La
parola del mese
A turno si propone una parola, evocativa di pensieri
collegabili ed in grado di aprirsi
verso nuove riflessioni
DICEMBRE 2018
Come molte delle ultime “parole del mese” anche quella che proponiamo Pur avendo un preciso significato in alcuni ambiti, ci è sembrata, al
tempo stesso, indicare un modo prezioso, se non indispensabile, di procedere quando,
di fronte ad un argomento che presenta variegate complessità, si impone la
necessità di un chiarimento di sostanza e di metodo. Tornando all’attuale
nostro programma ci è sembrata infatti utile come “consiglio a seguire” proprio
per meglio orientarci nelle molte, moltissime, questioni che il tema “futuri” ci
ha proposto. Occorre cioè, arrivati ad un certo punto per meglio muoversi, fare
sintesi, restringere e assorbire in categorie più complessive. Un secondo
aspetto spiega poi questa scelta ed è legato al saggio che a ruota presenteremo
come “Saggio del mese”. In questo contesto la parola scelta assume un significato molto specifico che, per essere meglio colto da tutti noi, richiedeva un
“supplemento” di spiegazione. E quindi qual miglior modo per farlo che
scegliere come parola del mese…………… si collega,
direttamente o indirettamente, al tema dei “futuri” al centro della prima parte
del nostro programma 2018/2019. Se alcune erano infatti riferite ad un
particolare e specifico aspetto dei probabili scenari a venire, altre invece
proponevano concetti più generali, utili comunque per “leggere” i processi in
corso. Questa di Dicembre 2018 rientra in questa seconda categoria.
Sussunzione
Dall'insieme delle definizioni reperite nei Vocabolari on line emerge che……
sussunzione
= s.f. derivato dal verbo sussumere, modellato su “assumere”, indica in
generale l'atto del ricondurre un concetto nell'ambito di uno più ampio che lo
comprende. Il concetto di sussunzione nasce nella logica di derivazione aristotelica
come "assunzione della premessa minore del sillogismo in quanto coerente
con quella maggiore" (sillogismo
= termine filosofico con cui
si designa una argomentazione logica costituita da tre proposizioni connesse fra
di loro in modo tale che dalle prime due, assunte come premesse, si possa
dedurre la terza come conclusione); viene in
seguito usato nella Critica del Giudizio di Immanuel Kant, con il
significato di inquadramento in una classificazione. Viene infine ripreso, con
accezione particolare, da Karl Marx nel Capitale per indicare il procedimento
con cui il capitale assoggetta totalmente a sé il lavoro umano. Sussunzione,
come utilizzo in campi specifici, significa:
·
in filosofia = riportare un concetto nell’ambito di un concetto più
generale capace di ricomprenderlo
·
in diritto = ricondurre, far risalire, un caso individuale alla legge in
cui esso è contemplato in termini generali
·
in logica matematica e altre discipline scientifiche = indicare una
classificazione gerarchizzante (specializzazione) per mezzo di sostituzione.
Partendo da una serie di fatti generali e specifici (insieme, classe, tipo)
un elemento, un dato, viene individuato come parte di un dato gruppo.
……………………Aggiungiamo infine un breve approfondimento sul
significato di “sussunzione” nella sua versione “filosofica” ed in particolare
in quella delineata da Marx aggiornata all’attuale forma di capitalismo (quella
in cui si stanno delineando molti dei tratti essenziali dei “futuri” del lavoro
e della società), in collegamento, come preannunciato, con le tematiche
affrontate dal prossimo “Saggio del mese”……………….
