Approfondimenti
sulla
“Parola del mese – Ottobre 2018”
“Parola del mese – Ottobre 2018”
Sintesi
(in
corsivo blu sono riportate le personali frasi di collegamento)
della
pagina di Wikipedia, peraltro parziale e intricata,
dedicata
ai………
QUALIA
……………la discussione
parte da molto lontano……
i qualia, seppure sotto diverso nome,
compaiono infatti per la prima volta nella storia del pensiero con la filosofia
atomistica di Democrito (IV secolo a.C.) che distingueva due tipi di qualità dei corpi: le
qualità primarie e le qualità secondarie. Le qualità primarie si riducevano
alle proprietà degli atomi dei quali tutti i corpi non erano altro che
aggregati. Le qualità primarie erano oggettive e quantitative. Le qualità
secondarie…..(alias
qualia)…..invece emergevano dalla relazione tra gli atomi dei corpi
e gli atomi dell'anima: gli atomi dei corpi entravano in contatto con quelli
dell'anima provocando le qualità secondarie, ovvero le sensazioni (i sapori, i
colori, etc.). Ora proprio perché queste qualità nascevano dalla relazione tra
oggetto e soggetto non erano intrinseche alla natura bensì «convenzioni», in
ultima analisi soggettive, determinate dalla posizione e dall'ordine in cui gli
atomi si dispongono accidentalmente nell'anima…….In epoca moderna la
distinzione tra qualità primaria e qualità secondaria venne riconsiderata da Galileo Galilei, il quale ne “Il Saggiatore” (1623) sostiene
che ci sono qualità dei corpi che scomparirebbero qualora non fossero
direttamente percepite dai sensi e che quindi esse nascono dalla relazione tra
oggetto e sensi, sebbene siano effettivamente contenute solo nei sensi tant'è
che quando la sensazione termina, cioè l'azione dell'oggetto sui sensi non ha
più luogo, essa scompare e non rimane che il puro nome, a differenza invece
delle qualità oggettive che, essendo inerenti all'oggetto, permangono anche
quando non sono direttamente ed attualmente percepite dai sensi:………
su questa
falsariga…….
John Locke nel suo “Saggio sull’intelleto umano” (1690) ritiene che tutta la conoscenza umana derivi dai
sensi mediante un processo di astrazione che dalle sensazioni (idee semplici)
elabora i concetti generali (idee generali). È pertanto necessario riuscire a
distinguere quelle qualità appartenenti ai corpi fisici da quelle che invece
non appartenevano ai corpi fisici seppur percepite direttamente dai sensi
distinguendo così «qualità originarie o primarie», che “sono del tutto
inseparabili dal corpo in qualunque stato esso sia”, dalle «qualità secondarie»
ossia il prodotto accidentale che le proprietà fisiche (primarie) dei corpi
provocano nell'apparato sensoriale del soggetto……..Isaac
Newton nell’Ottica (1704) ipotizza
che nel sistema visivo dell'uomo ci deve essere qualcosa che permette alla luce
bianca di riflettersi proprio come accade col prisma. A causa di questa
peculiarità possiamo percepire i singoli colori, i quali pertanto non sono
delle proprietà in sé degli oggetti bensì particelle della luce bianca che
colpiscono le particelle che compongono il nostro apparato sensoriale
mettendole in moto……Per Galilei, Locke e Newton pertanto i qualia, o «le
qualità secondarie», non esistevano nel mondo reale, ma erano sostanzialmente
il prodotto dell'interazione tra l'apparato sensoriale del soggetto e
l'oggetto. Erano quindi una costruzione del corpo umano e non godevano dello
stesso statuto ontologico delle qualità primarie, come il moto, il peso, la
grandezza, ecc. Come per gli antichi atomisti, anche per questi pensatori
moderni l'unica conoscenza vera era quella che aveva a che fare con le
proprietà oggettive dei corpi, perché erano queste le sole ad essere reali……..
va da sé che queste
posizioni materialistiche non hanno convinto appieno alcuni pensatori che, confutandole, hanno dato avvio ad un
confronto mai superato ……..
