martedì 30 ottobre 2018

Sintesi della conferenza del Prof. Balistrieri - a cura di Enrica Gallo


Relazione sulla conferenza
del prof. Maurizio Balistreri:
”Sexy Robot. Etica,
amore e sessualità del futuro”

24 Ottobre 2018



Introduzione:

Nel presentare il relatore, Massima Bercetti fa un breve riferimento al progetto assunto quest’anno da CircolarMente, che ha posto il futuro nelle sue molteplici e possibili accezioni come oggetto di una riflessione volta a vagliarne tanto le potenzialità quanto i rischi. Ringrazia pertanto il prof. Balistreri, che nella sua veste di bioeticista e di docente di Filosofia morale già altre volte ha condiviso con il pubblico dell’associazione le sue ricerche rispetto a tutta una serie di problemi, dall’analisi del rapporto fra l’etica e le tecniche di potenziamento dell’umano all’indagine su quanto sta accadendo e si prospetta come futuribile nel campo della riproduzione umana. Nel suo intervento di stasera il prof. Balistreri è stato invece invitato  a parlare di un tema ugualmente intrigante anche se non privo di aspetti inquietanti, cioè dell’amore al tempo delle macchine, nella speranza che le sue riflessioni ci aiutino a comprendere meglio il nostro rapporto con le macchine, a valutare se esso si porrà nel segno di una vera e propria frattura ontologica o se invece non siamo già stati sottilmente “colonizzati” da tutti quei dispositivi tecnologici che consideriamo ormai come delle vere e proprie estensioni del nostro corpo. Un tema su cui il cinema e la fantascienza hanno aperto da tempo degli spiragli, ma rispetto al quale  davvero abbiamo bisogno di essere più consapevoli e  avvertiti.

                                        

Premessa:              

Nel corso della serata, il relatore ha condiviso con il pubblico di CircolarMente alcuni aspetti di una sua recente ricerca su questioni di grande rilevanza filosofica ed etica, che è poi culminata nella stesura del testo “Sexy Robot. L’amore al tempo delle macchine” (ed. Fandango). L’utilizzo dei robot a scopo sessuale solleva infatti degli interrogativi importanti, relativi da un lato alla personalità dei loro potenziali acquirenti e ai possibili effetti corruttivi del loro uso (in particolare, all’eventuale attivazione o accentuazione della tendenza ad ottenere un piacere sessuale legato a modelli violenti) e dall’altro, in termini più generali, alla natura della nostra relazione con delle macchine che sono programmate per interagire sempre più strettamente con noi. Prima di cercare insieme delle risposte a queste domande, vale la pena, secondo il relatore, di fare qualche riferimento alle immagini dei prototipi su cui si sta lavorando, già visibili on line, e che sono in verità alquanto impressionanti.  Esse ci mostrano infatti delle vere e proprie “bambole di pelle” di aspetto assai seducente, con un corpo che si riscalda reagendo agli stimoli tattili e che nelle versioni più sofisticate – per ora solo in fase di progetto – potrebbero davvero interloquire con i loro utilizzatori  (del resto, al di là di questo uso specifico, sono già stati messi a punto degli androidi – cioè dei robot con sembianze umane – capaci di esercitare diverse funzioni in un contesto familiare e di cura: è possibile su You Tube  vederli in azione mentre porgono oggetti, sollevano pazienti allettati, rispondono alle più diverse richieste di aiuto). Sappiamo bene infatti che gli investimenti nella robotica sono stati e continuano ad essere massicci: non c’è praticamente alcun aspetto della nostra vita che non ne sia già stato permeato, con una tendenza ad un rapido incremento, il che apre sicuramente scenari imprevedibili e sotto molti aspetti inquietanti (in particolare, se pensiamo al futuro del lavoro umano in un mondo in cui i robot sapranno fare un numero notevole di cose molto meglio di noi). Un tema, quest’ultimo, molto vivo all’attenzione di tutti ma su cui il professor Balistreri non si dilunga, anche perché sarà oggetto di un incontro successivo già programmato da Circolarmente. Passa  invece ad esaminare in modo più dettagliato alcuni dei punti critici  relativi  all’utilizzo dei robot sessuali, partendo dalle obiezioni che vengono poste da chi ne chiede la messa al bando ritenendo che essi possano predisporre i fruitori ad un atteggiamento sessualmente violento che poi andrà inevitabilmente a riflettersi sulle donne reali (in effetti, alcuni esemplari sono progettati in modo specifico per opporre resistenza al rapporto, in  modo che i loro utilizzatori possano agire le loro fantasie di  forzatura sessuale e di stupro).



