lunedì 1 ottobre 2018

Approfondimenti sulla "Parola del mese" - Ottobre 2018


Approfondimenti sulla
 “Parola del mese – Ottobre 2018”


Sintesi

(in corsivo blu sono riportate le personali frasi di collegamento)

della pagina di Wikipedia, peraltro parziale e intricata,

dedicata ai………


QUALIA


……………la discussione parte da molto lontano……

i qualia, seppure sotto diverso nome, compaiono infatti per la prima volta nella storia del pensiero con la filosofia atomistica di Democrito (IV secolo a.C.) che distingueva due tipi di qualità dei corpi: le qualità primarie e le qualità secondarie. Le qualità primarie si riducevano alle proprietà degli atomi dei quali tutti i corpi non erano altro che aggregati. Le qualità primarie erano oggettive e quantitative. Le qualità secondarie…..(alias qualia)…..invece emergevano dalla relazione tra gli atomi dei corpi e gli atomi dell'anima: gli atomi dei corpi entravano in contatto con quelli dell'anima provocando le qualità secondarie, ovvero le sensazioni (i sapori, i colori, etc.). Ora proprio perché queste qualità nascevano dalla relazione tra oggetto e soggetto non erano intrinseche alla natura bensì «convenzioni», in ultima analisi soggettive, determinate dalla posizione e dall'ordine in cui gli atomi si dispongono accidentalmente nell'anima…….In epoca moderna la distinzione tra qualità primaria e qualità secondaria venne riconsiderata da Galileo Galilei, il quale ne “Il Saggiatore” (1623) sostiene che ci sono qualità dei corpi che scomparirebbero qualora non fossero direttamente percepite dai sensi e che quindi esse nascono dalla relazione tra oggetto e sensi, sebbene siano effettivamente contenute solo nei sensi tant'è che quando la sensazione termina, cioè l'azione dell'oggetto sui sensi non ha più luogo, essa scompare e non rimane che il puro nome, a differenza invece delle qualità oggettive che, essendo inerenti all'oggetto, permangono anche quando non sono direttamente ed attualmente percepite dai sensi:………

su questa falsariga…….

John Locke nel suo “Saggio sull’intelleto umano” (1690) ritiene che tutta la conoscenza umana derivi dai sensi mediante un processo di astrazione che dalle sensazioni (idee semplici) elabora i concetti generali (idee generali). È pertanto necessario riuscire a distinguere quelle qualità appartenenti ai corpi fisici da quelle che invece non appartenevano ai corpi fisici seppur percepite direttamente dai sensi distinguendo così «qualità originarie o primarie», che “sono del tutto inseparabili dal corpo in qualunque stato esso sia”, dalle «qualità secondarie» ossia il prodotto accidentale che le proprietà fisiche (primarie) dei corpi provocano nell'apparato sensoriale del soggetto……..Isaac Newton nell’Ottica (1704) ipotizza che nel sistema visivo dell'uomo ci deve essere qualcosa che permette alla luce bianca di riflettersi proprio come accade col prisma. A causa di questa peculiarità possiamo percepire i singoli colori, i quali pertanto non sono delle proprietà in sé degli oggetti bensì particelle della luce bianca che colpiscono le particelle che compongono il nostro apparato sensoriale mettendole in moto……Per Galilei, Locke e Newton pertanto i qualia, o «le qualità secondarie», non esistevano nel mondo reale, ma erano sostanzialmente il prodotto dell'interazione tra l'apparato sensoriale del soggetto e l'oggetto. Erano quindi una costruzione del corpo umano e non godevano dello stesso statuto ontologico delle qualità primarie, come il moto, il peso, la grandezza, ecc. Come per gli antichi atomisti, anche per questi pensatori moderni l'unica conoscenza vera era quella che aveva a che fare con le proprietà oggettive dei corpi, perché erano queste le sole ad essere reali……..

va da sé che queste posizioni materialistiche non hanno convinto appieno alcuni pensatori che, confutandole, hanno dato avvio ad un confronto mai superato ……..