primo fra tutti il filosofo e matematico Renè Descartes
che non rifiutava l'idea che i qualia
potessero essere il prodotto dell'interazione di particelle materiali, ma
affermava anche, nel “Il Mondo o
Trattato della luce “ (1651), che non potevano ridursi ad essere
solamente ciò in quanto eliminavano il prodotto stesso dell'interazione delle
particelle, vale a dire la sensazione che veniva percepita dal soggetto; tali sensazioni
non potevano essere riducibili all'azione di particelle in quanto il soggetto sente qualcosa, ossia è cosciente di
qualcosa. Come possono infatti delle particelle materiali ed inconsce dar
origine ad un'esperienza immateriale e conscia? Descartes, trovandosi nella
situazione di non poter negare l'esistenza né delle sensazioni né tanto meno
dei processi fisici che soggiacciono ad esse, postulò di conseguenza l'esistenza
di due realtà ben distinte: res cogitans e res extensa., con qualità
opposte: la res cogitans è libera, sensibile, immateriale,
indeterminata, indivisibile, la res extensa è materiale, insensibile,
determinata, divisibile, inoltre è vincolata alle leggi della fisica. I qualia
quindi non erano altro che il risultato dell'interazione tra queste due realtà
così distinte. Queste perplessità vengono riprese e sviluppate dal filosofo
tedesco Gottfried Leibniz nel suo Monadologia (1714)……………….
lI dualismo di
Descartes, lasciava comunque aperta una questione di fondamentale importanza
riferita proprio alla sua domanda: com'è possibile l'interazione tra una
sostanza materiale ed una immateriale? Com'è possibile che determinate
configurazioni di particelle materiali provochino determinate sensazioni
immateriali?..........
………..La traccia di Wikipedia compie a
questo punto una salto temporale che lascia perplessi trascurando quanto elaborato
nel merito, seppure senza riferimenti diretti ai “qualia”, da parte di “giganti
del pensiero” quali Kant, Hegel, Schopenhauer……………….
il confronto, fin qui in prevalenza
avvenuto in ambito filosofico, sembra in effetti sopirsi di fronte
all’impetuoso sviluppo scientifico dell’Ottocento - Novecento, per riprendere
fiato in epoche più recenti all’interno di un quadro di nuove conoscenze
scientifiche che impongono un cambio radicale di paradigma tale da porre in
discussione la stessa idea dell’esistenza dei qualia. Una prima critica
radicale ad essi prende le mosse da alcune osservazioni di
Ludwig Witgenstein che nelle “Ricerche filosofiche” (pubblicate postume nel
1953) sostiene che il linguaggio delle sensazioni non è un
linguaggio privato; esso invece appartiene al linguaggio pubblico, cioè un
linguaggio le cui regole sintattiche e semantiche possono essere seguite e
condivise da una comunità di parlanti. Altrimenti, il soggetto che avverte la
sensazione X applicherebbe in modo arbitrario una determinata parola a quella
sensazione. Il fraintendimento filosofico di base, secondo Wittgenstein, sta
nel considerare la sensazione una specie di oggetto interiore privato. Per
quanto sostenga che il modello linguistico di designazione si limiti a
descrivere ciò che è osservabile direttamente e verificabile pubblicamente, e
che quindi i qualia non sono osservabili e di conseguenza privi di qualsiasi
pretesa scientifica, Wittgenstein è ben lontano dal sostenere una riduzione delle
emozioni ai comportamenti (dal soggettivo all'oggettivo), Wittgenstein elaborò
una concezione nuova e molto articolata, sottolineando la continuità tra
interno ed esterno, tra soggettivo ed oggettivo
……..il dibattito attorno al tema “qualia”
conosce nella seconda metà del Novecento, e fino ai nostri giorni, una
straordinaria ripresa consentita e sollecitata proprio dai progressi degli
studi psicologici e dall’affacciarsi sempre più significativo delle
neuroscienze e delle tecnologie informatiche; tracciando una linea di divisione
molto schematica è possibile suddividere i cosiddetti “schieramenti” in due
“fazioni” che, ancora ai giorni nostri, perpetuano
la divisione “storica” delle idee sulla questione………………….
