sabato 14 febbraio 2015

Isis e Sinistra


Isis cresce perché non c’è sinistra

Solo un nuovo pensiero radicale può sconfiggere i fondamentalisti, che sono generati dal perverso funzionamento del liberismo

Colloquio con il Slavoj Zizek, filosofo, psicanalista, Direttore del Birkbeck Institute for the Umanities e docente all’European Graduate School,  (da L’Espresso n° 7/2015)

Facciamo un passo indietro ai fatti di Parigi, le ha espresso solidarietà a Charlie Hebdo, pensa che la reazione internazionale sia stata adeguata?
Se pensiamo a tutto il pathos della solidarietà internazionale, che ha avuto il suo culmine nello spettacolo di Domenica 11 Gennaio, quando tutti i grandi della politica internazionale, ecco questa sarebbe l’immagine giusta se dovessimo raffigurare la falsità e l’ipocrisia. Nel vero stile Charlie Hebdo sarebbe stato appropriato pubblicare un’enorme vignetta che deridessi ferocemente  e senza tatto alcuno questo avvenimento con disegni di Netanyahu e Abbas, Lavrov e Cameron che si abbracciano e si baciano mentre gli uni alla spalle degli altri affilano i coltelli
Lei ha detto che i terroristi sono una strana specie di fondamentalisti perché avvertono il bisogno di rispecchiarsi nella società occidentale, mentre i veri fondamentalisti come gli Amish si limiterebbero ad ignorare gli edonisti occidentali e le loro stupide vignette. E se davvero ci fosse dell’altro, e non i fondamentalismi, dietro a questi terroristi? Crede che questo rappresenti da parte loro un disperato bisogno di trovare una causa trascendente così rara in questo mondo post-ideologico?
Le cose sono più ambigue ancora. Se si chiede ad un anticomunista russo a quale tradizione siano da imputare le atrocità del stalinismo si otterrebbero due risposte contrastanti: alcuni considerano lo stalinismo ed il bolscevismo un capitolo della lunga storia russa della modernizzazione occidentale, tradizione che ebbe inizio con Pietro il Grande, o forse addirittura con Ivan il Terribile, altri invece punterebbero il dito contro l’arretratezza russa, la lunga tradizione del dispotismo orientale che vi predomina a lungo. Di conseguenza mentre per i primi i modernizzatori occidentali arrestarono ed influirono violentemente sull’evolversi naturale della Russia, sostituendo alla tradizione il terrore di Stato, per i secondi invece  per la Russia la vera tragedia fu che la Rivoluzione socialista scoppiò nel periodo e nel posto sbagliato. Tutto ciò ricorda da vicino proprio il fondamentalismo islamico che finora ha trovato la sua espressione più estrema nell’Isis
E quindi di che tipo di fenomeno si tratta?
Ormai è diventato un luogo comune far notare che l’ascesa dell’Isis è l’ultimo capitolo della lunga storia del risveglio anticoloniale (di fatto si stanno ridisegnando i confini arbitrari tracciati all’indomani della Prima Guerra Mondiale da parte della grandi potenze) e al tempo stesso è un capitolo della lotta contro il modo con il quale il capitalismo globale intacca il potere degli Stati Nazione. A incutere paura e costernazione, tuttavia, è un’altra caratteristica del regime dell’Isis: le autorità dell’Isis dichiarano ufficialmente che compito dello Stato non è occuparsi del welfare della popolazione, ciò che conta è la vita religiosa, che l’intera vita pubblica obbedisca alle leggi religiose. E’ per questo che l’Isis resta più o meno indifferente nei confronti di qualsiasi catastrofe umanitaria, il suo motto è “occupiamoci della religione e il welfare verrà da sé”. E’ qui che è quanto mai evidente il grande divario tra il concetto di potere esercitato dall’Isis e quello esercitato dall’Occidente, quello occidentale è il concetto di “bio-potere”, che regola la vita, concetto respinto integralmente dall’Isis
Tutto ciò rende allora l’Isis un semplice fenomeno pre-moderno, un disperato tentativo di riportare indietro le lancette del progresso storico?
La resistenza al capitalismo globale non dovrebbe fare affidamento sulle tradizioni pre-moderne, sulla difesa delle loro particolari forme di vita, per il semplice motivo che un ritorno ad esse è irrealizzabile, perché la globalizzazione in un certo senso è già una forma di resistenza ad esse. Coloro che si oppongono alla globalizzazione in difesa delle tradizioni lo fanno in un forma che è già moderna. Il contenuto di ciò che dicono potrà anche essere antico, ma la sua forma è ultra-moderna. Quindi invece di considerare l’Isis come una forma di resistenza alla modernità, lo si dovrebbe considerare un caso di modernizzazione scellerata e collocarlo nella serie delle modernizzazioni conservatrici iniziata con la Restaurazione Meiji in Giappone (un piano di modernizzazione industriale spinta che assunse la forma ideologica di restaurazione della piena autorità dell’Imperatore). La famosa foto di al-Baghdadi (il Califfo a capo dell’Isis) con al polso un prezioso orologio svizzero è emblematica; l’Isis è ben organizzato nella propaganda in rete, negli affari economici, anche se queste pratiche ultra-moderne sono utilizzate per diffondere e affermare una visione ideologico-politica che non è tanto conservatrice quanto un disperato tentativo di fissare chiari limiti gerarchici, soprattutto tra coloro che regolamentano religione, istruzione, sessualità
Se a spiegare l’ascesa del radicalismo islamico è l’assenza di una sinistra laica che cosa dovrebbe fare l’Occidente per risolvere il problema del terrorismo globale?
E’ proprio questo il mio punto: non riusciremo a sconfiggerlo se restiamo nell’ambito delle coordinate liberal-democratiche. Soltanto una nuova Sinistra radicale potrà riuscirci. Teniamo bene a mente la vecchia intuizione di Walter Benjamin quando disse che “ogni ascesa del fascismo è un fallimento della Sinistra, ma al tempo stesso reca testimonianza di una rivoluzione fallita”, la dimostrazione che c’era un potenziale rivoluzionario da sfruttare, c’era un’insoddisfazione che la Sinistra non è stata capace di mobilitare. Perché questo stesso principio non dovrebbe valere per il cosiddetto islamo-fascismo odierno? L’ascesa dellì’slamismo radicale non è forse correlato alla scomparsa della sinistra laica nei paesi musulmani? ……..
E cosa ne è dei valori centrali del liberalismo, della libertà, dell’uguaglianza?
Il paradosso è che da solo il liberalismo non è abbastanza forte per salvarli dalla mannaia dei fondamentalisti. Il fondamentalismo è una reazione, fasulla e mistificatoria, alla pecca reale del liberalismo, ed è per questo che continua a nascere da quello. Lasciato a sé il liberalismo si farebbe del male, l’unica cosa in grado di salvare i valori più importanti è una sinistra rinnovata…….l’unico modo per sconfiggere il fondamentalismo è togliergli il terreno da sotto i piedi. Reagire alla carneficina di Parigi significa abbandonare l’accondiscendente autocompiacimento dei liberali permissivi e ammettere che il conflitto tra la permissività liberale ed il fondamentalismo è in definitiva un falso conflitto, un circolo vizioso tra due poli che si generano reciprocamente. Ciò che Max Horkheimer disse del fascismo e del capitalismo già negli anni Trenta “Coloro che non intendono parlare del capitalismo criticamente dovrebbero astenersi dal parlare anche di fascismo” dovrebbe valere anche per il fondamentalismo, ossia “coloro che non intendono parlare di democrazia liberale criticamente dovrebbero astenersi dal parlare anche di fondamentalismo religioso”
Pensa di avere qualcosa in comune con Michel Houellebecq? Con la sua critica delle società liberali occidentali collegata ad un’assenza di giustificazione per le alternative reazionarie come quelle islamista e quella russa?
Si, sicuramente. Ho un grande risspetto per i conservatori liberali sinceri come Houellebecq, Sloterdijk. Da loro si può imparare molto di più che da un liberal progressista come Habermas. I conservatori sinceri non hanno timore ad ammettere che siamo arrivati ad un punto morto. Il ritratto più devastante della rivoluzione sessuale degli anni sessanta è quello che Houellebecq ha fatto ne “Le particelle elementari”, dove mostra che l’edonismo permissivo abbia trasformato in osceno l’universo del super-io obbligato a godere. Anche il suo anti-islamismo è più raffinato di quanto possa sembrare; Houellebecq è consapevole che il vero problema non è la minaccia islamica proveniente dall’esterno ma la nostra stessa decadenza. Nietzsche intuì che la civiltà occidentale si stava indirizzando verso l’Ultimo Uomo, una creatura apatica, priva di grandi passioni e senso di responsabilità, incapace di sognare, stanco della vita. Questo Ultimo Uomo non corre rischi, ricerca soltanto comodità, sicurezza, vive di tolleranza verso gli altri, immagina “un po’ di veleno ogni tanto per sogni piacevoli e molto veleno alla fine per una morte piacevole”, ha piccoli piaceri diurni, e piccoli piaceri notturni, ma tiene in considerazione la salute. “Abbiamo scoperto la felicità” dicono gli Ultimi Uomini. E ammiccano.

