Quando
abbiamo deciso, come “CircolarMente”, di porre il tema del confine, nella sua accezione più ampia, al
centro del nostro percorso di studio, ci siamo interrogati fra le altre cose
sul rapporto fra l’irrigidimento dei
confini - intesi tanto come spazi fisici
quanto come spazi mentali e identitari - e il loro attraversamento,
incarnato non solo da quelli che ci siamo abituati a chiamare, per
semplificazione, “migranti”, ma in senso più ampio dalla mobilità che ha
rappresentato una delle componenti fondamentali della storia dell’uomo. Ci si
chiedeva, fra l’altro, come fosse possibile che secoli e secoli di viaggi, di
attraversamenti, di contatti anche fruttuosi e stimolanti fra culture diverse
non solo non avessero reso i confini più porosi e permeabili all’incontro con
la diversità, ma spesso acuito le divisioni e ispessito le mura di contenimento
del NOI rispetto al LORO.
Un
interrogativo, questo, che in parte avevamo già esplorato in anni precedenti
attraverso i seminari condotti dal prof. Remotti in chiave di antropologia
culturale, in cui la riflessione verteva appunto sul bisogno umano di definirsi
per contrasto, aggrappandosi all’idea di identità come permanenza, solida
roccia da preservare da ogni erosione, piuttosto che riconoscerne la natura di
flusso che costantemente plasma e trasforma: ora peraltro ci premeva di
esaminarlo con un’attenzione più mirata, tenendo conto delle ombre scure che
cominciavano già allora ad addensarsi nella realtà geopolitica europea (eravamo
all’inizio di un anno che sotto questo aspetto sarebbe diventato via via più
drammatico).
Abbiamo
pertanto organizzato alcune specifiche proposte di riflessione, affidandole a
relatori di grande esperienza e capacità espositiva, mentre nel contempo ci si
attrezzava, dividendosi in gruppi secondo interessi e competenze, per
relazionare su alcuni testi che potevano integrare in modo significativo il
nostro percorso sul tema dei confini.
Quelli
che ora presentiamo e a cui abbiamo dato un’intitolazione complessiva
abbastanza generica per contenerli nel loro insieme, non sono collegati fra
loro in modo univoco, appartenendo ad ambiti disciplinari diversi a cui
corrisponde una differente impostazione metodologica: spaziano infatti
dall’indagine storica sulle alterazioni
dell’ identità personale e collettiva indotte dalla mobilità umana (LA MENTE DEL VIAGGIATORE, di Eric J.Leed) all’interpretazione narrativa di quel momento
del tutto particolare della storia europea – la fine del 700 - in cui
l’esigenza di ampliare i confini del conosciuto prendendone possesso attraverso
nuove modalità di indagine, nuovi strumenti di misura, nuove strategie di
pensiero è stata particolarmente intensa (LA
MISURA DEL MONDO, di Daniel Kehlmann); dalla riflessione filosofica sulla
globalizzazione come esito di un movimento espansionistico senza pari verso il
“Fuori” che si attiva a partire dai grandi viaggi oltreoceano, e a cui
concorrono in pari misura tanto elementi simbolici quanto concretamente
economici, politici e militari (L’ULTIMA
SFERA, di Peter Sloterdijk), all’indagine più prettamente geografica su di
un mondo in cui tempo e spazio hanno perso quasi ogni importanza, imponendoci
di ripensare al concetto di “luogo” - e
parimenti di confine – in forme diverse da quelle tradizionali (LA
CRISI DELLA RAGIONE CARTOGRAFICA, di
Franco Farinelli).
Pur
tuttavia questi testi così diversi si sono incontrati con una sorta di rimbalzo
dall’uno all’altro in cui la casualità
ha avuto anche un suo gioco, consentendoci di analizzare le questioni da cui
eravamo partiti sotto diversi punti di vista, spostandone e modificandone i
bordi (così accade in effetti nel viaggio, che non può del tutto prescindere da
una forma di erranza, di vagabondaggio, se vuole davvero pervenire ad un
risultato trasformativo). Non è stato controproducente, a nostro avviso, il
fatto che nessuno di essi fosse incentrato in modo specifico sulle questioni
geopolitiche del mondo contemporaneo: se assumiamo infatti per vera la lezione
che ci viene dal primo di questi testi, riconoscendo come ciò che è familiare
non sempre è davvero pensabile (per conoscerlo, spiega infatti lo storico Eric
J.Leed, dobbiamo partire, lasciare i lidi conosciuti), potremo riscontrare che
distanziandosi in qualche misura dagli avvenimenti presenti diventa possibile
vederli sotto una nuova angolatura.
Invitiamo dunque gli
amici di “CircolarMente” a condividere queste letture e a scambiare con noi le
loro impressioni sui testi proposti, che sono stati presentati e riassunti (ad
eccezione del romanzo di Kehlmann) nella
sezione “Filosofia/Psiche” della pagina “Documentazione “ del nostro blog.
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