Filosofi e scienziati si
sono divisi riguardo all'esistenza dei qualia. Questa divisione ricalca
fedelmente due approcci radicalmente diversi di indagare la mente e i suoi
processi costitutivi. Da un lato i monisti materialisti, secondo i quali esiste
un'unica realtà, ovvero la materia; in tal senso tutti gli eventi mentali sono
l'esito di processi fisici (compresi i qualia). I materialisti hanno dato
diverse interpretazioni dei qualia, ma sostanzialmente condividono il fatto che
essi non esistono come entità in sé, ma siano invece l'esito di processi
fisici. Dall'altro lato i dualisti, secondo i quali esistono due diverse realtà
irriducibili: la realtà del pensiero e la realtà della materia. Gli eventi
mentali non sono riducibili alla realtà fisica o perlomeno presentano qualità
differenti da quelle dei processi fisici che le determinano. I qualia quindi,
facendo parte della realtà del pensiero, non sono riducibili alla materia ed ai
suoi processi fisici e deterministici…….
riportiamo qui solo una minima parte delle considerazioni sviluppate dalle numerose ed articolate
correnti di pensiero nell’ambito di un confronto decisamente acceso in cui è
facile perdersi vista la grande varietà
delle posizioni ed il loro continuo accavallarsi….……
collegata al
pensiero di Wittgenstien la corrente del
comportamentismo logico (John
Watson 1878/1958, Burthus Skinner 1904/1990, Ivan Pavlov 1849*1936), nelle
parole del suo più importante rappresentante Gilbert
Ryle 1900/1976, sostiene
che la mente non è un'arena interiore, un teatro in cui vengono
proiettati tutti gli input sensoriali e percettivi, così come voleva Descartes,
piuttosto la mente è ciò che il corpo fa, l'atto esterno come risposta o
disposizione a rispondere, ad uno stimolo specifico, eliminando così ogni
presupposto di esistenza dei qualia…….
inevitabilmente dal campo dualistico emergono forti
critiche al comportamentismo logico........
ad esempio il filosofo
statunitense Hilary Puttnam 1926/2016 sostiene
che le risposte a determinati stimoli dipendono anche dal contesto, personale
ed culturale, in base al quale viene elaborato lo stimolo e per questo non è
possibile parlare di disposizione ad un comportamento prestabilito, ridando
quindi spazio e dignità ai qualia……di tutt’altro parere è la corrente del
funzionalismo, antesignana degli attuali sostenitori
dell’Intelligenza Artificiale, il cui principio fondamentale è che le attività
cognitive alte e basse, così come quelle biologiche, non sono altro che
funzioni che vengono eseguite da una macchina in grado di eseguirle. Due
macchine materialmente diverse possono essere in grado di eseguire la medesima
funzione. Le funzioni che vengono considerate dal funzionalismo sono quindi veri
e propri algoritmi, ovvero una serie di passi finiti (istruzioni) che bisogna
seguire in un ordine prestabilito per realizzare un determinato fine e che possono
essere eseguiti da macchine composte da materiali diversi. Il funzionalismo
prese le proprie mosse dal risvolto filosofico delle idee del matematico Alan Turing fissate
nell'articolo Macchine intelligenti del 1950. Va da sé che per la posizione
funzionalista i qualia non sono altro
che algoritmi eseguiti dai sistemi rappresentazionali degli organismi, informazioni
che il nostro organismo elabora e registra attraverso i propri sistemi rappresentazionali
ossia gli apparati sensoriali e percettivi……… Nel 1978 il filosofo della scienza Ned Block in
un articolo chiamato Problemi del funzionalismo. criticò questa idea rimettendo al centro il ruolo
della coscienza individuale ed aprendo
il fuoco di sbarramento contro il crescente spazio assunto dallo sviluppo dell’Intelligenza
Artificiale……..
posizioni
significative che si collocano su una posizione intermedia sono state espresse …………….
dal psicologo cognitivo Jerry A. Fodor, 1935/2017 in
stretta collaborazione con il filosofo Fred Dretske 1935/2016 i quali,
in lavori congiunti, sostengono che i qualia esistono ma non come vorrebbero i loro
sostenitori. Essi sono rappresentazioni di fenomeni fisici, per questo sono
oggettivi. Sono intrinseci perché la funzione rappresentata può essere
registrata solo dal sistema che la rappresenta. Sono soggettivi perché cambiano
da individuo ad individuo a seconda delle calibrazioni dei propri sistemi
rappresentazionali. Ma sono anche conoscibili in terza persona se il sistema
rappresentazionale può trasmettere le proprie informazioni elaborate o se si
comprende il progetto in base al quale funziona
………Sempre Jerry Fodor, in collaborazione con
il filosofo Ned Block, riprende, in
un articolo del 1972, l’argomento
dello “spettro invertito”, a suo tempo già utilizzto, in forma più semplice da
John Locke, per dimostrare che i qualia sarebbero completamente esclusi dalla
conoscenza oggettiva essendo impossibile
poterli conoscere mediante l'osservazione del comportamento…….