primo fra tutti il filosofo e matematico Renè Descartes che non rifiutava l'idea che i qualia potessero essere il prodotto dell'interazione di particelle materiali, ma affermava anche, nel “Il Mondo o Trattato della luce(1651), che non potevano ridursi ad essere solamente ciò in quanto eliminavano il prodotto stesso dell'interazione delle particelle, vale a dire la sensazione che veniva percepita dal soggetto; tali sensazioni non potevano essere riducibili all'azione di particelle in quanto il soggetto sente qualcosa, ossia è cosciente di qualcosa. Come possono infatti delle particelle materiali ed inconsce dar origine ad un'esperienza immateriale e conscia? Descartes, trovandosi nella situazione di non poter negare l'esistenza né delle sensazioni né tanto meno dei processi fisici che soggiacciono ad esse, postulò di conseguenza l'esistenza di due realtà ben distinte: res cogitans e res extensa., con qualità opposte: la res cogitans è libera, sensibile, immateriale, indeterminata, indivisibile, la res extensa è materiale, insensibile, determinata, divisibile, inoltre è vincolata alle leggi della fisica. I qualia quindi non erano altro che il risultato dell'interazione tra queste due realtà così distinte. Queste perplessità vengono riprese e sviluppate dal filosofo tedesco Gottfried Leibniz nel suo Monadologia (1714)……………….

lI dualismo  di Descartes, lasciava comunque aperta una questione di fondamentale importanza riferita proprio alla sua domanda: com'è possibile l'interazione tra una sostanza materiale ed una immateriale? Com'è possibile che determinate configurazioni di particelle materiali provochino determinate sensazioni immateriali?..........


………..La traccia di Wikipedia compie a questo punto una salto temporale che lascia perplessi trascurando quanto elaborato nel merito, seppure senza riferimenti diretti ai “qualia”, da parte di “giganti del pensiero” quali Kant, Hegel, Schopenhauer……………….

il confronto, fin qui in prevalenza avvenuto in ambito filosofico, sembra in effetti sopirsi di fronte all’impetuoso sviluppo scientifico dell’Ottocento - Novecento, per riprendere fiato in epoche più recenti all’interno di un quadro di nuove conoscenze scientifiche che impongono un cambio radicale di paradigma tale da porre in discussione la stessa idea dell’esistenza dei qualia. Una prima critica radicale ad essi prende le mosse da alcune osservazioni di 

Ludwig Witgenstein che nelle “Ricerche filosofiche”  (pubblicate postume nel 1953) sostiene che il linguaggio delle sensazioni non è un linguaggio privato; esso invece appartiene al linguaggio pubblico, cioè un linguaggio le cui regole sintattiche e semantiche possono essere seguite e condivise da una comunità di parlanti. Altrimenti, il soggetto che avverte la sensazione X applicherebbe in modo arbitrario una determinata parola a quella sensazione. Il fraintendimento filosofico di base, secondo Wittgenstein, sta nel considerare la sensazione una specie di oggetto interiore privato. Per quanto sostenga che il modello linguistico di designazione si limiti a descrivere ciò che è osservabile direttamente e verificabile pubblicamente, e che quindi i qualia non sono osservabili e di conseguenza privi di qualsiasi pretesa scientifica, Wittgenstein è ben lontano dal sostenere una riduzione delle emozioni ai comportamenti (dal soggettivo all'oggettivo), Wittgenstein elaborò una concezione nuova e molto articolata, sottolineando la continuità tra interno ed esterno, tra soggettivo ed oggettivo

……..il dibattito attorno al tema “qualia” conosce nella seconda metà del Novecento, e fino ai nostri giorni, una straordinaria ripresa consentita e sollecitata proprio dai progressi degli studi psicologici e dall’affacciarsi sempre più significativo delle neuroscienze e delle tecnologie informatiche; tracciando una linea di divisione molto schematica è possibile suddividere i cosiddetti “schieramenti” in due “fazioni” che, ancora ai giorni nostri,  perpetuano la divisione “storica” delle idee sulla questione………………….