I punti critici

e i dati della letteratura scientifica:

Sono obiezioni che secondo il relatore vale la pena di guardare con attenzione, anche perché sono speculari a quelle già poste a suo tempo per la pornografia e per alcuni tipi di videogiochi violenti, rispetto alle quali abbiamo ormai a disposizione una letteratura scientifica che ci può dare alcune utili indicazioni.

Partiamo dalla pornografia, a cui si addebita il fatto di offrire un modello di sessualità pericoloso in quanto presenta generalmente situazioni in cui essa viene agita in modo violento, veicolando l’idea che la forma basica della sessualità sia quella dell’uomo che prende ciò che vuole con forza, con la donna che trae piacere da questa imposizione. Una critica, questa, mossa a livello filosofico e politico da diverse studiose femministe, che per certi versi richiama quella rivolta a certi tipi di videogiochi, in cui si commettono sia pure virtualmente azioni che nel mondo reale sarebbero considerate immorali o punite come veri e propri reati: in essi si può infatti stuprare, torturare, uccidere…  Anche in questo caso si è parlato di possibile corruzione del carattere e di una tendenza a trasferire nel mondo reale la violenza così facilmente agita nel mondo virtuale (a sostegno di questa tesi, si cita il caso degli adolescenti statunitensi che si sono resi responsabili di stragi, nella cui storia personale si riscontra con evidenza la passione per questo tipo di videogiochi) Sono obiezioni importanti che toccano un nodo cruciale, quello del rapporto fra immaginazione, fantasia e realtà, su cui il professor Balistreri si è già interrogato in un suo saggio precedente - “Etica e romanzo. Paradigmi del soggetto morale” - volto ad esplorare il valore della narrativa nell’affinamento del mondo morale (a suo giudizio infatti essa costituisce, dando spazio all’immaginazione, una risorsa etica fondamentale, dal momento che le storie ci mettono a contatto con vite che non sono la nostra e aumentano la nostra percezione della complessità dei vissuti, fornendoci un ampliamento esperienziale importante). Nel tema che stiamo trattando diventa davvero indispensabile interrogarci sul ruolo giocato dall’immaginazione e sull’impatto delle nostre fantasie sulla realtà delle nostre vite, che è certamente importante anche se il prof. Balistreri non ritiene che si possa sempre porre una concatenazione diretta fra fantasia e realtà (il fatto di aver giocato da bambini a cowboys e indiani, uccidendone in gran quantità, ci ha forse resi degli adulti propensi all’assassinio? Per quanto lo riguarda, non gli sembra che questo sia avvenuto, come non lo è stato per moltissimi altri bambini che hanno condotto le stesse battaglie). Pensiamo, proseguendo su questa linea di discorso, ai cosiddetti “sexy toys” (giocattoli del sesso), che oggi è possibile acquistare con grande facilità in negozi appositi, fisici oppure on line. Potremmo forse essere sorpresi nello scoprire che uno dei più venduti siano le manette, presentate nelle modalità più varie: ma è un fatto assodato che molte coppie si divertano a mimare un rapporto di subordinazione o di violenza, senza che questo degeneri in una violenza reale e senza implicare una corruzione della personalità; allo stesso modo, ci sono coppie che si divertono a giocare sessualmente fingendo un rapporto fra un adulto autorevole e potente e un giovane inesperto… In effetti, il campo delle fantasie sessuali è quanto mai vario,  senza  che si possa  sempre parlare di perversioni e di devianza.



