Isis
cresce perché non c’è sinistra
Solo un nuovo pensiero
radicale può sconfiggere i fondamentalisti, che sono generati dal perverso
funzionamento del liberismo
Colloquio
con il Slavoj Zizek,
filosofo, psicanalista, Direttore del Birkbeck Institute for the Umanities e
docente all’European Graduate School, (da L’Espresso n° 7/2015)
Facciamo
un passo indietro ai fatti di Parigi, le ha espresso solidarietà a Charlie
Hebdo, pensa che la reazione internazionale sia stata adeguata?
Se pensiamo a tutto il pathos
della solidarietà internazionale, che ha avuto il suo culmine nello spettacolo
di Domenica 11 Gennaio, quando tutti i grandi della politica internazionale,
ecco questa sarebbe l’immagine giusta se dovessimo raffigurare la falsità e
l’ipocrisia. Nel vero stile Charlie Hebdo sarebbe stato appropriato pubblicare
un’enorme vignetta che deridessi ferocemente
e senza tatto alcuno questo avvenimento con disegni di Netanyahu e
Abbas, Lavrov e Cameron che si abbracciano e si baciano mentre gli uni alla
spalle degli altri affilano i coltelli
Lei
ha detto che i terroristi sono una strana specie di fondamentalisti perché
avvertono il bisogno di rispecchiarsi nella società occidentale, mentre i veri
fondamentalisti come gli Amish si limiterebbero ad ignorare gli edonisti
occidentali e le loro stupide vignette. E se davvero ci fosse dell’altro, e non
i fondamentalismi, dietro a questi terroristi? Crede che questo rappresenti da
parte loro un disperato bisogno di trovare una causa trascendente così rara in
questo mondo post-ideologico?
Le cose sono più ambigue
ancora. Se si chiede ad un anticomunista russo a quale tradizione siano da
imputare le atrocità del stalinismo si otterrebbero due risposte contrastanti:
alcuni considerano lo stalinismo ed il bolscevismo un capitolo della lunga
storia russa della modernizzazione occidentale, tradizione che ebbe inizio con
Pietro il Grande, o forse addirittura con Ivan il Terribile, altri invece
punterebbero il dito contro l’arretratezza russa, la lunga tradizione del
dispotismo orientale che vi predomina a lungo. Di conseguenza mentre per i
primi i modernizzatori occidentali arrestarono ed influirono violentemente
sull’evolversi naturale della Russia, sostituendo alla tradizione il terrore di
Stato, per i secondi invece per la Russia
la vera tragedia fu che la Rivoluzione socialista scoppiò nel periodo e nel
posto sbagliato. Tutto ciò ricorda da vicino proprio il fondamentalismo
islamico che finora ha trovato la sua espressione più estrema nell’Isis
E
quindi di che tipo di fenomeno si tratta?
Ormai è diventato un luogo
comune far notare che l’ascesa dell’Isis è l’ultimo capitolo della lunga storia
del risveglio anticoloniale (di fatto si stanno ridisegnando i confini
arbitrari tracciati all’indomani della Prima Guerra Mondiale da parte della
grandi potenze) e al tempo stesso è un capitolo della lotta contro il modo con
il quale il capitalismo globale intacca il potere degli Stati Nazione. A
incutere paura e costernazione, tuttavia, è un’altra caratteristica del regime
dell’Isis: le autorità dell’Isis dichiarano ufficialmente che compito dello
Stato non è occuparsi del welfare della popolazione, ciò che conta è la vita
religiosa, che l’intera vita pubblica obbedisca alle leggi religiose. E’ per
questo che l’Isis resta più o meno indifferente nei confronti di qualsiasi
catastrofe umanitaria, il suo motto è “occupiamoci della religione e il welfare
verrà da sé”. E’ qui che è quanto mai evidente il grande divario tra il
concetto di potere esercitato dall’Isis e quello esercitato dall’Occidente,
quello occidentale è il concetto di “bio-potere”, che regola la vita, concetto
respinto integralmente dall’Isis
Tutto
ciò rende allora l’Isis un semplice fenomeno pre-moderno, un disperato
tentativo di riportare indietro le lancette del progresso storico?