Supponiamo che lo
spettro dei colori per una parte della popolazione sia completamente invertito,
in modo tale che essi chiamano «vedere rosso» ciò che le persone normali
chiamano «vedere verde» e viceversa. Tuttavia sarebbe impossibile diagnosticare
tale rovesciamento mediante i test usuali per il daltonismo, in quanto queste
persone darebbero a stimoli diversi (l'una vede il rosso, l'altra il verde)
risposte identiche. Se x chiama «rosso» e vede «rosso» ciò che y chiama «rosso»
ma vede «verde» ed x chiede ad y di prendere la matita «rossa», allora y
prenderà la matita «rossa» (anche se la vede come «verde»). In altre parole
queste persone, qualora gli fosse chiesto di dividere le matite verdi da quelle
rosse, le dividerebbero allo stesso modo senza far capire che lo spettro dei
colori è invertito. In base all'argomento dello spettro invertito non solo non
è possibile conoscere i qualia del soggetto dall'osservazione del comportamento
ma anche dall'osservazione dei pattern neurali. Presupponiamo infatti che quando
un pattern neurale si configura un determinato modo, il soggetto esaminato dica
che «vede rosso». Quel determinato pattern neurale verrà allora associato
all'esperienza soggettiva del «vedere rosso», ma se, stando all'argomento dello
spettro invertito, il soggetto chiama rosso ciò che per tutti gli altri è
verde, allora paradossalmente quel pattern neurale non corrisponde
all'esperienza soggettiva del «vedere rosso». La conclusione di questo
argomento è quindi che non è possibile stabilire in terza persona in cosa
consista l'esperienza soggettiva, cioè l'esperienza in prima persona è
irriducibile all'esperienza in terza persona………I sostenitori dell'esistenza dei
qualia……
compreso
il filosofo australiano Frank Jackson, l’autore dell’articolo “Ciò che Mary non
sapeva”……
hanno progressivamente elaborato una serie di argomenti
per cercare di confutare le posizioni materialistiche con l’obiettivo non solo
di dimostrare l'esistenza dei qualia ma anche di definire i limiti che le
scienze fisiche e biologiche devono affrontare nell'indagine del funzionamento
della mente. Il filosofo statunitense Thomas Nagel scrisse nel 1974 un
articolo intitolato “Cosa si prova ad essere un pipistrello” nel quale
sosteneva che le scienze fisiche, avendo una prospettiva alla terza persona per
descrivere i fenomeni mentali possono semplicemente spiegare come avviene tale
elaborazione, ovvero i meccanismi che soggiacciono ad essa. Nagel fa l'esempio
del pipistrello che, com'è noto, emette ogni secondo migliaia e migliaia di
ultrasuoni col fine di riuscire ad orientarsi nell'ambiente.. Tuttavia, per
quanto possiamo spiegare come ciò avvenga, non possiamo sapere cosa si prova
a distinguere le proprie onde ultrasoniche, ancor di più se si pensa che l'uomo
non riesce a recepire gli ultrasuoni. Secondo Nagel si tratta di un vero e
proprio gap esplicativo, per cui possiamo conoscere solamente i processi
fisici attraverso i quali avvengono eventi mentali, ma non possiamo sapere cosa
si prova quando questi accadono, a meno che non accadano nella nostra mente!...................
L'argomento di
Nagel ricorda molto da vicino quello della Mary di Jackson, ma, proprio come l'argomento di Jackson,
anche quello di Nagel……..