Filosofi e scienziati si sono divisi riguardo all'esistenza dei qualia. Questa divisione ricalca fedelmente due approcci radicalmente diversi di indagare la mente e i suoi processi costitutivi. Da un lato i monisti materialisti, secondo i quali esiste un'unica realtà, ovvero la materia; in tal senso tutti gli eventi mentali sono l'esito di processi fisici (compresi i qualia). I materialisti hanno dato diverse interpretazioni dei qualia, ma sostanzialmente condividono il fatto che essi non esistono come entità in sé, ma siano invece l'esito di processi fisici. Dall'altro lato i dualisti, secondo i quali esistono due diverse realtà irriducibili: la realtà del pensiero e la realtà della materia. Gli eventi mentali non sono riducibili alla realtà fisica o perlomeno presentano qualità differenti da quelle dei processi fisici che le determinano. I qualia quindi, facendo parte della realtà del pensiero, non sono riducibili alla materia ed ai suoi processi fisici e deterministici…….

riportiamo qui solo una minima parte delle considerazioni  sviluppate dalle numerose ed articolate correnti di pensiero nell’ambito di un confronto decisamente acceso in cui è facile perdersi  vista la grande varietà delle posizioni ed il loro continuo accavallarsi….……

 collegata al pensiero di Wittgenstien la corrente del comportamentismo logico (John Watson 1878/1958, Burthus Skinner 1904/1990, Ivan Pavlov 1849*1936), nelle parole del suo più importante rappresentante Gilbert Ryle 1900/1976, sostiene che la mente non è un'arena interiore, un teatro in cui vengono proiettati tutti gli input sensoriali e percettivi, così come voleva Descartes, piuttosto la mente è ciò che il corpo fa, l'atto esterno come risposta o disposizione a rispondere, ad uno stimolo specifico, eliminando così ogni presupposto di esistenza dei qualia…….

inevitabilmente dal campo dualistico emergono forti critiche al comportamentismo logico........

ad esempio il filosofo statunitense Hilary Puttnam 1926/2016 sostiene che le risposte a determinati stimoli dipendono anche dal contesto, personale ed culturale, in base al quale viene elaborato lo stimolo e per questo non è possibile parlare di disposizione ad un comportamento prestabilito, ridando quindi spazio e dignità ai qualia……di tutt’altro parere è la corrente del  funzionalismo, antesignana degli attuali sostenitori dell’Intelligenza Artificiale, il cui principio fondamentale è che le attività cognitive alte e basse, così come quelle biologiche, non sono altro che funzioni che vengono eseguite da una macchina in grado di eseguirle. Due macchine materialmente diverse possono essere in grado di eseguire la medesima funzione. Le funzioni che vengono considerate dal funzionalismo sono quindi veri e propri algoritmi, ovvero una serie di passi finiti (istruzioni) che bisogna seguire in un ordine prestabilito per realizzare un determinato fine e che possono essere eseguiti da macchine composte da materiali diversi. Il funzionalismo prese le proprie mosse dal risvolto filosofico delle idee del matematico Alan Turing  fissate nell'articolo Macchine intelligenti del 1950. Va da sé che per la posizione funzionalista i qualia  non sono altro che algoritmi eseguiti dai sistemi rappresentazionali degli organismi, informazioni che il nostro organismo elabora e registra attraverso i propri sistemi rappresentazionali ossia gli apparati sensoriali e percettivi……… Nel 1978 il filosofo della scienza Ned Block in un articolo chiamato Problemi del funzionalismo. criticò  questa idea rimettendo al centro il ruolo della coscienza individuale ed  aprendo il fuoco di sbarramento contro il crescente spazio assunto dallo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale……..

posizioni significative che si collocano su una posizione intermedia sono state espresse …………….

dal psicologo cognitivo Jerry A. Fodor, 1935/2017 in stretta collaborazione con il filosofo Fred Dretske 1935/2016 i quali, in lavori congiunti, sostengono che i qualia esistono ma non come vorrebbero i loro sostenitori. Essi sono rappresentazioni di fenomeni fisici, per questo sono oggettivi. Sono intrinseci perché la funzione rappresentata può essere registrata solo dal sistema che la rappresenta. Sono soggettivi perché cambiano da individuo ad individuo a seconda delle calibrazioni dei propri sistemi rappresentazionali. Ma sono anche conoscibili in terza persona se il sistema rappresentazionale può trasmettere le proprie informazioni elaborate o se si comprende il progetto in base al quale funziona

………Sempre Jerry Fodor, in collaborazione con il filosofo Ned Block, riprende, in un articolo del 1972, l’argomento dello “spettro invertito”, a suo tempo già utilizzto, in forma più semplice da John Locke, per dimostrare che i qualia sarebbero completamente esclusi dalla conoscenza oggettiva essendo  impossibile poterli conoscere mediante l'osservazione del comportamento…….