1 commento:

  1. Avevo idea di aggiungere un commento, dopo quella di Massima, alla conferenza del Prof. Vercelli. Poi la lettura di questa intervista al filosofo Zizek ha aggiunto spunti che si intrecciano con quelli riccamente offerti dalla conferenza di Mercoledì scorso. Sentivo in particolare la necessità di ritrovare all'interno della complessa relazione del Prof. Vercelli, che ci ha offerto uno spaccato analitico e dettagliato di un fenomeno, il fondamentalismo islamico, che assume forme specifiche nelle varie regioni del mondo in cui si sta manifestando e crescendo, quali aspetti unificassero questa complicata articolazione, quali fossero le ragioni di fondo unificanti, quali riflessioni conseguenti noi "occidentali" potevamo sviluppare. Ho trovato nelle parole di Zizek molti arricchimenti in questa direzione. Credo, limitandomi per ora a questa considerazione e impegnandomi ad entrare nel merito dei singoli spunti man mano che la nostra discussione come Circolar-Mente, in rete e di persona, offrirà occasioni mirate per affrontarli, che noi "occidentali" dobbiamo cogliere la minaccia fondamentalista come un'occasione, l'ultima?, per una profonda autocritica e una rigenerazione, prima ancora che politica, culturale, filosofica e morale. Abbiamo alla spalle molti errori e misfatti che spiegano, in buona parte ma non del tutto, la fertilità del terreno sul quale il seme del fondamentalismo è potuto crescere, dalle cruente rapine coloniali alla imposizione di Stati Nazione che suonavano offesa alle storie locali. Su questo aspetti, politica e Governi, in primis, dovranno riflettere per non ripetere gli stessi errori. Ma tutti noi siamo chiamati a ripensare ai nostri stili di vita, ai valori sui quali la civiltà occidentale sembra essersi, consapevolmente?, adagiata. Penso all'ultima parte dell'intervista a Zizek, e credo che il fondamentalismi davvero siano l'anticorpo sbagliato alla decadenza della "civiltà" occidentale da questa stessa generati. Occorrono altri anticorpi, li dobbiamo produrre da noi stessi. In fretta e bene

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