secondo alcuni confonde due livelli: quello
ontologico con quello epistemico. Difatti sostenere che non possiamo sapere
cosa si prova ad elaborare la funzione F dell'esperienza k non significa
che ciò non avvenga attraverso processi fisici. Solo l'organismo che discrimina
la funzione F dell'esperienza k sa cosa si prova a fare ciò, in quanto i
percorsi neurali che si attivano facendo questa esperienza sono diversi da
quelli che si attivano quando si conosce il meccanismo attraverso cui essa
avviene……. Recentemente il neuroscienziato Mark Solms ha proposto una sua soluzione al problema delle
differenze percettive tra terza e prima persona, definita «monismo dal duplice
aspetto percettivo” secondo la quale gli eventi mentali non sono altro che
fenomeni fisici che possono però essere percepiti in due modi diversi: in prima
persona ed in terza persona. Chiaramente il fatto che si possano distinguere
sotto due aspetti percettivi differenti non significa che siano due fenomeni
diversi, ma semplicemente che ci sono due modi per registrare lo stesso
fenomeno. La loro peculiarità sta proprio nel fatto che possono essere
registrati in due modi diversi, per così dire «da dentro» e «da fuori», a
differenza di altri fenomeni naturali…….
chiudiamo questa carrellata inevitabilmente non poco
caotica con le opinioni espresse da Daniel
Dennet, filosofo e psicologo cognitivo ……………
che ha
definito i qualia «i modi in cui le cose ci sembrano» e ne ha tracciato
quattro proprietà fondamentali: !1) -Ineffabili perché sono relativi
solamente al soggetto che li esperisce, il quale non può dire agli altri come
sta vedendo, gustando, odorando, ecc. – 2) Intrinseci perché sono
elementi semplici ed atomici, cioè non riducibili a null'altro. 3) Privati
poiché relativi al soggetto che li esperisce e pertanto non paragonabili con
quelli esperiti da altri soggetti.4)Apprensibili direttamente o
immediatamente nella coscienza, ovvero esperienze immediate e non
inferenziali della coscienza…….I qualia, se davvero esistono (ma Dennett in
ultima analisi nega la loro esistenza almeno nel senso classico del termine),
esistono solo come registrazione dei valori elaborati dai sistemi
rappresentazionali che hanno come fine quello di distinguere e riconoscere i
dati proveniente dall'ambiente. Essi dunque sono ineffabili solo dal punto di
vista descrittivo: «sarebbe un errore trasformare il fatto che esiste
inevitabilmente un limite alla nostra capacità di descrivere le cose di cui
facciamo esperienza nella supposizione che nella nostra esperienza ci siano
proprietà assolutamente indescrivibil».
&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&
Qualia e Intelligenza
Artificiale
………….chiudiamo
questo “faticoso perché inevitabilmente complicato” viaggio nel mondo dei
qualia con alcune considerazioni sulla loro connessione con la problematica
dell’Intelligenza Artificiale……………
La critica di Block al
funzionalismoè (vedi sopra) è rivolta soprattutto verso ciò che John Searle ha
definito «l'intelligenza artificiale forte», secondo la quale «il calcolatore
non è semplicemente uno strumento per lo studio della mente, ma piuttosto,
quando sia programmato opportunamente, è una vera mente; è cioè
possibile affermare che i calcolatori, una volta corredati da programmi giusti,
letteralmente capiscono e posseggono gli altri stati cognitivi». La critica di
Block attacca però l'idea che tutte le funzioni mentali siano dei moduli
eseguiti in modo computazionale. Questa prospettiva era in effetti quella
dell'AI forte, la quale oggigiorno è stata abbandonata in favore dell'AI
debole, per cui i calcolatori sono usati soprattutto per simulare le funzioni
cognitive del cervello col fine di studiarle e comprenderle e non con l'assunto
che un calcolatore possa essere un cervello. Le reti neurali artificiali hanno
assunto recentemente questo importante compito di ricerca……..se può avere
valore l’assunto (vedi le posizioni di Fodor e Dretske riportate in precenza)
che i qualia non necessitano di essere coscienti, allora le funzioni cognitive
di queste reti neurali artificiali possono essere assimilate ai qualia. Ancora
di più se si pensa che possiamo sapere cosa si prova a distinguere un
volto maschile da quello femminile o a pronunciare l'inglese. Se invece i
qualia necessitano di essere coscienti (vedi le posizioni di Nagel e Jackson) allora
queste reti neurali non hanno dei qualia giacché non sono coscienti. Ma noi
distinguiamo il rosso dal blu o un viso triste da uno felice in modo del tutto
inconscio ed automatico (anche se possiamo porre la nostra attenzione su
questo evento mentale), il che significa che ciò avviene come se nel nostro
apparato percettivo e sensoriali ci siano dei moduli neurali che funzionano
proprio come quelli artificiali, dominio-specifici ed incapsulati, e che solo
successivamente questi possono accedere alla coscienza………
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