Relazione
del Prof. Marco Mezzalama su:
“La folle corsa delle tecnologie digitali:
dai
Big Data all’Intelligenza Artificiale”
10
Ottobre
2018
Il
professor M. Mezzalama, docente di Sistemi di Elaborazione presso il
Politecnico di Torino, è stato uno dei precursori italiani nell’utilizzo di
Internet e delle tecnologie del Web, e nel corso della sua brillante carriera
ha ricoperto importanti incarichi Accademici e professionali, sedendo in
diversi Consigli di Amministrazione di Istituzioni ed aziende tecnologiche. Il
sentimento di parziale turbamento con cui viene vissuta questa epoca di
consistenti rivoluzioni delle tecnologie, è dovuta a quanto esse incidono non
solo sul terreno dell’evoluzione degli strumenti in nostro possesso, ma altresì
sull’impatto dirompente che producono sul piano economico e sociale. Questo
fatto però non deve spaventarci più di tanto, (ovviamente preoccuparci e porci
interrogativi , sì!), in quanto , pur in condizioni diverse è la condizione che
caratterizza tutte le rivoluzioni economiche che abbiamo vissuto nei secoli e
nelle epoche passate. Poniamoci alla fine del ‘700 con l’introduzione della
macchina a vapore. Nel giro di pochi decenni la società/civiltà agricola che
aveva resistito per secoli, in pochi anni si è profondamente trasformata se non
addirittura sparita, e ci fu il sorgere addirittura di nuove classi sociali :
“la Borghesia”, “il Proletariato”. Alla fine dell’800 con l’avvento del motore
a scoppio e della luce elettrica, un’altra importante rivoluzione si affermò
trasformando ulteriormente la base economica e sociale delle nostre città e
nazioni occidentali. Ciò che ci fa vivere con angoscia il nostro tempo, è la
rapida trasformazione del contesto economico, con la sparizione di “mestieri”
passati e l’insorgere di nuove professionalità. Tale fenomeno è caratteristico
delle rivoluzioni tecnologiche che profondamente mutano il contesto economico
di una società, e di per sé sono ineluttabili. Il ‘900 è stato il secolo delle
macchine, che hanno sostituito la forza muscolare dell’uomo nel lavoro, ed
hanno indotto l’emancipazione dallo sforzo fisico e dalla fatica. Il 2000 si
pone come il secolo delle Tecnologie correlate alle informazioni, e quindi in
qualche misura si pongono nell’area tradizionalmente occupata dal cervello
umano, con l’intento di aiutarlo o sostituirlo. Ciò evidentemente aumenta le
nostre riserve e preoccupazioni. Entrando nel vivo del tema della relazione, è
evidente quanto rapido sia stato lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione
dal dopoguerra ad oggi ed in particolare negli ultimi trent’anni. In
quest’ultimo lasso di tempo la capacità di calcolo di un “processore” è
cresciuta di un Milione di volte, ed il costo per unità di calcolo si è ridotto
di 10 milioni di volte. Se lo stesso paradigma di sviluppo fosse applicato alle
vetture, noi oggi viaggeremo con auto capaci di raggiungere i 100.000km/h
consumando poche gocce di carburante. Tale incredibile riduzione dei costi è stata
l’origine della larghissima diffusione che tali tecnologie hanno avuto.
Ovviamente tale enorme diffusione ha avuto impatto sui “Lavori”, tanto da poter
affermare che le dieci professionalità più richieste oggi, non esistevano del
tutto dieci anni fa. Ciò induce naturalmente un enorme impatto anche sul
sistema scolastico e formativo della società, la cui caratteristica dovrà
essere sempre più di “ INSEGNARE AD IMPARARE” piuttosto che soltanto
trasmetterci saperi definiti, che saranno probabilmente obsoleti nel giro di
pochi anni. Le tecnologie emergenti di questo periodo e che impatteranno sulla
nostra vita sono sostanzialmente tre:
-
L’internet
delle cose (IoT = Internet of Things)
-
I Big Data
( Grandi basi di dati)
-
L’Intelligenza Artificiale (AI= Artificial
Intelligence)
L’IoT consiste, di fatto, nella possibilità di avere in
ciascun oggetto di uso quotidiano della capacità di calcolo e di comunicazione.