Supponiamo che lo spettro dei colori per una parte della popolazione sia completamente invertito, in modo tale che essi chiamano «vedere rosso» ciò che le persone normali chiamano «vedere verde» e viceversa. Tuttavia sarebbe impossibile diagnosticare tale rovesciamento mediante i test usuali per il daltonismo, in quanto queste persone darebbero a stimoli diversi (l'una vede il rosso, l'altra il verde) risposte identiche. Se x chiama «rosso» e vede «rosso» ciò che y chiama «rosso» ma vede «verde» ed x chiede ad y di prendere la matita «rossa», allora y prenderà la matita «rossa» (anche se la vede come «verde»). In altre parole queste persone, qualora gli fosse chiesto di dividere le matite verdi da quelle rosse, le dividerebbero allo stesso modo senza far capire che lo spettro dei colori è invertito. In base all'argomento dello spettro invertito non solo non è possibile conoscere i qualia del soggetto dall'osservazione del comportamento ma anche dall'osservazione dei pattern neurali. Presupponiamo infatti che quando un pattern neurale si configura un determinato modo, il soggetto esaminato dica che «vede rosso». Quel determinato pattern neurale verrà allora associato all'esperienza soggettiva del «vedere rosso», ma se, stando all'argomento dello spettro invertito, il soggetto chiama rosso ciò che per tutti gli altri è verde, allora paradossalmente quel pattern neurale non corrisponde all'esperienza soggettiva del «vedere rosso». La conclusione di questo argomento è quindi che non è possibile stabilire in terza persona in cosa consista l'esperienza soggettiva, cioè l'esperienza in prima persona è irriducibile all'esperienza in terza persona………I sostenitori dell'esistenza dei qualia……

compreso il filosofo australiano Frank Jackson, l’autore dell’articolo “Ciò che Mary non sapeva”……

hanno progressivamente elaborato una serie di argomenti per cercare di confutare le posizioni materialistiche con l’obiettivo non solo di dimostrare l'esistenza dei qualia ma anche di definire i limiti che le scienze fisiche e biologiche devono affrontare nell'indagine del funzionamento della mente. Il filosofo statunitense Thomas Nagel scrisse nel 1974  un articolo intitolato “Cosa si prova ad essere un pipistrello” nel quale sosteneva che le scienze fisiche, avendo una prospettiva alla terza persona per descrivere i fenomeni mentali possono semplicemente spiegare come avviene tale elaborazione, ovvero i meccanismi che soggiacciono ad essa. Nagel fa l'esempio del pipistrello che, com'è noto, emette ogni secondo migliaia e migliaia di ultrasuoni col fine di riuscire ad orientarsi nell'ambiente.. Tuttavia, per quanto possiamo spiegare come ciò avvenga, non possiamo sapere cosa si prova a distinguere le proprie onde ultrasoniche, ancor di più se si pensa che l'uomo non riesce a recepire gli ultrasuoni. Secondo Nagel si tratta di un vero e proprio gap esplicativo, per cui possiamo conoscere solamente i processi fisici attraverso i quali avvengono eventi mentali, ma non possiamo sapere cosa si prova quando questi accadono, a meno che non accadano nella nostra mente!................... 

L'argomento di Nagel ricorda molto da vicino quello della Mary di Jackson,  ma, proprio come l'argomento di Jackson, anche quello di Nagel……..

