Il
“saggio” del mese
Ottobre 2018
“Il grido” Antonio Moresco
Forse
è una piccola forzatura proporre questo testo come “Saggio del mese”. Se
infatti per “saggio” dobbiamo intendere, come da definizione da vocabolario….opera scritta di carattere argomentativo,
che documenta particolari studi e ricerche su un tema determinato, generalmente
sviluppandosi attorno a una tesi centrale ….”Il grido” di Antonio Moresco
non ha propriamente queste caratteristiche. E d’altronde lo stesso autore
preferisce definirlo un “pamphlet”, ossia……un
libello, un breve scritto di
carattere polemico o satirico……. Riteniamo che questa
piccola forzatura meriti di essere fatta perché la tesi centrale del libro, che
quindi comunque c’è, trova un collegamento importante con l'attuale programma
di CircolarMente incentrato sui “FUTURI”. Lo si comprende immediatamente
leggendo il suo risvolto di copertina……………Sotto i nostri occhi sta succedendo una cosa enorme, ma che noi non
vogliamo vedere: le nostre sono le prime generazioni umane a vivere al cospetto
di un'estinzione di specie. Eppure tutto continua come se niente fosse, perché
i domini umani traggono il loro potere proprio da questo occultamento.
Economia, politica, società, costume, informazione, cultura... tutto sembra
organizzato e concepito per perpetuare una simile tragica rimozione……..A
giudizio di Moresco quindi il futuro dell’umanità è scritto, ci attende, quanto
prima, la nostra estinzione come specie. Una tesi decisamente “forte” che non lascia scampo
alcuno, ma che non è fantasioso frutto della vis
polemica di Moresco, essendo una ipotesi, per quanto estrema, formulata in ambiti scientifici, sicuramente provocatoria, ma non del tutto inverosimile in quanto poggia sulla
nefasta, ma ineludibile, combinazione delle più pessimistiche proiezioni sugli
scenari ambientali futuri (basta scorrere l’ultimo drammatico “Rapporto ONU sui
cambiamenti climatici” emesso in questi giorni) con la folle crescita
demografica e con le sempre più marcate tensioni fra Stati, a rischio di
degenerare in conflitti veri e propri, determinate dal progressivo esaurimento
delle risorse del pianeta, acqua in primis. Moresco, che scienziato non è, non
fornisce quindi elementi “da saggio” a supporto di questa tesi, la fa sua, come
da formula “senza se senza ma”, e subito si e ci pone una domanda ineludibile:
ma se questo è davvero il futuro che ci attende, se continuiamo a vivere come
stiamo vivendo, come è possibile che, a quanto decisamente pare, l’umanità
tutta non ne tragga fino in fondo le logiche conseguenze? Dice Moresco…..arriva il momento in cui bisogna dire le
cose che preferiamo tacere, pure se sono sotto gli occhi di tutti; dal punto di
vista della specie siamo fottuti. Eppure, lo dico sbalordendomi, la vita sul
minuscolo pianeta Terra continua come se niente fosse. Le pare normale?……Ad
Antonio Moresco no, non pare normale. E così lancia questo “grido”, per farci
capire, riflettere, agire. E lo fa da letterato, da visionario, chiedendoci di
seguirlo in un vagabondare notturno, reso insonne dal suo continuo arrovellarsi
attorno alle cause che hanno portato a questo possibile “disastro” finale ed
alla indifferenza complice che lo sta accompagnando. E’ questa la trama del
libro, un lungo, tanto stralunato quanto sofferto, riflettere su come sia stato
possibile arrivare a questo punto. Una riflessione che non bada tanto a ripercorrere
il percorso fattuale che a questo possibile “disastro” ci ha portato, questo è
lavoro da saggista e Moresco, come si è detto, non lo è, ma che guarda dentro
il mondo delle idee che, da una parte, hanno ispirato l’umanità lungo questa
strada e che, dall’altra, l’hanno privata dello stesso coraggio di
confrontarsi, realmente, con quanto sta succedendo. Una passeggiata notturna
con tante domande quanti sono i passi fatti e raccontata con una invenzione
letteraria che sbalordisce. Moresco immagina di incontrare nel suo, e nostro,
vagabondare notturno (con lunga sosta in un orinatoio pubblico!) scrittori,
