'italianizzazione della stupida formuletta che accompagna gli incomprensibili sorrisi delle valanghe quotidiane di selfie). Di alcuni merita però citare, anche se per sommi capi, le ragioni specifiche per cui sono stati chiamati in causa: Stephen Hawking lo è in nome di una scienza che troppo spesso trascura le implicazioni complessive del suo procedere (al punto da far dire da Einstein, che pur scienziato è, “non si risolve un problema con lo stesso meccanismo che lo ha creato”); Darwin: per il  meccanismo, da lui brillantemente individuato,  della selezione naturale e dell’evoluzione, che è però cieco verso le conseguenze ultime se lascia che si affermi una specie che sta uccidendo la vita sul pianeta; Karl Marx: tanto amato e seguito da Moresco, ma chiamato a rispondere per la sua lucida e totale opposizione alle leggi del mercato e del profitto basata però su una idea fideistica di un progresso costante e certo verso una nuova umanità, lo stesso progresso quindi che ha animato il capitalismo e che ci ha portato a questo stato di cose; Emanuele Severino: rappresentante di eccellenza del pensiero filosofico, di un pensiero che invece di scavare nel modo concreto di essere nel mondo dell’uomo si è rinchiuso in una ricerca astratta, fine a sé stessa, senza veri sbocchi ed insegnamenti, basata più su soluzioni linguistiche, per quanto apparentemente fascinose, che su concetti universalmente comprensibili e spendibili. Questa visionaria ed appassionata creazione letteraria di Moresco, resa perfettamente da una lingua tagliente e cruda e partecipe, non può chiudersi che in un finale pessimistico, delineando, se su questa strada l’umanità continuerà a proseguire l’unico dei futuri possibili: un pianeta abitato da una vita solo più vegetale. A tutti noi il compito di smentirlo; e d’altronde uno spiraglio di ottimismo Antonio Moresco lo concede in una intervista di Marco Belpoliti apparsa sull’inserto Robinson di La Repubblica del 7 Ottobre scorso……..Il mio GRIDO è un’invocazione, è l’urlo di chi si chiede perché una specie che ha fatto così tanto non trova dentro di sé la forza dell’invenzione, della visione, del rovesciamento del piano. E allora è anche un grido d’amore per l’uomo. Perché noi umani possiamo e dobbiamo fare di più e meglio. Anzi, diversamente…….

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