La
parola del mese
A turno si propone una parola, evocativa di pensieri
collegabili ed in grado di aprirsi verso nuove riflessioni
OTTOBRE
2018
Il prossimo programma di CircolarMente invita a volgere i nostri sguardi
verso i “FUTURI” più o meno prossimi. Un invito che richiede disponibilità a
confrontarci senza preconcetti con il “nuovo”, ma mantenendo al tempo stesso un
giusto spirito critico. Un corretto
approccio che presuppone anche la maggiore consapevolezza possibile del “tipo
di sguardo” che tutti noi, in quanto umani, possiamo utilizzare. Si riapre in
questo senso un immediato collegamento con alcune precedenti “Parole del mese”
che miravano a far riflettere su importanti questioni di fondo in qualche modo
preliminari per l’esercizio di un consapevole “sguardo”, ad esempio sul
rapporto mente-coscienza e su cosa si debba intendere per “intelligenza”. Sullo
sfondo si muove il pregnante tema della “realtà”, e cioè di cosa parliamo
quando utilizziamo questo termine. Il titolo di un breve ma denso saggio del
fisico teorico Carlo Rovelli è esemplare in questo senso: “La realtà non è
quella che ci appare”. Da tempo abbiamo infatti appreso che i nostri sensi, e
le conseguenti costruzioni mentali che su di essi poggiano, non ci consentono
di cogliere l’intera gamma dei fenomeni che ci circondano. Ed è risaputo che
fin dagli albori della evoluzione umana, ben prima di raggiungere tale
conoscenza e consapevolezza, ci interroghiamo sul rapporto realtà-pensiero.
Questa parola del mese è nella sua sinteticità, superate alcune difficoltà
iniziali, un buon passepartout per riflettere su questo eterno dilemma…….
Qualia
qualia (plurale
neutro latino di quale, is cioè qualità, attributo, modo) sono,
nella filosofia della mente, gli aspetti qualitativi delle esperienze
coscienti. Ogni esperienza cosciente ha una sensazione qualitativa diversa da
un'altra. I qualia sono estremamente specifici e caratterizzano essenzialmente
le singole esperienze coscienti.
Non è facile trovare sui dizionari il significato di “qualia”, quella riportata è la definizione che si legge
nella pagina di Wikipedia (utilizzata anche per
ripercorrere il dibattitto filosofico e scientifico sul tema dei qualia
pubblicato con post a sé stante) che di per sé forse poco aiuta a capire, non diversamente
peraltro da quella reperibile sulla Enciclopedia on-line Treccani….
Insieme delle caratteristiche
sensoriali soggettive, dettagli qualitativi inesprimibili dalla percezione
individuale, a cui soltanto il soggetto percipiente può accedere. Da un punto
di vista filosofico, i qualia
soggettivi delle sensazioni personali costituiscono un qualcosa di aggiuntivo e
di diverso rispetto al ruolo causale e relazionale che le sensazioni fisiche
possono svolgere all’interno dei processi cognitivi. Secondo molti autori, tali
qualia intrinseci, benché facilmente individuabili dal punto di vista
personale, sono in sé e per sé degli elementi assolutamente semplici e quindi
non analizzabili dalle scienze fisiche, e non rappresentano un tipo di fenomeno
spiegabile con l’approccio sperimentale classico delle neuroscienze. Essi sono
semplici in termini metafisici ed esclusivamente soggettivi, mentre ogni loro
ricostruzione fisica dovrebbe basarsi su strutture causali e relazionali ed
essere totalmente obiettiva. All’interno del dibattito filosofico sul rapporto
mente/cervello, lo studio sulla natura dei qualia rappresenta il nucleo delle
argomentazioni dei dualisti contro il materialismo riduttivo.
Può
aiutarci a meglio capire cosa dobbiamo intendere per qualia l’articolo,
intitolato “Ciò che Mary non sapeva” pubblicato nel 1986 dal filosofo
australiano Frank Jackson (uno dei maggiori sostenitori dell’esistenza e del
ruolo dei qualia), nel quale si immaginava una ragazza,
Mary, nata e cresciuta in una stanza priva di colori (gli unici colori permessi
erano il bianco e il nero). Tuttavia a Mary era anche permesso leggere libri di
neurofisiologia grazie ai quali divenne una grande esperta del funzionamento
del cervello. Mary sapeva quindi molto bene come il sistema visivo umano
distingueva le diverse frequenze dello spettro elettromagnetico, e quindi cosa
fossero i colori. Supponendo che un giorno Mary venisse
liberata e fatta uscire dalla stanza, per la prima volta ella avrebbe visto i
colori e appreso come esperienza
diretta, per esempio, com'è vedere un colore rosso anche se già sapeva
come il suo apparato sensoriale lo distingueva dalle altre frequenze delle
spettro elettromagnetico! Paradossalmente, quindi, Mary avrebbe appreso
qualcosa di nuovo riguardo ai colori anche se già sapeva cosa fossero. A significare quindi che è solo grazie ai qualia, ossia alle soggettive
rappresentazioni mentali che si creano nella nostra mente entrando in contatto con il mondo reale,
che possiamo avere una conoscenza completa della realtà.
E’ davvero così? Quanto pesa per la nostra conoscenza l’esatta scientifica
rappresentazione del reale piuttosto che l’immagine che di esso ci viene
consentita, dopo averla prodotta, dalla nostra soggettiva relazione con il
mondo che ci circonda?
E’ questa la riflessione che il termine “qualia” ci sollecita; una riflessione che da sempre vede
dibattere e dividersi il pensiero filosofico, e scientifico, a partire dalla
stessa negazione della loro esistenza. Per chi avesse interesse a seguire
questo dibattito proseguiamo con una sua sintesi, molto, moltissimo di massima,
inserita in questo blog come successivo post a sé stante.
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