secondo alcuni confonde due livelli: quello ontologico con quello epistemico. Difatti sostenere che non possiamo sapere cosa si prova ad elaborare la funzione F dell'esperienza k non significa che ciò non avvenga attraverso processi fisici. Solo l'organismo che discrimina la funzione F dell'esperienza k sa cosa si prova a fare ciò, in quanto i percorsi neurali che si attivano facendo questa esperienza sono diversi da quelli che si attivano quando si conosce il meccanismo attraverso cui essa avviene……. Recentemente il neuroscienziato Mark Solms ha proposto una sua soluzione al problema delle differenze percettive tra terza e prima persona, definita «monismo dal duplice aspetto percettivo” secondo la quale gli eventi mentali non sono altro che fenomeni fisici che possono però essere percepiti in due modi diversi: in prima persona ed in terza persona. Chiaramente il fatto che si possano distinguere sotto due aspetti percettivi differenti non significa che siano due fenomeni diversi, ma semplicemente che ci sono due modi per registrare lo stesso fenomeno. La loro peculiarità sta proprio nel fatto che possono essere registrati in due modi diversi, per così dire «da dentro» e «da fuori», a differenza di altri fenomeni naturali…….

chiudiamo questa carrellata inevitabilmente non poco caotica con le opinioni espresse da Daniel Dennet, filosofo e psicologo cognitivo  ……………

che ha definito i qualia «i modi in cui le cose ci sembrano» e ne ha tracciato quattro proprietà fondamentali: !1) -Ineffabili perché sono relativi solamente al soggetto che li esperisce, il quale non può dire agli altri come sta vedendo, gustando, odorando, ecc. – 2) Intrinseci perché sono elementi semplici ed atomici, cioè non riducibili a null'altro. 3) Privati poiché relativi al soggetto che li esperisce e pertanto non paragonabili con quelli esperiti da altri soggetti.4)Apprensibili direttamente o immediatamente nella coscienza, ovvero esperienze immediate e non inferenziali della coscienza…….I qualia, se davvero esistono (ma Dennett in ultima analisi nega la loro esistenza almeno nel senso classico del termine), esistono solo come registrazione dei valori elaborati dai sistemi rappresentazionali che hanno come fine quello di distinguere e riconoscere i dati proveniente dall'ambiente. Essi dunque sono ineffabili solo dal punto di vista descrittivo: «sarebbe un errore trasformare il fatto che esiste inevitabilmente un limite alla nostra capacità di descrivere le cose di cui facciamo esperienza nella supposizione che nella nostra esperienza ci siano proprietà assolutamente indescrivibil». 


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Qualia e Intelligenza Artificiale


………….chiudiamo questo “faticoso perché inevitabilmente complicato” viaggio nel mondo dei qualia con alcune considerazioni sulla loro connessione con la problematica dell’Intelligenza Artificiale……………

La critica di Block al funzionalismoè (vedi sopra) è rivolta soprattutto verso ciò che John Searle ha definito «l'intelligenza artificiale forte», secondo la quale «il calcolatore non è semplicemente uno strumento per lo studio della mente, ma piuttosto, quando sia programmato opportunamente, è una vera mente; è cioè possibile affermare che i calcolatori, una volta corredati da programmi giusti, letteralmente capiscono e posseggono gli altri stati cognitivi». La critica di Block attacca però l'idea che tutte le funzioni mentali siano dei moduli eseguiti in modo computazionale. Questa prospettiva era in effetti quella dell'AI forte, la quale oggigiorno è stata abbandonata in favore dell'AI debole, per cui i calcolatori sono usati soprattutto per simulare le funzioni cognitive del cervello col fine di studiarle e comprenderle e non con l'assunto che un calcolatore possa essere un cervello. Le reti neurali artificiali hanno assunto recentemente questo importante compito di ricerca……..se può avere valore l’assunto (vedi le posizioni di Fodor e Dretske riportate in precenza) che i qualia non necessitano di essere coscienti, allora le funzioni cognitive di queste reti neurali artificiali possono essere assimilate ai qualia. Ancora di più se si pensa che possiamo sapere cosa si prova a distinguere un volto maschile da quello femminile o a pronunciare l'inglese. Se invece i qualia necessitano di essere coscienti (vedi le posizioni di Nagel e Jackson) allora queste reti neurali non hanno dei qualia giacché non sono coscienti. Ma noi distinguiamo il rosso dal blu o un viso triste da uno felice in modo del tutto inconscio ed automatico (anche se possiamo porre la nostra attenzione su questo evento mentale), il che significa che ciò avviene come se nel nostro apparato percettivo e sensoriali ci siano dei moduli neurali che funzionano proprio come quelli artificiali, dominio-specifici ed incapsulati, e che solo successivamente questi possono accedere alla coscienza………

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