sabato 16 gennaio 2016

Viaggi, confini, misure del mondo......a cura di un gruppo di lavoro (Antonietta Fonnesu, Enrica Gallo, Liliana Quagliotti)


Quando abbiamo deciso, come “CircolarMente”, di porre il tema del confine, nella sua accezione più ampia, al centro del nostro percorso di studio, ci siamo interrogati fra le altre cose sul rapporto fra l’irrigidimento  dei confini - intesi tanto come spazi fisici  quanto come spazi mentali e identitari - e il loro attraversamento, incarnato non solo da quelli che ci siamo abituati a chiamare, per semplificazione, “migranti”, ma in senso più ampio dalla mobilità che ha rappresentato una delle componenti fondamentali della storia dell’uomo. Ci si chiedeva, fra l’altro, come fosse possibile che secoli e secoli di viaggi, di attraversamenti, di contatti anche fruttuosi e stimolanti fra culture diverse non solo non avessero reso i confini più porosi e permeabili all’incontro con la diversità, ma spesso acuito le divisioni e ispessito le mura di contenimento del NOI rispetto al LORO.

Un interrogativo, questo, che in parte avevamo già esplorato in anni precedenti attraverso i seminari condotti dal prof. Remotti in chiave di antropologia culturale, in cui la riflessione verteva appunto sul bisogno umano di definirsi per contrasto, aggrappandosi all’idea di identità come permanenza, solida roccia da preservare da ogni erosione, piuttosto che riconoscerne la natura di flusso che costantemente plasma e trasforma: ora peraltro ci premeva di esaminarlo con un’attenzione più mirata, tenendo conto delle ombre scure che cominciavano già allora ad addensarsi nella realtà geopolitica europea (eravamo all’inizio di un anno che sotto questo aspetto sarebbe diventato via via più drammatico).

Abbiamo pertanto organizzato alcune specifiche proposte di riflessione, affidandole a relatori di grande esperienza e capacità espositiva, mentre nel contempo ci si attrezzava, dividendosi in gruppi secondo interessi e competenze, per relazionare su alcuni testi che potevano integrare in modo significativo il nostro percorso sul tema dei confini.

Quelli che ora presentiamo e a cui abbiamo dato un’intitolazione complessiva abbastanza generica per contenerli nel loro insieme, non sono collegati fra loro in modo univoco, appartenendo ad ambiti disciplinari diversi a cui corrisponde una differente impostazione metodologica: spaziano infatti dall’indagine  storica sulle alterazioni dell’ identità personale e collettiva indotte dalla mobilità umana (LA MENTE DEL  VIAGGIATORE, di Eric J.Leed)  all’interpretazione narrativa di quel momento del tutto particolare della storia europea – la fine del 700 - in cui l’esigenza di ampliare i confini del conosciuto prendendone possesso attraverso nuove modalità di indagine, nuovi strumenti di misura, nuove strategie di pensiero è stata particolarmente intensa (LA MISURA DEL MONDO, di Daniel Kehlmann); dalla riflessione filosofica sulla globalizzazione come esito di un movimento espansionistico senza pari verso il “Fuori” che si attiva a partire dai grandi viaggi oltreoceano, e a cui concorrono in pari misura tanto elementi simbolici quanto concretamente economici, politici e militari (L’ULTIMA SFERA, di Peter Sloterdijk), all’indagine più prettamente geografica su di un mondo in cui tempo e spazio hanno perso quasi ogni importanza, imponendoci di ripensare al concetto di “luogo”  - e parimenti di confine – in forme diverse da quelle tradizionali  (LA CRISI DELLA RAGIONE CARTOGRAFICA, di Franco Farinelli).

Pur tuttavia questi testi così diversi si sono incontrati con una sorta di rimbalzo dall’uno all’altro  in cui la casualità ha avuto anche un suo gioco, consentendoci di analizzare le questioni da cui eravamo partiti sotto diversi punti di vista, spostandone e modificandone i bordi (così accade in effetti nel viaggio, che non può del tutto prescindere da una forma di erranza, di vagabondaggio, se vuole davvero pervenire ad un risultato trasformativo). Non è stato controproducente, a nostro avviso, il fatto che nessuno di essi fosse incentrato in modo specifico sulle questioni geopolitiche del mondo contemporaneo: se assumiamo infatti per vera la lezione che ci viene dal primo di questi testi, riconoscendo come ciò che è familiare non sempre è davvero pensabile (per conoscerlo, spiega infatti lo storico Eric J.Leed, dobbiamo partire, lasciare i lidi conosciuti), potremo riscontrare che distanziandosi in qualche misura dagli avvenimenti presenti diventa possibile vederli sotto una nuova angolatura.

 

Invitiamo dunque gli amici di “CircolarMente” a condividere queste letture e a scambiare con noi le loro impressioni sui testi proposti, che sono stati presentati e riassunti (ad eccezione del romanzo di Kehlmann)  nella sezione “Filosofia/Psiche” della pagina “Documentazione “ del nostro blog.

 
 
 

 

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