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A questo punto è opportuno fare un riferimento alla letteratura scientifica, che sugli argomenti in questione ci presenta, secondo il prof. Balistreri, dei dati decisamente rassicuranti asserendo che all’aumento esponenziale dei videogiochi con contenuti violenti e dei video pornografici non corrisponde affatto un aumento della violenza in chi li utilizza, bensì una diminuzione, smentendo dunque una percezione molto diffusa. Se dunque riportiamo questi dati ai sexy robot, potremmo anche immaginare che il loro utilizzo, anziché esacerbare l’attitudine alla violenza, possa al contrario diminuirla  assumendo in qualche specifico caso un ruolo catartico (il relatore fa qui riferimento ad alcune sperimentazioni condotte da un gruppo di psicologi su individui con  inclinazione alla pedofilia o alla violenza sessuale, che paiono avere risultati positivi dal poter “agire” le loro pulsioni, imparando a controllarle,  attraverso delle simulazioni predisposte  al computer ).  Naturalmente, il relatore è ben consapevole del fatto che ci muoviamo su terreni scivolosi, toccando questioni complesse a livello morale e filosofico (pensiamo, per fare un esempio, al fatto che vengano progettati – così pare almeno si stia facendo in alcuni laboratori giapponesi – dei robot sessuali con fattezze infantili, e alle domande che ci possiamo porre: un robot bambino è “davvero” un bambino?). Quello che però è importante evidenziare, a suo giudizio - spostandosi magari su di un terreno meno infido, quello delle bambole gonfiabili, che è già ben conosciuto e che ci consente di sdrammatizzare il problema (magari ridendoci su, come si fa nel film “Lars e una ragazza tutta sua  di Craig Gillespie)  - è la necessità di non essere troppo sbrigativi nell’ etichettare come devianti tutti quei comportamenti sessuali che ci sembrano uscire dall’ambito della norma, e in generale dalla relazione.  Certi oggetti, ad esempio, possono aiutare persone in difficoltà a vincere timidezze e paure: quando non si danneggia nessuno, può non esserci nulla di sbagliato nel cercare piacere con mezzi che magari a molti di noi possono sembrare bizzarri e in alcuni casi inaccettabili, mentre magari per altri risultano divertenti o giovevoli. Perché poi alla fine, osserva il prof. Balistreri, che cosa è il sesso? Dobbiamo forse intenderlo solo come un’attività che si pratica con altre persone, nell’ambito di una relazione? O pensarlo altrimenti, come tutto ciò che possiamo fare per raggiungere un particolare piacere, compreso l’autoerotismo? Certo ha pesato a lungo sulla nostra cultura l’interdetto religioso, che ha sempre ritenuto questa forma di sessualità come un’attività contro natura (pensiamo a San Tommaso, che la considerava più immorale della violenza stessa). Del resto non possiamo nasconderci il fatto che la presenza dell’altro non è sempre il segno di una sessualità “matura”: l’altro può essere magari solo utilizzato in modo veloce, o sottoposto ad un processo di sovrapposizione in cui scompare come individuo per fare posto alle nostre fantasie, al nostro immaginario, al pensiero di una persona assente…



Osservazioni conclusive:

In effetti, osserva ancora il relatore chiudendo un intervento che è stato volutamente breve per fare spazio agli interventi del pubblico, discutere sui sexy robot significa entrare in una serie di questioni  che precedono la stessa costruzione di queste macchine sessuali: interrogarsi, per esempio, se  certi giochi siano di per sé immorali o facciano invece parte di una vita sessuale non necessariamente perversa, riflettere su come sia cambiato nel tempo il nostro sentimento di ripugnanza rispetto a certe pratiche, chiederci se quando assistiamo da spettatori a  scene di cinematografia violenta rimaniamo o no ben coscienti dell’inaccettabilità della violenza nella vita reale. Porsi insomma tutta una serie di questioni che alcuni interventi del pubblico rilanciano, a partire dall’esigenza della natura umana di immaginare altri mondi, che viene sottolineata riflettendo su quanto le nostre fantasie siano costitutive dei nostri desideri. Vengono anche espresse naturalmente delle preoccupazioni, sia sulla natura equivoca e potenzialmente fagocitatrice delle offerte di mercato volte ad ampliare in modo indefinito esigenze e desideri, sia sulle difficoltà che molti giovani possono avere nel continuo spostamento fra il mondo reale e quello che Alessandro Baricco, nel suo recente “The game” chiama “l’oltremondo”, soprattutto se vengono a mancare buoni riferimenti familiari, scolastici e sociali. Interventi diversi, con osservazioni che il prof. Balistreri accoglie volentieri nella consapevolezza dell’importanza del confronto per mettere meglio a fuoco i problemi, separando i giusti timori dagli eccessi di allarmismo, e per guardare in faccia in modo consapevole quelli che possono anche risultare soltanto degli ancorati pregiudizi. Scenari nuovi (ma non poi così totalmente nuovi, come si evince dal suo discorso in cui sono stati messi in luce molti elementi di continuità) non possono che spingerci ad un surplus di riflessione, come si è cercato di fare in questa serata, sia pure nella brevità dello spazio a disposizione.



Per CircolarMente

Enrica Gallo

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