Una teoria controversa su cosa si nasconde
dietro la nascita dell'Isis
Secondo l’economista francese Thomas Piketty, le disuguaglianze
economiche in Medio oriente sono una delle cause principali dell’evoluzione
dello Stato Islamico
In una analisi sulla genesi del terrorismo
pubblicata dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre, l'economista
francese ha affermato che a provocarne la nascita sarebbero le disparità
economiche presenti nei Paesi del Medio oriente.
Piketty scrive che il sistema
socio-politico del Medio oriente è stato indebolito dalla presenza di gran
parte del petrolio mondiale nel sottosuolo di poche nazioni scarsamente
popolate. Nell'area compresa tra Egitto e Iran, Siria inclusa, la ricchezza è
concentrata per circa il 70 per cento nelle mani delle monarchie del petrolio,
mentre quei paesi sono abitati solo dal 10 per cento dei 300 milioni di persone
che occupano l’intera area.
Piketty fa riferimento a Paesi come Qatar,
Emirati Arabi, Kuwait, Arabia Saudita, Bahrain e Oman. In base alle stime
effettuate dall’economista nella suo libro “Il capitale nel XXI secolo”, queste
zone sono popolate solo dal 16 per cento degli abitanti totali della regione ma
concentrano però il 60 per cento del prodotto interno lordo. Entro tali
confini, dichiara l’autore, una piccolissima fetta della popolazione controlla
gran parte della ricchezza mentre la restante percentuale, che include donne e
rifugiati, è mantenuta in stato di “semi-schiavitù”.
La situazione economica mediorientale,
dice Piketty, è diventata un pretesto per le azioni dei jihadisti, al pari
delle ferite subite a causa delle guerre condotte nella regione dalle potenze
occidentali. In cima alla lista c'è la prima Guerra del Golfo (1990-1991), che
l’autore ritiene essersi conclusa con la restituzione del petrolio da parte
delle truppe alleate nelle mani degli “emiri” arabi.
Nonostante l’esperto non lo dichiari
espressamente, dal suo punto di vista, la combinazione tra l’impoverimento
economico e gli orrori della guerra, avrebbe dato origine a quella che
definisce la “polveriera” del terrorismo mediorientale.
Particolarmente aspra l’accusa che
l’autore muove nei confronti dell’Occidente, colpevole di aver causato
disparità in Medio oriente e aver contribuito alla persistenza delle monarchie
del petrolio. “Questi regimi sono supportati militarmente e politicamente dalle
potenze occidentali, ben felici di ricavare qualche briciola utile a finanziare
le proprie squadre di calcio
Il terrorismo nato da tali diseguaglianze,
continua Piketty, dovrebbe essere combattuto economicamente. I paesi
occidentali dovrebbero dimostrare di essere interessati alla crescita sociale
del Medio oriente e non alla mera garanzia dei propri interessi finanziari o
alla cura dei rapporti con le famiglie più potenti. Il modo per farlo, dice, è
assicurare che i ricavi derivanti dal commercio di petrolio siano utilizzati
per finanziare lo “sviluppo territoriale” della regione, già a partire da un
miglioramento dell’educazione.
L’economista dedica infine uno sguardo al
proprio Paese di origine, la Francia, condannando l'atteggiamento
discriminatorio di Parigi nei confronti degli immigrati e il mantenimento di un
alto livello di disoccupazione tra gli stessi. L’Europa dovrebbe abbandonare la
propria politica di “austerità”, rinvigorire il proprio modello di integrazione
e a creare nuove opportunità di lavoro, dice, facendo notare che il continente
aveva accettato di accogliere un milione di immigrati l’anno prima che
iniziasse la crisi finanziaria.
Rimane da verificare se, alla luce del
confronto tra la situazione economica del Medio oriente e la condizione delle
altre regioni del mondo, le disparità di ricchezza possano essere alla base
della nascita dello Stato Islamico.
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