…..Nel
Capitolo VI inedito del Capitale,
Marx introduce la categoria di sussunzione al capitale sdoppiata in sussunzione
formale e sussunzione reale. La nozione di sussunzione come tale è tratta
originariamente da Aristotele, ed in seguito dalla Critica del Giudizio di Kant, dove la parola
(die Subsumtion,
derivata dal verbo subsumieren,
cioè inquadrare in una classificazione) indica la riconduzione di un termine al
rapporto insieme di inclusione e di subordinazione che gli è proprio rispetto
ad un termine più esteso. Marx utilizza la nozione al di fuori dell’ambito
della logica, per cui è stata concepita, riformulandola in modo da inquadrarvi
i termini, storico-sociali e non logici, di capitale e lavoro. Marx individua
due tipologie di sussunzione del lavoro al capitale: la “sussunzione formale” implica che il capitale sottometta a
sé, vale a dire includa nel rapporto sociale che lo definisce, i modi di essere
del lavoro umano che si sono costituiti prima e indipendentemente da esso, e
che esso piega ai suo interessi senza modificarne il contenuto. La “sussunzione reale” del lavoro al
capitale rimanda invece alla determinazione del modo stesso di essere del
lavoro da parte del rapporto sociale capitalistico che lo ingloba. In
Marx si trovano quindi, come ricaduta delle due tipologie di sussunzione, due
teorie del contratto di lavoro. La prima lo considera come un contratto di
compravendita di una merce, la seconda come un contratto relazionale che
istituisce un rapporto sociale. In questa seconda versione il contratto di
lavoro consiste non in un patto di scambio di merci, bensì in una transazione
che crea le condizioni per la sottomissione del lavoratore al capitalista e la
sussunzione delle sue forze produttive sotto il capitale. La teoria non è
sviluppata da Marx organicamente, ma lo è quanto basta per farne la più
illuminante anticipazione della moderna concezione del contratto di lavoro come
istituzione che genera un rapporto d’autorità. Con l’avvento dell’attuale forma di
capitalismo “bio-cognitivo”, una estensione del capitalismo cognitivo dove
l’intera vita umana viene messa a valore, si entra in una fase nuova del
rapporto capitale-lavoro. In particolare due sono gli aspetti che occorre
rilevare. Il primo ha a che fare con il fatto che tra elemento macchina e
elemento umano la separazione tende a svanire: la macchina diventa “umana” e
l’essere umano “macchina”. Il secondo aspetto, cruciale, è che in tale contesto
si pone un problema di “misura”. In altri termini, come può essere misurata la
vita messa a valore se non esiste più separazione fra “tempo di lavoro” e
“tempo di vita”? Esistono però presupposti verificabili per sostenere che il
capitalismo bio-cognitivo sia caratterizzato dalla compresenza di sussunzione
formale e sussunzione reale allo stesso tempo. La sussunzione formale,
implicita nel capitalismo bio-cognitivo, ha a che fare con la ridefinizione del
rapporto tra lavoro produttivo e lavoro non produttivo, rendendo produttivo anche
ciò che nel paradigma fordista era improduttivo. La sussunzione reale ha a che
fare con il rapporto tra lavoro vivo e morto, come conseguenza del passaggio da
tecnologie meccaniche ripetitive a quelle linguistiche e relazionali. Le
tecnologie statiche, alla base della crescita della produttività e
dell’intensità delle prestazioni del lavoro (economie di scala dimensionali) si
trasformano in tecnologie dinamiche in grado di sfruttare l’apprendimento e le
economie di rete, combinando simultaneamente attività manuali e attività
relazionali. Il risultato è l’aumento di nuove forme di lavoro più flessibili,
in cui le fasi di progettazione e esecuzione non sono più perfettamente
separabili ma sempre più interdipendenti e complementari. Negli ultimi anni,
l’organizzazione del lavoro è sempre più condizionata dall’uso di algoritmi, in
grado di organizzare direttamente un’attività lavorativa, apparentemente
caratterizzata da un alto grado di autonomia. Anche la separazione tra
esecuzione e produzione di servizi diventa più difficile da analizzare. Diventano
inseparabili all’interno della filiera di produzione. Per quanto riguarda la
produzione materiale, l’introduzione di nuovi sistemi di produzione
computerizzati, richiede competenze e conoscenze professionali che rendono il
rapporto tra uomo e macchina sempre più inseparabile, al punto che ora è il
lavoro vivo in grado di dominare il lavoro morto della macchina, ma dentro una
nuova forma di organizzazione del lavoro e di governamentalità sociale. Nel
capitalismo bio-cognitivo, la sussunzione reale e la sussunzione formale sono
due facce della stessa medaglia e si alimentano vicendevolmente. Insieme creano
una nuova forma di sussunzione, definibile sussunzione vitale. Quando la vita
diventa forza lavoro, il tempo di lavoro non viene misurato in unità standard
(ore, giorni). La giornata lavorativa non ha limiti, se non quello naturale.
Siamo in presenza di sussunzione formale ed estrazione del plusvalore assoluto.
Quando la vita diventa forza-lavoro perché il cervello diventa macchina, o
“capitale fisso e capitale variabile allo stesso tempo”, l’intensificazione
della prestazione lavorativa raggiunge il suo massimo: siamo così anche in
presenza di sussunzione reale ed estrazione del plusvalore relativo.
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