In breve un connubio di “Intelligenza e Connettività”. Esempi su tipologie
varie di oggetti si muovono dal Telepass, ai semafori intelligenti, agli
elettrodomestici, all’abbigliamento, le calzature, attrezzature sportive, telecomandi
vari, auto connesse, etc. Altro esempio di immediata percezione è il nuovo
servizio di “Biciclette in condivisione” (Bike Sharing), dove il servizio è
reso possibile dal fatto che ogni bicicletta è identificabile e rintracciabile
sul territorio, grazie ai processori che gestiscono il GPS (localizzazione
satellitare) e l’identificazione dell’utente tramite una Applicazione sul
Telefono cellulare che comunica con il processore della bicicletta. Enormi
ambiti di utilizzo interessano il campo della domotica (automazione della
casa), dove sempre maggiori applicazioni di IoT mettono in comunicazione i vari
oggetti della casa , dagli elettrodomestici, al sistema di climatizzazione, al
sistema di illuminazione, ai sistemi di antiintrusione, a quello di intrattenimento
con accesso alla rete. Un futuro che ci cambierà in modo sostanziale il vivere
quotidiano. Altra tecnologia emergente è quella relativa ai Big Data. Queste
tecnologie che riguardano l’informazione hanno di fatto rotto le filiere di
accesso alle informazioni, eliminando il bisogno di attori di intermediazione. Esempi
eclatanti: il passaggio dal sistema postale tradizionale a quello di posta
elettronica, dove sono eliminati tutti gli operatori abilitanti (uffici
postali, produzione di carta e penne, stampa di francobolli, postini e
distributori, e così via) o il reperimento di una informazione sconosciuta,
dalla intermediazione di scuole, professori, testi enciclopedici, biblioteche,
etc al semplice accesso via cellulare alle informazioni presenti sul web. Da
Wikipedia, l’enciclopedia autoredatta da utenti finali a siti specifici trattanti
gli argomenti più disparati. Più in generale, oggi, accedere alle informazioni
è più facile di un tempo e costa relativamente poco. Nei fatti questo
costituisce un elemento di democratizzazione della società, in quanto rompe il
flusso di potere connesso alla disponibilità di informazioni. (ricordiamo per
esemplificare il sistema monastico medioevale che riproduceva e conservava i
testi antichi, da cui la Chiesa come Istituzione traeva il suo Potere sulla
società). Possiamo dire che oggi viviamo in un’epoca caratterizzata dalla
esplosione della quantità di informazioni. Angela Merkel ha dichiarato nella
conferenza di Davos di quest’anno che: «I
big data sono la materia prima del XXI secolo. La linea di confine tra chi ne
avrà il possesso e chi ne sarà escluso segnerà le sorti della democrazia, della
partecipazione e della prosperità economica. Se non ci muoviamo con la dovuta
cautela rischiamo il ritorno dei luddisti» Le quantità di informazioni
disponibili sono davvero enormi e tendono a crescere in modo esponenziale. Ogni
giorno si scambiano 100 miliardi di e-mail - Ogni giorno vengono postate su
Facebook 700 milioni di fotografie - 100GByte sono generati per ogni ora di
volo di un Boeing 787 - 1.5TByte sono prodotti dal sistema di videosorveglianza
del metro di Londra ogni minuto. Di fatto noi stessi, le organizzazioni
economiche, le società e le applicazioni varie basate sull’IoT, costituiscono
la fonte di generazione di questa enorme valanga di informazioni. Si stima che
ogni anno vengano prodotte 10 alla 21 bytes di informazioni, cioè 1000 miliardi
di miliardi di bytes , equivalenti a 323 miliardi di volumi come Guerra e Pace
di Tostoj. Le informazioni sono ovviamente non solo di carattere testuale ma
riguardano anche immagini, musica, video, mappe, etc. Il passaggio successivo è
quello di passare dai dati alla loro elaborazione, in modo tale da estrarne
indicazioni che ci aiutino a profilare e determinare trends che ci supportino
nel prendere decisioni. Tali elaborazioni avvengono ormai in modo sempre più
automatizzato, attraverso algoritmi di classificazione e clusterizzazione delle