La resistenza al
capitalismo globale non dovrebbe fare affidamento sulle tradizioni pre-moderne,
sulla difesa delle loro particolari forme di vita, per il semplice motivo che
un ritorno ad esse è irrealizzabile, perché la globalizzazione in un certo
senso è già una forma di resistenza ad esse. Coloro che si oppongono alla
globalizzazione in difesa delle tradizioni lo fanno in un forma che è già
moderna. Il contenuto di ciò che dicono potrà anche essere antico, ma la sua
forma è ultra-moderna. Quindi invece di considerare l’Isis come una forma di
resistenza alla modernità, lo si dovrebbe considerare un caso di
modernizzazione scellerata e collocarlo nella serie delle modernizzazioni
conservatrici iniziata con la Restaurazione Meiji in Giappone (un piano di modernizzazione
industriale spinta che assunse la forma ideologica di restaurazione della piena
autorità dell’Imperatore). La
famosa foto di al-Baghdadi (il Califfo a capo dell’Isis) con al polso un
prezioso orologio svizzero è emblematica; l’Isis è ben organizzato nella
propaganda in rete, negli affari economici, anche se queste pratiche
ultra-moderne sono utilizzate per diffondere e affermare una visione
ideologico-politica che non è tanto conservatrice quanto un disperato tentativo
di fissare chiari limiti gerarchici, soprattutto tra coloro che regolamentano
religione, istruzione, sessualità
Se
a spiegare l’ascesa del radicalismo islamico è l’assenza di una sinistra laica
che cosa dovrebbe fare l’Occidente per risolvere il problema del terrorismo
globale?
E’ proprio questo il mio
punto: non riusciremo a sconfiggerlo se restiamo nell’ambito delle coordinate
liberal-democratiche. Soltanto una nuova Sinistra radicale potrà riuscirci.
Teniamo bene a mente la vecchia intuizione di Walter Benjamin quando disse che
“ogni ascesa del fascismo è un fallimento della Sinistra, ma al tempo stesso
reca testimonianza di una rivoluzione fallita”, la dimostrazione che c’era un
potenziale rivoluzionario da sfruttare, c’era un’insoddisfazione che la
Sinistra non è stata capace di mobilitare. Perché questo stesso principio non
dovrebbe valere per il cosiddetto islamo-fascismo odierno? L’ascesa
dellì’slamismo radicale non è forse correlato alla scomparsa della sinistra
laica nei paesi musulmani? ……..
E
cosa ne è dei valori centrali del liberalismo, della libertà, dell’uguaglianza?
Il paradosso è che da solo
il liberalismo non è abbastanza forte per salvarli dalla mannaia dei
fondamentalisti. Il fondamentalismo è una reazione, fasulla e mistificatoria,
alla pecca reale del liberalismo, ed è per questo che continua a nascere da
quello. Lasciato a sé il liberalismo si farebbe del male, l’unica cosa in grado
di salvare i valori più importanti è una sinistra rinnovata…….l’unico modo per
sconfiggere il fondamentalismo è togliergli il terreno da sotto i piedi.
Reagire alla carneficina di Parigi significa abbandonare l’accondiscendente
autocompiacimento dei liberali permissivi e ammettere che il conflitto tra la
permissività liberale ed il fondamentalismo è in definitiva un falso conflitto,
un circolo vizioso tra due poli che si generano reciprocamente. Ciò che Max
Horkheimer disse del fascismo e del capitalismo già negli anni Trenta “Coloro
che non intendono parlare del capitalismo criticamente dovrebbero astenersi dal
parlare anche di fascismo” dovrebbe valere anche per il fondamentalismo, ossia
“coloro che non intendono parlare di democrazia liberale criticamente
dovrebbero astenersi dal parlare anche di fondamentalismo religioso”
Pensa di avere qualcosa in
comune con Michel Houellebecq? Con la sua critica delle società liberali
occidentali collegata ad un’assenza di giustificazione per le alternative
reazionarie come quelle islamista e quella russa?
Si,
sicuramente. Ho un grande risspetto per i conservatori liberali sinceri come
Houellebecq, Sloterdijk. Da loro si può imparare molto di più che da un liberal
progressista come Habermas. I conservatori sinceri non hanno timore ad
ammettere che siamo arrivati ad un punto morto. Il ritratto più devastante
della rivoluzione sessuale degli anni sessanta è quello che Houellebecq ha
fatto ne “Le particelle elementari”, dove mostra che l’edonismo permissivo
abbia trasformato in osceno l’universo del super-io obbligato a godere. Anche
il suo anti-islamismo è più raffinato di quanto possa sembrare; Houellebecq è
consapevole che il vero problema non è la minaccia islamica proveniente
dall’esterno ma la nostra stessa decadenza. Nietzsche intuì che la civiltà
occidentale si stava indirizzando verso l’Ultimo Uomo, una creatura apatica,
priva di grandi passioni e senso di responsabilità, incapace di sognare, stanco
della vita. Questo Ultimo Uomo non corre rischi, ricerca soltanto comodità,
sicurezza, vive di tolleranza verso gli altri, immagina “un po’ di veleno ogni
tanto per sogni piacevoli e molto veleno alla fine per una morte piacevole”, ha
piccoli piaceri diurni, e piccoli piaceri notturni, ma tiene in considerazione
la salute. “Abbiamo scoperto la felicità” dicono gli Ultimi Uomini. E
ammiccano.