sabato 21 febbraio 2015


Islam e fascismo - 2

Olivier Roy, specialista francese dell’Islam, intervistato giovedì 19 febbraio da Danais Ginori su 'La Repubblica', sostiene che palare dell’Isis in termini di fascismo è sbagliato.

Roy afferma: “Il fascismo voleva costruire uno stato, delle istituzioni, aveva una visione della società, per quanto discutibile, c’era un culto del capo, un forte nazionalismo, un concetto di razza.”

Certo si possono trovare anche dei punti di contatto come il ricorso alla violenza, il disprezzo verso i valori dell’individualismo di matrice liberale, il culto della bella morte ed altri, ma questi aspetti non bastano a sottacere le divergenze che tanto peso hanno avuto non solo nella teoria, ma anche nella pratica politica come:

-il nazionalismo attorno al quale ruota la propaganda dello stato fascista di cui al contrario non si trova traccia nei messaggi dell’Isis. Anzi le nazioni con i loro confini, tracciati a tavolino dalle ex potenze coloniali, sono entità da distruggere e sostituire con la comunità dei credenti. 

-il razzismo che in Italia trova il suo culmine nel Manifesto della Razza e nella formulazioni delle Leggi Razziali. Mentre nel fascismo l’identità passa attraverso la razza, nel terrorismo islamista prende forma attraverso un’identità religiosa deformata

-il culto dello stato è essenziale per comprende la costruzione dello stato totalitario fascista,mentre fino ad oggi nel raggio d’azione del Califfato siamo di fronte ad un sovvertimento continuo delle relazioni tra le comunità e le strutture statali

-la laicità . Mussolini, pur conseguendo come uno dei suoi massimi risultati politici il Concordato con la Chiesa Cattolica, non fece ricorso ai simboli religiosi, mentre il richiamo e la strumentalizzazione della fede sono ampiamente presenti al fine di legittimare l’azione collettiva dei terroristi.

Sulla base di queste rapidissime considerazioni, ricorrere alla categoria del fascismo per interpretare il terrorismo di ispirazione islamista sembra inadeguato alla comprensione di questo nuovo sconvolgente fenomeno, che dovremmo studiare più per quello che è che per quello che consente il rimando al fascismo del novecento.

1 commento:

  1. Ho letto con interesse questo secondo post che sintetizza l’opinione dell’islamista Olivier Roy in merito al crescente diffondersi di un parallelo “Islam e fascismo” di certa provocazione e dubbia sostenibilità. La tesi sostenuta da Hamed Abdel-Samad, storico e politologo tedesco di origini egiziane, e riassunta tramite una sua intervista a L’Espresso qui pubblicata in un precedente post, sta raccogliendo, in misura preoccupante, consensi, paradossalmente soprattutto in ambienti europei conservatori di destra seppure sia un tesi che assimila le basi ideologiche del fondamentalismo a quelli dell’estrema destra europea. Ero stato tentato di inserire in calce al primo post un commento per esprimere la mia perplessità al riguardo. Non è più necessario in quanto mi è sufficiente concordare con quanto sostenuto da Olivier Roy. Aggiungo che l’onda emotiva che, inevitabilmente e giustamente, si crea come reazione ad avvenimenti tragici, come quelli del 9 Gennaio a Parigi, genera, altrettanto inevitabilmente ma non più giustamente, valutazioni le più disparate, troppo spesso slegate da una sufficiente conoscenza delle tematiche su cui si interviene. Il dibattito in tutta Europa attorno al confronto con l’ondata terroristica fondamentalista sta dimostrando la profonda ignoranza della cultura islamica, non solo a livello diffuso tra i comuni cittadini, ma anche in ambiti in teoria più “acculturati”. Scontata l’insistenza di provocazioni volute e limitandoci quindi alle valutazioni ispirate da totale buona fede a me pare che troppo spesso si parli senza ben conoscere ciò su cui si emettono giudizi quasi ultimativi. Ciò vale sicuramente per la cultura dell’Islam, ma, nel caso specifico, credo che ciò valga anche per il “fascismo”.
    Fascismo, fascista, sono termini ormai comunemente usati per definire idee, persone, comportamenti, genericamente ispirati da chiusura e contrapposizione violenta verso altre idee, persone, comportamenti.
    Quanto di vero fascismo, fascista, ci sia in questo uso dei termini è questione controversa. Se dobbiamo riferirci alla concreta esperienza storica “fascista” dovremmo limitarci al ristretto ambito dello scontro politico. Se al contrario si volesse fare riferimento ad una cultura “fascista” allora il discorso si complica non poco. Ciò che comunemente viene definito fascismo, fascista, credo sia per molti solo un generico collegamento agli atteggiamento più politici e più legati a quello specifico contesto storico, ma non credo sia basato su una adeguata conoscenza di cosa sia nella sua totalità culturale il fascismo. Conosciamo a sufficienza i percorsi, che spesso partono da molto lontano e che hanno attraversato secoli di cultura europea, che hanno generato quelle tragiche esperienze storiche e che, nel nostro attuale definire qualcosa o qualcuno “fascista”, dovrebbero giustificare il ricorso a tali appellativi? Ne dubito. Viviamo tempi che richiedono a tutti uno sforzo di approfondimento per meglio capire come reagire alle sfide che abbiamo di fronte. In questo, e collegandomi a quanto sopra, ho chiesto all’amministratore del nostro blog di inserire un post che riprende una interessante sintesi della cultura “fascista” fatta da Umberto Eco in una lectio magistralis di alcuni anni fa, ma sempre attualissimo.. Con il suo stile lieve e con la sua straordinaria capacità di sintesi e collegamento Eco offre una straordinaria base di partenza, appunto, per meglio capire.

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