informazioni, allo scopo di estrarre significati dalla imponente massa di dati
a disposizione. Un elemento riscontrabile è che l’enorme massa di informazione
prodotta e trattata tende in generale a ridurre la riservatezza (anche in modo
lecito) di informazioni che un tempo avremmo volute tutelate da forme più o
meno stringenti di riservatezza. Ma nel bilancio tra utilità del processo di
gestione dei dati e le preoccupazioni sulla privacy, quest’ultime tendono ad
essere poste in secondo piano. Un altro rischio connesso è che tali tecnologie
tendano a far disabituare al processo di utilizzazione della memoria umana,
avendo garantita una facile reperibilità di ciò che ci serve. (chi ricorda più
i numeri di telefono degli amici?) La vera frontiera tecnologica che si profila
davanti a noi, e che può destare le nostre suggestioni, è quella della
Intelligenza Artificiale. Partendo dalla previsione che:
Nel 2029 la capacità di elaborazione di un singolo
processore INTEL sarà pari alla capacità elaborativa di un cervello umano, e
che nel 2040 la capacità di elaborazione dei computer supererà quella degli
individui umani e delle specie pensanti, ci si attende che le capacità di
elaborazione razionale delle macchine supereranno quella della intelligenza
umana. “Imparare e fare esperienza è
l’elemento essenziale per l’evoluzione delle specie”, affermava Konrad
Lorenz padre dell’etologia. Ad oggi ciò è quello che ci differenzia dalle
macchine e dalle capacità di elaborazione automatica. Ma anche in questo
settore gli sviluppi sono enormi e rapidi, connessi con l’accrescimento delle
capacità di calcolo dei computer ed alla messa a punto di nuove tecnologie
quali le Reti Neurali, che tendono a riprodurre il meccanismo/processo di
apprendimento, supportato dalla disponibilità di grandi basi di dati interpretati
attraverso tecniche di Machine Learning. Già oggi una parte importante di
processi decisionali, appannaggio di decisori umani, sono svolti da automatismi
basati su tecniche di intelligenza artificiale. Dalle decisioni di investimento
dei grandi fondi finanziari internazionali, alle capacità di diagnosi
oncologiche in medicina, alla capacità di gestione di processi produttivi della
fabbrica automatica. Questa la distribuzione percentuale attuale dell’utilizzo
di AI nei vari settori:
Banche,assicurazioni, finanza 26%
Automazione industriale(robotica) 15%
Industria automobilistica 12%
Telco 08%
Retail e marketing 06%
Medicina 06%
Altro 27%
Concludendo, dobbiamo sempre aver presente
l’affermazione di Kranzberg :
“La tecnologia di
per sè non è né buona, né cattiva, né tantomeno neutra.”
E di ciò dovranno tenere conto i progettisti delle future
evoluzioni tecnologiche per poterne indirizzare gli effetti. Oltre a questo
occorre aver sempre presente che le macchine si evolveranno in modo diverso da
ciò che è stata l’evoluzione della specie umana. Nel senso che sapranno emulare
i comportamenti umani ma non saranno umani. Per rappresentarci ciò Edsger
Dijkstra diceva: “Chiedersi se un
computer possa pensare è come pensare che un sottomarino possa nuotare”.
Nel senso che un sottomarino agisce sott’acqua, si muove, si immerge ma certo
non nuota come un pesce. Così un computer emulerà i processi decisionali umani,
ma non penserà di certo né tantomeno sarà umano.
Gli uomini hanno in ogni caso una parte irrazionale che
i computer ad oggi non hanno e che difficilmente potranno avere, fino a che noi
non saremo in grado di decodificare le reazioni chimiche sottese alle nostre
emozioni ed ai nostri sentimenti. Forse a quel punto anche gli esseri
artificiali potranno emulare i sentimenti umani, e a quel punto chissà che il
nostro frigorifero non possa innamorarsi della sua vicina lavastoviglie!!
Speriamo di poterci essere anche noi, allora!!
Per chi non avesse presenziato alla conferenza, e per i presenti come ulteriore richiamo alla memoria, pubblichiamo le slides
utilizzate dal prof. Mezzalama come traccia di base per la sua relazione
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