filosofi, scienziati, pittori e musicisti, del passato e del presente, che
hanno a suo avviso costruito il mondo delle idee e delle domande rimaste senza
risposta alla base del “disastro”. Ovviamente non tutti, sono quelli che di
più, con diversi ruoli ed accenti, lo hanno personalmente colpito. I nomi? Li
citiamo tutti in rigoroso ordine di apparizione……Goya, Beethoven, Rembrandt,
Van Gogh, Kafka. Leopardi, Stephen Hawking, Latouche, Ernst von Solomon,
Bunuel, Michel Houllebeq, Emily Dickinson, Dostoevskij, Darwin, Marx, Balzac,
Freud, Elvis Presley, Nietzsche, Emanuele Severino, Maria Callas, San Giovanni
Battista, Italo Svevo, il doppio di Antonio Moresco stesso……ma sono davvero
loro o sono dei cloni a simboleggiare una delle ultime follie umane? Va da sé che sono
dei cloni e la loro eterogeneità non deve confonderci. Alcuni sono presenze
mute, altri semplicemente cantano, altri ancora compaiono come testimoni della
ricchezza artistica dell’umanità, ma alcuni sono scelti da Moresco come
interlocutori importanti. Non sono quindi clonate le loro citazioni che messe
insieme raccontano, da vero e proprio “saggio”, il viaggio con una sola meta
finale di una umanità capace di pensieri potenti ma incapace di collocarsi in
modo armonico nel mondo. E’ impossibile
dare conto del fiume in piena delle domande e delle accuse che a loro Moresco
rivolge, il suo argomentare è, da vero e proprio “pamphlet”, un atto di accusa,
un grido di rabbia verso dei giganti del pensiero, e tramite loro verso quelle
discipline del pensiero umano, che egli giudica essere responsabili non avendo
intuito, e quindi adeguatamente combattuto le conseguenza della “società dei
consumi”, la società dei "ciis" (l'italianizzazione della stupida formuletta che accompagna gli incomprensibili sorrisi delle valanghe quotidiane di selfie). Di alcuni
merita però citare, anche se per sommi capi, le ragioni specifiche per cui sono stati chiamati in causa: Stephen
Hawking lo è in nome di una scienza che troppo spesso trascura le implicazioni
complessive del suo procedere (al punto da far dire da Einstein, che pur
scienziato è, “non si risolve un problema
con lo stesso meccanismo che lo ha creato”); Darwin: per il meccanismo, da lui brillantemente individuato, della selezione naturale e dell’evoluzione,
che è però cieco verso le conseguenze ultime se lascia che si affermi una
specie che sta uccidendo la vita sul pianeta; Karl Marx: tanto amato e seguito
da Moresco, ma chiamato a rispondere per la sua lucida e totale opposizione alle
leggi del mercato e del profitto basata però su una idea fideistica di un
progresso costante e certo verso una nuova umanità, lo stesso progresso quindi
che ha animato il capitalismo e che ci ha portato a questo stato di cose;
Emanuele Severino: rappresentante di eccellenza del pensiero filosofico, di un
pensiero che invece di scavare nel modo concreto di essere nel mondo dell’uomo
si è rinchiuso in una ricerca astratta, fine a sé stessa, senza veri sbocchi ed
insegnamenti, basata più su soluzioni linguistiche, per quanto apparentemente fascinose, che su concetti
universalmente comprensibili e spendibili. Questa visionaria ed appassionata
creazione letteraria di Moresco, resa perfettamente da una lingua tagliente e
cruda e partecipe, non può chiudersi che in un finale pessimistico, delineando,
se su questa strada l’umanità continuerà a proseguire l’unico dei futuri
possibili: un pianeta abitato da una vita solo più vegetale. A tutti noi il
compito di smentirlo; e d’altronde uno spiraglio di ottimismo Antonio Moresco
lo concede in una intervista di Marco Belpoliti apparsa sull’inserto Robinson di
La Repubblica del 7 Ottobre scorso……..Il mio GRIDO è un’invocazione, è l’urlo di chi si chiede perché una specie
che ha fatto così tanto non trova dentro di sé la forza dell’invenzione, della
visione, del rovesciamento del piano. E allora è anche un grido d’amore per
l’uomo. Perché noi umani possiamo e dobbiamo fare di più e meglio. Anzi,
diversamente…….
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