Adonis:
“Il velo sulle donne è un velo sulla ragione”
Il poeta
siriano risponde alle domande dei lettori de La Stampa e analizza i fatti di
Colonia e le cause del terrorismo islamico
Il
terrorismo è sempre frutto di disperazione e assenza di speranza e futuro?
Non sono
d’accordo. La disperazione può avere un ruolo. Ma per mettere su un esercito di
80 nazioni e fare la guerra in Siria non basta la disperazione: è una storia
voluta, intenzionale, ben amministrata e ben finanziata.
Ho
lavorato nella Trankgasse per 20 anni e non ho mai assistito a scene simili a
quelle di Colonia. Mi rifiuto di credere che sia stata una cosa spontanea. É
stato frutto di una vile premeditazione per fomentare l’odio contro gli
stranieri e soprattutto contro i profughi, che la maggioranza del popolo
tedesco cerca in tutti i modi di aiutarli”
È possibile. Sfortunatamente oggi tutto è possibile.
La politica ha scavato talmente nelle nostre teste che non riusciamo più a
distinguere le parole pulite da quelle sporche.
La
violenza sulle donne è un atto criminale e viene condannato da ogni Stato e
religione. I criminali vanno condannati con o senza religione e gli stranieri
devono essere uguali davanti ai giudici, perché la legge è uguale per tutti
Sono
d’accordo. La legge dev’essere uguale per tutti, quelli di Colonia sono criminali.
La donna è una chiave di volta per capire il rapporto tra religioni e Stato: il
monoteismo non ha cambiato le sue leggi, anche la Chiesa cattolica le mantiene
e se una donna vuole seguirle rigidamente non è libera di disporre del suo
corpo e della sua volontà. La differenza è che la legge religiosa deve essere
estranea a quella civile e che mentre le altre donne possono scegliere tra la
sottomissione a Dio e la libertà le musulmane non possono. Il velo è un
simbolo: il velo sulle donne è un velo sulla ragione, le rende un’astrazione,
un mero luogo di piacere.
Quando
si parla di terrorismo si sottintende sempre che c’entri l’Islam, ma Islam
deriva dalla parola pace in arabo, il Corano non incita alla violenza. Perché
se un musulmano commette reati dicono che l’Islam è violento e quando un
cristiano fa le stesse cose dicono che si tratta di persona malate di mente?
Vero. Il
crimine è un crimine e basta. L’aggressione contro le donne è un fenomeno
universale. Poi c’è il caso dell’islam che è il caso del monoteismo: tutte le
religioni monoteiste mettono la donna in secondo piano, l’uomo è creato da Dio
e la donna dall’uomo, è una peccatrice. Questo vale per l’islam, il
cristianesimo e l’ebraismo, con la sola eccezione di Gesù, l’unico che ha
riscattato la Maddalena ma poi è stato crocefisso. La Chiesa per secoli ha
dimenticato il suo esempio. La violenza è in tutti i libri sacri, come spiegava
René Girard. Il monoteismo è strutturato in modo tale da permettere ai credenti
di essere violenti. Ci sono anche testi “pacifici” ma oggi sul testo prevale la
lettura del testo. Nell’islam esistono tante scuole, wahabita, sciita, sufi.
Oggi nell’islam prevale la violenza perché domina l’interpretazione wahabita e
viene imposta a tutti come pensiero unico istituzionalizzato. Non c’è un islam
moderato come non c’è un monoteismo moderato, ci sono le persone moderate: la
chiave è la separazione tra religione e Stato.
I
fatti accaduti a Colonia hanno diviso tutti. Nessuno vuole più gli stranieri
nel proprio Paese, si è creato un odio verso tutte le razze e religioni. Si
mettono gli uni contro gli altri. È come se qualcuno volesse scatenare una
rivolta mondiale. Chi dice contro chi siamo a per quale motivo?
I
responsabili di Colonia vanno condannati duramente e senza alcuna scusante.
Dopo però dobbiamo guardare alla realtà: se un musulmano arriva nella
democratica Europa e la vede appoggiare i regimi fondamentalisti non capisce.
La maggior parte dei gruppi dell’opposizione siriana non ha mai presentato una
petizione per la libertà della donna dalla sharia, non ha mai parlato di
laicità. Che cosa possiamo aspettarci da queste premesse? Eppure l’Europa li
sostiene sebbene siano legati all’Arabia Saudita. Io davvero non capisco.
Il
vero tema per me è: «Ignoranza, come combatterla». Perché di questo si tratta.
E l’ignoranza, come l’idiozia, non conosce religione: la usa solo come vestito,
pronta a cambiarlo al primo cambio di stagione.
Dentro
lo Stato Islamico non ci sono solo ignoranti. Il problema è la separazione tra
società, Stato e religione. La religione deve essere un’esperienza individuale,
se resta l’unico referente sociale, politico e culturale si va verso
un’ignoranza senza ritorno. L’antidoto allo strapotere della religione è
immunizzare la società con la cultura, la scienza, l’educazione. Poi chi vuole
preghi pure.
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